È antichissima e risale ai tempi preromani; e' situata poco
discosta dalla Rocca, sullo stesso monte che sovrasta Narni. Era dedicata alla
dea Feronia, una delle divinita' più antiche della stirpe Umbro-Sabina,
venerata prima dell'egemonia romana, tra gli Umbri, i Sabini, i Volsci e gli
Etruschi. La dea o ninfa personificava l'eterna primavera ed era circondata a
Narni di culto speciale come a Terracina, Viterbo.
La fonte sacra degli antichi Nequinati era un tempo
circondata da un bosco di elci ombrosi e, annesso, vi era un tempio e una statua
della dea Feronia.
I primi cristiani di Narni dovettero sicuramente abbattere il
tempio e distruggere il sacro bosco, perche' questo, d'allora in poi, si chiamo'
macchia morta, cioe' non esistente, come rilevasi da un documento di donazione
fatta al Monastero di Farfa, da Berardo figlio di Rolando; nobile uomo del
contado narnese e da Maria sua consorte, riportato dall'illustre storico G.
Eroli.
Nelle sue vicinanze tra il secolo XIII e il secolo XIV sorse
un Monastero con Chiesa, abitato dalle figlie di S. Chiara e dedicato a Santa
Maria Maddalena e l'antica fonte di Feronia fu modificata e coperta da una rozza
stanza a modo di grotta. L'Eroli asserisce che la sua vena nasce in Localita'
Caprile e viene trasportata attraverso un antico acquedotto profondo murato.
Prima di arrivare alla Fonte vi era anticamente una porta
chiamata Porta Feronia o Porta della Rocca, su cui al tempo di Bonifacio IX era
stata posta la sua arma con due altri scudi piu' piccoli, l'uno col grifo e
l'altro bipartito orizzontalmente, colorato in bianco e nero. Nel campo
superiore bianco vi era disegnata una crocetta nera. L'una e gli altri oggi non
esistono piu'. Gli statuti di Narni parlano piu' volte di questa porta e della
sorgente e dicono che in quel tempo la strada per andare alla porta e alla fonte
passava in mezzo ai poderi dell'Ospedale di S. Giacomo.
Nel 1458 la sorgente di Ferogna fu cantata in una dotta
elegia latina dell'ungherese Giovanni Cesinge, detto Giano Pannonio, amico dei
piu' cari del nostro Galeotto Marzio, eletto per i suoi meriti e la sua dottrina
Vescovo di Cinquechiese (l'attuale Pecs) in Ungheria. Egli trovandosi di
passaggio per Narni nel giugno di quell'anno, visito' tutti i monumenti antichi
della citta' e volle anche recarsi a Ferogna dove si dissetò gustando 1'acqua
pura e leggerissima.
Nel 1582 da Mons. Giulio
Ranuzi, Governatore di Narni, furono
ordinati dei restauri alla fonte. La fontana dell'attuale Pincio, risale a
quell'epoca ed era fuori porta Romana, posta a quei tempi all'imboccatura della
Via Vecchia (oggi XX settembre) da dove, nel 1857, fu rimossa e portata dove si
trova ancora oggi, per onorare l'ingresso in citta' di Pio IX. In ricordo di
questi restauri sulle tre bocchette di acqua (oggi ne resta solo una) fu posta
un'ara con sopra scolpita una viva fiamma e due stemmi. L'acqua di Ferogna
e'
stata in tutti i secoli preferita dai narnesi per la sua purezza e leggerezza e
la fonte, benche' situata in luogo solitario e aspro, e' stata sempre ed e'
tuttora, meta di frequenti passeggiate.
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