Una prima informazione: la mummia e' originale, egiziana
insomma. Vale la pena quindi di sapere come sia capitata a Narni, nel bel mezzo
dell'Italia. Nella storia c'è anche un poco di leggenda, che non guasta mai.
Edoardo Martinori, ingegnere, numismatico e amante delle
belle cose, si era sempre dedicato ai viaggi, in particolare nel Medio Oriente.
Tra le tantissime cose che riporto' c'era anche questa mummia. Alla sua morte,
negli anni '30, i figli la regalarono al Comune: sembra infatti che porti
sfortuna a chi la erediti. Mummia e sarcofago furono allora depositati in
Comune.
Nel 1987 Edda Bresciani, docente
all'Universita' di Pisa ed
egittologa di fama mondiale, in visita a Narni, "riscopre" per caso il
manufatto e cosi' sentenzia: "Il tesoro di Narni comprende un sarcofago in
legno - coperchio e cassa - coperto da tela stuccata e dipinta e una mummia (che
mani irrispettose hanno svolto dalle bende dell'imbalsamazione) dalla maschera
dorata e dipinta; gli altri elementi del cartonnage, non piu' collegati dalla
reticella di faience, oggi scomparsa, sono appoggiati sul corpo mentre i piedi
sono chiusi in una guaina di tela dipinta. Il sarcofago antropoide e' un pezzo
non banale: il viso dalle grandi orbite vuote (gli occhi inseriti sono stati
asportati) scuro di bitume, e' fine, spiritoso, sopra la barba minuziosamente
intrecciata; scene funerarie, figure di divinita', colonne di testi geroglifici
ricoprono le superfici esterne del sarcofago, purtroppo assai danneggiato con
distacchi dello stucco dipinto. La decorazione della cassa non e' stata per ora
esaminata per la presenza della mummia e per la non opportunita' di rimuoverla
prima di necessari interventi di conservazione. All'interno del coperchio
campeggia, a tutta grandezza, la figura della dea Nut, (il cielo che si stende a
protezione del defunto), con una lunga chioma nera e con corpo azzurro
completamente disseminato di stelle; a ciascun lato di Nut dodici figurine
inginocchiate che personificano le dodici ore del giorno (a sinistra ognuna ha
il disco solare sulla testa) e della notte (a destra ognuna ha la stella sul
capo).
L'interesse storico ed archeologico del sarcofago viene dal
fatto che, come sappiamo dai testi, il proprietario Ramose, come suo padre
Imhotep, era profeta di Uoro di Edfu. Il sarcofago viene dunque dalla necropoli
di questa citta' dell'Alto Egitto dedicata al culto del Dio Falcio Horo. La
datazione del sarcofago va posta con tutta probabilita' al IV secolo a.C.: anche
la tipologia del cartonnage concorda con tale epoca. L'appartenenza della mummia
al sarcofago dovra' essere confermata dall'indispensabile esame paleopatologico".
Tale esame e' stato eseguito nel 1993; docenti dell'Universita' di Pisa hanno
eseguito una vera e propria autopsia arrivando ad interessanti risultati.
E' stato innanzitutto accertato che il corpo non appartiene
al sarcofago in quanto lo stesso e' di una donna dell'eta' di venti anni, che
non ha mai partorito. Inoltre le caratteristiche del corpo hanno spinto i
ricercatori a "classificarla" come appartenente alla razza nubiana,
dunque negroide. Identificate le cause della morte: una tenia causata da carne
di maiale poco cotta.
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