L'opera presenta dimensioni inferiori alle originarie,
infatti rimane parte della colomba dello Spirito Santo che coronava in alto la
scena e sono tagliate le ali dell'angelo; nel 1901 la tavola veniva ricordata
completa della sua cornice. Il dipinto va identificato con quello segnalato da
Guardabassi nell'INDICE GUIDA del 1872 e da Eroli poi nel 1898 all'interno della
seconda cappella della navata sinistra nella chiesa di S. Domenico, a differenza
della Padoa Rizzo, poiché le guide antiche non ricordano altra Annunciazione
nelle chiese narnesi.
Attribuita alla fine del XIX secolo a Pier Antonio Mezzastris
o piu' genericamente alla scuola umbra del XV secolo, la tavola dipinta a
tempera fu esposta alla "Mostra di Antica Arte Umbra" tenutasi a
Perugia nel 1907 e riferita ad artista umbro influenzato da fra Giovanni detto
l'Angelico, rivendicata poi nello stesso anno a Benozzo di Lese dal Pératé che
la collocava tra il 1450 e il 1452. L'attribuzione venne via via accolta sebbene
con riserva da Gnoli, Venturi, poi da Contaldi, Van Marle, Hoogewer, Berenson,
Logaisse, infine da Collosi, Scarpellini e Padoa Rizzo, decisamente respinta da
Cristofani e Pacchioni. Una attenta ricognizione a luce radente del dipinto in
occasione del restauro del 1988 ha consentito la lettura delle lettere incise
sul fondo oro cesellato della tenda con tecnica similmente usata dallo stesso
Gozzoli nella pala della Sapienza Nuova conservata a Perugia nella Galleria
Nazionale dell'Umbria.
Nel 1449 avviene la separazione artistica tra Benozzo e
l'Angelico dopo una collaborazione decennale nella bottega del maestro culminata
nella esecuzione degli affreschi della Cappella Niccolina in Vaticano e si apre
il periodo umbro del Gozzoli lo vedra' attivo nei tre anni successivi a Foligno,
Narni, Montefalco e solo piu' tardi a Terni. Lo scenario di forte ispirazione
fiorentina (il cortile fiorito, la recinzione rivestita di lastre marmoree con
in cima panciuti vasi e al di la' di essa frondosi alberi da fratto, i sottili
pilastri in pietra serena scolpiti con delicate decorazioni a bassorilievo) fa
da sfondo ad un incontro che avviene con naturalezza ed eleganza, mutuato ancora
dagli schemi di monumentale semplicita' espressi dall'Angelico nella Cappella
Niccolina e sottolineato dalla tavolozza dove predominano i rossi, i verdi e
l'oro delle ali dell'angelo, delle aureole e della tenda, arricchito dai
particolari; il tappeto, la cassapanca lignea del corredo, il letto nei quali il
pittore ritrova la vena narrativa che gli e' propria.
Merita ricordare che fin dall'inizio del secolo l'opera
e'
stata oggetto di numerosi interventi di restauro a cura di illustri personaggi,
tra cui Sidonio Centenari (1901), De Bacci Venuti (1933), Lanciotto Fiumi(
1947).
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