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Viaggi in camper alla ricerca di feste, sagre, eventi, manifestazioni, folclore, fiere, mostre e mercatini in provincia di Roma

Segnalazioni e/o integrazioni in merito sono libere e vanno inviate a CamperWeb possibilmente munite di comunicati stampa ed immagini. Qualora gli organizzatori intendano completare la segnalazione con un link alla propria URL sara' sufficiente inviarcene comunicazione.


Di seguito vengono riportate numerose possibilita' di sosta per i colleghi camperisti: instancabili viaggiatori in camper che condividono un turismo itinerante dalle indimenticabili ed uniche esperienze di vita. Pertanto, qualora intendiate viaggiare in camper, vi invitiamo ad una attenta lettura del sottostante elenco che, tra  l'altro,  fornisce molti dettagli sia per brevi itinerari in camper che per una lunga vacanza in camper.

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E. P. T.   Roma  - tel. 06.488991

Magliano Romano

Municipio  Piazza Risorgimento, 1 - 06.9048005 

Pro Loco Via Romana  1 - 06.9048028 / 9048259 - Simone Rinaldi

altitudine m 270
da Roma km 39
Viaggiare e visitare in camper

Il Comune di Magliano Romano si trova sulla Via Flaminia, in una zona che anticamente faceva parte dell'ager Faliscus, quella terra di greggi e di pastori, situata a nord dell'ager Veientanus, che fra il VII e il III secolo a.c. fu dominata da Falerii (l'odierna Civita Castellana); questa importante città si alleò poi con Veio per contrastare la crescente potenza di Roma, dalla quale fu infine sopraffatta intorno alla metà del III secolo a.c. Quando i Romani si impossessarono del territorio, stabilirono proprio nel luogo dove sorge l'attuale Magliano la prima statio sulla Via Flaminia e attorno a questa stazione di posta cominciò a formarsi il primo agglomerato urbano.

Con la caduta dell'Impero romano, la violenza delle invasioni barbariche spinse la Chiesa, e in particolare papa Adriano I (772-795) a proteggere il territorio ripartendolo in domus cultae, centri autosufficienti, costituiti da casolari fortificati, destinati alla produzione e fornitura delle derrate alimentari a Roma. In queste fattorie abitavano solo gli addetti alle mansioni direttive, mentre il resto della popolazione viveva in case di paglia o di legno sparse tutto attorno nella campagna.

Il nome del paese compare per la prima volta nel Regesto di Farfa; un documento della prima metà dell'XI secolo cita un luogo denominato Mallianus Casalis nei pressi della Chiesa di San Giovanni Battista. La vicinanza al paese di un luogo chiamato “Il Casale”, che presenta ruderi di antichissimi fabbricati, come le grotte eremiti che di Sant'Angelo, di Sant'Anna e di Santa Vittoria, conferma l'ipotesi che il “Regesto di Farfa” si riferisca a Magliano Romano.

Gregorio VII, con bolla del 1081, conferma diritti e privilegi di Mallianus Casalis ai monaci benedettini di San Paolo fuori le Mura a Roma. Nel Medioevo il paese diventa feudo degli Anguillara, una famiglia che appare alla ribalta della storia proprio in questo periodo, collocandosi inizialmente nel territorio della Tuscia romana e del Patrimonium Sancti Petri.

Nelle lotte tra Chiesa e Impero che coinvolsero anche la Tuscia romana, Pandolfo I, capo della casata degli Anguillara, si schierò a favore dell'imperatore. Per tutta risposta la Viterbo papale distrusse Mallianus Casalis nel 1241.

Questi avvenimenti costrinsero i superstiti a spostarsi sul colle detto “Il Casale”, intorno alla Chiesa di Sant'Arcangelo (costituita in parte da una grotta e poi adattata a chiesa tra il VI e il VII secolo dai monaci eremiti), dove nel XIV secolo eressero una Rocca e la Chiesa di San Giovanni. Il ripopolamento fu rapido grazie all'alta qualità del terreno da pascolo, e per questo il feudo di Magliano fu conteso da diverse famiglie nobili.

Agli Anguillara, per dominazioni o per vincoli matrimoniali, si successero gli Orsini, i Cesi e i Borromeo, poi, nel 1663, i Chigi, che due secoli dopo passarono la proprietà agli Arnaldi, tuttora padroni della rocca.

Gli abitanti si specializzarono soprattutto nell'allevamento degli ovini, tanto che il paese si chiamava ufficialmente “Magliano PecorareccÌo”.

Nel 1907 il toponimo mutò in Magliano Romano, frazione di Campagnano di Roma. Solo nel 1958 divenne capoluogo comunale con decreto della Presidenza della Repubblica.

L’economia di Magliano si basa soprattutto sull'allevamento e sulla produzione di ottimi formaggi. La vicinanza a Roma favorisce il pendolarismo, soprattutto quello giovanile.

gennaio Sant'Antonio Abate
Tradizionale benedizione degli animali.
.  giorno 17
aprile Sagra della Pecora
Fino al 1907 la chiamavano ufficialmente “Magliano Pecorareccio”. Nessuna sorpresa, quindi, che in una domenica di aprile si svolga detta sagra per festeggiare l’attività principale degli abitanti del paese. La sua economia è ancora oggi basata sull’allevamento degli ovini e sulla produzione di formaggi. La sagra è appunto una celebrazione della vita pastorale. Vengono cucinati spiedini e braciole, ovviamente di pecora, che vengono distribuite ai visitatori. In più viene eretta in piazza “la capanna del pecoraro”; ricostruzione di una antica capanna di pastori, all’interno della quale vengono confezionati, con il latte fresco, formaggio e ricotta.  Info  06.9048005.
.  
3^ decade (giorno 23 ~)
giugno Festa di S. Giovanni e Santa Pudenziana
Con processione, stand gastronomici e spettacoli musicali.
.  3^ decade (giorni 23, 24, 25 ~)
settembre Sagra del fungo galletto
.  3^ decade (giorno 23, 24 ~)
ottobre Sagra del raspellone
Processione religiosa del Cristo re e manifestazione gastronomica.
.  4^ domenica
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Grotta degli Angeli - Scavata nel masso. Vi sono stati rinvenuti affreschi duecenteschi. Attualmente conservati in Palazzo Venezia a Roma.
Chiesa di San Giovanni Battista - (XV secolo)
Chiesa Madonna delle Grazie - (XVI secolo)

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Polenta, "stringozzi" (tipo di pasta).
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Magliano Romano Maps Google

Mandela

Municipio  Piazza Europa Unita, 1  -  0774.492003
altitudine m 487
da Roma km 48
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Mandela è uno dei Comuni della Valle dell'Aniene. Il nome attuale ricalca l'originario toponimo latino, menzionato da Orazio nell'Epistola XVIII del libro I. Il poeta ne parla come di un paese “raggrinzito dal freddo”, anche se dichiara di apprezzare le qualità del torrente che bagna il centro abitato, il Digentia.

In una lapide risalente al I secolo, dedicata a Valeria Massima, Mandela compare col nome di Massa Mendelana. Nelle epoche successive il toponimo cambiò diverse volte, prima in Bordella, poi in Bardella: nel 1601, dopo un lungo periodo riguardo al quale non ci sono pervenuti documenti, il feudo è chiamato Podium del Burdella e figura come proprietà della famiglia Orsini.

In seguito alla decadenza economica di questa casata, il feudo fu acquistato da Cesare Palazzolo, poi passò al neo-marchese Francesco Nufiez, nonostante l'ostruzionismo del cardinale Orsini. Nel XIX secolo ne furono proprietari i Prosperi e poi i Del Gallo di Roccagiovine. Nel frattempo il paese aveva ancora mutato nome in Cantalupo Bardella, ma dal 1870 assunse definitivamente l'appellativo di Mandela.

Nell'area circostante Mandela sono state rinvenute testimonianze di insediamenti umani dell'Età del Bronzo. Nell'abitato predomina l'aspetto dell'antico borgo medievale. Fra gli edifici più interessanti è il Castello dei Del Gallo di Roccagiovine, trasformato in Palazzo Baronale nel XV secolo. Dell'antico edificio rimane una torre a pianta quadrata. Il giardino all'italiana del Castello è posto appena fuori dal paese ed è divenuto un parco comunale.

La Chiesa di San Vincenzo, rimasta di proprietà privata, ospita la tomba di famiglia dei marchesi Del Gallo di Roccagiovine. La Parrocchiale di San Nicola vescovo, dedicata al patrono di Mandela, risale al XVIII secolo.

Oltre ad Orazio, un'altra illustre ospite soggiornò a Mandela: Carlotta Bonaparre, che vi creò un salotto letterario frequentato da molti intellettuali. Per renderle omaggio i cittadini le hanno intitolato una strada e una torre, Torre Giulia.

settembre

Festa della Panarda
Nel Basso Medioevo, al tempo delle compagnie di ventura, il termine “panardo” o “panatica” era usato per indicare la provvista di pane e viveri in genere per i soldati, ma anche la distribuzione di cibo per festeggiare le eventuali vittorie.
In ambito cristiano, fu’ accentuata questa seconda accezione del vocabolo, con il quale si designava la raccolta di pane e legumi da distribuire ai poveri nelle occasioni di festa, per renderli partecipi della comune letizia.
A Mandela, l'evento rievoca in particolare, con rappresentazioni di vario genere, la cena e l'elemosina offerte nel 1600 in onore di san Gregorio. La tradizione vuole che si gustino piatti a base di pesce.
.  1° o 2° sabato

dicembre Sagra della Polenta e dell'Olio d'oliva
Con un facile percorso di una cinquantina di chilometri lungo l'autostrada Roma - L'Aquila si raggiunge Mandela per la sagra della polenta in onore del patrono San Nicola. Il "rugosus frigore pagus", il villaggio raggrinzito dal freddo che Orazio ben conosceva possedendo una villa nelle sue vicinanze, è oggi un grazioso centro vitale e accogliente che si anima particolarmente per questa ricorrenza. La festa della prima domenica di dicembre, un appuntamento fisso da anni, non soltanto è un momento d'incontro tra amici e parenti alle porte del periodo invernale, ma costituisce anche una occasione per quei romani che amano la gita "mirata" fuori città. Varie le iniziative, tra le quali una visita ai due frantoi, motivo di orgoglio per i mandelesi che producono una delle qualità di olio d'oliva più pregiate della zona. Tradizionale, con macine in pietra, il frantoio a piano terra della Torre Giulia, così chiamata in ricordo di Giulia Carlotta Buonaparte che fu ospite del paese all'inizio dell'Ottocento. Più moderno ma non meno efficiente il frantoio di Luigi Macchioni. Dopo la Messa, la processione e l'esibizione bandistica, vengono aperti gli stand gastronomici nei quali si distribuisce un bel piatto di polenta con salsicce paesane, da gustarsi tranquillamente anche al coperto. Per chi voglia portarsi a casa qualche prodotto genuino sono aperti punti vendita con ottimi dolci casarecci confezionati dalle massaie di Mandela, tra i quali la "nociata".
1^ domenica
Mandela Maps Google

Manziana

Municipio  Largo G. Fara - 06/9962946  /  99629880  /  338.8417801

altitudine m 369
da Roma km 45

Viaggiare e visitare in camper

Manziana è situata sulla Via Claudia Braccianese ed il suo territorio è posto all'interno dello stesso cratere dell'antico vulcano che comprende anche il Lago di Bracciano. La lava eruttata intorno a 500.000 anni fa arricchì di minerali il terreno circostante, consentendo lo sviluppo dell'antica Sylva Mantiana, estesa un tempo su una zona assai vasta, che giungeva fino al mare e comprendeva i Monti Ceriti, i Monti della Tolfa e i Monti Sabatini, fra i quali è il Monte Calvario, dove si trova, appunto, Manziana.

La Macchia grande di Manziana (530 ettari di superficie), è dunque ciò che resta della Sylva, con i suoi tigli, aceri, querce, cerri e farnetti. All'attività vulcanica si deve anche la presenza di zolfo e di trachite, la “pietra di Manziana”. Tenuto conto della sua duttilità nell'essere lavorata e delle sue proprietà ignifughe, questa pietra fu largamente utilizzata fin dall' epoca arcaica.

Sembra che il nome del dio etrusco Manthus oppure quello gentilizio romano Mantius abbiano dato origine al toponimo.

I primi documenti su Manziana risalgono al basso Medioevo, quando, nel 1234, questo feudo dei Prefetti di Vico fu fortificato e, con l'annessa Chiesa di Santa Maria, si chiamò castrum Sanctae Pupae.

Nel 1290 l'Arcispedale di Santo Spirito acquistò alcuni fondi in questa fertile zona; il costo complessivo dell' operazione, che coinvolse diverse famiglie feudatarie, ammontò al prezzo, piuttosto elevato, di 22.000 fiorini.

Durante il periodo rinascimentale il Castello si spopolò, tanto che in una testimonianza del 1456 vi si allude come a un rudere e papa Callisto III, in questo frangente, concesse all'Ospedale di vendere gran parte del territorio. La Selva Manziana, nel XVI secolo, accolse gruppi di agricoltori immigrati dalla Toscana (dopo la caduta delle Repubbliche di Firenze e di Siena) e soprattutto dall'Umbria, dalle Marche e perfino dal Nord: i cosiddetti “capannari”. A partire dal 1560 l'Ospedale concesse ai “'capannari di Santo Spirito” alcune facilitazioni, come i contratti in enfiteusi perpetua dei terreni e l'autorizzazione a impiantarvi vigneti. Nel 1575 i capannari costruirono a proprie spese, sui terreni loro assegnati, la Chiesa di San Giovanni Battista, dedicata al loro protettore.

Gli Orsini, feudatari di Bracciano, i cui territori confinavano con quelli dei Capannari di Santo Spirito, cercarono più volte di condulii sotto la propria giurisdizione e da ciò derivarono alcune confusioni sui confini. Nel 1596 ebbe luogo la costituzione ufficiale del castrum Sanctae Pupae in una sorta di comunità quasi auto gestita e nel 1630 appare per la prima volta il nome di castrum Mantianae.

Dopo la Rivoluzione Francese, così come dopo le due guerre mondiali, furono concessi a immigrati e reduci alcuni appezzamenti di terreno. L’Università agraria, costituitasi a Manziana nel 1903 dopo tali cessioni, oggi gestisce principalmente i finanziamenti statali rivolti alle attività agricole ed è proprietaria del “Monumento Naturale della Caldara” situato alle estreme propaggini sud-occidentali del complesso vulcanico.

Negli anni Cinquanta, diversi attori e registi cinematografici costruirono ville a Manziana, scelta anche da re Gustavo di Svezia per soggiorni di svago e di ricerca. L’agricoltura e l'allevamento sono le tradizionali vocazioni economiche del paese, la cui popolazione, tuttavia, lavora attualmente per la maggior parte nella capitale.

Degni di nota sono: il Palazzo Tittoni, costruito nel 1566, la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, eretta nel 1735, la struttura etrusca del Ponte del Diavolo e la “Selciatela”, che ricalca parte del percorso della Via Claudia e mostra alcuni tratti di basamento lavico rimasto conservato.

giugno

Festa della Primavera
In questa occasione vengono premiati i balconi meglio fioriti e costituisce criterio di valutazione anche l’accuratezza della manutenzione nel corso dell’anno. Si svolge anche una gara di pittura estemporanea nazionale, nonché giochi sportivi e concerti bandistici.  Info 06.99674024 – 9026024.
.  ultima domenica

luglio

Il Palio delle Contrade
I festeggiamenti in onore della Madonna del Carmine, civili e religiosi, iniziano con una sfilata in costume cinquecentesco e proseguono con il Palio delle Contrade, una corsa di cavalli montati da fantini delle sei contrade.  Info 06.99674024 – 9026024.
.  2^ decade (giorno 16 ~)

agosto

Festa patronale di san Giovanni,  patrono
Quattro giorni di festeggiamenti per una festa popolare in onore del Patrono che richiama ogni anno moltissimi visitatori e prevede, dopo le celebrazioni religiose, una cena a base di piatti tipici del territorio romano: trippa, fagioli con le cotiche, abbacchio alla scottadito, acquacotta.
.  ultima domenica

settembre

Madonna delle Grazie
Messa e festa campestre.
.  1^ decade (giorno 9 ~)

dicembre

Festa di santa Lucia
In onore della santa si tiene anche un'importante fiera di bestiame e di merci.
.  giorno 13 dicembre

La Pasquella
Nel pomeriggio della vigilia le vie del paese sono percorse da gruppetti di questuanti in costume che, accompagnandosi con strumenti di ogni genere, cantano le pastorelle, piccole composizioni augurali.

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Mercatino di antiquariato, artigianato, rigatteria nel centro storico.
Ogni prima domenica del mese
  - info 06.9963829  - 06.9962191.

Aree naturali
Parchi - Riserve
Oasi WWF di Tor Caldara  -  Pontone Lungo,  5 - info 51684453
Visite guidate al Monumento naturale della Caldara e al bosco di Macchiagrande  (tel. 06.9962274),  due zone di origine vulcanica nei pressi del lago di Bracciano
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Manziana Maps Google

SOSTA CAMPER

Marano Equo

Municipio  Piazza del Municipio, 1 - 0774.820213
altitudine m 450
da Roma km 62
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Il territorio del Comune di Marano Equo è uno dei meno estesi fra quelli della Provincia di Roma. Situato sulla Via Sublacense, il paese, che fu fondato probabilmente dagli Equi, è adagiato su una collina nella Valle dell'Aniene.

Dopo aspri conflitti con la Lega Latina, la zona fu conquistata da Roma e da questa assegnata ai comandanti militari; in genere di famiglie patrizie, per risarcirli delle spese sostenute per finanziare la guerra. Uno di questi territori è quello dove sorge oggi Marano Equo. Alcuni studiosi fanno derivare il toponimo da un fundus Marianus, in riferimento al nome romano Marius, mentre altri lo collegano alla parola “marana”, termine con il quale i Romani indicavano i corsi d'acqua dei quali è ricco il territorio di Marano Equo.

L’aggiunta del termine “Equo” al toponimo risale al 1872 e fu motivata dalla necessità di distinguere Marano dai paesi omonimi.

Una delle prime opere pubbliche compiute da Roma dopo la conquista fu il prolungamento della Via Tiburtina, che prima si fermava a Tivoli, fino oltre il Lago Fucino. Nacque così la Via Tiburtina Valeria, nome dato le dal Console Marco Valerio Massimo che intraprese l'opera. L’arteria permise a Roma di sfruttare l'acqua di cui quella zona è ricchissima. Dopo la caduta dell'Impero Romano, tali acquedotti, già vetusti, non resistettero alla furia dei Barbari. L’incastellamento di Marano, che nel Regesto Sublacense risulta di proprietà dell'Abbazia di Subiaco già nel IX secolo, viene fatto risalire all'XI secolo, quando Marano divenne feudo della famiglia Crescenzi, passando successivamente all'abate di Subiaco Giovanni, appartenente a questa nobile famiglia, che lo amministrò saggiamente. Nel XIII secolo il Castello di Marano risulta in possesso dei vescovi di Tivoli, dai quali l'abate Bartolomeo lo riscattò nel XIV secolo.

Nel 1456 papa Callisto III istituì nell'Abbazia di Subiaco la figura dell'abate commendatario, un importante personaggio ecclesiastico, scelto fra i cardinali, ma non necessariamente un monaco dell'Abbazia. Gli abati commendatari esercitarono, sul vasto territorio controllato dal Monastero sublacense, un potere politico ed economico simile a quello di un signore feudale e un potere spirituale simile a quello di un vescovo. Nel periodo in cui fu abate commendatario il cardinale Rodrigo Borgia (seconda metà del XV secolo) il Castello di Marano Equo passò sotto il dominio di questa famiglia e dei suoi successori, che lo amministrarono fino al 1753, data in cui tutti i possedimenti dello Stato Pontificio passarono sotto l'amministrazione diretta del Buon Governo. In questo arco temporale, il territorio fu, comunque, tenuto dai Colonna, dai Caffarelli Borghese e dai Barberini.

La disastrosa epidemia di peste del 1656 falcidiò gli abitanti del territorio, che qualche anno dopo risultavano essere appena cinquecento. Una serie di calamità colpì poi Marano nel XVIII secolo, tra le quali due inondazioni del fiume che, rovinando i raccolti, provocarono terribili carestie. Erano fiorentissime a Marano la coltivazione e la lavorazione della canapa: nel 1850 erano attivi nel paese circa 400 telai per la tessitura, attività che è stata poi progressivamente abbandonata.

Tuttora molto praticata - per lo più a conduzione familiare - è l'attività agricola: accanto alla tradizionale produzione di cereali e di olive, si è sviluppata quella degli ortaggi e dei legumi (in particolare dei fagioli, cui è dedicata anche una sagra). Notevole resta la produzione di legname.

Soltanto un torrione e parte della scarpata rimangono dell'originario Castello, che si trovava in una posizione strategicamente molto importante, poiché controllava la strada che, lungo l'Aniene, conduceva al Monastero di Santa Scolastica. Dopo le trasformazioni architettoniche del XVIII e del XIX secolo, l'edificio è ora sede del Comune. Sui ruderi della Rocca è stata costruita nel :XV secolo la Parrocchiale di San Biagio, che ospita una pala settecentesca dedicata al patrono del paese.

A un chilometro dal paese, a 487 metri di altezza, è il Santuario di Santa Maria della Quercia, con affreschi del tardo Quattrocento, data a cui si fa risalire la costruzione del Santuario stesso.

Tuttavia, il richiamo più forte esercitato da Marano sui visitatori è costituito dalle sorgenti di acque minerali che si trovano ai piedi del paese, in un paesaggio di olivi e querce, estremamente suggestivo. Si tratta di acque magnesiache e sulfuree, le cui qualità furono riconosciute già in età romana.

febbraio San Biagio, patrono
San Biagio è il protettore della gola, ed è tradizione, in occasione della festività a lui dedicata, ungere la gola dei fedeli con olio benedetto. Nel pomeriggio si possono gustare caratteristiche ciambelle all'anice con buon vino e si assiste al lancio di colorati palloni aerostatici.
.  1^ domenica
agosto

Festa della Madonna della Quercia
Processione notturna dal Santuario al paese il giorno 4 o 5 agosto). La prima domenica di settembre la statua della Madonna viene ricondotta al Santuario.

Sagra del fagiolo maranese
Degustazione in piazza in compagnia di buona musica.
ultima domenica di agosto

Marano Equo Maps Google

Marcellina

Municipio  Piazza Cesare Battisti, 14  -  0774.424028 Pro Loco   0774.455076
altitudine m 285
da Roma km 39
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Nella splendida cornice naturalistica della Sabina, alla base di una bastionata calcarea tra il Monte Gennaro e il Monte Morra, che sono i massicci montuosi più alti dei Monti Lucrerili, sorge il paese di Marcellina. Questo territorio ha rivelato testimonianze di stanziamenti antropologici risalenti al Paleolitico medio. Numerosi sono i resti di insediamenti di età preromana legati probabilmente ai Sabini, che scelsero questo territorio per la protezione geografica che offre.

I Romani popolarono la zona grazie alla comodità della vicinanza di due strade consolari di notevole importanza: la Salaria e la Tiburtina.

La presenza, inoltre, di cave di travertino contribuì allo stanziamento in zona degli addetti all'estrazione del marmo, di cui Roma si servì abbondantemente per la costruzione dei suoi splendidi edifici.

Numerose furono anche le ville residenziali che vennero erette da nobili famiglie patrizie romane, delle quali il più spendido esempio è Villa Adriana, di cui si possono ammirare i resti a poca distanza dal paese.

Nel periodo tra la caduta dell'Impero romano e il XII secolo la zona fu teatro di numerose battaglie, che hanno lasciato a testimonianza tombe di guerrieri ritrovati sepolti con il loro armamentario bellico.

Il primo documento riguardante il territorio che attualmente fa parte del Comune di Marcellina risale al 1030 e cita il Castello di TurrIta, i cui ruderi sono ancora visibili nell'omonima località. Il suo primo proprietario fu Lorenzo di Rinaldo di Tivoli.

In localirà Castellaccio fu edificato invece il castrum Marcellini, citato come già esistente in precedenza in una bolla pontificia di Anastasio IV del 1153, che conferma all'Abbazia di Santa Maria in Monte Dominici un patrimonio fondiario costituito da beni e dipendenze e da quattordici chiese dislocate lungo un tracciato che da Marcellina stessa saliva a San Polo dei Cavalieri. Il castrum era sottoposto all'autorità di Gregorio de Marcellinis, nobile latifondista romano dal cui nome Marcellina deriva il toponimo.

Al potente e florido Monastero benedettino è legata la storia dell'abitato di Marcellina. Nel 1218 il Monastero divenne proprietà dei monaci di San Paolo fuori le Mura. I conflitti fra i Marcellini e i monaci di San Paolo condussero nel 1220 alla distruzione completa del castrum Marcellini. I superstiti, radunatisi presso l'abitato dell'Abbazia, diedero origine al nucleo dell'attuale Marcellina. Nel 1391 il feudo fu concesso in enfiteusi agli Orsini. Una disposizione del Concilio di Costanza del 1418 annullò tutti gli accordi territoriali del periodo dello Scisma d'Occidente, quindi queste terre tornarono al Monastero di San Paolo.

Nel 1429 gli Orsini di Tagliacozzo acquistarono il feudo e nel 1558 esso fu venduto al cardinale Federico Cesi, il cui pronipote avrebbe fondato l'Accademia dei Lincei. La famiglia Cesi assicurò un periodo di prosperità ai propri sudditi, finché, nel 1656, la peste non giunse a Marcellina, mai più ripopolatasi in seguito come lo era stata in precedenza. Il possedimento fu venduto ai Borghese nel 1678; nel 1827 Leone XII relegò Marcellina a frazione di San Polo dei Cavalieri, suscitando violente proteste; il paese raggiunse l'autonomia comunale nel 1909.

La Chiesa di Santa Maria in Monte Dominici, edificata sul sito di una villa romana, risale all'XI secolo; in stile romanico, fu rimaneggiata nel XV secolo. All'interno si trova una decorazione a fresco che costituisce un importante esempio di pittura medievale nel Lazio.

L’economia del paese si basa sull'agricoltura, soprattutto sulla coltivazione dell'ulivo, che consente una buona produzione di olio, e di ciliegie; importante è anche l'allevamento di bovini ed equini.

La popolazione, tuttavia, è per lo più impegnata nel terziario romano o nelle industrie di Guidonia e Tivoli, dando luogo a un intenso pendolarismo.

maggio

Festa dei Butteri e sagra della coppietta
Oltre a giochi e manifestazioni folcloristiche di vario genere, in questa occasione si gustano le “coppiette” specialità di salumeria a base di carne bovina speziata.
seconda metà

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

- La Chiesa di S. Maria in Monte Dominici (XIII sec.)

Escursioni al Pianoro del Pratone e al Monte Morra
A 1024 metri, sul Monte Gennaro, il mons Lucretilis tanto celebrato da Orazio, si estende l'oasi verde del Pratone, raggiungibile dal paese attraverso il ripido vallone della Scarpellata.
Sul Monte Morra, invece, i rocciatori (che giungono numerosi da Roma) hanno a disposizione una settantina di itinerari sulle molte pareti calcaree.

Marcellina Maps Google

Marino

Municipio  Palazzo Colonna, 1   06.936621
Ufficio Cultura e Turismo 06.93668266 / 9767373 / 93662202

altitudine m 360
da Roma km 23

Viaggiare e visitare in camper

Il territorio di Marino, uno dei Castelli Romani, sulla Via dei Laghi, fu abitato anticamente dalle popolazioni della Lega Latina. Queste, sparse tutte intorno alla zona circostante, hanno dato nome a luoghi come Bovillae (Frattocchie), Mugilla (Santa Maria delle Mole) e Ferentum (Marino). Le 47 città confederate della Lega, con a capo Alba Longa, si riunivano nei boschi presso la sorgente della Ninfa Ferentina.

L’attuale centro abitato occupa il sito dove sorgeva un accampamento militare chiamato Castrimoenium. Tutto il territorio godette della presenza di lussuose dimore patrizie di villeggiatura, i cui resti sono stati scoperti da scavi effettuati solo a partire dal XIX secolo, a causa del divieto fino ad allora imposto dai Colonna, proprietari del luogo, che comunque si riservavano il diritto di proprietà su qualsiasi cimelio.

Le scorrerie barbariche seguite, nell'Alto Medioevo, alla caduta dell'Impero Romano, costrinsero gli abitanti della zona a rifugiarsi sulle colline circostanti, soprattutto nell'antico castrum che si andò così ripopolando. Il toponimo Marino trae con molta probabilità origine dall'indicazione di “'Morena”, data a tutti i terreni vicino alla Via Latina di proprietà della potente famiglia dei Tuscolo nell'XI secolo.

Il Castrum Marini divenne feudo dei Frangipane nel XIII secolo. Giovanni Frangipane stabilì nel suo testamento che, in assenza di eredi, il feudo passasse in proprietà del Monastero di San Saba a Roma. E così avvenne, perché Giovanni Gaetano Orsini, cardinale del titolo di San Saba, e futuro papa Niccolò III, nel 1266 entrò in possesso di Marino.

Sembra anzi che proprio qui il cardinale Orsini e il cognato Sciarra Colonna si fossero accordati per accompagnare ad Anagni Guglielmo di Nogaret, messaggero del re di Francia, con il quale il pontefice era in dissidio, occasione nella quale Sciarra Colonna commise il grave oltraggio dello schiaffo al pontefice. Era il 7 settembre del 1303.

Marino fu anche il centro dal quale nel 1347 gli Orsini mossero guerra al tribuno di Roma Cola di Rienzo: furono sconfitti, e il tribuno distrusse loro un paio di contrade. Ci riprovarono poco dopo presso Porta San Lorenzo, a Roma, ma Giordano Orsini rimase gravemente ferito e tornò a Marino. Nel frattempo la sede del Papato si era trasferita ad Avignone e a Roma si era insediato un antipapa, Clemente VII. Un grave dissidio agitò gli animi degli Orsini quando Giordano Orsini, che aveva parteggiato per l'antipapa dal quale aveva ricevuto in dono molti feudi, si ritrovò il figlio Giacomo schierato in campo avverso. Il dissidio divenne così aspro da indurre Giordano a dichiarare, falsamente, l’illegittimità del figlio, che di conseguenza fu diseredato. Il feudo passò al nipote conte di Fondi Onorio Caetani. Ma in quel periodo scismatico, una scomunica toccò anche al Caetani, che oltre a non poter prendere possesso delle terre ereditate dal Colonna perdette anche le sue. Nel 1419 il ramo dei Colonna di Paliano, forte del pontificato di Martino V (Oddone Colonna), riuscì a entrare in possesso di Marino, che tra alterne vicende rimase alla famiglia fino al 1912.

Nel XVI secolo, un evento epocale rese fieri i Marinesi del loro principe: il 7 ottobre 1581, al seguito di don Giovanni d'Austria, comandante in capo della Lega, Marcantonio Colonna si fece gloria nella battaglia navale contro i Turchi, che vennero fermati a Lepanto nel loro tentativo di conquistare il Medirerraneo. La peste del 1657 che colpì violentemente tutta l'Europa, causata dalle carestie, dalla miseria e dalle condizioni di scarsa igiene scaturite dal protrarsi della Guerra dei Trent'anni, lasciò a Marino solo 300 abitanti. Dichiarata ufficialmente infetta, alla cittadina fu vietata ogni comunicazione con Roma. I Colonna provvidero alla sua ripopolazione con i vassalli provenienti dall'Abruzzo.

Durante i moti che seguirono la Rivoluzione Francese, Marino fu saccheggiata nel 1799 dai Napoletani, che tornarono a depredarla nel 1814 quando passò sotto l'amministrazione francese. Nel 1867, con l'Unità d'Italia, Marino ebbe il suo Statuto e un moderno regolamento edilizio. Da ricordare che il paese ha dato i natali a illustri personaggi, tra i quali la poetessa Vittoria Colonna.

Di età romana è il mitreo (II secolo d.C.), dedicato al culto, di origine persiana, del dio Mitra. Scarsi i resti delle mura medievali e del Castello. La Chiesa più antica è quella di Santa Lucia (XII secolo), la più importante la Collegiata di San Barnaba, commissionata dal cardinale Girolamo Colonna ad Antonio Del Grande nel XVII secolo.

Notevoli il Palazzo Colonna e i giardini adiacenti, con la Casina. La costruzione del Palazzo ebbe inizio intorno al 1532 per iniziativa di Ascanio Colonna, su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane.

gennaio

Festival dei cantanti da osteria
Nel pomeriggio dei giorni 4 e 5 gennaio, nei locali della bettola “U Leprettu” si esibiscono i migliori posteggiatori dei Castelli tra i quali, alla fine della seconda giornata, vengono scelti e premiati i migliori.
Il 6 pomeriggio passeggiata dei Re Magi per le strade del paese e rappresentazione del Presepe vivente alle cave di Peperino. Dopo il presepe, per la felicità dei più piccoli, arriva la Befana a cavallo di una scopa (inf. 069385555).

settembre

Festa di San Giuseppe Artigiano - quartiere Vascarelle
Sabato vengono inaugurati gli stand gastronomici e nel pomeriggio si svolge la finale di un torneo di bocce seguita da uno spettacolo musicale. Domenica, in mattinata, Messa all'aperto. Nel pomeriggio, Palio della Quintana e distribuzione di ciambelline agli ospiti. Si chiude con uno spettacolo musicale.
.  ultimo fine settimana

ottobre

Sagra dell'uva e Palio dei Rioni
Questa sagra è sicuramente fra le feste piu’ famose e piu’ frequentate del Lazio con la famosa fontana che getta vino. Si inizia venerdi’ con percorsi enoculturali a zonzo fra vicoli e piazzette per gustare i migliori vini locali ed assistere a spettacoli di strada. Sabato si svolge il corteo storico che rievoca il trionfo di Marcantonio Colonna nella battaglia di Lepanto contro i Turchi. Domenica sfila la processione storica con la statua della  Madonna del  SS. Rosario e la partecipazione delle confraternite. Per tutti e tre i giorni della sagra  la Fontana del Nettuno e la Fontana dei Quattro Mori (dotate di doppia tubatura: una per l'acqua e l'altra da usare per il vino in occasione della sagra) getteranno vino e sfileranno i carri allegorici fra balconi e vetrine addobbate con i grappoli d’uva. Infine le magie pirotecniche dei fuochi artificiali chiuderanno la serata. A fare da contorno a questa manifestazione, ci sono molti eventi culturali e spettacoli. Info 06.93662284.
.  
1^ domenica

Sagra della ciambella al mosto
Degustazione gratuita della tipica ciambella al mosto, servita con un calice di vino in cui intingerla.
.  3^ domenica

dicembre

Festa di Santa Lucia
La mattina Fiera di Santa Lucia, con vendita di piante da frutto e ornamentali, oggetti di artigianato e altro. Nel pomeriggio "La luce della speranza": corteo di ragazze vestite di bianco con diademi luminosi che distribuiscono, lungo le vie del centro, candeline benedette simbolo di speranza.
.  giorno 13

In dicembre, nei giorni 25 e 26, ed 5n gennaio, il primo ed il 6, si svolge la rappresentazione della Nativita' nella suggestiva cornice delle Cave di Peperino.

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Mercatino Antiquariato
Centro Storico.  Info 06.9385469.
.  3^ domenica

Appia Antiqua - localita' Frattocchie
Mercato di antiquariato, collezionismo, mobili, Via Appia incrocio Via Nettunense.
.  3^ domenica del mese

Marino Maps Google

Mazzano Romano

Comune Palazzo del Municipio - 06.9049001 / 9049490 Pro Loco  Piazza Giovanni XXIII – 06.9049133 / 9049592

altitudine m 200
da Roma km 43

Viaggiare e visitare in camper

In posizione elevata, a picco sulle gole del torrente Treja, affluente del Tevere, all'interno dell'area del Parco Suburbano Valle del Treja, sorge Mazzano Romano, posto sul versante orientale dei Monti Sabatini. Il territorio è caratterizzato da forre tufacee, cascate, grotte, e da un ambiente complessivamente tuttora incontaminato.

Il nome del paese deriva probabilmente da quello della gens Matia, che ebbe un fundus in questo territorio. L’appellativo “Romano” fu aggiunto nel 1872 per distinguere il paese da altre località italiane recanti lo stesso nome.

Numerosi reperti attestano la presenza, nella valle in cui sorge Mazzano, di insediamenti falisci già nell'Età del Ferro. Questa popolazione indoeuropea ha dato il nome al bacino del fiume Treja (ager Faliscus). Alcuni resti della città falisca di Narce, ad est di Mazzano, risalenti al IX-VII secolo a.c., mostrano evidenti influssi etruschi.

Roma conquistò il territorio falisco in età repubblicana e ne mantenne il controllo fino al I secolo d.C., epoca a partire dalla quale gli insediamenti romani cominciarono a diradarsi.

Fino al VI secolo d. C. l'ager mantenne una struttura sostanzialmente rurale, senza un'organizzazione urbana ben definita. Nel 780 d.C. Adriano I insediò nella zona una colonia agricola, la domus culta Capracorum, da cui ricavava prodotti da destinare alla popolazione di Roma, che all'epoca si trovava in condizioni di estrema indigenza.

Le scorrerie dei Saraceni spinsero gli abitanti della vallata, tra il IX e il X secolo, a trasferire le loro abitazioni sulle alture circostanti. Nel 945 il Castello di Mazzano, uno dei più antichi della zona, fu donato dal senatore romano Alberico (che ne aveva promosso la costruzione) al Monastero dei Santi Andrea e Gregorio al Celio, al quale rimase fino al XVI secolo.

Nel 1526, quando Clemente VII stabilì che i beni appartenenti ai Monasteri nel territorio romano potessero essere alienati, gli Anguillara acquistarono il Castello di Mazzano, insieme a Congelato e Castelvecchio. Come molti feudi, anche Mazzano cambiò molte volte proprietari. Nel 1559 fu ceduto al cardinale Lelio Biscia e a suo fratello e nel 1658 passò per eredità ai Del Drago, che lo governarono fino alla fondazione dell'Ente Maremma, dopo la Seconda guerra mondiale. Nel XVII secolo Mazzano conobbe un forte incremento demografico, dovuto al trasferimento delle popolazioni limitrofe.

La visita a Mazzano consente di ammirare un borgo estremamente caratteristico, con stradine tortuose e ripide, sormontate da bellissimi archi e tipiche abitazioni costruite col tufo della zona, di un particolare colore ambrato.

Da vedere sono anche le rovine della seicentesca Chiesa di San Nicola, attribuita al Vignola o alla sua scuola, che fu demolita nel 1940 poiché una parte della navata minacciava di crollare; attualmente è visibile solo la parte del coro.

Dell'antico Palazzo Baronale, quasi completamente ricostruito in tempi recenti, restano le basi dei bastioni del fianco occidentale, l'arco d'ingresso con lo stemma dei Biscia e una piccola loggia nella parte posteriore.

Da visitare, fuori dell'abitato, sono i resti di un Mulino ad Acqua dell'XI secolo, che era inserito nelle fortificazioni.

L’economia del paese si basa su un'agricoltura di tipo intensivo, che produce nocciole, olive e uva, e sull'allevamento di ovini e bovini.

Abbastanza intenso è anche il flusso turistico, soprattutto per le notevoli attrattive naturalistiche del territorio.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

maggio Sagra della fava e del pecorino
Festeggiamenti in onore dei Santi Patroni della campagna ma anche una caratteristica sagra popolare tra spettacoli, musica in piazza e giochi. Inoltre un mercatino del baratto ed la cerimonia di piantare un albero in un luogo pubblico.
.  giorno 1
settembre Sagra della salsiccia e della bruschetta
Festa patronale con processione, rappresentazioni in costume d'epoca e corsa di cavalli. La ricorrenza ricadrebbe il 6 dicembre ma si festeggia in settembre per motivi climatici. Al termine spettacolari fuochi artificiali.vede tra l'altro una corsa di cavalli e spettacolari fuochi artificiali .
.  1^ domenica

Aree naturali
Parchi - Riserve

Parco Suburbano Valle del Treja - Uno dei luoghi più selvaggi del Lazio con gole incise e pareti di tufo a strapiombo. Interessanti le escursioni nei dintorni, ricchi di sepolcri etruschi.
Gestito dai Comuni di Mazzano Romano e di Calcata, ospita una fauna e una flora molto interessanti, oltre a numerosi resti degli insediamenti falisci. Vi si trovano le Cascate del Monte Gelato, un luogo di straordinaria bellezza e suggestione, meta frequentatissima dagli amanti della natura. Info 06.9049295.
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Il borghetto medievale
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Parco Regionale Valle del Treja  - Via Roma 1 - 06.9049295
L'area protetta coincide con la Valle del fiume Treja, una forra tufacea profondamente incisa, formata dall'erosione delle acque del fiume omonimo e dei suoi affluenti. Il paesaggio naturale offre una densa vegetazione dove prosperano lecci, rovelle, corbezzoli e noccioli che fanno ombra ad un sottobosco di felci e muschi. Tra le specie erbacce, spiccano invece narcisi, ranuncoli, ciclamini e, non di rado, lussureggianti orchidee. Ricca e variegata e' l'avifauna caratterizzata dalla presenza di rapaci ma anche da martin pescatore, picchio e upupa. I corsi d'acqua ospitano cavedani, gamberi e granchi di fiume.

Da visitare

- Calcata Vecchia, forse uno dei migliori esempi di piccolo abitato fortificato medievale. Al borgo si entra tramite una doppia porta ad arco sovrastata dalle mura merlate del palazzo baronale Anguillara.
- L'area di Monte Gelato: il complesso e' costituito da una torre, da una mola, dalle cascate formate dal fiume Treja in corrispondenza di uno strato di tufo, da una villa romana, ora ricoperta, e dal Castellacci.
- Santa Maria: un piccolo insediamento medievale, conosciuto in passato come fundum anticum. Vi si riconoscono i resti di una chiesa absidata a navata unica, e di un convento annesso. Nel punto piu' alto vi e' un imponente torre trecentesca alta circa 12 m.
- L'area archeologica delle numerose necropoli (dal IX- VIII sec. a.C. fino al IV - III sec. a.C.) della Pietrina, Pizzo Piede, Monte Cerreto, Monte Le Croci, Monte Li Santi, Morgi.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Panzanella e pancotto (pane raffermo con patate, cipolla soffritta e uova).
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Mazzano Romano Maps Google

SOSTA CAMPER

Mentana

Comune Piazza Borghese, 4 – 06.9091851 / 2 / 3

Pro Loco Via III Novembre, 91 - 06.9094050

altitudine m 150
da Roma km 23
Viaggiare e visitare in camper

Mentana, l'antica Nomentum, sorge sui Colli Sabini, in una posizione che l'ha sempre posta al riparo da eventuali incursioni sia dalla parte del Tevere sia da quella dell'Aniene. Inoltre, fino al XIX secolo, i letti su cui scorrevano i piccoli torrenti affluenti dei due fiumi erano paludosi per la maggior parte dell'anno, costituendo un ostacolo per la cavalleria. Per tutti questi motivi, la cittadina è stata sempre coinvolta nei tentativi operati, nel corso dei secoli, da diversi aggressori, di aprirsi un varco verso l'Urbe.

Il toponimo deriva da quello dell'antica città, attraverso vari passaggi fonetici (da Nomentum a Nomentana, a La Mentana e infine a Mentana).

Nomentum, che è citata da Virgilio nell'Eneide tra le città latine armatesi per combattere contro Enea a fianco di Turno (e quindi dovrebbe essere esistita già nel XII secolo a.c.), ha in realtà origini incerte già per gli storici antichi: latine per Tito Livio, sabine per Plinio il Vecchio. Era situata nel territorio dove ora si trova la località Casali, alla confluenza tra l'Aniene e il Tevere: il punto di passaggio più frequentato dalle mandrie che transumavano tra l'Appennino e il Tirreno, già dal XV secolo a.c.

Alleata dei Sabini contro Roma, sconfitta ma ribelle, la città fu nuovamente vinta da Tarquinio Prisco, e poi ancora nella battaglia del Lago Regillo, nel 496 a.c., quindi definitivamente sottomessa nel 388 a.c. Roma le riconobbe lo stato di municipium con un proprio dictator. Giulio Cesare ne fece bonificare il terreno circostante, peraltro fertilissimo. In epoca imperiale molti patrizi vi costruirono le proprie dimore e vi impiantarono fiorenti coltivazioni, soprattutto vigne, che producevano uve prelibate e celebratissime. Numerosi reperti attestano la presenza nell'area di Nomentum di un Tempio della Fortuna e di uno della Vittoria, confermando l'importante posizione raggiunta dalla città in epoca romana.

Nell'era cristiana Nomentum fu sede di una delle prime diocesi (415). Dopo la devastazione dei Longobardi, la città fu abbandonata dai suoi abitanti, che fondarono il nuovo insediamento sul territorio dove sorge l'attuale Mentana. Nella decaduta Nomentum s'incontrarono il Papa e Carlo Magno, poco prima dell'incoronazione di quest'ultimo, avvenuta nell'anno 800.

La famiglia dei Crescenzi possedette Nomentum tra il X e l'XI secolo; nella cittadina nacque Giovanni Crescenzio che, nel tentativo di affermare l'indipendenza di Nomentum sia dagli imperatori tedeschi sia dal potere temporale della Chiesa, riuscì a deporre papa Gregorio V; l'intervento di Ottone III a difesa del pontefice portò alla sconfitta di Crescenzio che, assediato in Castel Sant'Angelo, fu costretto ad arrendersi e quindi giustiziato, nel 998.

Nel 1058 la famiglia Crescenzi promosse, insieme ai conti di Tuscolo e di Galeria, lo scisma dell'antipapa Benedetto X. L’anno successivo Nomentum fu rasa al suolo dai Normanni, coinvolti nella medesima controversia. Nel 1081 Civitas Nomentana fu inglobata tra i possedimenti del Monastero di San Paolo. Agli inizi del XV secolo, dopo innumerevoli contese tra i monaci e le varie famiglie nobili che cercavano di impadronirsi del feudo, esso passò agli Orsini. Un terremoto colpì gravemente Mentana nel 1484 e, insieme alla guerra tra il Papa e gli Orsini, contribuì alla decadenza del paese.

In occasione del Sacco di Roma del 1527, Mentana fu difesa con successo da Camillo Orsini, valoroso combattente e accorto amministratore, oltre che animo profondamente religioso, che fu forse il personaggio più importante nella storia di Mentana. Egli, che tra l'altro fu in stretta relazione con il poeta Teofilo Folengo, a lungo precettore in casa Orsini, concesse ai sudditi uno Statuto (1552) e donò al paese anche un ospedale, che svolse la sua attività fino al 1757.

Nel 1594 Mentana fu acquistata dai Peretti, che nel 1655 la cedettero ai Borghese. Cinque anni dopo, questa famiglia, che rimase proprietaria di Mentana fino al 1920, donò ai contadini una cospicua parte del feudo.

Tra il 3 e il 4 novembre 1867 Mentana fu teatro di una memorabile battaglia fra le truppe garibaldine, decise a completare con la presa di Roma l'unità d'Italia raggiunta dopo la Terza guerra d'indipendenza, e le truppe pontificie, coadiuvate da due brigate francesi. Nonostante la disparità di forze, Garibaldi non volle abbandonare l'impresa e fu battuto. La battaglia, pur segnando il declino dell'avventura garibaldina, aprì la strada a Roma capitale.

Nel 1915 la cittadina fu nuovamente danneggiata da un terremoto, lo stesso che distrusse Avezzano.

Fino ai primi anni del secondo dopoguerra l'economia di Mentana si è basata quasi esclusivamente sull'agricoltura, ma a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo i suoi abitanti, di pari passo con un'intensissima urbanizzazione, si sono progressivamente impegnati nel terziario, dando vita a un notevole pendolarismo con la capitale.

L’attività agricola permane come integrazione di altri redditi, con la coltivazione di ortaggi e soprattutto di pregiate uve da tavola e da vino, secondo una tradizione antichissima.

Nel borgo medievale si può ammirare il Palazzo Borghese, risalente al XVI secolo, al quale si accede da una scalinata che termina sotto un portale cinquecentesco.

Notevole è anche la Chiesa di San Nicola, molto danneggiata esternamente ma integra all'interno nella sua austerità duecentesca e dotata di un campanile il cui stile romanico è tipico dei campanili edificati nella bassa Sabina nel XIII secolo; Palazzetto Santucci e Palazzo Crescenzio, sorto nel IX secolo sulle rovine di una precedente fortificazione.

Le ricerche archeologiche su Nomentum, intraprese fin dal 1833 per iniziativa dei Borghese, hanno portato alla luce numerosi reperti, molti dei quali esposti nell'Antiquarium.

Nel Museo garibaldino sono esposti cimeli relativi alla celebre battaglia del 1867.

Nei dintorni del paese si trovano diversi castelli e torri medievali, le quali hanno dato il nome alle attuali borgate, come quelle di Tor Lupara o di Casal di Tor Sant'Antonio.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

La Torciata di Sant'Antonio
Sabato pomeriggio si inizia dall'abitazione del festarolo con una fiaccolata che accompagna l'effige del Santo fino alla chiesa di Santa Maria degli Angeli. Di qui, dopo la Messa, riprende la processione per le vie del paese tornando alla casa di partenza. Domenica mattina inizia la "Cavalcata" che accompagna il Santo fino a Piazza Garibaldi dove ha luogo la benedizione degli animali. Nel pomeriggio il Santo viene simbolicamente consegnato al nuovo festarolo affinche'  lo custodisca per l'intero anno. Info 06.9091851.
.  3° fine settimana

 giugno Palio dei Rioni
Sfilata in costume storico con gara di abilita' di cavalieri dei vari rioni (Palio degli anelli).
2^ meta'
luglio Festival Internazionale del Folclore Sabino Cornicolano
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settembre Mentana Festival
Rassegna di musica, teatro e danza nelle piazze medievali .
.  2^ settimana

Sagra dell’Uva
Si inizia il venerdì con una tavola rotonda su temi alimentari. Il sabato e la domenica è aperta una mostra mercato dei prodotti della Sabina. Nel pomeriggio della domenica, sfilata di carri allegorici cui segue un assaggio dei piatti tipici locali Si organizzano anche spettacoli musicali, balli serali e visite guidate.
.  ultimo fine settimana

ottobre

Sagra dell'uva
I grappoli piu’ belli delle vigne rappresentano l'ottima produzione mentanese sui carri allegorici che percorrono la strada principale della cittadina, accompagnati da gruppi folcloristici . Inoltre serate con poesia, convegni e mostre.
.  inizio ottobre

novembre Rievocazione dell'incontro tra Papa Leone III e Carlo Magno
La sfilata in costumi d’epoca culmina con la rappresentazione teatrale dell’incontro tra il Pontefice e l’Imperatore.
.  ultima settimana
Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Il Borgo Incantato
Antiquariato ed artigianato nel centro storico nella 1^ domenica del mese. Info 06.9093909.

Aree naturali
Parchi - Riserve

Parco Trentani - Parco naturale con visite guidate a cura dell'associazione "Il Pineto” – 06.9059516
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Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Chiesa di San Nicola - Fu edificata nel XIII secolo.
Chiesa Santa Maria degli Angeli (Sec. XVII) - Ampliata nel 1700 con l'aggiunta della Cappella detta "Del Rosario". La leggenda narra che la Pala lignea posta in una nicchia di fronte all'ingresso laterale sia stata realizzata da S. Luca Evangelista. In realtà è di un anonimo del XIII secolo.
Palazzo Crescenzio - E' tra le testimonianze architettoniche più antiche, Fu fatto edificare nel IX secolo dalla famiglia da cui prende il nome. L’interno al momento non è visitabile, essendo in via di ristrutturazione.
Museo di Scienze naturali e Ambientali - Aperto durante tutto l’anno scolastico, il giovedi’ per le scuole di ogni ordine e grado e la domenica per i visitatori e ricercatori. Ingresso gratuito – 06.9090699

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Dolci: ciambelle a "cancello".
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Mentana Maps Google

Monte Porzio Catone

Municipio  Via Roma, 5 - 06.942831 

altitudine m 451
da Roma km 24

Viaggiare e visitare in camper

Monte Porzio Catone, uno dei Castelli Romani, è situato su un ameno colle fitto di ulivi e vigneti. Il nome del paese, citato in età medievale come Mons Porculus, deriva dal nome Porcius, o Portius, ma non esiste alcun legame con la villa che Marco Porcio Catone possedette nel territorio: la parola Catone fu aggiunta al toponimo solo nel 1872. Numerosi reperti quali statue, nicchie per gigantesche botti di vino, cisterne, e diversi toponimi locali, dimostrano l'esistenza di insediamenti romani, anche in età imperiale. Molte località del Comune attuale di Monte Porzio Catone recano tuttora toponimi attribuiti in passato: ad esempio, Pilozzo deriva il suo nome da un Aulo Plozio Epaphrodito, mercante di seta, che possedeva una sontuosa villa nel territorio.

In un Regesto dell'VIII secolo, redatto ai tempi di Gregorio II, è la prima citazione del luogo, che compare come fundus massae Porculi, patrimonii Lavicani. All'inizio dell'XI secolo, una parte del possedimento fu donata dal conte di Tuscolo al Monastero di Cassino e un'altra parte al Monastero di San Paolo.

Nel periodo compreso tra il 1191, anno che segnò la distruzione di Tuscolo da parte della popolazione romana, e il 1203, Mons Porcius appartenne ai Colonna, per tornare subito dopo al Monastero di San Paolo. La Chiesa volle acquistare il feudo dai monaci e papa Bonifacio IX lo regalò a Tebaldo Annibaldi, per piazzare un alleato su un territorio che fungesse da cuscinetto tra i possedimenti della Chiesa e quelli dei Colonna di Palestrina.

Da questo momento in poi iniziò una rapida decadenza del paese, che si spopolo’ velocemente. Nel 1582 il feudo fu ceduto al cardinale Marco Sittico Altemps, che riuscì a risollevarne le sorti, tanto che l'abitato si espanse. A questo personaggio si deve il grandioso complesso di Villa Mondragone, realizzato fra il 1573 e il 1575 al fine di ospitare degnamente il pontefice Gregorio XIII in occasione delle sue frequenti visite. Proprio a Villa Mondragone Gregorio XIII firmò il decreto di modifica del calendario giuliano. Villa Mondragone, insieme a Villa Parisi, anch'essa appartenente all'attuale Comune di Monte Porzio Catone, fa parte del sistema delle Ville Tuscolane, che comprende anche dimore patrizie situate nei Comuni di Frascati e di Grottaferrata.

Alla morte del cardinale Altemps, la famiglia Borghese subentrò definitivamente nella proprietà di Monte Porzio, di cui rimase proprietaria fino alla decadenza dei diritti feudali, nel 1816.

Attualmente, l'agricoltura mantiene una grande rilevanza nell'economia del paese, soprattutto per l'altissima specializzazione raggiunta nel campo della viticoltura (si produce il Frascati DOC) e della frutti coltura (tipiche della zona le pregiate albicocche a cuore). Una parte considerevole della popolazione, tuttavia, lavora da pendolare a Roma.

Al centro storico si accede attraverso il portale posteriore del Palazzo Borghese, risalente al XVII secolo.

La Chiesa di San Gregorio Magno, capolavoro del Rainaldi, fu edificata nel 1666 con il contributo economico dei Borghese, sul sito di una precedente chiesa parrocchiale voluta da papa Gregorio XIII, commosso nel constatare, nelle sue visite al cardinale Altemps, i pesanti disagi che il popolo di Monte Porzio subiva, dovendosi spingere fino a Montecompatri o a Frascati per recarsi alla Messa.

Un affresco arcaico risalente, sembra, addirittura all'anno 900, si trova nella Chiesa di Sant'Antonino martire. Inoltre, secondo alcuni studiosi, gli affreschi sulle pareti di questo sacro edificio appartengono alla scuola del Domenichino.

ricorrenze

Carnevale - I Carri di Monte Porzio
Risale ai primi degli anni Ottanta l'idea di un gruppetto di buontemponi di allestire un primo carro allegorico togliendo a una Fiat 850 la parte superiore e trasformandola in un galeone spagnolo. La cosa piacque molto ai monteporziani i quali negli anni successivi si autotassarono e riuscirono ad avere i loro carri e i loro gruppi mascherati. La vicinanza di Frascati creava un paragone difficilmente sostenibile, ma la forza inventiva dei monteporziani riuscì a coinvolgere la gente dei centri vicini e questo Carnevale ebbe il suo pubblico anche tra molti romani che preferivano una festa più familiare e casareccia. Per i carri e le maschere oggi lavora praticamente tutto il paese. I soggetti degli addobbi dei carri restano segretissimi fino all'ultimo momento. Poi nel pomeriggio di giovedì, di domenica e di martedì grasso grande uscita di carri e mascherine e ballo in piazza. Finale con la cremazione di un gigantesco pupazzo.

aprile

Mostra Intercontinentale delle Orchidee
Una manifestazione per accostare od approfondire la conoscenza del vasto mondo delle Orchidee nella splendida cornice del borgo storico, affollato di espositori provenienti da tutto il mondo per esporre il meglio della produzione mondiale. Inoltre, passeggiando tra vicoli dell'antica città ogni angolo offre spunti storici e architettonici di rilievo, valorizzando gli esemplari fioriti che illuminano di colore le volte delle cantine.
Per i piu' sportivi sono previste passeggiate guidate al Parco Regionale dei caste1li romani alla ricerca delle orchidee spontanee di cui il territorio è ricco - infotel  06.94015331.
Per i piu' pigri una visita al "Museo del Vino", aperto durante tutto l'avvenimento con una degustazione per i visitatori.
Sono previste corse di un Bus Navetta tra i parcheggi ed centro storico.
3^ decade

giugno

Sagra delle Albicocche
Particolare la produzione di albicocche, tra le più saporite dell'intera regione. La festa si fa a maturazione dei frutti. Si inaugurano stand che offrono albicocche e derivati come marmellate e dolci, nonché il celebre vino D.O.C. prodotto dalle cantine dei Castelli e specialità gastronomiche. La domenica in mattinata premiazione dei migliori cesti di frutta e del concorso di "Dolci all'Albicocca". Poi spettacolo musicale e, per restare tutti insieme, estrazione di una tombola.
.  2^  o  3^  domenica

Infiorata del Corpus Domini
La peculiarità dell'evento, che costituisce una plurisecolare usanza dei Castelli Romani, sta nel fatto che ad allestire i tappeti floreali che compongono i quadri sono esclusivamente i giovani del paese, che così si assicura il futuro di questa suggestiva tradizione.

settembre

Festa di Sant'Antonino Martire
La festa dura una settimana durante la quale si svolgono ogni giorno riti religiosi, manifestazioni sportive e musicali, visite guidate al centro storico e ai monumenti, spettacoli di musica folk e rock in piazza. Affiancano le celebrazioni iniziative culturali come convegni e mostre del libro.
.  1^ quindicina

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Mostra mercato
Si svolge nel centro storico presso Porta Borghese l'esposizione di artigianato, collezionismo, oggettistica, antiquariato, hobbistica, ecc. (10.00 -19.00). Inf. 06.94340043.
.  ultima domenica del mese
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Parco Regionale dei Castelli Romani
Via Cesare Battisti, 5 – 00040 Rocca di Papa (RM) – 06.94.95253
Il Parco si estende sui colli Albani, antichi resti di un edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale. Il suolo fertile, unitamente ad un clima alquanto umido, diede origine a grandi foreste di faggio che fino al XVIII sec. ammantavano gran parte del rilievo. A testimonianza di questo rivestimento, oggi in gran parte sostituito da consorzi boschivi misti, rimangono elementi vegetali come l'agrifoglio, il tiglio, il nocciolo.

Da visitare in camper

I resti archeologici dell'antica citta' di Tuscolo a Monte Porzio Catone. Delle vestigia dell'antico centro sono visibili alcuni resti, fra i quali il Teatro Romano, le Mura urbane e la Strada dei Sepolcri.

Le VilleTuscolane a Monte Porzio Catone tra le quali la piu' significativa e' Villa Mondragone.

Monte Porzio Catone Maps Google

Montecelio

settembre Le Vunnelle
Per l'occasione sfilano le ragazze piu' belle della localita' indossando
costumi tradizionali - ultima domenica.
Montecelio Maps Google

Montecompatri

Municipio  Piazza del Mercato, 1 - 06.947801 
altitudine m 576
da Roma km 27
Viaggiare e visitare in camper

Montecompatri, uno dei Castelli Romani, sorge intorno a un cono tufaceo, nell' area dei Colli Albani.

La sua origine è antichissima. La leggenda narra che nel 1268 a.c. Glauco, figlio di Minosse re di Creta, stabilì in questa zona un primo insediamento. Il territorio di Montecompatri corrisponde a quello dell'antica Labicum, punto d'arrivo della Via Labicana. Nell'Eneide Virgilio parla dei primi abitanti del territorio chiamandoli Labici “gente dagli scudi dipinti”. Labicum, una delle 30 città della Lega Latina, fu distrutta dai Romani nel 418 a.c. Gli scampati si rifugiarono a valle e si fusero con altri coloni romani, dando vita ad un fiorente municipium, distrutto poi durante la guerra civile fra Mario e SilIa.

Risorta in epoca cristiana, la cittadina divenne sede intorno al 300, dopo l'editto di tolleranza di Costantino, di una delle sei diocesi suburbane. Il vescovo labicano era uno dei più importanti nella gerarchia dell' epoca e uno dei collaboratori più vicini al papa.

Nel IX secolo i Saraceni rasero al suolo l'abitato, ma i superstiti riuscirono a rifondare il paese, che un documento del 1090 chiama Castrum Montis Compatris, dal monte che sovrastava un incrocio di strade, in latino compitum. Tra il X e il XII secolo il feudo appartenne ai conti di Tuscolo, quindi alla fine dello stesso secolo XII passò agli Annibaldi, probabilmente per intercessione di Innocenzo IlI, membro della famiglia. Dopo una fugace signoria del tribuno Cola di Rienzo, l'insediamento passò nel 1423, per confisca in seguito alle prepotenze di Paluzzo Annibaldi, alla Camera Apostolica, quindi, nel 1427, ai Colonna, che vi eressero un castello. Dato il legame che univa i Colonna alla corona spagnola, Montecompatri fu l'unico paese della campagna a rimanere immune dal Sacco di Roma (1527).

Nel 1575 Marcantonio Colonna, duca di Tagliacozzo, vendette il feudo al cardinale Marco Sittico Altemps, che fece erigere un nuovo palazzo nelle vicinanze del Duomo. Nel 1613, Gian Angelo Altemps cedette Montecompatri al cardinale Scipione Borghese, che lo acquistò insieme alle tenute e ai castelli limitrofi; poco prima dell'acquisto, Paolo V, zio di Scipione, aveva eretto il feudo a Principato. Scipione fece di Montecompatri la sua dimora estiva, e il possedimento rimase alla famiglia Borghese per almeno 200 anni, durante i quali conobbe il momento di maggior splendore. Con la fine della feudalità del Lazio, nel 1816, anche Montecompatri tornò a far parte direttamente dello Stato pontificio. Nel 1874, dopo l'Unità, si costituì in Comune.

Durante la Seconda guerra mondiale il paese fu occupato dai Tedeschi e subì vari bombardamenti. La straordinaria fertilità del suolo, intensamente coltivato a vigneti, frutteti e uliveti fino a 400-500 metri, ha favorito tradizionalmente l'agricoltura, alla quale si accompagnano, come fonti di reddito, alcune attività industriali e il turismo.

La Parrocchiale di Santa Maria Assunta fu edificata nel 1633 per volontà del cardinale Scipione Borghese al posto di una chiesa più antica, dedicata a santa Brigida. Nel 1876 assunse l'attuale forma basilicare a seguito dell' ampliamento della cupola e dell'abside. Il Palazzo Borghese, iniziato dal cardinale Marco Sittico Altemps e terminato nel 1633 dal cardinale Scipione Borghese, inizialmente doveva fungere da tinello, ovvero da deposito per il vino, le derrate -alimentari e gli attrezzi: tale destinazione ne spiega l'aspetto fin troppo massiccio e severo.

Appena fuori dal centro abitato, sorge il complesso architettonico della Chiesa e Convento di San Silvestro, il cui primo insediamento risale al XV secolo. Accanto, la Chiesetta della Madonna del Castagno conserva l'immagine della Madonna che si ritiene abbia liberato la popolazione dalla terribile epidemia di colera del 1867. 

gennaio La Processione del Santo Bambino
Antichissima manifestazione che si svolge il 6 gennaio e che vede la partecipazione dell’intera comunità cittadina. Si porta in giro per il centro storico una preziosissima statua di Gesù Bambino coperta d’oro e di gemme, ritenuta miracolosa, tra canti e invocazioni (inf. 06/9485002)

marzo

Festa patronale di san Giuseppe
In occasione della festa vengono ricostruite le cosiddette fraschette, osterie di un tempo. Prodotti dell'artigianato locale, spettacoli in piazza e fuochi d'artificio.
.  giorno 19

maggio Festeggiamenti di maggio
Festa e mercato con apertura delle tradizionali “fraschette", mescite e vendite di vino, e distribuzione di bruschetta. Questa graziosa cittadina, adagiata su un colle di tufo di forma conica ad un’altitudine di circa seicento metri, si trova nella pane più pittoresca dei Castelli Romani, circondata da boschi di castagno e da estese colture di vigneti. La principale attività di Montecompatri è ancora la viticoltura. Il vino di Montecompatri - Colonna fa pane dal 1973 dei vini D.0.C.. Di odore delicato, sapore secco o amabile, ha una gradazione di 11,5°. E' uno dei più leggeri dei Castelli Romani, ottimo come aperitivo e adatto con gli antipasti e il pesce.
.  giorno 1
agosto

Palio dei Borghi
I vari rioni si sfidano rievocando usanze e giochi della tradizione popolare. Inoltre, ha luogo una suggestiva parata di costumi storici.
.  2^ settimana

novembre

Festeggiamenti in onore di Santa Cecilia
.
 3^ decade

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
L'Arte e l'Antico
Mercatino di antiquariato, oggettistica e curiosita' di altri tempi.  Centro storico,
scluso gennaio e febbraio.
.  3^
domenica del mese

Fiera di San Giuseppe
Caratteristica fiera di frutta secca e di carni salate - 06.947801.
.  19 marzo

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Parco Regionale dei Castelli Romani
Via Cesare Battisti, 5 – 00040 Rocca di Papa (RM) – 06.94.95253
Il Parco si estende sui colli Albani, antichi resti di un edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale. Il suolo fertile, unitamente ad un clima alquanto umido, diede origine a grandi foreste di faggio che fino al XVIII sec. ammantavano gran parte del rilievo. A testimonianza di questo rivestimento, oggi in gran parte sostituito da consorzi boschivi misti, rimangono elementi vegetali come l'agrifoglio, il tiglio, il nocciolo.

Da visitare in camper

Il Duomo (XII sec.), il Palazzo Borghese e la Fontana dell'Angelo di Monte Compatri. Nelle vicinanze si puo' visitare la cappella della Madonna del Castagna del 1675 ed il Convento di San Silvestro (XIII sec.).

Montecompatri Maps Google

Monteflavio

Municipio Via 4 Novembre, 24 - 0774.693332 Pro Loco  0774.69084

altitudine m 800
da Roma km 49

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Monteflavio è situato sul Monte Pellecchia, all'interno dello splendido Parco dei Monti Lucretili, nel territorio della Sabina. La fondazione del paese risale alla seconda metà del XVI secolo ed avvenne per volontà del cardinale Flavio Orsini, al quale, tra l'altro, è legato il toponimo.

Antecedente all'esistenza di Monteflavio è il castellum diroccato di Montefalco, che sovrastava la Valle del Tevere e la zona di Cures, l'antica capitale sabina. Esso, che nel XIV secolo doveva essere ancora fiorente, perché un documento del 1363 attesta che versava la tassa sul sale, nel 1495 figura semplicemente come un casale in una tenuta della famiglia Savelli di Palombara. Sul finire del XVI secolo questa tenuta divenne di proprietà alla famiglia Orsini.

La nascita di Monteflavio è legata ad un contratto tra il cardinale Flavio Orsini, suo fratello don Virginio e la popolazione del paese di Marcetelli. Lo scopo del capitolato era, evidentemente, quello di ripopolare il luogo strategico sul quale sorgeva Montefalco, poiché parte della popolazione mercetellese vi si trasferì, in cambio di sgravi fiscali, oltre che di una certa autonomia amministrativa e giudiziaria. Da alcuni documenti apprendiamo che i mercetellesi dovettero scacciare gruppi di persone che vivevano all'addiaccio fra i ruderi e il bosco. In seguito, le loro prime capanne si sarebbero trasformate in abitazioni di pietra.

Nel 1664, nell'ambito della crisi degli Orsini, esplosa definitivamente in quegli anni, Monteflavio fu venduto ai Barberini e un secolo dopo il paese era popolato da circa 700 persone.

Monteflavio era uno dei paesi i cui abitanti, nella stagione fredda, svolgevano l'attività della raccolta e della vendita della neve, la quale doveva servire essenzialmente per la conservazione alimentare, in luogo degli odierni frigoriferi. Nella stagione estiva, invece, Monteflavio era molto frequentato dagli abitanti del circondario, spinti dalla ricerca di un ambiente più salubre.

Il paese è l'unico della Sabina che presenti un piano regolatore razionale: la struttura più antica, infatti, è costituita da una serie di strade, cinque per l'esattezza, che salgono dalla parte più bassa del paese sino alla piazza, non perfettamente dritte ma adattandosi alla conformazione del terreno.

Alle spalle della Parrocchiale le case sono più piccole e ammassate, tanto che la zona si chiama “capanne”. Fra i monumenti da ricordare, la Parrocchiale dell'Assunta, eretta nel 1601, ma ricostruita completamente nel 1961, conservando solamente il portale originale. Al suo interno ospita un tabernacolo del XIV secolo, traslato dalla Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma e offerto in dono a Monteflavio dai Barberini. Nella chiesa è presente anche un fonte battesimale del 1626.

Nei pressi dell'abitato si trova la Chiesetta di San Martino, edificata in stile romanico.

Grazie alle condizioni ambientali particolarmente favorevoli, il territorio circostante ha favorito lo sviluppo di una flora e di una fauna notevoli, che danno grande impulso all'afflusso turistico.

Le principali risorse economiche della popolazione, comunque, rimangono legate alle coltivazioni di tipo montano, allo sfruttamento dei boschi e, soprattutto, all'allevamento di ovini e caprini negli ottimi pascoli del territorio. Molti abitanti di Monteflavio, d'altra parte, sono impiegati nel terziario della capitale.

maggio

Sagra delle fregnacce
La tipica pasta all'uovo fatta a mano dalle donne di Monteflavio è servita nei tradizionali scifitti di legno, condita con un sugo di olio, aglio, pomodoro, olive, funghi e prezzemolo e accompagnata da buon vino locale.
.  3^ domenica

ottobre

Sagra della Polenta
Polenta al sugo e braciole di castrato serviti nei tradizionali "scifi",  i piatti di legno rettangolari.  Sono questi i piatti forte della sagra che si terrà in piazza Vittorio Emanuele alle 12,30  - quando verranno accessi i fornelli.
.  1^ domenica

Monteflavio Maps Google

SOSTA CAMPER

Montelanico

Municipio  Piazza Vittorio Emanuele, 31   - 06.97078110 Pro Loco 06.9707814

altitudine m 297
da Roma km 63

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Il paese sorge in posizione dominante sulle pendici del Monte Lupone, a sinistra del torrente Rio lungo la valle dei Monti Lepini, nel punto in cui questa si apre nella Valle del Sacco. L’origine del nome viene fatta risalire alla famiglia romana dei Metelli, che possedevano in questo territorio un fùndus detto appunto Metellanicus.

Il Castello di Montelanico, sorto probabilmente intorno all'anno Mille, è citato per la prima volta nel 1154 in una la bolla con la quale Anastasio IV lo assegnava, insieme ad altri possedimenti, alla Basilica di San Giovanni in Laterano.

I conti di Ceccano ebbero in feudo Montelanico a partire dal 1189, ma dovettero a più riprese dividerne la proprietà con i signori del vicino Castello di Collemezzo e con Adinolfo di Mattia di Anagni.

Nel 1284, per ritorsione contro quest'ultimo, che si era impossessato arbitrariamente di Frosinone, papa Martino IV, oltre a riconquistare con le armi quella città, fece mettere a sacco anche Montelanico, violando così i diritti degli altri feudatari che ne condividevano il possesso con Adinolfo. Essi, dunque, furono indotti a schierarsi contro il Papato e Bonifacio VIII Caetani, tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo, li privò di tutti i loro beni.

Tutte queste vicende spiegano come Guido di Collemezzo e gli abitanti di Montelanico abbiano partecipato all'affronto subito ad Anagni dal pontefice nel 1303. La vendetta dei Caetani fu terribile, anche dopo la morte di Bonifacio VIII: nel 1313 un gruppo di soldati anagnini assalirono nottetempo Montelanico, uccidendo e torturando gli abitanti.

Nel 1384 Montelanico passò a Margherita di Ceccano, ma Bonifacio IX, nel 1395, sottrasse il feudo all'erede di lei, Raimondello, reo di aver appoggiato l'antipapa Clemente VII. Nel 1428 il possedimento passò a papa Martino V e a Ildebrandino di Segni, insieme ai Castelli di Collemezzo, Pruni e Montelungo. Tra il XV e il XVI secolo, il paese fu più volte saccheggiato e messo a fuoco: prima dalle truppe di Carlo VIII, poi dagli Spagnoli.

Nella seconda metà del XVI secolo il Castello di Montelanico divenne proprietà di Federico Conti, il cui figlio Camillo, oberato dai debiti, nel 1640 lo vendette ai Barberini, che a loro volta lo cedettero nel 1651 a don Camillo Pamphilj Aldobrandini. Nel 1760, estinti i Pamphilj, Montelanico passò per discendenza a Giovanni Andrea III Doria, sposo di Anna Pamphilj.

Nel 1871 Montelanico divenne Comune autonomo del Regno d'Italia e nel 1921 acquistò dal principe Doria gli ampi fondi per 550.000 lire.

Il paese non ha tradito neanche in tempi recenti la sua tradizionale vocazione agricola; notevole la produzione di pregiate castagne.

Nel borgo, a causa delle vicissitudini storiche, restano pochissime testimonianze dell'abitato medievale. Interessante è la Chiesa di Santa Maria del Soccorso, che sorge presso il torrente Rio. La Chiesa, da semplice cappella, venne ampliata nella forma attuale nel XVII secolo.

La Chiesa di San Pietro apostolo era situata all'interno del Castello, di fronte alla porta principale. Un terremoto nel 1702 la distrusse completamente e fu fatta riedificare dai Pamphilj. La Chiesa 'Tigri', dedicata a sant'Antonio da Padova, prende il nome dalla famiglia del marchese Franco, governatore del paese, che ne sostenne le spese di costruzione nel 1702.

Prodotti tipici: Castagne, Olio, Pane casereccio, Vino.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

settembre

Festa della Madonna del Soccorso
Nel piccolo Santuario sulle sponde del torrente Rio si tiene la cerimonia durante la quale si scopre l'effigie della Beata Vergine del Soccorso, patrona del paese. La processione dal paese al Santuario parte alle quattro del mattino.
3^ domenica

ottobre

Sagra della castagna
Sicuramente un frutto consumato dall'uomo da tempo immemorabile e che, in questo periodo dell'anno, torna a deliziare i palati nella sua forma piu' semplice: la caldarrosta: Ma anche gustata come ingrediente in cucina tra dolci tipici o impasti, torte, castagnaccio, frittelle di castagne, crepes, mousse, marmellate, polenta e birre alle castagne. La Sagra si svolge lungo le vie del borgo, tra antichi sapori che esaltano e festeggiano il frutto; le massaie, con il loro lavoro, ne preparano gustosissimi dolci, marmellate od impasti, cotture nei forni e, contemporaneamente, allestiscono gli stand per offrire al visitatore quanto di meglio ci sia riguardo al prelibato frutto ed ai classici prodotti del bosco e sottobosco. L'annuale evento richiama migliaia di turisti accorsi per degustare le caldarroste ed altri prodotti locali (le raminaccia (fettuccine tagliate molto sottili), le recchie de preite (altro speciale tipo di pasta) e gli squisiti funghi porcini che prolificano nel territorio, è possibile assaggiare il buon vino locale nelle tipiche cantine del centro storico.
.  3^ domenica

Montelanico Maps Google

2062 m slm

Montelibretti

Municipio   Piazza della Repubblica. 60 - 0774.608012 

Pro Loco Via Garibaldi 

altitudine m 232
da Roma km 44
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Il Comune di Montelibretti, che comprende anche una parte del paese di Passo Corese (l'altra appartiene al Comune di Fara in Sabina) si trova al centro della Sabina tiberina, sulla sinistra del fosso Carolano.

Il paese è costituito da un nucleo più antico, cinto di mura, e da diverse borgate che si dispongono intorno ad esso.

La spiegazione più attendibile del toponimo, fra le molte proposte, lo collega al senatore Fulvio Bruttio Presente, suocero dell'imperatore Commodo, che possedette una villa nel territorio, come testimoniano il rinvenimento di tratti di tubazioni in piombo con il nome Bruttius e l'appellativo di Vìa Bricta dato al tratto della Via Salaria che passava in prossimità dell'attuale paese. Da Mons Bruttii, Monte li Britti e, infine, Montelibretti.

Nel 310 d.C., nella villa del senatore Piniano, che si trova nel territorio di Montelibretti, subì il martirio sant'Antimo, e sul luogo venne poi edificato un convento che fu sede vescovile fino al VII secolo. Durante la dominazione longobarda l'area faceva parte del Ducato di Spoleto. A partire dalla nascita dell'Abbazia di Farfa, alla fine del VII secolo, il territorio dell'attuale Montelibretti le fu legato e ne seguì le vicende, a loro volta strettamente connesse alle contese fra Papato e Impero. Agli anni intorno al Mille, all'epoca cioè della signoria della potente famiglia Crescenzi, risalgono le prime annotazioni nelle cronache farfensi riguardanti un castellum Britti, denominato anche castrum montis Brittorum o castrum de Brectis.

Tra l'XI e il XIV secolo il feudo passò più volte di mano e per un breve intervallo di anni, intorno al 1100, fu un Comune rurale con un suo Statuto.

Acquistato dagli Orsini nel 1337, nel 1400 papa Bonifacio IX vi insediò, d'accordo con i nobili proprietari, suo nipote, il cardinale Carbone Tomacelli, che aveva nominato abate commendatario di Farfa. Per tutto il XV secolo gli abati commendatari di Farfa furono cardinali della famiglia Orsini, del ramo di Gravina di Puglia. Le mire di Rodrigo Borgia su Bracciano portarono però, nel 1503, alla confisca di tutti i possedimenti degli Orsini, compreso Montelibretti, che tornò in loro proprietà solo alla morte del Borgia. Nel 1504, però, la famiglia Orsini dovette acconsentire alla richiesta di Giulio II che l'abate di Farfa, cui spettava anche la giurisdizione su Montelibretti, fosse un della Rovere, la casata cui apparteneva il pontefice stesso.

Al cardinale Flavio Orsini, signore di Montelibretti, si deve anche, nel 1565, la fondazione del vicino paese di Monteflavio. Durante il XVI secolo Montelibretti divenne, anche grazie alle sue attrattive paesaggistiche, sede di splendide residenze di villeggiatura estiva sulle colline, arricchite dalle opere dei migliori artisti attivi a Roma in quell' epoca.

Alla fine dello stesso XVI secolo divenne particolarmente potente il Convento di Sant'Antimo.

Nel 1644 il  territorio che comprende Montelibretti fu acquistato da Taddeo Barberini. I nuovi proprietari trasformarono il Castello in Palazzo e fecero edificare il Casino di caccia di Montemaggiore. Estinta la linea maschile dei Barberini, Montelibretti passò a Urbano Colonna e quindi agli Sciarra, che lo tennero fino al 1900, quando, in seguito allo scandalo della Banca Romana, il Castello fu venduto a un privato e la tenuta venne acquistata dallo Stato.

Dopo il 1860, Montelibretti si trovò al confine fra Stato pontificio e Regno d'Italia e nel 1867 fu teatro di uno scontro fra garibaldini e truppe pontificie, che fece da preludio alla battaglia di Mentana.

Notevole è la Chiesa di San Nicola di Bari, fondata nel 1535 e molto rimaneggiata nel 1773. Nei pressi della Chiesa si trova il Palazzo Barberini, a pianta quadrata con torri cilindriche, edificato nel XVII secolo sulle rovine del Castello medievale.

Di particolare interesse è la Necropoli venuta alla luce in località Monti del Forno. Le tombe che la compongono, disposte sui due versanti della collina, sono a camere sotterranee scavate nel tufo, precedute da corridoi anche molto lunghi, e risalgono a un periodo compreso tra il VII e la prima metà del VI secolo a.c. Tale datazione ha indotto a collegare la necropoli all'antica Eretum, città sabina che faceva da caposaldo verso il Lazio.

L’economia del paese si basa essenzialmente sull'agricoltura, che produce soprattutto frutta e olive, destinate al mercato romano.

Forte è anche il pendolarismo degli abitanti, largamente impegnati in attività terziarie nella capitale.

maggio Festa di San Nicola da Bari
Festeggiamenti in onore del Santo Patrono e, nel contempo, una fiera di merci e bestiame. Per la processione notturna, le vie del centro storico vengono illuminate a festa e la serata si conclude con spettacolari fuochi d'artificio.
.  1^ decade (giorno 9, 10 ~)

giugno

Festa della primavera
Hanno luogo una sfilata di costumi del XVI secolo e il Palio degli Anelli: i rioni si sfidano in un torneo equestre, anch'esso in costume, vinto dal rione i cui cavalieri conquistano il maggior numero di anelli fissati a figure sistemate lungo il percorso.
ultima domenica

ottobre Festa della Beata Vergine del Carmelo
Festeggiamenti in onore della Santa Patrona, con la distribuzione delle ciambelle tipiche del luogo.
.  2° fine settimana
novembre Sagra dell'olio di oliva
.
 2^ decade
Cultura e turismo in camper
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. Chiesa San Nicola da Bari - Del XVI secolo. All’interno affreschi e tele del XVII secolo.
. Chiesa della Beata Vergine del Carmelo - Nel centro urbano.
. Palazzo Barberini - Ricostruito nel XVII secolo sopra quello originario degli Orsini. Attualmente è una struttura privata
. Necropoli di Colle del Forno.

Nei dintorni
. Le Terme di Cretone, l’Abbazia di Farfa e Poggio Moiano.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

. Ciliegie, olio extra vergine d'oliva D.OC. Sabina
. Pizzafritta
. Frittello col broccolo

Montelibretti Maps Google

Monterotondo

Municipio   Piazza Marconi, 5 - 06.906741

Pro Loco  Piazza della Libertà, 30 - 06.9061498

altitudine m 165
da Roma km 26
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Sulla cima di un colle dei Monti Cornicolani, nella bassa Sabina, sorge Monterotondo, in una posizione che gli consente di dominare l'intera Valle del Tevere. Secondo lo storico Strabone la cittadina sarebbe sorta sul sito di Eretum, l'antica città sabina situata nel punto di incontro delle strade consolari Salaria e Nomentana.

Fonti risalenti al III secolo e riferite al geografo Solino danno notizie sulla fondazione di Eretum da parte dei Greci prima della nascita di Roma. Sempre secondo Solino il toponimo deriverebbe dalla dea Giunone (Era in greco) cui Eretum era dedicato.

L’antica città passò sotto il dominio dei Romani perdendo via via tutto il suo prestigio per poi scomparire definitivamente, ma non sappiamo con precisione quando ciò accadde.

L’ubicazione esatta di Eretum non è stata mai definita per la mancanza di reperti archeologici: Grotte Marozza o Sant'Anzino sono due delle ipotesi più plausibili. Nel Medioevo il toponimo era Campum Rotundum, poi Castrum Rotundum, Monteritonno e infine Monte Rotondo, per la forma tondeggiante del colle su cui sorse il nucleo dell' antico borgo.

È del 1013 il primo riferimento storico, contenuto nell'atto di donazione con cui Gregorio VII cedette all'Abbazia di Farfa due suoi casali che si trovavano nel fondo chiamato Campum Rotundum. La bolla di Gregorio VII parlava del medesimo Campum Rotundum come proprietà del Monastero di San Paolo fuori le mura, anche se non sappiamo fino a quando i monaci benedettini ne conservarono il possesso.

Con la denominazione di Castrum Montis Rotundi, nel 1286 la cittadina passò sotto la giurisdizione di Matteo Orsini e da allora ebbe inizio una serie di vicende politico-militari che videro la famiglia degli Orsini e quella dei Colonna in continuo e violento conflitto fra loro. Anche Stendhal nelle sue Passeggiate romane racconta di queste lotte che coinvolsero gli abitanti di Monterotondo per più di tre secoli causando il loro impoverimento e la distruzione di tante abitazioni.

Il governo degli Orsini in un primo periodo fu molto duro, con l'imposizione di tasse su ogni tipo di attività, poi fu approvato un nuovo Statuto con tasse più liberali, ma nel 1626 gli Orsini furono costretti a vendere il feudo ai Barberini. Nel 1627 Monterotondo fu eletto a Ducato. Alla fine del XVIII secolo il feudo passò al marchese Francesco Del Grillo e successivamente a Luigi Boncompagni Ludovisi.

Di particolare interesse storico sono le vicende che legano la cittadina di Monterotondo a Garibaldi: nel 1849, durante la fuga seguita alla fine della Repubblica Romana, egli sostò con la moglie Anita presso il Convento dei Cappuccini. Il 25 ottobre 1867 l'eroe tornò a Monterotondo, dove si erano asserragliate le truppe pontificie che cercavano di ostacolarlo nel suo tentativo di raggiungere Roma e di impadronirsene per completare l'unificazione nazionale, e prese d'assalto il paese.

Dal punto di vista urbanistico, Monterotondo si è sviluppato a partire da un primo nucleo, rappresentato dal Castello e dalla Chiesa di Sant'Ilario. All'epoca le strade erano rettilinee e parallele. Furono i Barberini a dare impulso alla prima espansione edilizia. Essi inclusero un ampio spazio entro le mura urbane, al di fuori della vecchia Porta Romana, e grazie a tale ampliamento la cittadina conobbe una notevole espansione.

Il Palazzo Ducale e la Chiesa di Santa Maria Maddalena rappresentano gli elementi architettonici più interessanti della cittadina. All'interno della Chiesa, di stile barocco, vi sono pregevoli affreschi attribuiti agli Zuccari, o forse a Romano Ferro o al suo maestro Pietro da Cortona.

Degna di menzione è poi la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, la più antica di Monterotondo, che ospita uno dei più interessanti monumenti funebri del Lazio: un altorilievo voluto dal cardinale Battista Orsini per il fratello Girolamo, morto nel 1484 alla corte dei Medici.

L’attività agricola prevalente a Monterotondo è rappresentata dalla viticoltura; notevole è anche la presenza di materiali da costruzione e cartarie.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

Festa di Sant'Antonio Abate
In questo giorno, gli animali domestici vengono portati in chiesa per la benedizione e verso sera gli uomini del paese si recano alla funzione religiosa portando con sé una botticella di vino, che viene attaccata all’uscita della chiesa, e animano la serata con canti e schiamazzi per le vie del paese alla luce delle torce (La Torciata): festeggiamenti in onore del protettore degli animali con una cavalcata che reca la statua del santo in tutte le chiese del paese.
giorno 17

febbraio Carnevale
Sfilata dei gruppi mascherati e dei carri allegorici.
maggio Festa dei Santi Patroni S. Filippo e S. Giacomo
I santi patroni di Monterotondo si festeggiano con solenni riti religiosi e spettacoli vari, come il lancio delle mongolfiere.
.  1^ domenica

Sagra della fava e del pecorino
.
 nel mese

giugno "Ciummacata" - Sagra della lumaca
Un fine settimana con addobbi floreali, musica e lumache per tutti, cucinate in umido e consumate insieme, secondo il rito della cena comunitaria. La sera in Piazza del Duomo e Via Cavour, cuore del paese vengono allestite grandi tavolate per accomodarsi con un piatto piccantino di lumache, un bicchiere di buon vino, pane e una porzione di porchetta. Una cena da re per una cifra modesta, quasi simbolica se si pensa alla fatica che richiede la preparazione di questa pietanza tipica della cucina romana. Lumache piccoline ma molto saporite, raccolte nelle vigne, fatte spurgare almeno due giorni nutrendole di lattuga in panieri coperti, poi cucinate in salsa piccante. A conclusione, musica, balli e fuochi d'artificio.
.  3^ decade
luglio Sagra della panzanella
T
ipico piatto contadino a base di pane campagnolo, inzuppato nell'acqua e condito con olio, aceto, basilico, cipolla e pomodori a pezzi.
.  
1^ domenica
ottobre Festa di San Francesco
Festa campestre nel bosco del convento dei padri cappuccini
.  1^ domenica
Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
L'Isola del Tempo
Mercatino di antiquariato e modernariato - Piazza dei Leoni (centro storico) -
escluso agosto - 150 espositori. Inf. Comune 06.90674215 - Ass.to Cutura 06.90674221.
.  
2^ domenica del mese

I  sentieri del gusto e delle idee
Mercato di prodotti tipici.
.  4^ domenica del mese

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Castello Orsini - (XIV-XV secolo)
Chiesa di Santa Maria Delle Grazie - (XV - XVI secolo) - All'interno bellissima urna funeraria sormontata da altorilievo con figure del cavaliere G. Orsini. L'opera richiama l'arte di L. Capponi.
Duomo di Santa Maria Maddalena - (XVII secolo) – All’interno interessante un sarcofago romano e alcune buone tele settecentesche.
Chiesa di San Rocco - (XV secolo)

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Gnocchi, maccaroni a cento (tipo di fettuccine), lumache.
.

Monterotondo Maps Google

Montorio Romano

Municipio  Via IV  Novembre, snc  -  0774.622223
Montorio Romano 0774.62223
altitudine m 575
da Roma km 53
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Su un colle dei Monti Sabini, fra il Tevere e il Turano, sorge Montorio Romano, che domina la Valle Tiberina e quella che nella parte settentrionale giunge fino al Monte Terminillo. Il paese, per la sua posizione geografica, viene chiamato il balcone su Roma poiché nelle giornate terse si può vedere la Cupola di San Pietro. Il nome originario era Montorio di Romagna, poiché “Romania” era la zona dell'Italia non occupata dai Longobardi.

Il toponimo deriva da Montem Aureum, che si riferiva probabilmente alle tonalità giallo-oro della terra. Originariamente la località era solo un fundus, cioè un piccolo territorio coltivato dove vivevano piccoli gruppi di coloni. Nell'XI secolo, per difendersi dall'incursione dei barbari, la popolazione fu costretta a rifugiarsi sul colle dove poi sorse l'abitato. A lungo il borgo visse sotto la protezione dell'Abbazia di Farfa. Nel 1445 Giovanni Battista Savelli lasciò in eredità il castello al figlio Giacomo a testimonianza del predominio della famiglia, la cui origine tuttavia è abbastanza incerta. I Savelli continuarono a dominare Montorio fino al XVI secolo quando il Castello fu acquistato dal cardinale Flavio Orsini. Il paese fece parte dello Stato di Montelibretti con i Comuni di Monte Flavio, Nerola e Ponticelli.

Nel 1644 il duca Ferdinando Orsini di Bracciano vendette lo Stato di Montelibretti a Taddeo Barberini. Ultimo signore di Montorio fu Maffeo Barberini Colonna di Sciarra, protagonista di una curiosa controversia che lo contrappose agli abitanti del luogo a causa di una singolare tassa sui boschi che egli volle imporre. La vicenda si protrasse per più di cinquant'anni e si concluse solamente con l'avvento dell' unità d'Italia.

Tra gli edifici principali è degna di menzione la Parrocchiale della Santissima Annunziata e Cristo Re, costruita nel 1934 sulla Cappella della Madonna della Rosa. La Chiesa di San Leonardo di Noblat, patrono di Montorio Romano, viene fatta risalire da alcuni al XIII secolo ed è un bell'esempio di architettura romanica. Negli ultimi decenni del XX secolo la Chiesa venne consolidata e ristrutturata e durante i lavori furono rinvenuti due affreschi di autore ignoto, probabilmente del XIV o XV secolo, raffiguranti l'Annunciazione e due santi. Durante altre attività di restauro furono riportati alla luce gli affreschi dell'abside attribuiti ai fratelli Torresani, chiamati a Montorio dai Savelli nel XVI secolo. Un edificio di un certo interesse è la piccola Chiesa rurale dedicata a Santa Barbara, altra patrona del paese. All'interno dell'edificio sgorga una fonte d'acqua ritenuta miracolosa perché secondo la leggenda sarebbe scaturita nel punto in cui rotolò la testa della santa martire, che fu decapitata dal padre nel territorio di Montorio nel 290 d.C.

Per quanto riguarda l'economia locale, degna di nota è la produzione di un ottimo vino e di un raffinato olio di oliva, che ha conseguito sia la denominazione DOP sia quella DOC.

maggio

Festa della Santa Croce
E la festa più antica e più sentita. Un grande crocifisso ligneo del XlV secolo viene trasferito dalla chiesetta sul Monte Calvario, con una suggestiva fiaccolata, fino alla piazza del paese, dove viene accolto da spettacolari fuochi d'artificio. Due giorni dopo il crocifisso viene riportato sul monte. A trasportarlo, sono per antica tradizione i ragazzi del paese che si apprestano a partire per il servizio militare.
.  1^ decade (giorno 1 ÷ 4 ~)

novembre

Festa patronale di san Leonardo di Noblat
I festaioli; cioè i membri della famiglia cui nell'anno in corso è toccato di ospitare in casa la piccola statua del santo, guidano la processione che la trasporta nella chiesa a lui dedicata.
.  1^ decade (giorno 6 ~)

Montorio Romano Maps Google

Moricone

Municipio  Piazza Sante Aureli, 1 - 0774.605426 / 605168   

altitudine m 296
da Roma km 49

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È situato su un'altura dei Monti Sabini, da dove domina un ampio declivio che si proietta sulla Valle Tibetina. A poca distanza dal paese si trovano il Monte Gennaro e il Monte Pellecchia. Il toponimo deriva dal monte Morrecone, in cima al quale fu costituito il nucleo originario del Castello. Altre fonti sostengono che Moricone sia sorto nell'area dell'antica Orvinium, mentre altri affermano che si sarebbe originato sul sito di Regillum, che insieme con Cures ed Eretum era una delle tre località della Sabina a cui fanno riferimento diverse fonti. Regillum era l'antica patria della gens Claudia e alcuni studi recenti hanno individuato i suoi resti nella località di Colle Arioni. Le invasioni barbariche devastarono anche la Sabina e determinarono la scomparsa di Regillum. Al XIII secolo risale la prima citazione storica riferita al paese e riscontrabile in un atto conservato nell'Archivio di Santo Spirito in Sassia: si parla di un Castello edificato sul Monte Morrecone dalla famiglia dei conti di Palombara, tra le più potenti famiglie di tutta la Sabina. In una fase successiva il paese fu dominato dai Savelli. Verso la metà del XVII secolo il territorio di Moricone fu acquistato dal principe Marcantonio Borghese, nipote di papa Paolo V. Proprio ai Borghese si devono la realizzazione del Palazzo Baronale, l'acquedotto e la creazione di alcuni frantoi. Verso la fine del XIX secolo ai Borghese subentrarono i Torlonia nel possesso del territorio, che passò poi nelle mani della famiglia Sforza Cesarini e infine, attraverso la vendita e la lottizzazione di tutta la proprietà, agli abitanti del luogo.

L’assetto urbano è peculiare poiché da una parte vi sono tipiche abitazioni a schiera di origine medievale e dall'altra sorgono le costruzioni moderne. Il Castello detto la Rocca domina tutto il paese e risale all'XI secolo. L’edificio, costituito da più corpi di fabbrica addossati, tradisce con chiarezza le diverse fasi costruttive, anche se non è facile distinguerle. Nel corso del XVII secolo fu inglobata nel Castello la Parrocchiale dell'Assunta, che nonostante le innumerevoli ristrutturazioni cui è stata sottoposta conserva ancora lo stile rinascimentale. All'interno si conserva una pregevole tela di Antoniazzo Romano. Un edificio interessante è la settecentesca Villa Aureli, dove sono raccolte diverse opere di Ludovico Prosseda, grande incisore e notevole pittore. In Piazza Roma si trova la Chiesa Vecchia, di stile romanico, che non essendo più adibita al culto è ormai destinata ad attività sociali e culturali. Il Palazzo Baronale, costruito da Marco Antonio Borghese nel 1619, quando entrò in possesso del feudo, sorge in un punto panoramico del paese ed è oggi di proprietà privata.

L’attività economica prevalente degli abitanti di Moricone è l'agricoltura, favorita non solo dalla fertilità del terreno, ma anche dalla costruzione di strutture rurali che sono state realizzate per ottimizzare il lavoro. In passato gli ulivi e le viti ricoprivano gran parte dei terreni, oggi riservati invece alla frutticolrura.

maggio

Festa di san Liberatore
Al santo, secondo un'antica tradizione, viene richiesto l'aiuto per un buon raccolto.
.  1^ decade (giorno 2 ~)

agosto

Festa patronale di Maria Santissima Assunta in Cielo
E’ la ricorrenza più attesa e si protrae per alcuni giorni durante i quali si organizzano feste, manifestazioni e attività di vario genere.
.  3^ decade (giorno 22 ~)

settembre

Festa della Madonna del Passo
Tutti i balconi del paese vengono ricoperti di teli di vari colori e si compongono tipiche filastrocche che sono poi lanciate sulla statua durante la processione.
.  giorno 8 ~

Moricone Maps Google

Morlupo

Comune Via D. Benedetti,  l – 06.90195317 - 06.901951 

Pro Loco Via Flaminia , 24 – 06.9070075 

altitudine m 207
da Roma km 32

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Borgo arroccato su uno sperone di tufo, circondato da rupi a strapiombo alla destra del Tevere, presso la Via Flaminia, Morlupo affonda le sue radici nel mito e il suo toponimo sembra riferirsi a un'antica leggenda secondo cui gli abitanti del Soratte, avendo contratto una malattia contagiosa durante dei riti religiosi, furono costretti a vivere randagi, more luporum. Secondo altre fonti, più affidabili, il toponimo deriverebbe da Mania Rapaces, la XXI legione romana che sembra fosse di stanza a Monte la Guardia, motto poi corrotto in Martii rapaces Lupi.

Numerosi reperti, venuti alla luce durante lavori agricoli nel territorio, in particolare nella località il Muraccio, attestano che già nel Paleolitico medio l'area doveva essere frequentata. Nelle vicinanze di Morlupo, inoltre, sono emerse necropoli di una certa consistenza, a conferma della sua antica fondazione, che secondo alcune fonti avrebbe avuto luogo sul sito di una delle città fortificate della vicina e potente Capena.

L’area ebbe un impulso notevole a partire dal 219 a.c., quando il censore Caio Flaminio fece aprire la via che prese il suo nome, e lungo la quale furono costruite, alla distanza media di circa 10-15 km una dall'altra, stazioni di ristoro (stationes) e luoghi di cambio dei cavalli (mutationes). Rimangono pochissime tracce legate alla presenza delle stationes sulla Via Flaminia: la più significativa è una catacomba scoperta nel 1864 al 20° miglio della via consolare, dove sorgeva la Statio ad Vogesimum, importante nodo stradale.

Una lapide dell'898 nella Parrocchiale di San Giovanni Battista costituisce il primo documento storico di epoca medievale sul paese. Una Bolla di Gregorio VII annovera, alla fine dell'XI secolo, Castrum Morlupo tra le proprietà dei monaci di San Paolo, cui si deve l'incastellamento vero e proprio. Nel XIII secolo il feudo passò agli Orsini, con successive lotte tra questi e i Colonna, che portarono alla distruzione del paese ordinata nel XV secolo da Martino V Colonna e al progressivo impoverimento e abbandono del feudo. Soltanto nella seconda metà del XVI secolo prese l'avvio un piano di espansione urbanistica con la costruzione di nuove abitazioni e la ristrutturazione del Castello e dell'antica Chiesa di San Giovanni Battista. Nel 1613 i Borghese entrarono in possesso di Morlupo e con loro l'espansione del paese fu graduale e costante nei secoli successivi.

La 'Mazzocca', nel gergo locale il borgo medievale, arroccato com'è sul colle in una posizione suggestiva rispetto all'abitato, è diventato oggetto di interesse e attrazione da parte di visitatori e artisti. Interessante è la Cappella della Madonna di Costantinopoli, inserita in un'abitazione del XIII secolo.

La Chiesa di San Giovanni Battista, di stile tardo rinascimentale, ha subito nel corso del tempo diversi restauri.

L’economia di Morlupo, un tempo prevalentemente rurale, è oggi basata su attività terziarie che gli abitanti svolgono a Roma.

gennaio Festa di sant'Antonio Abate
Stilata di carri e trattori con animali e distribuzione delle pagnottelle (tipico dolce).
.  3^ fine settimana

agosto

Palio dei Rioni
I festeggiamenti in onore dell'Assunta e dei compatroni san Rocco e santa Liberata durano tre giorni e prevedono un ricco programma religioso e non, che comprende la tradizionale processione notturna alla luce dei bengala, corse di cavalli e giochi popolari di vario genere.
.  giorno 15 ~

ottobre Sagra della salsiccia
Le tipiche salsicce morlupesi (bacione) saranno le protagoniste dell'evento. A centinaia verranno arrostite su enormi graticole e distribuite con pane casereccio e vino.
ultima domenica
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Castello Orsini sec. XIV non visitabile
Il Borgo Medievale - Grazioso ed intatto il borgo sullo sperone affacciato sulla valle
Chiesa di Santa Maria Assunta del XIV secolo

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
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Rinomati le salsicce morlupesi ed i funghi
.

Morlupo Maps Google

Nazzano

Comune Via G. Mazzini, 4 - 0765.332002

Pro Loco Via Mazzini, 4- tel. 0765.332656

altitudine m 202
da Roma km 47

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Il Comune di Nazzano è situato nel territorio delimitato dal Tevere ad est e dai Monti Cimini e Volsini ad ovest.

La gens Nantia, che forse possedeva parte di questo territorio, sarebbe all'origine del toponimo. Qualche studioso ricollega invece il nome Nazzano a quello di Civitas Sepernatium, l'antica città sede di una popolazione federata di Capena. Sono stati rinvenuti sul territorio reperti di insediamenti a partire dall'Età del Bronzo fino, quasi senza soluzione di continuità, al tardo Impero; molti di essi si riferiscono all'antica Capena. Inoltre, numerosi sono i ritrovamenti riguardanti tutto l'arco della civiltà romana.

Il primo documento che cita questa località risale al 948 e descrive Nazanus come un casale, cioè un centro amministrativo di un gruppo di terreni, il proprietario dei quali era l'Abbazia di Farfa.

Verso la fine del XII secolo, il feudatario Farulfus donò al Monastero di San Paolo il Castellum Nazanum, come indicato da una bolla papale. Sconfitto papa Pasquale II, l'imperatore Enrico V nell'anno 1122 devastò il feudo di Nazzano, oltre ad altri territori nella zona; questo fatto costituisce il motivo dell'ipotesi sulla distruzione del Castello originario, che era stato fatto costruire da papa Innocenzo III.

Su un documento del 1332 compare già il nome de Sabellis, che farebbe supporre la presenza della famiglia nell'area di Nazzano. Di sicuro, la loro giurisdizione risale al 1425, come emerge da un documento redatto da papa Martino V, riguardo al privilegio concesso a Battista Savelli sul diritto alla riscossione del pedaggio per l'attraversamento del Tevere dal porto di Nazzano.

A causa dei violenti contrasti, occorsi in seguito tra i Savelli e i monaci di San Paolo, la Santa Sede si appropriò del feudo, confiscandolo verso la metà del XV secolo. Caduta Costantinopoli, papa Callisto III volle finanziare una Crociata e vendette, dunque, Nazzano al Monastero di San Paolo.

La parte più antica del paese è abbarbicata attorno alla Fortezza (detta Rocca o Castello), che offre l'unico accesso al borgo, risalente al XII secolo attraverso 'l'arco del Forno'. Il centro storico ha in realtà una sola strada che, con un percorso a spirale, giunge fino alla parte più elevata.

La Fortezza presenta una mole imponente, dove sono distinguibili le ristrutturazioni avvenute nel XIII e XV secolo. Con le due torri, strategicamente ben congegnate, il Castello era ben difeso e la Valle del Tevere sorvegliata efficacemente. Oggi il Castello di Nazzano è concesso in affitto.

La Chiesa di Sant'Antimo si trova nei pressi del paese e la sua esistenza è comprovata almeno dall'anno 952, grazie ad un registro matrimoniale. La ristrutturazione risale al tardo Medioevo, ma molti sono stati, anche in seguito, i rimaneggiamenti. Gli affreschi della chiesa sono da attribuirsi ad Antoniazzo Romano o alla scuola umbra. Le colonne di granito presenti all'interno dell'edificio provengono forse da un preesistente Tempio romano, dedicato alla dea Feronia.

Dal 1979 la zona di 700 ettari, circostante il cosiddetto 'Lago di Nazzano' (che in realtà è solo un allargamento del Tevere, formato da una diga) costituisce la Riserva naturale Tevere-Farfa.

gennaio

Sant’Antonio Abate
Manifestazione e benedizione degli animali.
.  3^ domenica

aprile

Sagra delle pappardelle al cinghiale
Pasta rigorosamente fatta in casa e da assaporare sia condite con il ragu' di cinghiale che con quello classico. Stand e musica in piazza.
giorno 25

maggio

Festa di Sant'Antimo, patrono
La sera del 10 una processione parte dal paese per salire alla Chiesa dedicata al santo, fuori dall'abitato; da qui la statua che lo raffigura viene condotta nella Parrocchia del paese. L'11, ricorrenza della decapitazione di sant'Antimo, hanno luogo, nel paese addobbato a festa, vari eventi sacri e profani. La mattina del 12 la statua è portata in processione per tutto il paese e viene benedetto il territorio. In serata, la statua è consegnata al festarolo (che la custodisce fino a ottobre, quando un'altra solenne processione la riconduce nella sua dimora abituale fuori dalle mura). La festa si conclude con spettacolari fuochi d'artificio che illuminano la notte.
.  1^ decade (giorni 10, 11, 12 ~)

dicembre

Natale con noi
Il giorno 8 iniziano le manifestazioni dedicate alle festività natalizie. L'appuntamento e' nella piazza principale del paese per assistere all'accensione del tradizionale albero rallegrati dalle note della locale banda musicale; si prosegue con un assaggi tipici a base di pizza tipica ripiena di verdura (falloni), bruschette con olio nuovo, caldarroste, pizze fritte, crepes e vin brule'.
I festeggiamenti proseguono fino all'Epifania con tombolate in dialetto, spettacoli teatrali e musicali, con momenti pensati appositamente per i più piccoli, e si concludono con scenografici spettacoli pirotecnici. Durante tutto il periodo natalizio nel vecchio Oratorio è possibile visitare il caratteristico presepe che da oltre 50 anni mette in scena la natività negli scorci più suggestivi del paese, riprodotti fedelmente da alcuni "artisti" nazzanesi. Info: Associazione Proloco Nazzano - proloconazzano@gmail.com

ricorrenze

Carnevale
Sfilata di carri allegorici

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Il borgo - Vero e proprio monumento è la struttura urbanistica a spirale "del borgo":  un'unica strada che sale con andamento elicoidale e sulla quale si affacciano tutte le case, fino al castello.
Il Castello - Nel '400 appartenne ai  Savelli. Attualmente è una struttura privata. All'interno affreschi del XV secolo.
Chiesa di Sant'Antimio - Di epoca medievale.
Museo del fiume - Documenti che testimoniano la vita sul Tevere nel corso dei tempi. Visitabile la domenica. Orario l 0.00 - 13.00 / 15.00 -18.00.  Tel. 0335.6880515

Riserva Naturale Tevere Farfa  -  0765.30271
Nella media valle del Tevere, si estende la Riserva Naturale Tevere Farfa, una tra le piu' interessanti zone umide nazionali, nonche' prima area protetta istituita dalla regione Lazio. Il territorio e' caratterizzato da un bacino lacustre artificiale con zone paludose, creatosi in seguito alla costruzione di una diga di sbarramento per la produzione di energia elettrica. Le evidenze geologiche presenti nell'area sono costituite da ghiaie, sabbie e argille nonche' da formazioni tufacee originate dall'attivita' dei  vulcani sabatini. L'elemento che caratterizza il paesaggio della riserva e' rappresentato dalla vegetazione riparale, tipica delle zone umide e dalla fauna a queste connessa

Da visitare

- Le ampie zone di canneto, un ambiente di grande interesse naturalistico, non fosse altro che per il fatto che vi si rifugiano tantissimi uccelli, parecchi dei quali vi costruiscono il nido.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
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Fettuccine al sugo di  "regagli"  (interiora del pollo)
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Nazzano Maps Google

SOSTA CAMPER

Nemi

Municipio  Piazza Municipio, 1  -  06.93680001

Bandiera Arancione

altitudine m 521
da Roma km 33

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A picco sulla costa nord-orientale dell'omonimo lago, adagiato su uno sperone di pietra lavica dei Colli Albani e immerso in boschi di lecci e castagni, sorge Nemi, il più piccolo dei Castelli Romani. I resti di una necropoli, rinvenuti in località San Nicola nel 1884, testimoniano che nella zona vi erano insediamenti umani già in età protostorica. È stata attribuita al periodo arcaico la parte più ampia di tale necropoli, costituita da pietre tombali di forme diverse, mentre l'altra parte risale all'epoca cristiana (V e VI secolo) ed è costituita da cassoni ricavati nel terreno e ricoperti con tegole e lastre di marmo.

Il toponimo deriva dal latino nemus (bosco sacro), e dal verbo greco nemo (pascolo), poi abito e ancora, con successiva e ulteriore estensione, governo il territorio in cui vivo (nomos - legge). In età classica la località intorno al lago di Nemi era sacra a Diana, che vi aveva un santuario veneratissimo.

Nel IV secolo Nemi divenne una masseria, capace di produrre nelle sue vigne e nei suoi frutteti una quantità di frutta sufficiente a soddisfare le esigenze di tutta Roma. Nel Medioevo sorse il primo nucleo del Castello, che divenne feudo dei conti di Tuscolo; questi promossero la costruzione delle mura di cinta e di una conserva d'acqua.

Dalla bolla di Celestino In del 1191, in cui Nemi compare con l'appellativo di castrum, apprendiamo che Eugenio III, intorno alla metà del XII secolo, assegnò il feudo ai monaci cistercensi, i quali si adoperarono per fortificarlo ulteriormente. Passato ai Colonna come famiglia discendente dei conti di Tuscolo, il possedimento fu poi confiscato da Bonifacio VIII (1294-1303) e concesso a Orso Orsini. Fra alterne vicende, nel 1901 Nemi entrò in possesso del principe Enrico Ruspoli che ristrutturò pesantemente il borgo.

L’abitato è situato in parte intorno al Castello Orsini (oggi proprietà della principessa Maria Theresa Berry Ruspoli), la cui notevole mole domina i dintorni, e in parte lungo le soleggiate pendi ci con le caratteristiche colture di fiori e di fragole. Sulla facciata del Castello sono incastonati i simboli araldici delle famiglie che si sono alternate nel suo possesso. Una lapide con alcuni versi dedicati a Nemi ricorda il soggiorno di Lord Byron nella cittadina.

Di un certo interesse è la Chiesa di Santa Maria dell'Assunta, detta anche 'del Pozzo', costruita nel 1637, dove si può ammirare un trittico del XVI secolo attribuito ad Antoniazzo Romano.

Il Santuario del Crocifisso (scolpito in legno e a cui vengono attribuiti numerosi miracoli), si trova all'ingresso del paese.

Il Lago di Nemi (1,67 kmq), di forma ovale e con sponde acclivi, occupa il fondo di due antichi crateri vulcanici fusi a causa del franamento delle sponde contigue. Già nel Rinascimento era nota l'esistenza in fondo al lago di due navi romane sommerse e Leon Battista Alberti nel 1446-47 fece il primo tentativo di recupero. Tra il 1928 e il 1931 Guido Ucelli poté attuare il progetto di abbassare il livello del lago e tirare in secco i due scafi che furono ospitati in un Museo costruito appositamente sulla riva fino al 1944 quando soldati tedeschi lo incendiarono e le navi andarono distrutte.

L’economia del paese si basa tuttora largamente sulla coltivazione di fiori e delle tipiche fragoline. La produzione di fiori in serre estremamente avanzate dal punto di vista tecnologico consente al paese di esportarli in tutta Europa. Le fragoline sono ottenute con una particolare procedura: le piantine vengono raccolte nei boschi appena nate e quindi messe a dimora in luoghi appositamente predisposti.

maggio

Festa dei santi Filippo e Giacomo
La concomitanza con la festa dei lavoratori ne fa una solennità dal duplice significato. Dopo la Messa si svolge la processione, alla quale partecipano autorità civili e religiose e che, dopo aver percorso le vie del paese, sosta presso il lago e implora al cielo la benedizione sui campi.
.  giorno 1

giugno

Sagra delle fragole  ( e Mostra dei fiori)
I golosi della frutta di stagione possono trascorrere uno straordinario fine settimana grazie a questo appuntamento in una località alle porte della capitale e specchiata sull'omonimo lago. Fragole, ma anche ciliegie, offrono l'occasione per un'autentica scorpacciata. Riprendendo una antica festa pagana propiziatrice di abbondanti raccolti, la sagra nasce nel 1922: nel giorno di festa, dopo la messa solenne, si svolge la sfilata delle fragole, ovvero le donne e le ragazze del paese abbigliate con il costume d’epoca delle contadine. Poi, per tutto il giorno, spettacoli folcloristici in piazza, bande e, nel pomeriggio, la distribuzione gratuita dei cestini di fragole. Infine, la sera spettacolo pirotecnico sul lago.  Da non dimenticare la grande mostra di fiori, negli angoli più caratteristici del paese. Info tel. 06.9365011.
.  1^ e 2^ domenica

luglio

Novecento in Tavola
Un fine settimana con i frutti di bosco, il pane appena sfornato, il miele, i salumi e le animazioni teatrali.  Info 06.9368001.
.  
1^ decade
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Le fragoline  di Nemi
Dolci e tenerissime, sono le specialita' della cittadina affacciata sul lago omonimo.

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Nerola

Municipio  Corso Umberto I, 15  -  0774.683003

altitudine m 453
da Roma km 48

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Posto su un colle coltivato a olivi e a viti, non lontano dalla Via Salaria, sulla linea Roma-Orte, Nerola è collocato quasi al confine tra le province di Roma e di Rieti. La collina sulla quale è sorto l'abitato guarda da una parte la Valle di Montorio Romano e dall'altra si proietta lungo il declivio che raggiunge il Tevere.

Il toponimo Nerola deriva secondo varie fonti da un termine di origine sabina, nerio, che indicherebbe la forza e il coraggio.

Con ogni probabilità il borgo ebbe origine dalla fortificazione che all'inizio dell'XI secolo risultava già edificata sulla sommità del colle: un atto del 1062 parla, infatti, di un castrum Nerolae. Il precoce incastellamento fu causato probabilmente dalle continue incursioni che i Saraceni compivano con intensità in tutto il territorio circostante.

Nel 972 fu concessa in feudo al conte Benedetto de' Crescenzi tutta la zona al centro della quale sorge oggi Nerola, con l'obbligo di difenderla dalle scorrerie saracene. E probabile che sia stato proprio il conte a realizzare il Castello, intorno al quale gradualmente si formò un borgo che in origine era costituito da case di legno, sostituite in una fase successiva da strutture abitative più solide e resistenti, fatte di sassi e di malta. Ma ben presto il piccolo agglomerato urbano fu pesantemente danneggiato da altri incursori, in modo particolare dai Normanni.

Nei secoli successivi il borgo entrò a far parte del patrimonio della Camera Apostolica ed ebbe anche un orgoglioso intermezzo di autonomia comunale. Il periodo di libertà, tuttavia, durò pochissimo poiché il Castello venne concesso in feudo a una famiglia di origine genovese, i Montenigro, che ne resse le sorti per alcuni decenni.

Bonifacio VIII alla fine del XIII secolo incluse Nerola e il suo territorio tra le località che furono concesse in Sabina a Francesco Orsini. Furono proprio gli Orsini a modificare in maniera significativa tutta l'architettura del Castello e ad aprire, nella cinta muraria entro la quale era sorto il borgo, due porte attraverso le quali era possibile accedervi.

Il Castello, che ancora domina con la sua mole imponente l'abitato di Nerola, esercitava dunque una funzione di controllo e avvistamento di tutto il territorio, e fece parte con ogni probabilità della rete di vedette che, partendo dalle torri di controllo poste sulla costa tirrenica, segnalava ai borghi dell'entro terra eventuali pericoli, dei quali veniva quindi avvertita tempestivamente Roma. La segnalazione era effettuata con fumate di vari colori e con sbandieramenti, di giorno, con una particolare disposizione di fiaccole, di notte.

La presenza di un'istituzione benefica a favore dei numerosi pellegrini che transitavano nella località per raggiungere Roma attraverso la Via Salaria, l'Ospedale dei pellegrini, dimostra che Nerola mantenne una riconosciuta posizione di rilievo nel corso dei secoli.

All'inizio del XX secolo il suo territorio venne espropriato e aggiudicato alla Banca d'Italia in forza di una sentenza del Tribunale di Roma con la quale l’Istituto di Palazzo Koch subentrò alla famiglia Colonna di Sciarra: ciò a testimonianza del prestigio di cui Nerola godeva anche a quell' epoca.

Attualmente, il piccolo Comune basa la propria economia prevalentemente sull'olivocoltura, che ha origini antichissime. L’olio qui prodotto è di qualità particolarmente pregiata grazie alle particolari caratteristiche climatiche della zona e al terreno calcareo.

Con un decreto del Ministero delle Risorse agricole, alimentari e forestali del 1995, l'olio di Nerola, come tutto quello che viene prodotto in Sabina, ha ottenuto il riconoscimento della denominazione di origine controllata (DOC-Sabina) e quello, nell'ambito della Unione Europea, della denominazione di origine protetta (DOP-Sabina).

aprile

Festa patronale di san Giorgio
Nell'occasione numerosi venditori ambulanti danno vita a una suggestiva fiera con la processione per le vie del paese.
.  3^ decade (giorno 23 ~)

agosto

Ferragosto nerolese
Prevede numerosi appuntamenti sacri e profani, tra i quali particolare rilievo assumono la Festa di san Rocco e la Sagra dell'olio d'oliva, prodotto tipico di Nerola; quest'ultima manifestazione prevede la degustazione della bruschetta in piazza.
.  giorno 15

dicembre

Immacolata Concezione
Alla festività religiosa è abbinata una tipica fiera paesana.
.  giorno 8

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Nettuno

Municipio  Viale G. Matteotti, 37  -  06.988891
altitudine m 11
da Roma km 60
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Cittadina sulla costa del Tirreno a est di Anzio, costituisce con questa praticamente un unico agglomerato. La costa è formata da una particolare roccia sedimentaria, il 'macco', che a contatto con l'acqua marina si ricopre di una sorta di pellicola che la protegge nel corso del tempo dall'erosione degli agenti atmosferici. I reperti archeologi ci provenienti dall'interno delle grotte situate lungo il litorale attestano la presenza di insediamenti umani già in epoca paleolitica.

Forse d'origine volsca, la città prese il nome da un antico tempio dedicato a Nettuno, costruito sullo scoglio più alto della zona, tra fitti boschi di oleastri, le piante sacre al dio del mare, e subì, nel corso dei secoli, frequenti e pesanti invasioni ad opera dei Saraceni. Sul fondo del mare sono visibili, durante la bassa marea, i resti di un'antica città, sprofondata, come altri centri costieri, a causa dei movimenti tellurici combinati con l'attività dei vulcani sottomarini. Potrebbe trattarsi di Neptunia, la città che era stata costruita lungo la costa, proprio nel punto da cui il Tempio di Nettuno era più nitidamente visibile e che venne poi dimenticata.

Dopo la caduta dell'Impero romano la città di Antium, che era stata un punto di riferimento per i Volsci, venne distrutta dai Goti e fu così che i profughi ripararono sul promontorio dove sorgeva il Tempio di Nettuno, o quel che ne restava. Era un posto sicuro, così alto com'era, e vi costruirono un castello fortificato. Nell'845 altre invasioni e scorrerie devastarono pesantemente il territorio. Erano sempre i Saraceni e, curiosamente, le donne degli invasori, rimaste sole, si rifugiarono con i loro figli nel Castello conservando e tramandando le loro tradizioni.

Nel 1163 Nettuno era un possedimento dei monaci di Grottaferrata, ma Tolomeo II conte di Tuscolo riuscì a impadronirsene. Da un documento di quel periodo risulta che la popolazione coltivava il terreno prevalentemente a cereali e che il feudo veniva considerato 'il granaio del Lazio'. Alla fine del XII secolo Giovanni Gaetano Orsini entrò in possesso di Nettuno e fu la sua famiglia ad ampliare il nucleo abitativo e a proteggerlo con mura di cinta dotate di otto torri. Quindi il possedimento passò ai Frangipane e nel XV secolo ai Colonna, grazie ai quali furono effettuati ulteriori lavori di fortificazione, che accrebbero la sicurezza del Castello. Gli Orsini, tuttavia, non si rassegnavano a perdere Nettuno e, durante il pontificato di Alessandro VI, Virgilio Orsini invase le terre dei Colonna che però, con l'aiuto dei Nettunesi, riuscirono a respingere l'attacco. Nel 1501 il Papa, fortemente contrariato per la sconfitta subita, emanò una bolla con cui confiscò i territori e i beni dei Colonna per donarli ai suoi familiari: Cesare Borgia divenne così signore di Nettuno. Giulio II reintegrò i Colonna come signori della città:

Pompeo prese possesso del territorio di Nettuno, che poi, divenuto cardinale, passò al fratello Ascanio. In seguito a tensioni con il Papato, i Colonna furono nuovamente privati del feudo, che passò ai Carafa per breve tempo. Quando ne rientrarono in possesso, i Colonna si dedicarono a opere di ristrutturazione e costruirono nuove mura di cinta.

Terminato il dominio dei Colonna, nel 1594 Nettuno passò direttamente alla Chiesa e gli abitanti sperarono invano che il Papa si adoperasse per migliorare le loro condizioni economiche. Nel 1656 una terribile epidemia di peste flagellò la città e, nel tentativo di fermare il contagio, furono bruciati libri, documenti e registri, e fu adottata una disciplina rigidissima con severe norme di igiene e isolamento. Solo durante il pontificato di Innocenzo X, iniziato nel 1664, i Nettunesi cominciarono a vedere qualche miglioramento nella loro situazione, avendo il Papa emanato ordini severi contro angherie e soprusi.

Nel 1697 papa Innocenzo XII, a causa delle continue pressioni della popolazione di Nettuno, decise di realizzare un progetto, promesso alla città da Clemente VIII nel 1594 e relativo alla ricostruzione del porto neroniano. I Nettunesi parteciparono ai lavori e alle spese, ma grande fu la loro delusione quando si resero conto che, oltre ad aver speso molto più del previsto, il nuovo porto innocenziano di Anzio era spesso soggetto a insabbiamenti. Inoltre, essi non riuscirono a ottenere nessun diritto speciale, neanche il permesso di vendere il loro pesce, dall'amministrazione di Anzio alla quale si trovarono assoggettati.

Fino all'inizio del XIX secolo tutto quel tratto di costa continuò a essere infestato da frequenti scorrerie dei pirati turchi. Nel 1827 venne istituito il Comune di Nettuno e Porto d'Anzio. Dopo i moti rivoluzionari del 1831 papa Gregorio XVI chiese aiuto agli Austriaci, che stabilirono dei presidi anche a Nettuno, ma i problemi e le difficoltà che subito sorsero lo indussero a vendere la città alla famiglia Borghese.

L’unione dei due Comuni di Nettuno e Anzio fu sancita dal governo fascista con il nome di Nettunia e durò fino al 1945. Qualche giorno dopo l'armistizio fra l'Italia e le potenze alleate, i Tedeschi, impadronitisi di Nettuno, ne ordinarono lo sgombero con la minaccia della pena di morte per i disobbedienti. I Nettunesi si dispersero nelle campagne circostanti e nella pineta della Campana, mentre gli alleati organizzavano lo sbarco ad Anzio per liberare la città. Dopo la fine della guerra gli abitanti di Anzio tornarono nella loro città e iniziarono i lavori di ricostruzione, tra i quali è degno di particolare menzione il nuovo acquedotto di Carano, alimentato dalle sorgenti scoperte nel 1929 dai fratelli Scavizzi. Qualche anno più tardi iniziarono i lavori per la costruzione dell'attuale porto turistico.

L’antico abitato, al cui centro si trovava la Rocca, è oggi la parte più caratteristica della città, con vicoli stretti e tortuosi. Al di fuori di questo perimetro si trova la Fortezza, eretta da Antonio Giamberti da Sangallo per Alessandro VI, notevole esempio di architettura militare del XVI secolo. Nella moderna Chiesa dei salesiani si conserva una bella Madonna lignea bavarese del XVI secolo. Nel borgo vi sono anche austeri palazzi come quello baronale che si affaccia su Piazza Marconi, con il grande stemma degli Orsini accanto al portone, e il Palazzo Pamphi1j, costruito nel 1650 da Camillo Pamphilj e oggi noto come Palazzo Borghese. Di un certo interesse è la Collegiata di San Giovanni Battista ed Evangelista, costruita nel 1748 in sostituzione dell'antica chiesa che sorgeva sulle rovine del Tempio di Nettuno.

Alla parte vecchia di Nettuno si è aggiunta, negli ultimi decenni, una zona di espansione lungo il mare, in relazione allo sviluppo della cittadina come centro balneare. Notevole è il porto turistico Marina di Nettuno, che ha realizzato l'antica aspirazione dei Nettunesi di avere un proprio luogo di approdo. A memoria dei tragici eventi della Seconda guerra mondiale l'American Cemetery and Memorial ospita nei suoi giardini 7862 caduti e il Museo dello sbarco alleato raccoglie fotografie d'epoca e vario materiale bellico.

Nettuno è anche centro agricolo, industriale (ospita stabilimenti per la trasformazione dei prodotti agricoli e la conservazione del pesce, vetrerie e mobilifici) e commerciale. Il Comune include anche il comprensorio di Torre Astura, una distesa di spiaggia deserta che si estende per una decina di chilometri, ricoperta da rigogliosa vegetazione, su cui spiccano il castello e i resti di un' antica villa romana.

maggio

Festa della Madonna delle Grazie
La patrona della cittadina si celebra con una solenne - processione aperta da otto ragazze (le cosiddette 'priore') vestite con lo splendido costume tradizionale nettunese -, che si reca alla Collegiata di San Giovanni. Dal Santuario la statua della Madonna, coperta d'oro e gioielli, viene trasportata in trono, sotto un tunnel di luci, fino alla chiesa, dove rimane otto giorni esposta alla venerazione dei fedeli.
.  1° fine settimana

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
Mostra mercato di artigianato, antiquariato, rigatteria
Lungomare Matteotti, ore 8,00 - 20,00.
.  4^ domenica del mese
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Riserva Naturale Villa Borghese di Nettuno - 06.67663301
Villa storica situata al centro del comune di Nettuno, immersa in un grande parco con alberi secolari di leccio, sughera e pino domestico abbinati a macchia mediterranea. La costruzione principale, posizionata su una altura di fronte al mare, e' circondata dal giardino all'italiana e dall'aranceto.

Nettuno Maps Google

Olevano Romano

Comune  Via del Municipio, 1 -  06.9563191  /  953021

altitudine m 571
da Roma km 56

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Su una pendice dei Monti Prenestini sorge Olevano Romano, frequentato luogo di villeggiatura, che ha attratto nel tempo soprattutto i viaggiatori stranieri e in particolare i Tedeschi, che scoprirono questa località attraverso un pittore tirolese, Koch. Ancora oggi il bosco di querce detto 'della Serpentara', che circonda l'abitato, appartiene alla Repubblica Federale Tedesca, poiché furono numerosi nel tempo gli ospiti provenienti dalla Germania: Gregorovius, Goethe, Mommsen.

Secondo diverse fonti anche il celebre illustratore dell'Inferno dantesco, Gustav Doré, si sarebbe ispirato al bosco della Serpentara per i suoi celeberrimi disegni. Il paese sorge in una zona al confine tra le province di Roma e quella di Frosinone, ubicato su un'altura fra i Monti Prenestini, Lepini ed Ernici che ne incorniciano il territorio.

Fin dall'epoca romana vi sono reperti riferibili all'antica popolazione degli Equi, immigrata nel Lazio tra il VI e il V secolo a.c. attraverso la Valle dell'Aniene. Diverse sono le ipotesi sulla derivazione del toponimo Olevano. E probabile che un'influenza determinante abbiano avuto le innumerevoli piante di olivo presenti nella zona. Una pianta figura anche nello stemma comunale con la sigla SPQR che testimonia l'antica protezione che i Romani riservavano al paese. In tarda età imperiale il territorio apparteneva alla nobile famiglia Olibria; dal VI secolo fu possesso dei benedettini, dai quali passò alla famiglia Frangipane, poi agli Orsini, ai Colonna e finalmente ai Borghese, che vi esercitarono giurisdizione feudale sino al 1816. L’ultimo signore di Olevano fu il principe Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte. Nel 1849 Garibaldi sostò a Olevano e fu ritratto dal pittore svizzero Carlo Knebel.

Nonostante i notevoli danni causati alla cittadina dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale, Olevano conserva ancora un tratto di mura ciclopiche, chiamate le 'difese', e alcune abitazioni medievali addossate alle mura che si susseguono fino a raggiungere quello che rimane dell'antico Castello Colonna. Si ha l'idea di un piccolo borgo sopravvissuto e da un punto di vista architettonico è questa, naturalmente, la parte più bella del paese. Vicino al Castello Colonna sorge la suggestiva Chiesa di Santa Maria di Corte.

L’agglomerato urbano, che si formò intorno alla metà del XVIII secolo, fu edificato intorno alla Chiesa di San Rocco, al di fuori delle mura del borgo medievale. Notevole appare la Chiesa di Santa Margherita, opera di Costantino Sneider, che si ispirò alla Basilica di San Paolo fuori le mura.

La viticultura e la olivocoltura rappresentano tuttora le due risorse tradizionali della cittadina, anche se negli ultimi anni si è registrato un incremento di attività commerciali e produttive. Il Cesanese di Olevano è la qualità di vitigno maggiormente coltivata nella zona e permette di produrre mediamente 1900 hl di vino all'anno, che derivano dall'attività di circa 300 produttori.

marzo Madonna di Collemaggio
Parte dal paese nel tardo pomeriggio un pellegrinaggio con fiaccolata fino al Santuario, una suggestiva manifestazione religiosa cara agli paesani. Si racconta che durante un inverno freddissimo pascolava le sue pecore nella piana di Colle di Maggio una pastorella muta e quasi sorda. All’improvviso le apparve una splendida Madonna che le ordino' di andare in paese a riferire quanto aveva visto. Dopo il solito momento di incredulita' la ragazza, che aveva riacquistato la voce, fu creduta e tutto il paese corse sul colle dove era fiorito in mezzo al gelo un cespuglio di rose, Fu allora costruito sul posto un piccolo e semplice santuario al quale affluirono pellegrini di ogni paese. La processione si organizza la domenica più vicina al 25 marzo, data della traslazione (1639) di un dipinto della Vergine col Bambino, pregevole opera bizantineggiante del XIV secolo, dalla chiesina di Sant’Anna nella nuova chiesa.
.  domenica piu' vicina al 25
 maggio   giugno
fine       inizio

Festa dei Pellegrini
Si raggiunge Olevano dal Santuario della Santissima di Valle Pietra.

luglio

Festa patronale di santa Margherita d'Antiochia
La santa mantiene il ruolo di protettrice della città, anche se la Chiesa ne ha cancellato il nome dal calendario liturgico nel 1970, per mancanza di una sufficiente documentazione storica. Un corteo storico e la ricostruzione della vita antica del paese hanno luogo in uno scenario fantastico di canti e musica, fra giocolieri e mangiafuoco - Sagra del vino cesanese .
.  2^ decade (giorni 15 ÷ 23 ~)

agosto

Sagra del vino Cesanese
Si degusta l'ottimo vino locale e si assiste alla sfilata di carri allegorici .
ultima settimana

ottobre

Sagra dell'uva e festa in onore della Madonna del Rosario
1^ domenica

Olevano Romano Maps Google

Palestrina

Municipio  Via del Tempio, 1  - 06.953021 Pro Loco  Piazza Santa Marta degli Angeli - 06.9573176

altitudine m 450
da Roma km 38

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In provincia di Roma, situata su uno sperone dei Monti Prenestini, fra questi e i Colli Albani, affacciata sulla campagna romana con una perfetta visibilità delle antiche vie di transito (Via Latina e Via Labicana), Palestrina si trova fra Roma, la Valle del Sacco e il mare.

Il suo collegamento con la Capitale è la Via Prenestina, che nell'ultimo tratto prende il nome di Pedemontana.

La città, assecondando la naturale tendenza del terreno, si è sviluppata per terrazzamenti sui resti del tempio antico. Il centro storico è diviso in più ripiani che costituivano l'antico borgo medievale.

Il toponimo deriva direttamente da quello della città che occupava il territorio in epoca romana, Praeneste, forse dal greco prinos (leccio), albero molto diffuso nel territorio. Nel Medioevo la città si chiamò Civitas Prenestina, poi Pelestrina e quindi Palestrina. Secondo la leggenda fu fondata da Ceculo, figlio di Vulcano, che combatté contro Enea, o forse da Telegono, figlio di Ulisse e della maga Circe, al quale era stato predetto che avrebbe fondato una città nel luogo dove avesse visto danzare uomini con corone di foglie. Comunque sia, Praeneste fu una delle città più antiche del Lazio. Gli scarsi reperti sono tuttavia sufficienti a far ritenere che insediamenti siano stati presenti già nell'Età del Ferro nella zona dove poi sarebbe sorta la città. Praeneste era già fiorente nell'VIII secolo a. C. e fece parte della Lega delle trenta città latine fino al 499 a.c., quando decise di unirsi a Roma. Dopo l'invasione gallica, ebbero inizio ostilità e conflitti contro Roma, dalla quale Praeneste fu definitivamente soggiogata nel 338 a.c. Nella guerra civile, la città parteggiò per Mario (il giovane), e Silia nell'82 a.c. si vendicò distruggendola completamente (salvò soltanto il celeberrimo Tempio della Fortuna) e ne fece una colonia militare. In seguito riedificò Praeneste fuori dalle vecchie mura, nell'area attualmente situata fra il Ponte Spedalato, la Contrada Colombella, il Ponte Sardoni e Via degli Arconi, facendone una delle più splendide città dell'Impero. Tiberio le avrebbe poi restituito anche il rango di municipium.

Durante il Medioevo, Prenestina divenne feudo dei conti di Tuscolo e l'atto di infeudazione, datato al 970, a opera di papa Giovanni XIII in favore di sua sorella Stefania dei conti di Tuscolo, costituisce il primo documento storico ufficiale riferito alla città. Fu poi il turno della famiglia Colonna e la città divenne oggetto di aspre contese fra la nobile casata e la Santa Sede, poiché il possesso di questa città era fondamentale per la difesa di Roma.

Nel 1297 papa Bonifacio VIII, secondo il quale la donazione fatta da Giovanni XIII doveva avere un valore limitato nel tempo, scomunicò i Colonna che si ostinavano nel possesso di Prenestina, confiscò tutte le loro proprietà e la fece distruggere. La città risorse dalle rovine nel 1306 con gli aiuti e il favore di Clemente V (che nei decenni successivi concesse ai Colonna di fame nuovamente il loro baluardo nella lotta contro Cola di Rienzo) e durante l'esilio dei papi ad Avignone. Questo breve periodo di serenità vissuto finalmente da Palestrina si interruppe quando la Curia fece ritorno a Roma e Lorenzo Colonna, signore di Palestrina, partecipò alla guerra contro Eugenio IV. Nel 1436 la città fu conquistata dal cardinale Vitelleschi per ordine del Papa e venne distrutta l'anno dopo. La popolazione fu costretta a lasciare le case e a disperdersi nei territori circostanti.

Alcuni rimasero e si ritirarono nella parte più alta, costruendosi miseri tuguri sulle macerie. Rappacificatisi infine con la Chiesa, nel 1447 i Colonna ottennero nuovamente il possesso di Palestrina, che ancora una volta venne riedificata. Nel 1572 divenne un principato e nel 1630 la famiglia Barberini acquistò la città.

Il 9 maggio 1849, proprio a Palestrina, Garibaldi, nella sua difesa della Repubblica Romana, vinse contro le truppe di Ferdinando II di Borbone.

L’antico nucleo abitativo si estendeva sul pendio del colle esattamente come la città moderna e l'acropoli era sulla cima di Castel San Pietro, con mura di tipo ciclopico che circondavano l'area abitata. Numerosi antichi scrittori e studiosi si sono occupati del Tempio della dea Fortuna di cui parla Cicerone nel suo De Divinatione. La leggenda attribuiva a un certo Numerio Suffucio il ritrovamento delle sortes, tavolette di legno con impressi i segni di antiche lettere, che diedero origine al santuario oracolare della Fortuna Primigenia, i cui resti sono stati ritrovati dopo le distruzioni causate dai bombardamenti del 1944 e naturalmente sono immediatamente diventati oggetto di esplorazione archeologica, studio e restauro. Il Santuario è diviso in due parti distinte: una inferiore, meglio preservata, e una superiore. Nella parte inferiore si trovano l'antro delle sorti e una sala absidata, collegati a un ambiente porticato. Quello sarebbe stato, secondo la tradizione, il luogo sacro dove si svolgevano l'estrazione delle lettere da parte di un giovanetto, che veniva prescelto per quel compito, e l'interpretazione delle stesse da parte del sortilegus, che formulava così una risposta. La parte superiore si estendeva dall'attuale via del Borgo fino al Palazzo Baronale.

Il dislivello di 16 metri fra i due complessi veniva probabilmente superato da rampe ascendenti che sono poi scomparse. Di pianta piramidale, il tempio si estendeva su tutta la superficie del colle che oggi è occupata dalla città. La terrazza superiore era divisa in due da una scalinata centrale. Nel Santuario inferiore fu trovato nel XVII secolo il celebre mosaico policromo del Nilo, uno dei più belli dell'antichità, che ha dato luogo a non poche interpretazioni per la complessità delle scene che raffigura. Dal 1956 l'edificio ospita il Museo Nazionale Archeologico Prenestino, dove sono esposte sculture ed epigrafi marmoree, una statua, piuttosto mal conservata, della dea Fortuna di scuola rodiese, busti funerari risalenti al IV-II secolo a.c., specchi bronzei e vasi in metallo o in legno (ciste) di forma cilindrica, incisi con figure e muniti di coperchi.

Il Palazzo Colonna Barberini, con affreschi degli Zuccari nella parte adibita a Museo, costruito originariamente dai Colonna, venne distrutto e ricostruito interamente da Stefano Colonna e dal figlio Francesco, architetto, che volle rendere accessibile il Palazzo attraverso una via carrozzabile. Nel 1630, quando il feudo passò ai Barberini, furono aggiunti l'altana e l'attuale vestibolo dove il cardinale Francesco Barberini collocò lo splendido mosaico oggi custodito nel museo. Nell'attigua Chiesa di Santa Rosalia si trovava la Pietà attribuita a Michelangelo, trasferita nel 1938 a Firenze nella Galleria dell'Accademia. Di antichissime origini è la Cattedrale di Sant'Agapito, usata come chiesa cristiana fin dal IX secolo e costruita probabilmente su un tempio pagano. La cattedrale è stata ampliata nel corso del tempo e più volte restaurata; il campanile, di stile romanico, risale al XII secolo, mentre il portale in marmo con gli stemmi dei Della Rovere e dei Colonna è del XV secolo e la loggia delle benedizioni della prima metà del XIX secolo.

L’economia di Palestrina ha una tradizione legata all'artigianato del ricamo e alla lavorazione del rame. Il turismo è piuttosto sviluppato.

marzo

Focaracci di san Giuseppe
E la rievocazione di un antico rito pagano: cataste di legna, su cui si infigge un palo che reca l'immagine del santo, bruciano al tramonto del giorno della festa sino a notte inoltrata.
.  giorno 19

giugno

Processione delle Zitelle
Nel giorno dedicato a Sant'Antonio ha luogo una caratteristica processione con la statua del Santo, alla quale partecipano tutte le ragazze del paese con un cero acceso e vestite con un abito bianco, sul quale è posta una pettorina di panno con ricamata l'immagine della Madonna del Carmine. Le donne invocano Sant'Antonio per ricevere la grazia di trovare un buon marito.
.  giorno 13

agosto

Sagra del giglietto
Prodotti tipici locali e ciambellette al vino.
.  1° fine settimana

Festa patronale di San Lorenzo
Gara fra i rioni e sfilata in costume regionale in localita' Zagarolo.
.  1^ decade

Giostra di Sant'Agapito
Comprende, oltre alle funzioni religiose, spettacoli di arte varia e il Palio e Gioco della Scifa, ovvero la contesa dei quattro rioni della città, i cui abitanti indossano costumi del Cinquecento. Mostra di artigianato e di vini.
.  2^ decade

settembre

Festa in costume
In onore della madonna dell'Aquila.
.  2^ domenica

ottobre

Sagra dell'Uva e Corsa al Fantino
In localita' Zagarolo.

ricorrenze

Pasqua – Feste e Riti
Qui si tiene una rievocazione storica estremamente teatrale. Negli scorsi anni la crocifissione era accompagnata da effetti speciali come tuoni e fulmini.

Infiorata
Processione solenne per la ricorrenza del Corpus Domini

Palestrina Maps Google

SOSTA CAMPER

Palombara Sabina

Municipio  Via Piave, 35  -  0774.66003 / 4
Palombara Sabina 0774.634872

altitudine m 372
da Roma km 37

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Nella bassa Sabina, su un colle alle falde del Monte Gennaro, massiccio calcareo che raggiunge i 1271 metri di altezza, sorge Palombara, il cui abitato è dominato dal Castello dei Savelli Torlonia, di fondazione medievale ma rimaneggiato nel XVI secolo. Il borgo antico ha una struttura concentrica che si sviluppa intorno al Castello, con una miriade di strade strette, serrate e dall'andamento curvilineo, che avevano lo scopo di renderne difficile l'espugnazione da parte dei nemici; la parte nuova dell'abitato si è formata più in basso, vicino alla piazza principale.

Il toponimo ha origine dal termine Palombara (dal latino palumbus (colombo), costruzione rurale utilizzata per l'allevamento dei colombi, molto diffusa in tutto il Lazio. Nel 1872 fu stabilito con regio decreto di aggiungere al nome di Palombara l'aggettivo Sabina.

Il sito sorge probabilmente su quello dell'antica Cameria (mentre secondo un'altra ipotesi sorgerebbe sul territorio di Regillum). Di Cameria parla Tito Livio come di una delle più antiche città latine. Quando i re furono cacciati da Roma, Cameria si schierò dalla parte dei Tarquini; conquistata dai Romani intorno al 492 a.c., fu distrutta e scomparve.

Il ritrovamento dei resti fossili del cosiddetto 'Uomo di Cretone', conservato al Museo Etnografìco Pigorini di Roma, può far ipotizzare che gli insediamenti in questa area siano di età ancora precedente.

Nel primo Medioevo l'Abbazia di Farfa aveva un'influenza quasi esclusiva sulla Sabina, ma intorno all'VIII secolo anche l'Abbazia di San Giovanni in Argenrella cominciò ad esercitare una certa autorità. Tutta l'area era infestata dai Saraceni, che nell'890 erano dediti a scorrerie di ogni tipo e che fecero di Farfa la loro base. Il fatto che sia testimoniata per quell'epoca la diffusione a Palombara del culto di san Biagio, considerato il protettore delle popolazioni minacciate dagli infedeli, confermerebbe l'ipotesi di una prolungata permanenza dei Saraceni anche in questo paese.

Una bolla di papa Giovanni XIX del 1029 contiene per la prima volta il riferimento a Columbaria, nome usato per indicare il feudo dei discendenti del duca longobardo Alberico, gli Ottaviani, che avrebbero a lungo dominato il paese e che diedero avvio alloro predominio con Giovanni de' Crescenzi Ottaviani. Essi riuscirono a guadagnarsi una certa autonomia dalla Santa Sede, tanto da farsi chiamare reguli (piccoli re), titolo che non fu adottato in nessun'altra signoria laziale, a eccezione di Palombara, la quale lo mantenne fino al 1599.

Nel XIII secolo, non è chiaro in quali circostanze, il feudo passò alla famiglia Savelli, che riuscì a estendere il suo potere fino a diventare feudataria assoluta del territorio per tutto il XIV secolo. Il Castello di Palombara vantava prestigio e notorietà che andava ben oltre i confini della città. Papi, antipapi e imperatori, tra cui Enrico IV e Federico Barbarossa, furono ospiti al Castello. La signoria dei Savelli trascinò Palombara in una serie di vicende molto spiacevoli e piuttosto violente che culminarono con la pubblica ammenda fatta a Roma da Giacomo Savelli per aver favorito la banda di Tiburzio e Valeriano di Maso, i quali con la sua complicità avevano fatto di Palombara la base per i loro delitti. Successivamente, tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, i Savelli si allearono con i Colonna contro gli Orsini e furono questi ultimi ad avere la meglio, anche se solo per un breve periodo, favoriti da papa Alessandro VI. La guerra fra papa Paolo IV, alleato dei Francesi, e gli Spagnoli del duca d'Alba coinvolse pesantemente Palombara, che venne in gran parte distrutta nel 1556. Tra alterne vicende i Savelli rientrarono in possesso di Palombara, ma nel XVII secolo il tracollo economico li costrinse a rinunciare al feudo, che passò ai Borghese. Al breve periodo di amministrazione francese (1809-1814) seguì la restaurazione pontificia nel 1816. Nel 1870 Palombara Sabina si costituì in Comune e nel 1900 venne collegata alla linea ferroviaria Roma-Sulmona.

Palombara è un centro agricolo e commerciale abbastanza attivo nella produzione di olio e frutta. Da menzionare l'industria delle acque gassate. Non trascurabile è anche l'apporto del turismo all'economia della cittadina.

Merita una visita la Collegiata di San Biagio, la cui struttura originaria risale all'XI secolo, ma che fu poi radicalmente ristrutturata. All'interno si può ammirare tra l'altro la Madonna della Neve, attribuita ad Antonio da Viterbo, pittore del XV secolo. La Chiesa dell'Annunziata, sulla via Palombarese, risale al 1507 e conserva un'Annunciazione attribuita ad Antoniazzo Romano. A 2 km dall'abitato si trova l'Abbazia di San Giovanni in Argentella, la cui esistenza è attestata già nel X secolo ma che risale nel suo complesso all' età romanica (probabilmente alla prima metà del XII secolo).

febbraio

San Biagio
Festeggiamenti in onore del protettore della gola con la tradizionale unzione della gola dei fedeli nella cattedrale e, per continuare, musica in piazza.
.  1^ domenica

maggio

Festa delle cerase
Durante il weekend si svolge una sfilata di carri allegorici letteralmente tappezzati di ciliege e fiori; inoltre saranno allestiti stand  gastronomici per un'autentica scorpacciata, spettacoli, mostre di antichi costumi e strumenti di lavoro agricoli. I festeggiamenti si concluderanno con la tradizionale disfida tra i sei rioni per chi allestisce il carro più bello.  Per informazioni 0774.66003 – 0774.63641 -0774.636462.
.  1^ decade (giorno 10 ~)

giugno

Sagra delle Cerase
Nell'occasione si tiene la tradizionale sfida tra i sei rioni: sfilano prima le ragazze con un abito tipico dell’ottocento e, dopo la premiazione del costume più bello, inizia la sfilata dei carri adornati con foglie e ciliegie. Una sfida per stabilire chi abbia allestito il carro allegorico più suggestivo. Senza dubbio una delle manifestazioni piu’ interessanti del Parco regionale dei Monti Lucretili.
.  1^ o 2^ domenica

Sagra della Perzica
In frazione Cretone si svolge una sfilata di carri allegorici tutti addobbati con succose pesche.
.  fine giugno - inizio luglio

novembre

Il Giorno di Bacco
Esposizione dei più rinomati vini del Lazio in collaborazione con l’Ass.ne “Vigne del Lazio” e l’”Arsial”, presso il Castello Savelli. Degustazione dei vini e dei prodotti gastronomici tipici della bassa Sabina. Dimostrazioni e descrizioni delle più diffuse tecniche per la produzione e la vendemmia. Laboratori di degustazione. Visite guidate al Castello Savelli (10.00/13.00 – 15.00/20.00) e all’interno del Centro Visite del Parco Regionale dei Monti Lucretili. Mostra di pittura di artisti contemporanei allestita presso la Sala delle Capriate del Castello Savelli. Visite al Castello inf. Associazione “Idee e Valori”, tel. 0774.637458
.  1^ decade

La Grande Festa dell’Olio
Presso il Castello Savelli - Inf. Comune 0774.636427.
.  ultimo fine settimana

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Parco Regionale dei Monti Lucretili - Piazza V. Veneto, 12 Palombara S. (RM) 0774.637027
L'aspetto imponente dei Monti Lucretili contrasta con il paesaggio interno, caratterizzato da rilievi di modesta altitudine, intervallati da pianori carsici e terreni a pascolo, ed interrotti dalla dorsale del Monte Pellecchia. Sui versanti piu' esposti sono fitte le formazioni di querceto misto, mentre nelle aree interne prevalgono le foreste caducifoglie. I corsi d'acqua rappresentano l'ambiente idoneo per specie come la salamandrina dagli occhiali e l'ululone dal ventre giallo. Tra i mammiferi, meritano menzione il lupo, che frequenta sporadicamente l'area, ed il gatto selvatico.

Da visitare in camper

Le foreste di faggio di Valle Cavaliera uno dei migliori esempi di bosco appenninico conservato
Il Monte Gennaro, Il Monte Pellecchia, Il Monte Serrapopolo
Il Castrum Medievale di Castiglione presso Palombara Sabina
L'Abitato di San Polo dei Cavalieri
Il volo della coppia di aquile reali nidificante nelle aree rupestri del Monte Pellecchia.

Palombara Sabina Maps Google

Percile

Municipio  Via attorno Palazzo Borghese, 8  -  0774.460557 Pro loco  0774.46020
altitudine m 575
da Roma km 57
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Immerso fra boschi e prati, Percile sorge su un dosso alla sinistra del fiume Licenza, affluente dell'Aniene, sovrastato dalla mole del Monte Cerreto della Prata. Nel 1989 è stato dichiarato parte del Parco Naturale Regionale dei Monti Lucretili. Il toponimo sembrerebbe derivare dal nome dell'antica gens Porcia, che possedeva alcuni territori in quell'area.

I ritrovamenti di resti archeologici di una certa consistenza, tra cui frammenti di trabeazione e avanzi di terme che possono essere visitati rispettivamente dietro la Chiesa di Santa Maria della Vittoria e nella zona dei laghetti al Piano degli Aselli, confermano che in epoca romana l'area era sicuramente frequentata. Altra attestazione importante proviene da un documento del 314, redatto dal biografo di papa Silvestro V, che parla proprio di un Fundus Percilianus in Territorio Sabinensi, a proposito del lascito di una proprietà.

Il primo agglomerato urbano sembrerebbe essere sorto grazie a Carlo il Calvo che, sostenuto dagli abitanti dell'area, aveva respinto l'attacco dei Saraceni nella battaglia di San Cosimato dell'856 e si era poi dedicato all'edificazione di abitazioni e strutture.

Nel 1011 Ottone, uno dei nobili più influenti del luogo, donò il feudo all'Abbazia di Farfa. La famiglia degli Orsini entrò in possesso di Percile verso la metà del XIII secolo, mantenendone la Signoria per quasi tre secoli e governando con notevole capacità, equilibrio e senso della giustizia. I signori che succedettero agli Orsini - Alessandro, Angelo e Antino Degli Atti - si distinsero, al contrario, per i soprusi e le ingiustizie di cui si macchiarono, causando nella popolazione un malcontento dilagante, che degenerò in violenti atti di rivolta e di guerriglia.

Il feudo passò poi nel XVI secolo, con un atto di vendita, a Giovan Battista Borghese, e questa famiglia governò per più di due secoli, tra qualche disputa e bega amministrativa, certo con qualche abuso, ma sostanzialmente in un clima di serenità che consentì a Percile di crescere, passando dal sistema feudatario al sistema dei liberi Comuni.

Il Risorgimento vide Percile fortemente impegnata nelle lotte per la libertà e l'indipendenza, fino a guadagnarsi un libero e democratico governo. La popolazione superava all'epoca i 1500 abitanti e le loro condizioni di vita furono notevolmente migliorate dai lavori pubblici promossi dall'Amministrazione, tra cui fondamentale fu l'installazione delle due fontane pubbliche che convogliavano l'acqua proveniente da più sorgenti e che ancora oggi funzionano, situate una in Piazza Mazzini e l'altra in Piazza Garibaldi. Sempre in quel periodo fu costruito un grande ponte a otto arcate che, scavalcando il torrente Licenza, consentiva il collegamento con la Via Tiburtina Valeria. Paradossalmente ciò ebbe l'effetto di favorire lo spopolamento di Percile, che dopo le perdite della Prima guerra mondiale subì un'ulteriore riduzione di abitanti a causa delle tante possibilità di impiego presso le fabbriche che si moltiplicavano lungo la Tiburtina Valeria.

Il paese, abbandonato completamente durante la Seconda guerra mondiale, fu saccheggiato dai Tedeschi durante la ritirata e bombardato dagli Americani, che ne distrussero gran parte del centro abitato.

Percile fu lentamente ricostruita e, dove possibile, il nucleo medievale fu restaurato e preservato, con le sue case tutte addossate le une alle altre e i vicoli stretti e tortuosi.

La Parrocchiale di Santa Lucia, edificata nel XVII secolo, domina il centro abitato con le due torri gemelle. La chiesa è stata oggetto di numerosi rifacimenti nel corso del tempo e all'interno custodisce affreschi di un certo pregio, tra i quali una Madonna del Rosario con san Domenico e santa Caterina, del 1583.

Degna di nota è la Chiesa di Santa Maria della Vittoria, la più antica del paese, che mostra in modo evidente i segni sia dell' epoca romana, alla quale risalgono un tempietto con capitelli dorici e la pavimentazione a piccoli mattoni, di età traianea, sia di quella romanica per l'arco a tutto sesto, il soffitto a capriate e la facciata con rosone centrale.

Nel territorio, alle falde del Colle Faieta, si trovano due laghetti carsici, noti come 'Lagustelli di Percile'.

Notevoli proprietà terapeutiche ha l"Acqua degli Aliucci', che sgorga nei pressi della Chiesa di Santa Maria della Vittoria.

ricorrenze

Processione del Venerdì Santo
Al calar della notte una compagnia di figuranti che impersonano i Farisei percorre lentamente le stradine tortuose del borgo, illuminate da lumi a olio e fiaccole. Segue la processione del Cristo Morto.

settembre

Festa del Santo Nome di Maria
Un enorme pallone di carta, simile a una mongolfiera, viene fatto levare in aria con appese diciotto fiaccole che, da lontano, formano una grande stella luminosa.
.  1^ domenica

ottobre Sagra della Castagna
A partire dalle 12, distribuzione di un piatto di penne, salsicce, vino e castagne. Con l'occasione si possono visitare i Lagustelli, laghetti di origine carsica appena fuori dall'abitato, e il vecchio mulino ad acqua.
.  ultima domenica
dicembre

Sagra della 'ramiccia'
Questa pasta, tagliata finissima, viene condita con sugo di castrato.
.  1^ domenica

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I lagustelli di Percile, piccoli laghi di origine carsica di notevole interesse paesaggistico e geologico.

Percile Maps Google

Pisoniano

Municipio  Piazza del Municipio, 6  -  06.9577001
altitudine m 525
da Roma km 52
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Sul versante orientale dei Monti Prenestini, a 435 m sul livello del mare, sorge Pisoniano, sovrastato dal Santuario della Mentorella, collocato a 1218 m di quota, su un dosso di quei Monti e considerato il più antico Santuario d'Italia e d'Europa. Il paese confina a nord con il territorio dei Comuni di Ciciliano e Cerreto Laziale, a est con Bellegra e Gerano, a sud con San Vito Romano e a ovest con Capranica Prenestina.

Il toponimo deriva da Vicus Pisonis, che successivamente fu modificato in Piscanum, poi in Biscianum e quindi in Pisciano. Con un decreto regio del 1871 Pisciano fu modificato in Pisoniano.

Nel territorio del Comune sono presenti i resti di una villa romana appartenente alla gens Pisonia, ramo della famiglia dei Calpurnii. A questa famiglia apparteneva anche quel Caio Calpurnio Pisone che fu tra i principali promotori della cospirazione contro l'imperatore Nerone.

Il primo agglomerato urbano prese quindi il nome di Vicus Pisonis e a seguito delle invasioni barbariche venne distrutto. Solo nel 594 compare il nuovo villaggio, come si evince dal nome Piscanum presente nell'elenco dei beni che furono donati da papa Gregorio I al Monastero di Subiaco. Appartenne dunque per alcuni secoli ai monaci sublacensi. Il toponimo castrum Pisciani appare nell'atto di conferma dei beni del Monastero redatto da Onorio III nel 1217: nel XIII secolo, dunque, il borgo doveva essersi già sviluppato sulla sommità del colle (dove si trova tuttora), naturalmente difeso dalla conformazione del terreno.

Nel 1252 il feudo faceva parte dei possedimenti di Oddone Colonna, al quale venne tolto da Bonifacio VIII nel 1294 a favore degli Orsini, per poi rientrare nella disponibilità dei Colonna dopo la morte del Papa.

Il mancato pagamento da parte degli abitanti di Pisoniano dei pesanti tributi imposti da papa Sisto IV fu all'origine delle devastazioni e dei saccheggi che il Comune subì alla fine del XV secolo per ordine del pontefice.

Nel 1563 Marcantonio Colonna, per far fronte ai debiti che aveva contratto, cedette il feudo a Domenico Massimi, che poi lo rivendette a sua volta al marchese Girolamo Theodoli.

Degna di essere visitata è la Parrocchiale di San Paolo apostolo, che è stata ricostruita all'inizio del Novecento in luogo di quella precedente considerata angusta e pericolante. L’interno a tre navate contiene una serie di stucchi e di marmi policromi che provengono dalla Chiesa di Santa Maria Liberatrice al Foro Romano. L’Altare Maggiore è dedicato a san Paolo che, secondo un'antica tradizione, si sarebbe recato a Pisoniano per predicare il Vangelo. Nella navata di sinistra uno dei due altari è dedicato alla patrona del paese, santa Vittoria, e sopra di esso si può ammirare un dipinto che raffigura la santa con il dragone ai piedi e due angeli che le sostengono la corona sulla testa.

Fuori dal centro abitato sorge la Chiesa di Santa Vittoria vergine e madre, che risale alla fine del XVII secolo. La presenza di un antico dipinto risalente all'inizio dell'XI secolo e che ritrae il volto di santa Vittoria testimonia dell'antichità del culto della santa.

Lo “Sbotto dell'Inata”, espressione dialettale traducibile in «sbocco della piena», si riferisce a un gruppo di piccole cascate che fuoriescono da una cavità della Montagna della Mentorella e che precipitano nel torrente Fosso dell'Inata.

luglio

Festa patronale di Santa Vittoria
Nell'occasione ha luogo la tradizionale processione.
.  1^ decade (giorno 9 ~)

agosto

Festa della Madonna della Neve
In mattinata si svolgono le cerimonie religiose, mentre nel pomeriggio ha luogo la Sagra del frittello, durante la quale si distribuiscono frittelli con fiori di zucca. In serata, spettacoli musicali e pirotecnici.
.  giorno 5

Sagra delle “sagne co' gliu beccalà”
La festa inizia con le celebrazioni in onore della Madonna Assunta in Cielo, prosegue con il pellegrinaggio al Santuario della Madonna della Mentorella e si conclude all'insegna dei sapori appetitosi delle fèttuccine condite con un sugo di baccalà.
.  giorni 15 - 18

Pisoniano Maps Google

Poli

Municipio  Piazza Conti, 2  -  06.95510002
altitudine m 435
da Roma km 40
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Situato nella fascia intermedia dei Monti Prenestini, sulla cresta di un promontorio di tufo, Poli, un piccolo paese dalla caratteristica struttura urbanistica a spina di pesce, collega Tivoli a Palestrina.

La scarsità di documentazione non consente di stabilire con esattezza l'epoca dei primi insediamenti. La prima citazione storica emerge dal diploma con cui nel 992 Ottone III sancì ai monaci dell'Abbazia romana dei santi Andrea e Gregorio il possesso del castrum Poli. Nel 1060 Oddone di Gregorio, con il nome di Oddone I di Poli entrò in possesso della località, che per più di un secolo e mezzo rimase proprietà della famiglia degli Oddone.

Nell'XI secolo Poli era già un nucleo abitato e fortificato e le sue vicende ebbero importanti svolgimenti in età medievale, con stretto riferimento alla famiglia dei Conti di Segni e soprattutto ai pontefici della famiglia: Innocenzo III, Gregorio IX e Alessandro IV.  Riccardo dei Conti di Segni, fratello di Innocenzo III, fu il primo a impadronirsi di Poli, spezzando così il predominio degli Oddone. Nel corso del XVI secolo il borgo fu integralmente ristrutturato a opera dei Conti, che trasformarono l'antica Rocca in Palazzo Baronale e avviarono i lavori per la costruzione di Villa Catena.

Paolo III Farnese eresse Poli a Ducato nel 1540 e il primo duca fu Mariano Conti, cui successe il fratello Torquato I, che consolidò il potere della famiglia sposando la pronipote del Papa, Violante Farnese.

La casata dei Conti di Poli tenne il feudo fino al 1808, quando si estinse con la morte, senza discendenza diretta, di Michelangelo. La storia dell'antico palazzo feudale, tuttavia, rimase indissolubilmente legata al nome dei Conti che l'avevano trasformato. L’eredità fu assunta per un breve periodo dagli Sforza Cesarini, che nel 1820 vendettero Poli ai Torlonia, cui tuttora spetta il titolo di duchi di Poli e Guadagnolo.

Il paese è attraversato da un'unica via centrale, dalla quale si diramano a destra e a sinistra ben 35 vicoli, alcuni di essi non più larghi di 1 metro, ricavati nel corso del tempo senza un piano urbanistico che ne regolamentasse lo sviluppo. Inizialmente il paese era formato da due nuclei abitativi, uno intorno alla rocca e l'altro, più antico, nella parte opposta.

Come testimoniano i resti di un'abitazione nel vicolo Pettino, le antiche case venivano scavate nel tufo e avevano il tetto di legno o di paglia.

Tra i monumenti di Poli ricordiamo il Palazzo Conti, che conserva al suo interno numerosi dipinti del XVI e del XVII secolo, un fontanone del tardo Cinquecento, di scuola lombarda, e all'interno della cappella finissimi stucchi ornamentali e la tela raffigurante San Francesco che riceve le stigmate, del Cavalier d'Arpino. Notevole è Palazzo Pelliccioni, del XVII secolo, che conserva bellissimi affreschi dell'epoca. Nella Parrocchiale di San Pietro si possono ammirare varie pitture, un bassorilievo raffigurante San Carlo Borromeo e 9 altari di marmo. Il Convento di Santo Stefano è l'edificio sacro più antico di Poli costruito fra il 900 e il 1000 ad una sola navata e successivamente arricchito delle due cappelle laterali.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

Festa di Sant'Antonio Abate
Nell'occasione si organizza una sfilata di animali infiocchettati ed è possibile degustare una specialità gastronomica a base di fave cotte.
.  giorno 17

giugno

Infiorata del Corpus Domini
In occasione della solenne processione, le vie del paese sono tappezzate di fiori variopinti, che compongono quadri di diversi soggetti.

settembre

Festa patronale di Sant'Eustachio
L'evento prevede la rappresentazione in costume d'epoca della conversione del santo. Inoltre, hanno luogo spettacoli tradizionali con canti e balli e la degustazione di piatti tipici.
2^ decade (giorno 20 ~)

ottobre Sagra dell'uva
1^ domenica

Poli Maps Google

Pomezia

Municipio  Piazza Indipendenza, 1  -  06.911461
altitudine m 108
da Roma km 29
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Alle pendici sud-occidentali dei Colli Albani, a 7 km dal litorale tirrenico e al 29° chilometro della Via Pontina, sorge Pomezia, nata nel 1939 come centro rurale in zona di bonifica. Infatti, la città, insieme a Littoria (poi Latina), Sabaudia, Pontinia e Aprilia, fu costruita dopo la bonifica dell'Agro Romano, che per secoli era rimasto coperto di paludi e devastato dalla malaria. Il territorio di Pomezia è situato fra i depositi vulcanici generati dall'intensa attività del Vulcano Laziale, e quelli marini causati dalle variazioni della linea di spiaggia durante le diverse ere geologiche. Ad esempio, durante il Pliocene medio-superiore, il mare ricopriva tutta la zona, ma poi con l'inizio dell'attività vulcanica il mare cominciò a ritirarsi.

Il toponimo deriva dall'antica città di Suessa Pometia, abitata da Volsci e Latini, di cui non si aveva più notizia già ai tempi di Plinio.

Prevalenti e attendibili fonti documentarie fanno derivare il toponimo dalla parola pomi: Pomezia la città dei pomi, dunque, in riferimento alla generosa abbondanza della sua terra. Lo stemma comunale raffigura una fanciulla a mezzo busto con una cesta piena di spighe e frutta.

Pratica di Mare, originariamente Lavinium e ancora oggi custode degli antichi segreti del territorio originario, fa parte del Comune di Pomezia. Secondo la leggenda, Lavinium fu fondato da Enea dopo la vittoria su Turno, re dei Rutuli e suo contendente alla mano di Lavinia. Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476 d.C.) iniziò la decadenza di Lavinium. Intorno ai resti dell'acropoli furono costruite capanne abitate da pastori e successivamente il piccolo nucleo di capanne assunse le dimensioni di un borgo che fu chiamato castrum Patricae e poi Pratica. Dopo essere diventato possedimento dei monaci dell'Abbazia di San Paolo a Roma, nel XV secolo, appartenne prima ai Capranica e poi dal secolo successivo ai principi Massimo. In questo periodo fu elaborato da Antonio da Sangallo il Giovane un progetto di ristrutturazione del borgo e di fortificazione del Castello, conservato presso la Galleria degli Uffizi a Firenze ma che non risulta essere stato mai realizzato, anche se la struttura del centro storico corrisponde effettivamente a quella concepita dal Sangallo.

Nel XVI secolo, la zona, a causa della vicinanza con la costa, subì le continue scorrerie dei pirati, oltre che gli assalti dei briganti ardeatini.

Nel secolo successivo, Pratica conobbe un progressivo declino, nonostante gli sforzi messi in atto dai nuovi proprietari, i Borghese, per dare impulso all'attività agricola (furono fatti arrivare circa cento coloni) e per fortificare ulteriormente il borgo: le febbri malariche, infatti, decimarono la popolazione e fu proprio verso la fine dell’XIX secolo che il principe Camillo Borghese fece i primi tentativi di bonifica.

Nel 1938 Vittorio Emanuele III emanò il decreto con cui veniva istituito il Comune di Pomezia, con una popolazione di circa 12.000 abitanti e i due nuclei abitati di Ardea e Pratica di Mare.

Nel 1939 iniziò l'opera di colonizzazione del territorio, con l'arrivo dei primi nuclei di immigrati provenienti dalla Romagna, dalla Romania, dalla Francia e dalla Iugoslavia, ma il processo si arrestò a causa della guerra.

Negli anni Cinquanta Pomezia risorse. La popolazione cominciò ad aumentare e in quegli anni fu definito il tracciato della Via Pontina, che ben presto sarebbe diventata la principale arteria per lo sviluppo economico e produttivo di tutto il territorio di Pomezia. L’aspetto attuale è quello di una moderna città industriale: dal 1959, infatti, Pomezia si è sviluppata in questo senso soprattutto per il contributo della Cassa per il Mezzogiorno, della cui zona d'intervento si trovava al limite. Le maggiori industrie del territorio operano nei settori metalmeccanico, chimico e farmaceutico, dell'abbigliamento e alimentare.

Sulla principale piazza del centro urbano si affaccia la Parrocchiale di San Benedetto, con statue in pietra che illustrano episodi della vita del santo. Dal 1964 Pomezia è gemellata con Singen, una moderna città della Germania occidentale che ha in comune con il centro laziale il forte impulso dato all'industrializzazione.

novembre

La sagra delle castagne
Nuova manifestazione organizzata dall'Associazione Commercianti Citta' di Pomezia in collaborazione con il Comune di Valle Castellana, comune gemellato. Previsti stand eno-gastronomi ed un classico “braciere” di generose dimensioni. In serata prevista musica in piazza. Info .

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Polvere dalla soffitta
Mercatino di oggettistica ed antiquariato che si svolge l'ultima domenica del mese in Piazza Indipendenza, in localita' S. Palombara  - Circa 80 espositori di oggettistica ed antiquariato - Info 06.9105230.
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Il Santuario delle 13 Are
A 700 m dal borgo di Pratica di Mare, e a 4 km dalla costa, si trova un complesso sacro risalente al VI secolo a. C, venuto alla luce casualmente nel 1987. Si tratta di 13 altari in tufo, a pianta rettangolare, costruiti in epoche diverse anche se verosimilmente appartenenti ad un unico santuario.
Gli studiosi ritengono che il significato cultuale di questa articolata struttura rimandi a una dedica del santuario a più divinità oppure, con maggiore probabilità, a un santuario federale - forse quello di Venere, che secondo Strabone era la divinità comune a tutti i Latini -, nel quale fosse possibile a più sacerdoti la celebrazione contemporanea dei riti.

Architettura storica
Pomezia, considerata a pieno titolo una citta' di nuova fondazione, fu inaugurata il 29 ottobre del 1939. Sorta sull'area delle bonifiche pontine, presenta una architettura ben definita simile a quella della altre cittadine pontine, caratterizzata da una struttura urbanistica lineare, con strade parallele che convergono nella piazza principale e da edifici imponenti, secondo lo stile vigente nel ventennio fascista.

Zoomarine di Torvaianica
Una piccola deviazione dalla strada che porta alle spiagge di Torvaianica per assistere ad un incontro ravvicinato ed emozionante con gli animali, mammiferi marini ed uccelli acquatici e tropicali. Nell'Isola dei Delfini si puo' assistere a saggi di agilita', velocita' e potenza dei delfini accompagnati dai loro addestratori; nella Baia dei Pinnipedi si fa conoscenza con foche, otarie, leoni marini. Orario di apertura alle 10 e chiusura alle 17, 18 o 19 a seconda dei giorni e dei mesi. Apertura annuale tranne gennaio e febbraio. Ingresso € 22 adulti, € 15 da 4 a 10 anni, gratis da 0 a 3 anni. Informazioni 06.91534001.

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SOSTA CAMPER

Ponzano Romano

Comune Via Armando Casilini, 7 –  0765.338175 Pro Loco Via Armando Casilini  -  0765-338354

altitudine m 205
da Roma km 51

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Ponzano Romano sorge alle falde del Monte Soratte, su un terrazzo alla destra del fondovalle del Tevere, nel punto in cui il fiume riceve le acque dell'Aia e del Treja e forma una serie di meandri, tra cui il Fiasco, che prende appunto il nome dalla sua forma curiosa. Il toponimo sembrerebbe derivare dalla gens Pontia, nobile famiglia di Roma che possedeva una villa nel territorio.

Il primo documento storico relativo a Ponzano risale al 742. Si tratta di un atto con cui il re dei Longobardi, Liutprando, donò a un certo Picone la metà di un casale che si trovava a Pontianus. Nel 746 un'altra citazione, riferita alla donazione di un fondo con lo stesso nome da parte del duca di Spoleto Lupo all'Abbazia di Farfa, aiuta a tratteggiare le origini di questo paese. Nella zona, inoltre, è storicamente documentata la presenza di Carlomanno, fratello di Pipino il Breve, che una tradizione priva di riscontri storici vuole avesse fondato l'Abbazia di Sant'Andrea in Flumine (i cui resti si trovano nel territorio di Ponzano Romano); nel 762 papa Paolo I donò tale Abbazia, insieme a quella di Sant'Andrea sul Soratte, a Pipino, dandogli modo così di tenere sotto controllo il fratello che, sia pure ritiratosi a vita monastica, avrebbe sempre potuto, secondo la legge franca, rivendicare metà del Regno.

Nell'XI secolo il Monastero di San Silvestro al Soratte possedeva parte dell'area, ma era comunque l'Abbazia di Farfa ad averne il predominio, considerandolo come suo luogo di residenza, nonché fundus per la produzione agricola. Proprio allo scopo di contrastare l'egemonia della filo imperiale Abbazia di Farfa creando un feudo fedele al Papato sulla riva destra del Tevere, nel 1074 l'Abbazia di Sant'Andrea in Flumine entrò a far parte dei possedimenti del Monastero di San Paolo fuori le mura.

Da fonti documentarie apprendiamo che Ponzano cominciò ad assumere l'aspetto di borgo fortificato, dotato di un castello come bastione di difesa, intorno alla fine del XIII secolo.

I Savelli ottennero per un breve periodo il feudo di Ponzano, che tuttavia passò presto, intorno al 1440, al Monastero di San Paolo fuori le Mura per volere di papa Eugenio IV. Fu quindi la volta dell'Abbazia delle Tre Fontane, che con l'abate Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, divenne legittima destinataria del borgo, il cui possesso dovette abbandonare solo con la fine dello Stato Pontificio.

Il paese conserva la tipica struttura medievale, cui si può accedere soltanto da una porta, quella posta sulla Piazza Vittorio Emanuele. Su un lato di questa si può ammirare la Parrocchiale di San Nicola di Bari, che è il patrono di Ponzano Romano. Non è nota la data in cui la chiesa, oggi di aspetto settecentesco, fu edificata, e chiari sono i segni delle diverse ristrutturazioni e degli ampliamenti che si sono susseguiti nel tempo. La facciata, severa ed essenziale, è decorata da quattro lesene con capitelli ionici e l'interno, a una sola navata con volta a botte, custodisce opere imponenti.

La Chiesa di Santa Maria ad Nives, spesso menzionata in antichi documenti, sorge fuori dal nucleo abitato ed è sempre stata utilizzata come luogo sepolcrale.

Degna di particolare menzione, anche per le motivazioni storiche sopra esposte, è l'Abbazia di Sant'Andrea in Flumine, che sorge a 2 km dall'abitato su un'altura che si affaccia sulla valle compresa fra il Monte Soratte e la riva destra del Tevere. Edificata dai benedettini, fu per lungo tempo munita di fortificazioni di cui oggi resta solo una torre trasformata in campanile. All'interno è conservato un raro esempio di jubé, particolare struttura, tipica della chiesa abbaziale, per mantenere separati il presbiterio, usato dai religiosi, e la navata occupata dal popolo.

gennaio
20
e
giugno
1^ domenica

Festa di San Sebastiano
I Ponzanesi festeggiano il loro Santo patrono due volte l'anno con una grande processione, caratterizzata dai doni, fasci di ceri legati fra loro da nastri multicolori, portati a mano lungo il percorso del corteo sacro, e una grande festa di paese. 
La processione di giugno è caratterizzata dal fatto che apre di fatto il rito della Trasumanza. Anticamente era lo spostamento delle greggi di pecore, con i loro pastori verso i monti d'Abruzzo, oggi si tratta del cammino di giorni di una schiera di cavalieri con le loro mandrie di cavalli verso l'Appennino, con soste nei paesi che attraversano e dai quali sono ospitati in cambio di spettacoli buttereschi e di rodei.

settembre

Festa di Maria Santissima
Per la festa si inaugurano mostre di pittura, si tengono concerti di musica classica, di musica rock dal vivo e una gara gastronomica. Domenica, nel pomeriggio, tradizionale Corsa della Stella con cavalieri in gara per colpire, in un percorso in salita, una stella in movimento. Si chiude con un concerto bandistico e fuochi.
.  1°  fine settimana

dicembre

Festa di San Nicola da Bari e Festa della "zitella"
Dopo le funzioni religiose e la processione mattutina, ha luogo la Festa delle Zitelle. Viene estratto a sorte un nominativo fra tutte le ragazze nubili fra i 18 e i 34 anni e le autorità cittadine, accompagnate dalla banda, si recano presso l'abitazione della fortunata e le consegnano una piccola dote simbolica, con l'augurio di trovare presto un marito. Alla divertente manifestazione si accompagna la Sagra della bruschetta.
1^ decade (giorno 5 ~)
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Chiesa di San Nicola - Intatto il campanile medioevale. All'interno un affresco del '500 di uno dei fratelli Zuccari
Abbazia di Sant' Andrea in Flumine - Antichissimo Monastero, fondato da Carlo Magno. Nella Chiesa sono custoditi mosaici cosmateschi e un ciborio del sec XII.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
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Ciambelle di San Sebastiano
.

Ponzano Romano Maps Google

Riano

Comune Piazza Piombino, 4 – 06.9031001 Pro Loco Via Giovanni XXIII, 6 - 06.9031060

altitudine m 102
da Roma km 25

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Su un colle tra la Via Flaminia e il Tevere sorge Riano, luogo di residenza di molte persone che lavorano a Roma. Il territorio comunale è diviso in due parti distinte: una, alta, formata da numerose e piccole colline vulcaniche degradanti dolcemente verso il Tevere e un'altra, bassa, formatasi sulle anse del medesimo fiume. Su una delle collinette più alte si è costituito il nucleo originario del paese, intorno al quale si andò poi sviluppando la parte nuova.

Mentre alcuni fanno derivare il toponimo dalla presenza sul territorio di un'ara votiva dedicata al dio Giano (Ara Jani), i più ritengono che derivi dal latino rivus (fiume), in riferimento ai diversi piccoli corsi d'acqua che scorrono nei pressi del paese.

Scarse sono le fonti documentarie relative alle origini di Riano e ai primi insediamenti, anche se, grazie ad alcuni reperti archeologici, è possibile ritenere con relativa certezza che gli Etruschi e i Romani abitarono in questo territorio. Un documento del 1151 contiene la prima citazione storica di Riano, che viene dichiarato castrum di proprietà della famiglia Roncioni, essendo già all'epoca, evidentemente, munito della difesa di un castello, nonché di una cinta di mura. Parrebbe che siano stati i monaci di San Paolo, che già possedevano la località, a costruirne le fortificazioni, ma non ve ne è certezza.

Al tempo di papa Adriano IV (1154-1159) sappiamo però che i Roncioni rinunciarono a Riano e il feudo tornò ai monaci. Nel 1321 Stefano Colonna prese il paese d'assedio e lo distrusse. Successive vicende portarono a un equilibrio fra il Monastero e la famiglia Colonna, ed Eugenio IV affidò il paese ai monaci, che cercarono di ricostruirlo e di ripopolarlo. Nel 1521 Costantino Commeno, principe di Macedonia, acquistò dai monaci i redditi di Riano e nel 1527 la famiglia Caddi entrò in possesso del borgo, per poi rivenderlo ai principi di Cesi che governarono fino al XVIII secolo. Furono quindi i Ruspoli a entrare in possesso del feudo e con loro ebbero inizio i lavori per le maggiori opere architettoniche, tra cui il Fontanone.

Nel 1818 i principi Boncompagni Ludovisi divennero i proprietari di Riano. Nel 1924, il ritrovamento nel Bosco della Quartarella del corpo dell'onorevole Matteotti, rapito a Roma il 10 giugno 1924, diede al piccolo Comune una notevole popolarità.

Una monumentale porta con lo stemma dei Ruspoli consente di entrare nella parte più antica della città. Nel Palazzo Baronale sono distinguibili in modo chiaro le due diverse fasi di costruzione. La Torre quadrangolare, che si affaccia sulla piazza, è l'unico elemento sopravvissuto della parte più antica, mentre le tre torri circolari, che affacciano sulla campagna, e i muri perimetrali costituiscono la parte più recente del Palazzo.

La Chiesa della Immacolata Concezione, di fronte al Castello, presenta una facciata con un bellissimo portale del XV secolo.

La Chiesa di San Giorgio è situata su una collinetta a nord-ovest del paese e conserva ancora l'abside semicircolare con diversi affreschi del XIV secolo.

L’economia del paese, che era basata soprattutto sull'agricoltura, si è nel tempo trasformata in un'economia industriale fondata sullo sfruttamento delle tante cave di tufo e sui giacimenti di farina fossile presenti nel territorio. Intenso anche il pendolarismo verso la Capitale.

gennaio

S. Antonio Abate.
La statua del santo viene conservata, a turno, da uno dei membri della Confraternita. Il giorno della Festa, su una carrozza trainata a cavallo, il simulacro viene accompagnato dall'abitazione in cui è stato custodito fino alla Parrocchia. Segue una solenne benedizione dei campi e degli animali e in piazza si accendono i falò e si pasteggia con porchetta e vino.
.  giorno 17

maggio

Infiorata Rianese
.
  2^ decade (giorno 20 ~).

giugno

Festa di San Giorgio
Festeggiamenti in onore del Santo Patrono con cerimonie religiose e un palio equestre.
.  ultima domenica

agosto

Sagra del fico
Questo squisito frutto è offerto, all'uso romano, insieme alla pizza.
.  ultima domenica

dicembre

Sagra del Pangiallo
Nel pomeriggio distribuzione gratuita in piazza di pane bruschettato condito con olio e aglio. La sera spettacolo musicale.
.  2^ domenica

Aree naturali
Parchi - Riserve

Parco di Veio - Importante Oasi naturalistica. Da visitare l'antica città etrusca con il Tempio dell'Apollo che ha fornito terrecotte ed ornamenti ed il celebre Apollo di Veio, oggi al Museo di Villa Giulia a Roma.
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Castello dei Cesi e dei Ruspoli - Attualmente dei Boncompagni - Ludovisi con tre Torri cilindriche di epoca medioevale ed affreschi della scuola dello Zuccari.
Giacimenti di farina fossile - con delicati resti di piante palustri, pesci ed insetti. È la più grande estensione di cave di tufo d'Europa
Chiesa di San Giorgio - Del '400 con affreschi dell'epoca

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
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Dolci: il pangiallo (dolce natalizio)
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Riano Maps Google

Rignano Flaminio

Municipio Corso Umberto I, 17  –  0761.509143 / 1 / 2  Pro Loco Corso Umberto I, 49 - 0761.597956

altitudine m 250
da Roma km 39

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Sulla Via Flaminia, nella regione collinare tra i rilievi vulcanici cimini e sabatini da una parte e il Tevere dall'altra, sorge Rignano Flaminio, alle falde del Monte Soratte, circondato da distese verdeggianti in un'area che conserva una ricca varietà di piante fossili e resti di fauna ittica e che riveste dunque una certa importanza da un punto di vista geologico.

Il toponimo, nel Medioevo Rinianum o Arignanum, avrebbe origine dalla presenza di un accampamento sorto vicino a un'ara dedicata al dio Giano (castrum ara Jani). Comunque sia, le antiche radici del paese sono testimoniate dai numerosi reperti archeologici rinvenuti nell'area, tra cui particolarmente abbondanti i resti romani, che fanno pensare a un forte contatto di Roma con questa località nel periodo repubblicano e in età imperiale. Secondo fonti autorevoli l'agglomerato urbano originale potrebbe essersi originato da un gruppo di Capenati che, a causa delle invasioni barbariche che tormentavano l'Ager Capenae, riparò in quell'area alla ricerca di una zona più tranquilla.

Dopo la caduta dell'Impero Romano, tutto il territorio intorno a Rignano Flaminio fu assorbito dalla Chiesa, in particolare passò sotto la giurisdizione della Chiesa di Santa Maria in Trastevere. Nel XIII secolo fu la famiglia dei Savelli a entrare in possesso del feudo che solo per un breve periodo passò ad Alessandro IV (1492-1503), il quale lo donò a Giovanni Borgia. Rientrati in possesso dell'area, i Savelli la vendettero ai Borghese e per tutto il XVII secolo il paese non fece che cambiare proprietari fino a diventare possedimento della famiglia dei Massimo.

Sulla piazza principale sorge la Rocca Savelli, di forma rettangolare, eretta a difesa dell'entrata del paese nel XIV secolo in blocchi di tufo squadrati. Un raro pezzo di artiglieria della seconda metà del XV secolo, noto come il 'cannone di Cesare Borgia’, ma forse abbandonato dai Lanzichenecchi nel 1527, si può ammirare nei pressi della Rocca.

La Parrocchiale dei Santi Vincenzo e Anastasio, di struttura gotica cistercense, ospita numerosi affreschi che risalgono al XV e al XVI secolo; la volta della navata di destra fu affrescata dagli Zuccari. Degna di nota è la Chiesa dei Santi Abbondio e Abbondanzio, che sorge a circa 3 km dal centro abitato, in un'area immersa nel verde. Non si conosce l'epoca in cui la chiesa fu edificata ma si tratta certamente di una data anteriore al 990, perché in quell'anno vennero estratti dalla cripta sottostante i corpi dei santi titolari per trasportarli a Roma. Consistenti sono le attività commerciali di Rignano. L’agricoltura è tuttora praticata dalla popolazione, ma dal punto di vista produttivo è più significativa l'incidenza delle industrie di manufatti in cemento, esportati in tutto il mondo. Gran parte della popolazione lavora nella zona di Civita Castellana e a Roma.

gennaio

Festa di Sant'Antonio Abate
Ha luogo la benedizione del fuoco, degli animali e dei veicoli a motore.
.  domenica dopo il 17 gennaio

Festa patronale dei Santi Vincenzo e Anastasio
I santi patroni sono portati in processione per il tradizionale scambio delle consegne delle reliquie dei Santi tra i Comitati. Musica bandistica e giochi popolari in piazza nel pomeriggio e spettacolo pirotecnico serale presso la Rocca Savelli. Si prosegue domenica con giochi popolari, gare sportive e lotteria. Info 0761.509141.
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ultimo fine settimana

ricorrenze

Festa di Pasquetta
In località Vallelunga i Rignanesi si regalano una giornata all'aria aperta con giochi per grandi e piccini e degustazione di prodotti tipici: primi piatti al sugo di lepre, al cinghiale, ai funghi porcini, secondi piatti a base di cacciagione, il tutto accompagnato dal buon vino locale.

maggio

Sagra della Porchetta
Si svolge con gare sportive, accompagnamento musicale e, nel pomeriggio, distribuzione di ottima porchetta con pane e vino. Sfilate di gruppi folcloristici.
.  domenica di Pentecoste

Festa delle 500
Un appuntamento con i Fan Club 500, in piazza della Repubblica: ore 9 iscrizione con omaggio; ore 11 inizio del giro turistico attraverso Rignano e Faleria e sosta a Sant’Oreste per un aperitivo; ore 13 pranzo e, al termine, premiazione delle migliori performance. Nel pomeriggio in pista per un percorso di abilità a cronometro. Per informazioni 0761.507932.

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Chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio - Sec. XIII - All'interno affreschi medioevali e tabernacolo marmoreo in bassorilievo del XV sec.
Chiesa dei SS. Abbondio e Abbondanzio - Sec. X - XIII
Chiesa di Santa Teodora (sec XVIII) e Catacombe (IV sec) dei SS. Martiri Abbondio e Abbondanzio. In località San Laurenzano. Le prime sepolture avvennero durante le persecuzioni di Diocleziano, le ultime risalgono al 424 d.C. All’interno i loculi sono quasi tutti aperti, vi si nota qualche iscrizione su argilla e un ritratto di Cristo. Nelle Catacombe c'è una chiesetta rifatta in epoca barocca, dedicata a Santa Teodora.
Rocca del Valentino - Sec XIV Ristrutturata nel 1500. Chiude con la sua massiccia costruzione il borgo sul lato ovest, difeso da un profondo fossato valicabile su un ponte.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
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Specialità alla griglia "pizzancotte"(crespelle al formaggio), "ciciaroli" (dolce di carnevale).
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Rignano Flaminio Maps Google

Riofreddo

Municipio  Via Costanza Garibaldi, 6 - 0774.929116 

Associazione culturale La voce della valechetta  -  Giorgio 347/9084474 giorgio@vocedellavalechetta.org

altitudine m 705
da Roma km 64

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Sulle pendici del Monte Aguzzo (1067 m), tra il Lazio e l'Abruzzo, presso lo spartiacque che divide l'Aniene dal Turano, sorge Riofreddo, il cui toponimo (dal latino rivus frigidus) deriva dalla freschezza di un ruscello, il torrente Bagnatore, che sfiora il paese.

Vari reperti hanno attestato insediamenti sul territorio già nell'Età del Bronzo e poi con gli Equi, tra il VII e il VI secolo a. C.

L’originario nucleo abitativo si formò intorno al Castello dopo l'XI secolo con l'apporto di gruppi di diversa provenienza. Nel 1157 appare la prima citazione scritta del nome del paese e con essa anche il nome del suo signore Berardus de Rigofrigido, che aveva preso possesso della Rocca nella prima metà del XII secolo, decidendo in totale autonomia di assumere il titolo di barone. A metà del XVI secolo il feudo passò ai Del Drago, che rimasero ininterrottamente signori del paese fino al 1832 (dopo essere diventati marchesi nel XVII secolo e, successivamente, nel XIX secolo, principi). Dal 1859 i Del Drago si imparentarono con la famiglia Pelagallo, condividendo con essa titoli e privilegi.

Nel corso della Repubblica Romana del 1799, Riofreddo rivestì un ruolo importante poiché divenne capoluogo del Sesto Cantone del Dipartimento del Tevere, che comprendeva 12 Comuni. Nel 1893 il secondogenito di Giuseppe e Anita Garibaldi, Ricciotti, eresse un Castello che diede una certa notorietà al paese. Ciò che ne resta si chiama ora Villa Garibaldi ed è sede del Museo delle Culture, dedicato sia all'archeologia sia all'etnologia e ai ricordi della famiglia Garibaldi. Nei pressi del Castello sorge la casa dove visse Gaetano Donizetti, che compose proprio lì parte delle sue opere e a Riofreddo volle celebrare il suo matrimonio con Virginia Vasselli.

Il paese è dominato dalla mole possente del Castello Colonna. Interessante è l'Oratorio dell'Annunziata, di epoca romanica, con affreschi di Arcangelo di Cola da Camerino. Pregevole è il portale di Santa Caterina con arco a tutto sesto, che chiude l'accesso alla parte meridionale del borgo medievale. Vicino all'Oratorio dell'Annunziata sorgeva l'antico Ospitale, che successivamente è stato trasformato in sede del municipio.

L’agricoltura non ha avuto uno sviluppo razionale in quest'area a causa delle condizioni geomorfologiche del territorio. L’allevamento e la pastorizia costituiscono le maggiori attività produttive. Intenso il pendolarismo verso Roma, mentre nella stagione estiva sono numerosi i villeggianti che trascorrono a Riofreddo il loro periodo di riposo.

marzo

Sagra degli gnocchi
Piazzale Ricciotti Garibaldi appuntamento con gnocchi rigorosamente preparati a mano. Il menu tipico prevede gnocchi al ragù di maiale, salsicce alla brace, fagioli e cotiche. Sicuramente i palati fini potrebbero avere delle remore, ma la peculiarità dei sapori romani costituisce un'occasione da non perdere per ogni cultore delle specialità culinarie.
.  ultima domenica

aprile

San Giorgio
Festeggiamenti per Santo Patrono - Durante la mattina del sabato si inizia con una cerimonia religiosa in chiesa e si prosegue con una bella processione seguita da un corteo in costume romano che rievoca il periodo in cui visse il Santo, soldato della Cappadocia e vincitore del drago (fine del III e inizio del IV secolo. d.C.).
.  giorno 23

Madonna dei Fiorentini
Dopo la cerimonia in chiesa e la processione per le vie del paese e’ previsto il lancio di bianche colombe e si prosegue con giochi popolari, il ballo della Pupazza e chiusura con fuochi d'artificio.
.  giorno 25

aprile       maggio
30                 01

Sagra delle pappardelle al cinghiale
Piazzale Ricciotti Garibaldi ore 12.00 - Appuntamento attesissimo con uno dei piatti piu' gustosi e apprezzati dell'anno, il tutto al rallegrato dalla musica di ottime band musicali. Il 30/04  si inizia con l’apertura degli stand e la degustazione delle pappardelle, accompagnate da altre specialità locali, allietati da spettacoli di piazza e musica dal vivo. La mattina dell'1, c'è l’escursione sul monte Sant’ Elia e poi di nuovo tutti presso gli stand per tornare a degustare le pappardelle. La giornata di festa continua con spettacoli per i piu' piccoli (ore 16.00) e karaoke, musica e balli di gruppo fino al termine della giornata del  1° maggio.
giugno

Sagra degli asparagi
In una festa dedicata ai buongustai non poteva mancare l'asparago.
Ad ora di pranzo, per tutti gli intervenuti nella piazza del mercato, verranno servite fettuccine con asparagi e bruschette alla crema di asparagi; il tutto innaffiato da birra e vino locale ed accompagnati, se si vuole, da porchetta,  salsicce e dolci locali per concludere.da gustare fettuccine con asparagi e funghi, frittata e bruschette, salsicce, vino , birra dolci e bibite - Piazzale Ricciotti Garibaldi. Un piatto unico che festeggia una delle tante risorse naturali del nostro territorio.
.  1^  domenica

luglio

Sagra del Tartufo Nero
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 1^ domenica

agosto

La Madonnella
Dopo l'ascensione all'altare della Madonnella, sul Monte Pischiusu, viene servita un'abbondante colazione a base di pane e frittata.
.  12 agosto

Sagra dei fagioli
Insaporiti con il prelibato prosciutto locale.
.  2^ domenica

Sagra dei scagnozzi e dei prodotti tipici
La manifestazione inizia alle 17 in località Arco di Santa Caterina.
Piazzale Ricciotti Garibaldi ore 19.00 -
Tradizione e bontà con la specialità casereccia riofreddana. Impedibile.
giorno 18

settembre Festa "In vino veritas"
Cinque specialita' di vini del Lazio da gustare gratuitamente tra musica e follia. Sul palco si esibiranno varie edizioni di gruppi Folk, Reggae e Ska.
31 agosto/01-02 settembre 2007 - Piazzale Ricciotti Garibaldi ore 18.00.
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1° fine settimana
novembre

Festa della Castagna e  Sagra delle fettuccine ai funghi porcini.
La consuetudine di rendere libera la raccolta delle castagne in terreni privati, a partire dai primi di novembre (ma anche l'uva o quant'altro coltivato) trae spunto dal non mandare sprecato quanto non il proprietario non provvedera’ a raccogliere per mancanza di necessita’. Quindi è giusto che ne goda chi ne ha maggior bisogno.   Il discorso negli anni si è allargato ed è per questo che molta gente arriva qui per “i santi” e per “i morti” a far raccolta di castagne ed a partecipare alle iniziative per la Sagra del Castagnone. Domenica castagne arrosto o lesse per tutti i partecipanti, assieme a vino e cimbelle all’anice. Inoltre un concorso a premi: vince chi ha raccolto nei boschi le castagne piu’ grandi - primi del mese
Piazzale Ricciotti Garibaldi ore 12.00 - Festa ultraventennale e frequentatissima. Raccoglie la tradizione dell’antica Rostera che si svolgeva all’interno del bosco “Le Pacetta” e che dal 1983 è stata trasferita in Piazza. Prevede la distribuzione GRATUITA di castagne arrosto e bollite).
Piazza del Mercato - Per informazioni 347.9084474
.  1^ domenica

dicembre

La pastorella
Nella notte di Natale, davanti alla chiesa di San Nicola, si radunano le donne del paese vestite nei tradizionali costumi, mentre gli uomini portano canne e bastoni con in cima fronde di lauro e di cipresso. I pastori portano le zampogne e antiche lanterne. Quando si apre il portone della chiesa il corteo si reca davanti la statua del Bambinello, preceduto da un ragazzo che porta una stella luminosa. Ognuno lascia davanti al Bambino i suoi doni: latte, ricotta, formaggio, dolci e pane. Il pastore più anziano porta invece un agnello, alla fine della cerimonia arricchita da canti natalizi i doni vengono distribuiti ai poveri del paese, 0774.929116.

La Festa dei Pastori
Un Presepe vivente (24 dicembre) con rievocazione figurata, da parte di una pastorella, della lunga ricerca di un ricovero nella Notte Santa da parte di Maria e Giuseppe;
segue un corteo di pastori che si reca dal Bambino nella chiesa parrocchiale intonando inni ed offrendo i doni della terra: agnello, pane, fuoco, frutti e dolci.
Una grande coreografia: Nella notte di Natale, davanti alla chiesa di San Nicola, si radunano le donne del paese vestite nei tradizionali costumi, mentre gli uomini portano canne e bastoni con in cima fronde di lauro e di cipresso. I pastori portano le zampogne e antiche lanterne. Quando si apre il portone della chiesa il corteo si reca davanti alla statua del Bambinello, preceduto da un ragazzo che porta una stella luminosa. Ognuno lascia davanti al Bambino i suoi doni: latte, ricotta, formaggio, dolci e pane. Il pastore più anziano porta invece un agnello. Alla fine della cerimonia, arricchita da canti natalizi, i doni vengono distribuiti ai poveri del paese

ricorrenze

Processione del Venerdi' Santo
Ogni anno gli abitanti del paesino diventano protagonisti in questa processione sfilando per il borgo antico al lume di candela ed al ritmo ticchitacche, un antico strumento musicale. Struggente la rappresentazione del flagellatore, incappucciato per non essere riconosciuto, che percuote Cristo, anche lui con il capo coperto, mentre trasporta il pesante tronco penitenziale.

Riofreddo Maps Google

Rocca Canterano

Municipio  Via del Municipio, 31  -  0774.803400 
altitudine m 745
da Roma km 59
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Arroccata su una rupe del Monte Costasole, che fa parte del gruppo dei Monti Ruffi, in posizione elevata e attraente per la salubrità dell'aria, Rocca Canterano può essere raggiunta percorrendo la Via Tiburtina fino a Tivoli per poi prendere l'Empolitana, oppure semplicemente attraverso l'autostrada Roma-L’Aquila.

Il toponimo sembrerebbe derivare dalla rocca che fu costruita nel X secolo come baluardo per la difesa di Canterano, il paese sottostante che da tempo era oggetto di ripetuti assalti da parte di Landone, signorotto di Bellegra e Cerreto. Secondo un'altra tradizione, sembrerebbe che il nome originario fosse “Montepietra” e che il successivo “Rocca di Canterano” fosse derivato dalla necessità di indicare il paese più vicino al Castello originario.

Nel caso di Rocca Canterano non sono stati ritrovati resti di antichi edifici che ne attestino le origini, ma grazie ad alcuni reperti di una certa importanza emersi nelle località di La Prata e Cerqueta non vi sono dubbi circa la presenza di insediamenti romani nell'area in cui è sorto l'attuale centro abitato. Si tratta di alcune lapidi e lastre di marmo che recano antiche iscrizioni latine e si trovano oggi in prossimità del Parco della Rimembranza.

Anche la cronaca dell'Abbazia di Subiaco ci conferma che la Rocca fu costruita come difesa nel 1084 e fu appunto l'Abate sublacense Giovanni V, appartenente alla famiglia dei conti Crescenzi Ottaviani, a ordinarne l'edificazione. Papa Pasquale II (1099-1118), poi, emise una bolla pontificia all'inizio del suo pontificato con la quale riconobbe ufficialmente che il castrum Canteranum cum rocca sua apparteneva all'Abbazia di Subiaco.

Un manipolo di armati, comandati da Centurioni, fu per lungo tempo stanziato a presidio sulla rocca e ciò fece sì che il paese restasse spopolato. Una volta decaduto il potere dell'Abbazia sublacense, cessò anche la necessità di una difesa così costante e le milizie abbandonarono la rocca. Fu allora che il paese diventò un luogo attraente dove vivere e costruire abitazioni e la zona cominciò a popolarsi.

All'interno delle mura fu edificato il primo nucleo abitativo e la prima chiesa, eretta in onore di san Martino. Molto presto l'area che circondava il Castello si rivelò troppo angusta per ospitare la popolazione che si espandeva rapidamente e fu deciso di costruire abitazioni anche al di fuori delle mura di cinta. L’andamento a zig-zag delle strade pare sia stato studiato come deterrente contro gli attacchi dei nemici.

Nel 1302 Filippo d'Antiochia prese d'assedio la Rocca e si diresse verso l'Abbazia di Subiaco, dove fu sconfitto dall'esercito di Roberto d'Angiò. Nel XVIII secolo i Colonna divennero signori del paese, mentre all'inizio del XIX secolo, durante l'occupazione dello Stato Pontificio da parte dei Francesi, il parroco di Rocca Canterano fu esiliato e fu introdotta la coscrizione militare obbligatoria con numerosi giovani assoggettati alle armi.

La Parrocchiale di Santa Maria Assunta, situata al centro del paese, fu edificata nel XVII secolo. All'interno è collocata la statua del patrono di Rocca Canterano, san Michele Arcangelo, e degno di nota è un affresco che raffigura l'Ascensione della Vergine.

La coltivazione dell'olivo, della vite e degli alberi da frutto è sufficiente soltanto per il consumo locale. La maggior parte della popolazione lavora nel terziario, con un notevole pendolarismo verso la Capitale.

maggio

Festa patronale di San Michele Arcangelo
Nel corso della processione, la statua del santo che punta la spada sguainata contro un diavolo accasciato ai suoi piedi viene portata in giro per il paese. In serata si degustano ciambelle, dolci e vino.
.  giorno 8 ~

agosto

Sagra dei “cecamariti”
Si degustano tipici maccheroni fatti con farina di grano e mais, conditi con salsa piccante di pomodoro e serviti in “scifette” di legno.
.  3° fine settimana

novembre

Sagra delle rola
C
astagne arrostite che vengono distribuite ai presenti.

Festa di San Martino
In onore del santo, che una tradizione goliardica vuole sia il protettore dei mariti traditi, due enormi paia di corna vengono portate in processione, tra stornelli e lazzi.
.  fine settimana dopo 11

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Rocca di Cave

Municipio  Piazza E. Maggi, 1 - 06.95840225 
altitudine m 933
da Roma km 50
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In una posizione invidiabile sui Monti Prenestini, nei pressi del fosso di Capranica, uno dei rami da cui sorge il fiume Sacco, è situata Rocca di Cave, che fino al 1909 era frazione di Cave. Il termine cava costituisce il primo elemento di molti toponimi, indicanti per lo più centri urbani sorti intorno a luoghi fortificati, presenti in quasi tutta Italia, con particolare frequenza nelle aree appenniniche. Nel suo significato figurato rocca è anche riferito agli attributi di saldezza e forza inespugnabile, tipici di questi luoghi.

Numerosi reperti archeologici, soprattutto di tipo scultoreo, attestano che in età romana l'area era già abitata. Sono stati rinvenuti anche resti di ville, fontane e piscine tipiche dell'età imperiale. I primi insediamenti, sicuramente tra i più antichi, risalgono al X secolo, e sono riferiti ai monaci benedettini che intorno all'anno 850 costruirono la Torre di avvistamento per difendersi dai Saraceni, che tentavano continue incursioni nel territorio. “Tre Santi” era il nome originario del luogo (dalle tre Chiese di San Pietro, San Nicola e Sant'Egidio), oggetto di contesa tra l'abate di Subiaco e quello del Monastero dei Santi Cosma e Damiano di Cave, che raggiunsero un accordo nel 971.

A distanza di pochi anni Alberico, potente patrizio romano, fu autore di un atto di donazione, non perfettamente lineare, per cui il feudo passò a Cave a danno del Monastero sublacense. All'epoca, il Papato cominciava a guadagnare potere e ad entrare nel merito delle decisioni dei Monasteri, per cui l'atto fu annullato.

Nel XII secolo vi fu nuovamente un intervento della Santa Sede, con papa Pasquale II, e Pietro Colonna venne espropriato dal feudo, che però nel secolo successivo divenne proprietà degli Annibaldi.

Fino alla fine del XIV secolo il borgo subì alterne vicende e vi furono continui passaggi di proprietà fra gli Annibaldi e i Colonna, cui successivamente si aggiunsero, ma solo per un breve periodo, gli Orsini. Nel 1501 Rocca di Cave, che si trovava in possesso dei Colonna, fu confiscata da papa Alessandro VI e assegnata, insieme a Cave, a Giovanni Borgia. Fra espropri e confische nel 1536 Paolo IV si impossessò nuovamente del feudo per donarlo ai Carafa, suoi familiari.

Il Castello, ancora legato al nome della famiglia Colonna, ha una struttura esterna molto possente, a pianta esagonale piuttosto irregolare; le mura sono rafforzate da torri quadrangolari, ma l'interno è fatiscente e pericolante. Al centro si trovano il Maschio e le rovine dell'antica Chiesa di San Pietro, con volta a crociera.

Di notevole interesse è la Chiesa parrocchiale di San Nicola di Bari, costruita nel 1752 da don Francesco Torquato Simeoni e consacrata nel 1777. La chiesa, ad una navata, ha due cappelle di un certo pregio, dedicate una a Maria Assunta al Sacro Cuore e l'altra, al Cristo morto. Pregevole è la pala dell'altare maggiore, dipinta nel 1795 da Domenico Corvi.

Degna di nota la piccola Chiesa della Madonna della Neve, della prima metà del XX secolo, che sorge nella parte più alta del paese, immersa in un bosco di pini.

L’economia del paese si basa essenzialmente sull'agricoltura (si producono castagne e noci) e sull'allevamento (carni bovine, ovine, caprine e formaggi).

gennaio

Festa del “magnarone”
Ogni anno una famiglia del paese fa rivivere un'antica tradizione dei tempi in cui le carestie erano frequentissime: un nucleo familiare offriva il pranzo a tutti per festeggiare il nuovo anno. Nell'occasione ha luogo anche il Palio delle Contrade, in costume d'epoca.
.  giorno 6

febbraio

Processione al Santuario della Madonna della Neve
Il 7 febbraio 1944, in seguito a un'imboscata nella quale avevano perso la vita alcuni soldati tedeschi, per rappresaglia stavano per essere fucilati tutti i maschi adulti del paese, ma l'esecuzione fu sospesa senza una ragione apparente. In segno di ringraziamento per una salvezza giudicata miracolosa fu edificato il Santuario, verso il quale ogni anno, in segno di ringraziamento, un suggestivo corteo muove dal paese.
.  giorno 7

novembre Sagra della Castagna Roccheggiana
La festa inizia il venerdì con l'apertura di stand gastronomici e punti vendita di prodotti locali che rimangono in funzione per tutta la durata della manifestazione. Domenica nel pomeriggio "Verolata", distribuzione di caldarroste e a seguire liscio in piazza, giochi popolari, gruppi folcloristici e ballo liscio, estrazione della lotteria, fuochi artificiali.
.  1°  o 2° fine settimana
Rocca di Cave Maps Google

Rocca di Papa

Municipio  Corso Costituente, 26  -  06.94286111
altitudine m 680
da Roma km 26
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Il paese di Rocca di Papa è situato sui Colli Albani in una posizione delle più amene fra i Castelli Romani, poiché si trova sui fianchi del cratere principale del vulcano, in un punto in cui essi sono molto scoscesi. Il Monte Cavo, con i suoi 949 m di altitudine, sovrasta Rocca di Papa e costituisce, al contempo, la vetta più alta nell'area dei Colli Albani. Per questo motivo la montagna era considerata una sede sacra già dall'epoca preromana. Secondo un gruppo di studiosi, il toponimo de Monte Cavo deriverebbe proprio dall'antica Cabum, una delle trenta città della Lega Latina, sede del collegio sacerdotale dei Cabenses in monte Albano. Le Feriae Latinae, celebrate ogni anno in maggio sulla sommità del Monte Cavo, erano un importante appuntamento religioso e politico: offrivano infatti alle città della Lega Latina l'occasione di rinnovare la loro alleanza rendendo omaggio al comune nume tutelare. Iniziate al tempo di Tarquinio il Superbo, perdurarono fino al VI secolo.

Solo dal 1044 riaffiora il nome castrum Monte Cabum, o anche castrum montis Albani e Rocca de monte Cavo in diversi documenti che ne attribuiscono la proprietà prima ai conti di Tuscolo, poi ai Frangipane e, infine, alla Santa Sede. Alla metà del XII secolo, Eugenio III fu il primo papa che soggiornò nel castrum Rocce de Papa, dopo aver fatto fortificare i resti dell'antica Cabum, ottenendo così un Castello assai difficile da espugnare, grazie soprattutto alla sua posizione strategica (a strapiombo, ad un'altitudine di 700 metri).

Dopo una serie di devastazioni dovute alla guerra tra la Santa Sede e i conti di Tuscolo che si concluse con la distruzione di Tuscolo nel 1191, il castrum Rocce de Papa rimase alla Santa Sede fino al XIV secolo, periodo che segna l'avvento degli Annibaldi alla proprietà del Castello. Nel 1328 il paese accolse le truppe di Ludovico il Bavaro dopo che questi aveva espugnato il sottostante Castello della Molara e accerchiato Roberto d'Angiò. Concluso l'assedio, le milizie bavaresi non vollero tornare in patria, e alla loro permanenza a Rocca di Papa va connesso il nome di uno dei quartieri del paese, quello detto appunto dei Bavaresi.

Notizia certa degli Orsini a Rocha Pape l'abbiamo solo nel 1379: nel giugno il Castello fu espugnato dalle truppe della Santa Sede, nel quadro storico della lotta di Urbano VI contro l'antipapa Clemente VII. Dal 1391 al 1426 Rocha Pape appartenne certamente agli Annibaldi, che poi lo vendettero ai Colonna. Dopo la ripartizione dei beni della famiglia Colonna, effettuata da papa Martino V, il feudo subì le conseguenze della lunga contesa fra questa potente famiglia e lo Stato Pontificio. Durante il Pontificato di Paolo III, nel 1541, in occasione della guerra detta “del sale”, quando la famiglia Colonna si rifiutò di pagare l'imposta in forza di un privilegio concesso un secolo prima da Martino V Colonna, Pier Luigi Farnese assediò Rocca di Papa e la distrusse. Ricostruita dai Colonna, sotto il pontificato di Paolo IV la cittadina fu di nuovo rasa al suolo durante la guerra tra i Colonnesi e i Velletrani nel 1557. Vinsero i Colonna e il Papa confermò loro la proprietà del feudo (1562).

La Rocca fu ricostruita grazie, soprattutto, all'impegno personale di Marcantonio Colonna e nei secoli successivi, con il ripristino della fortezza, il paese si ripopolò.

Nel 1806 un terremoto danneggiò l'abitato e nel 1816 Filippo Colonna cedette tutti i diritti feudali alla Chiesa, in cambio di un maggiore latifondo della zona. L’anno 1855 fu segnato da un'epidemia di colera che aggravò le già disagiate condizioni economiche della popolazione, spingendola a una rivolta contro i Colonna: fu proclamata una Repubblica, travolta immediatamente dai soldati del Papa. Per questioni di asse ereditario, nel 1898, Rocca di Papa cessò di appartenere ai Colonna.

La funicolare che collegava Valle Vergine con il centro di Rocca di Papa, aperta al pubblico nel 1932, non fu mai più riattivata dopo la Seconda guerra mondiale, nel corso della quale due bombardamenti aerei da parte degli Alleati, nel febbraio e nel maggio 1944, provocarono qualche perdita umana.

Il turismo e l'offerta di villeggiatura estiva sono le principali fonti di reddito del paese. Il territorio è coltivato a vitigni e a frutteti. I boschi di castagni sono ancora sfruttati e le estese praterie all'intorno offrono lo spazio ideale per l'allevamento e l'addestramento di cavalli. Intenso il pendolarismo degli abitanti che lavorano a Roma.

A partire dalla Rocca medievale, coincidente con il quartiere dei Bavaresi, il paese si è molto espanso, soprattutto nel corso del XIX e del XX secolo, dal versante occidentale in direzione del Lago di Albano. La fortezza fu demolita nel tardo periodo rinascimentale e, a partire dal 1889, una parte del suo materiale murario fu inglobato nella costruzione di alcune abitazioni.

Sia la Chiesa del Crocefisso (crollata per una bufera nel 1747), sia il Duomo dell'Assunta (gravemente lesionato dal terremoto del 1806 e crollato qualche anno dopo) furono ricostruiti nel XIX secolo. Appena fuori dall'abitato sorge il Santuario della Madonna del Tufo (il cui nome si deve al miracoloso salvataggio operato, secondo una leggenda, dalla Vergine, la quale, invocata, fermò un masso di tufo che stava per investire un viandante) risale al 1892, mentre la piccola chiesa inglobata nel complesso è sicuramente più antica.

settembre

La Contea della Birra
Non un semplice fine settimana ma un appuntamento di ben 5 giorni per gli amanti della birra, la musica rock, il blues e la buona cucina; previsti anche altri eventi collaterali quali mercatino, raduno di auto e moto d'epoca, giochi popolari ed escursioni nel Parco dei Castelli Romani. L'appuntamento per l'annuale edizione viene organizzato in Piazza Claudio Villa dall'Associazione culturale e sportiva "La Contea" con l'intento di incentivare l'interesse turistico e culturale nel territorio. Info 06.9497880.
.  2^ decade

ottobre

Sagra della castagna
Anche qui, nel cuore dei castelli romani la protagonista, questo fine settimana, è la castagna, che viene distribuita cruda e cotta agli ospiti, insieme ai funghi e all’immancabile vino dei Castelli. Previsti spettacoli musicali e attrazioni.  Info 06.949006.
.  
3^ domenica

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Parco Regionale dei Castelli Romani
Via Cesare Battisti, 5 – 00040 Rocca di Papa (RM) – 06.94.95253
Il Parco si estende sui colli Albani, antichi resti di un edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale. Il suolo fertile, unitamente ad un clima alquanto umido, diede origine a grandi foreste di faggio che fino al XVIII sec. ammantavano gran parte del rilievo. A testimonianza di questo rivestimento, oggi in gran parte sostituito da consorzi boschivi misti, rimangono elementi vegetali come l'agrifoglio, il tiglio, il nocciolo.

Da visitare in camper

I laghi di Albano e Nemi, vestigia dell'attivita' del Vulcano Laziale

Delectabile est!
L'antico tempio pagano di jupiter Latialis, che sorgeva sulla cima di Monte Cavo (Mons Albanus) e ospitava le Feriae Latinae, nel Medioevo decadde. Nel 1463 il papa umanista, Pio II Piccolomini, in visita al Monte Cavo, trovò sui suoi resti un Romitorio dedicato a San Pietro e abitato da un eremita dalmata. «Delectabile est!» esclamò il Pontefice. Nel XVIII secolo il cardinale Enrico Benedetto Stuart, duca di York, fece rimuovere definitivamente le rovine e al loro posto fece erigere un monastero che passò dai religiosi polacchi ai trinitari spagnoli, quindi ai missionari fiamminghi, fino a quando, nel 1758, san Paolo della Croce vi portò i suoi passionisti.
Nel 1889 il Monastero fu trasformato in albergo, ospitando personaggi illustri come Gabriele D'Annunzio, Luigi Pirandello, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e i principi di Windsor. Oggi è occupato da impianti militari e radio televisivi.

Rocca di Papa Maps Google

Rocca Priora

Municipio  Piazza Umberto I, 1  -  06.942841

altitudine m 768
da Roma km 29

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Situato nella cinta craterica esterna dei Colli Albani, oltre ad essere il più elevato dei Castelli Romani, Rocca Priora è quello che meglio è riuscito a mantenete la struttura originaria di borgo medievale.

Non esistono fonti certe sull'origine dell'abitato, ma la tradizione vuole che Rocca Priora sia sorta sul sito di Corbium, l'antica città latina che combatté a fianco dei Volsci e degli Equi contro Roma nella celebre Battaglia del lago Regillo, vinta dai Romani nel 496 a.c. e scatenata proprio dall'attacco dei confederati alla fortezza romana di Corbium, nel 497. Dopo numerosi altri scontri, Corbium fu infine distrutta dal console Orazio Pulvillo.

Il toponimo deriva da un Roccha Periura attestato in età medievale e, come riportato dalla Cronaca di Subiaco, alla fine dell'XI secolo sorgeva in cima al colle un piccolo nucleo abitato, il castrum Arcis Periuriae, donato da Agapito dei conti di Tuscolo alla propria figlia come dote. Nel 1191, dopo la distruzione di Tuscolo, il Castello passò agli Annibaldi e divenne rifugio per i profughi del paese.

Nel 1269 compare già il nome Rocca Priora nell'elenco dei beni del Convento di Palazzolo, probabilmente come appartenente agli Annibaldi, la cui signoria sul Castello, tuttavia, emerge solo a partire dal 1347, data di una celebre lettera scritta agli Annibaldi da papa Clemente VI per chiedere aiuto contro Cola di Rienzo. Subentrarono quindi i Savelli, che mantennero il predominio per tutto il XIV secolo per poi perderlo e riguadagnarlo nel 1447, grazie a Nicolò V. Nel 1501 il pontefice Alessandro VI confiscò i beni dei Savelli, compresa Rocca Priora, donandoli al figlio Giovanni Borgia, ma il possesso durò pochi anni perché alla morte del Papa, nel 1503, il feudo tornò ai Savelli.

Secondo alcune fonti, Rocca Priora venne distrutta integralmente nella guerra tra Clemente VII e i Colonna (1526-1528), mentre secondo il Gregorovius la cittadina fu rasa al suolo dalle truppe imperiali dirette a Napoli dopo il Sacco di Roma.

Nel 1547 Giovanni Battista Savelli concesse alla popolazione di Rocca Priora uno Statuto dal quale apprendiamo che il paese era allora sotto la potestà dei Savelli, anche se lo Stato Pontificio esercitava un certo controllo che, alla fine del secolo, si sarebbe trasformato in un potere diretto. Il Vicario era la maggiore autorità, nominato dai signori del luogo solo per sei mesi, ed esercitava una serie di funzioni che andavano da quelle di tipo giudiziario alla tutela dei diritti dei cittadini.

Nel 1566 Rocca Priora fu eretta dalla Santa Sede in Marchesato. Nel 1596 i Savelli cedettero alla Camera Apostolica il feudo, che nel 1806 fu acquistato da Luciano Bonaparte, il quale a sua volta ne vendette due porzioni alle famiglie Vannutelli e Rospigliosi. Rocca Priora fu costituita in Comune nel 1870.

Fino al 1964 ancora si potevano vedere tratti delle mura medievali, poi abbattute. Restano la Porta del Castello con lo stemma dei Savelli e qualche torrione. La Parrocchiale di Santa Maria Assunta (XV secolo), costruita sulle rovine di un Tempio della dea Fortuna, fu consacrata nel 1464 dal cardinale Bessarione e poi più volte restaurata e rimaneggiata. Il Castello dei Savelli, erroneamente chiamato Palazzo Baronale, ora sede del Comune, è stato più volte abbattuto e ricostruito. La Chiesa della Madonna della Neve (1660) deve il nome all'antico uso di raccogliere la neve, conservarla nei pozzi (ancora esistenti) e venderla a Roma d'estate.

Viticoltura, sfruttamento dei castagneti e attività turistiche costituiscono le maggiori fonti di reddito per gli abitanti di Rocca Priora.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

febbraio

Festa di San Biagio
Dopo la Messa si tengono, una sfilata di bambini in maschera, spettacoli all'aperto e degustazione di cibi tipici con spettacolo pirotecnico finale.
.  2^ e 3^ domenica

maggio

Sagra del narciso
Al fiore tipico di questa zona è dedicato un ricco programma di manifestazioni, fra le quali una “passatella” con i vini locali e la degustazione dello “scottone”, la ricotta artigianale servita su pane di granturco. Una antica manifestazione con origini risalenti all'anno 1930 dove divertirsi con spettacoli musicali e sfilata di carri allegorici.
.  2^  domenica

agosto

Festa patronale di San Rocco
I festeggiamenti in onore del patrono prevedono una solenne processione e tipici festeggiamenti in piazza.
.  giorno 6 ~

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Mercatino
Si svolge nel centro storico la 1^ domenica del mese. Info 06.9422427.
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La battaglia del lago Regillo
Narra la leggenda che i Romani vinsero questa celebre battaglia, avvenuta ai confini del territorio di Tuscolo, grazie all'intervento in loro aiuto dei Dioscuri Castore e Polluce, figli gemelli di Giove. Questi, sui loro splendidi cavalli bianchi, subito dopo la battaglia apparvero a Roma, presso la Fonte Giuturna che si trovava nel Foro, per annunciare la vittoria dei Romani. Nel particolare dell'affresco di Tommaso Laureti sono identificabili sui loro cavalli mentre combattono al fianco dei Romani.
La vittoria del Lago Regillo portò al Foedus Cassianum (dal nome del console Spurio Cassio, che lo stipulò), il patto di alleanza perpetua fra Roma e le popolazioni latine, stretto nel 493 a. C. L'antico Lago Regillo è identificabile oggi con il Pantano secco, che si trova a nord di Frascati.

Rocca Priora Maps Google

Rocca Santo Stefano

Municipio  Via Padre Pellegrino Emetti, 9  -  06.95673004

altitudine m 664
da Roma km 62

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Il paese di Rocca Santo Stefano è ubicato nell'alta Valle dell'Aniene, tra i Monti Ruffi e i Monti Ernici.

Il nucleo urbano più antico del paese è posto su uno sperone di roccia calcarea, mentre la parte eretta più recentemente si è espansa più a valle, lungo la strada.

Il polo attorno al quale si formò il paese è la Chiesa di Santo Stefano Protomartire; incerta è l'autenticità di un documento, presente nell'Abbazia di Subiaco, che risalirebbe al VI secolo, dal quale risulta una menzione di questo centro abitato da parte di papa Gregorio Magno.

L’agglomerato urbano esisteva, in ogni modo, già nel periodo antecedente il X secolo e l'aggiunta al suo nome dell'appellativo di Rocca, avvenuta in un secondo momento, è giustificata dall'importanza che il paese andò assumendo nell'ambito dei possedimenti dell'Abbazia di Subiaco.

Nei documenti ufficiali del Monastero sublacense, il Casale di Santo Stefano è indicato in un atto del 929, la Chiesa di Santo Stefano compare in un documento del 958 e il centro abitato, sia la sua parte sul colle sia quella ai piedi di esso, è citato in un atto del 1030. Il feudo di Rocca Santo Stefano entrò a far parte dei possedimenti dell'Abbazia mediante un atto d'acquisto del 1096, come confermato in una bolla datata all' anno 1115 ed emanata da papa Pasquale II.

Anche Rocca Santo Stefano seguì le sorti degli altri possedimenti dell'Abbazia, nel contesto storico della lotta per la giurisdizione dei territori circostanti; infatti, gli ostili feudatari locali, Filippo di Marano e Recaldo di Rocca Canterano, riuscirono a catturare e tradurre in prigionia, prima ad Arsoli e poi a Roma, l'abate Giovanni. Questi dovette cedere in pegno il feudo di Rocca Santo Stefano per pagare il proprio riscatto.

In seguito, l'Abbazia s'impossessò nuovamente del feudo, ma, nel 1192, Rocca Santo Stefano fu conquistata dai feudatari di Civitella, che lo consegnarono nelle mani di papa Celestino II. Il possedimento, tuttavia, dovette tornare ai monaci perché, nel 1227, papa Gregorio III diffidò i Tiburtini dall'insidiare quella proprietà dell'Abbazia sublacense.

Nei quattro secoli successivi, la documentazione su Rocca Santo Stefano tace, ma, dopo un periodo iniziato in data imprecisata, durante il quale i Colonna furono i proprietari del feudo fino all'anno 1630 circa, Rocca Santo Stefano tornò definitivamente a far parte delle proprietà del Monastero sublacense.

Dell'antica Rocca del paese rimangono solo la torre che sovrasta l'abitato e un cannone, che fu fatto traslare dai Colonna al loro Castello di Paliano.

Al 1749 risale la Parrocchiale della Beata Vergine Assunta, ubicata nella parte alta del paese, dove è conservata una tela umbra del XVI secolo.

L’antica Chiesa di Santo Stefano fu rimaneggiata diverse volte nel tempo e conserva affreschi databili al XV secolo.

Oggi Rocca Santo Stefano, un tempo famosa per la produzione artigianale di botti e barili, trae le sue risorse economiche dall'agricoltura, dall'allevamento di bovini e dallo sfruttamento dei boschi. 

agosto

L'Inchinata
Le immagini di Cristo e della Vergine, portati in due processioni in costume, si salutano con un inchino al momento dell'incontro.
.  giorno 15

Sagra degli “gnoccacci”
Nell'occasione, intrattenuti da musiche e danze, si gusta questa specialità locale: una pasta ottenuta con acqua e farina e condita con funghi porcini.
.  penultimo fine settimana di agosto

26 dicembre e 3 agosto

Festa patronale di Santo Stefano
Oltre alla processione in costume, hanno luogo molteplici spettacoli di arte varia.

Rocca Santo Stefano Maps Google

Roccagiovine

Municipio  Via del Rio, 1  -  0774.498831 Pro Loco  0774.498878
altitudine m 520
da Roma km 51
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Il paese di Roccagiovine si trova a ridosso della Valle del fiume Licenza nei pressi dei Monti Lucretili, in Sabina. Sembra che lo sperone roccioso sul quale è abbarbicato, nell'Era Terziaria facesse parte del Monte Pianattone, dal quale si separò poi per l'azione di fenomeni di origine tettonica. Il toponimo sembra risalire ad una rocca di nuova edificazione, contrapposta ad una rocca più antica.

Del paese di Roccagiovine, circondato da una vegetazione costituita prevalentemente da lecci, sappiamo solo che il Monastero di San Cosimato di Vicovaro era proprietario del fundus sul quale sarebbe stato costituito un castellum, tipico fenomeno occorso per molti paesi nati, o trasformatisi, nel Medioevo.

Insieme al Monastero di San Cosimato di Vicovaro, anche Roccagiovine divenne una proprietà del Monastero dei Santi Sebastiano e Fabiano di Roma, nel 1241. Verso la metà del XIV secolo la famiglia degli Orsini acquistò gradualmente tutti i fondi di quest'area, rimanendone, alla fine, unica proprietaria.

La storia di Roccagiovine tace fino all'anno 1655, la data che segna lo sterminio della popolazione ad opera di un'epidemia di peste che colpì tutte le famiglie del paese, tranne due. Si narra che queste due famiglie fossero scampate alla peste rifugiandosi nella Chiesa di Santa Maria delle Case. Nel 1740, secondo un censimento, le famiglie residenti a Roccagiovine risultavano essere circa cinquanta, poiché altre famiglie erano quivi affluite dal regno di Napoli e da varie regioni dello Stato Pontificio. Nell'anno 1687 gli Orsini dovettero cedere parte del territorio ai Borghese e, successivamente, vendettero l'intero feudo alla famiglia Nufiez Sanchez.

All'inizio del XIX secolo Roccagiovine passò a far parte delle proprietà della famiglia Del Gallo. La politica di sfruttamento dei terreni messa in atto dai nuovi proprietari, che destinavano all'agricoltura i terreni precedentemente sfruttati come pascoli, aprì forti contrasti con gli allevatori. Questo fatto, insieme a un'amministrazione condotta con criteri feudali (il barone Del Gallo percepiva la sesta parte del prodotto annuo come pagamento del canone d'affitto del terreno) depresse notevolmente l'economia degli abitanti di Roccagiovine, che subirono un notevole impoverimento. L’esosa amministrazione dei Del Gallo durò fino alla costituzione del Regno d'Italia.

La parte alta di Roccagiovine ospita il Castello degli Orsini e la Chiesa di San Nicola di Bari.

Il Castello è tuttora proprietà dei Del Gallo e non è, quindi, aperto a visite pubbliche. Incastonata nelle mura, una lastra di marmo risalente all' epoca romana sembrerebbe comprovare la presenza nella zona di un antico Tempio dedicato alla dea sabina Vacuna. In un'altra porzione di muro del Castello compare un'iscrizione in latino attestante la ricostruzione, da parte di Vespasiano, del Tempio dedicato alla dea Vittoria. Forse si tratta di un fenomeno di adozione di una divinità da parte dei Romani, i quali avrebbero finito poi con l'identificare la dea Vacuna con la dea Vittoria.

La Chiesa di San Nicola di Bari conserva dipinti di scuola romana, risalenti al XVII secolo e la pregiata pala, attribuita alla scuola del Perugino, raffigurante la leggenda della Madonna di Ronci. Si racconta che un membro della famiglia Orsini, durante una caccia piuttosto sfortunata, avesse pronunciato una bestemmia. Gli sarebbe allora apparso a minacciarlo un orribile mostro, dalla cui terrificante visione il nobile fu liberato soltanto dopo aver invocato l'aiuto della Madonna. Il fatto avvenne al fosso dei Ronci, al confine tra Roccagiovine e Vicovaro, da cui avrebbe preso il nome la sacra immagine della Vergine fatta dipingere su una pala dall'Orsini per gratitudine verso la sua salvatrice. Secoli dopo, caduta in rovina la cappella che custodiva la pala, gli abitanti di Vicovaro vennero a reclamarne il possesso, ma gli alberi miracolosamente si piegavano al passaggio del carro che la trasportava: fu riconosciuto l'intervento divino e la Madonna di Ronci venne lasciata a Roccagiovine.

ottobre

Sagra della castagna
Dal mattino, giornata ecologica nel Parco dei Monti Lucretili. Alle 12 si aprono gli stand gastronomici per un pranzo all'aperto. Nel primo pomeriggio iniziano la cottura e la distribuzione gratuita di caldarroste accompagnata da esibizioni di cori e della banda musicale. Si chiude con il tradizionale Ballo della Pupazza.
.  3^ domenica

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La peste del seicento
Durante e dopo la guerra dei Trent'anni, le carestie (che causavano il deteriorarsi delle condizioni di vita) e la scarsa igiene degli eserciti furono i principali diffusori della peste che infurio’ in tutta Europa. Il morbo colpiva indifferentemente individui sani e deboli, con una furia devastatrice alla quale non si riusciva a trovare rimedio. Le vere cause del contagio, confusamente intuite dai medici, non erano spiegazioni sufficienti per i popolani. Si gridò agli untori. La peste fu vista come una punizione divina, per placare la quale si celebravano solenni cerimonie come quella di Milano, dove il corpo di san Carlo Borromeo venne portato in processione per la città, o di Venezia, dove vennero esposte le ossa del beato Lorenzo Giustiniani, perché si diceva che dalle sue ceneri esalasse un vapore celestiale che purificava l'aria.

Roccagiovine Maps Google

Roiate

Municipio  Via della Chiesa, 7 - 06.9569002 / 9569334
altitudine m 697
da Roma km 63
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Sorge sul versante sud-occidentale della calcarea montagna di Roiate, tra i bacini dell'Aniene e del Sacco. La zona è ricca di sorgenti e la fonte Roia, in passato celebrata per le virtù delle sue acque, ha probabilmente dato il nome al paese. Secondo altri Roiate deriverebbe dal latino rubia, (robbia), nome di una pianta dalle cui radici si estrae un colorante rosso. Il nucleo abitativo risale al IV secolo a.c., periodo in cui gli Equi si insediarono nella zona dopo essere stati sconfitti dai Romani.

Le prime notizie storiche risalgono al 313 d.C., quando, istituita la libertà di religione con l'Editto di Costantino, si formò la diocesi di Palestrina, nella quale rientrò appunto Roiate. Ciò causò non pochi problemi nel corso di tutta l'epoca medievale perché, da una parte, i vescovi prenestini avevano giurisdizione sulle questioni riguardanti la Chiesa, mentre dall'altra era l'Abbazia sublacense ad avere giurisdizione su tutte le questioni civili e amministrative. Seguirono dispute frequenti fra vescovi e abati, questi ultimi spesso favoriti da Ottone I.

Nel 1174 il signore del Castello di Roiate era Landolfo Raone, un nobile del luogo che fu scomunicato ed espulso dal territorio per aver cercato di impadronirsi dei beni del Monastero. Suo figlio fece un tentativo analogo, ma fu ostacolato da papa Alessandro III, che nel 1178 restituì ogni cosa all'Abbazia di Subiaco. E’ del 1270 lo Statuto che sanciva finalmente la libertà e autonomia di Roiate anche in campo amministrativo, privilegi che furono revocati nel 1456 dal cardinale Torquemada.

Nel 1302 papa Bonifacio VIII concesse agli Angleri il feudo, che nel 1350 rientrò fra le proprietà della Chiesa. Una terribile pestilenza si abbatté su Roiate nel 1350 e la Chiesa di Santa Maria, che si trovava fuori dal centro abitato, fu impiegata come cimitero.

Nel 1683 Urbano VIII costituì la diocesi abbaziale sublacense, di cui entrò subito a far parte Roiate, ponendo così fine a ogni conflitto. Per un certo periodo i Barberini riuscirono a entrarne in possesso, ma nel 1815 il feudo andò nuovamente alla Chiesa e a metà del secolo divenne preda di briganti.

Il centro storico non presenta opere o strutture di particolare rilievo, a eccezione della torre e della bifora del 1100, facenti parte del Castello di Landolfo Raone, distrutto nel 1174. La Parrocchiale di San Tommaso apostolo è la più antica del paese, con facciata scandita da lesene e l'interno a una sola, ma possente, navata. La Chiesa di San Benedetto fu costruita allo scopo di venerare il masso su cui Benedetto da Norcia lasciò la sua impronta dopo essersi disteso a riposare durante una visita al paese colpito dalla peste. La più antica chiesa del luogo è Santa Maria Assunta, di cui restano pochi ruderi. La Chiesa di San Rocco, sorta come oratorio dell'Ospedale, fu chiusa al culto nel 1885.

Il territorio, ricco di sorgenti di acque minerali, riesce a trarne una valida fonte di ricchezza. In passato si coltivava la canapa, ma nel 1911 è stato prosciugato il lago intorno al quale crescevano le piantagioni. Tra i prodotti agricoli oggi prevalenti sono da menzionare il vino e l'olio, benché entrambi vengano prodotti in percentuali davvero minime. Intenso il pendolarismo con la Capitale.

agosto

Festa di San Benedetto
I festeggiamenti in onore del patrono si svolgono con la tradizionale processione che porta il busto del santo per le vie del paese.
4^ domenica

settembre

Sagra dell'abbacchio
Prevede l'organizzazione di spettacoli di musica e la degustazione di piatti tipici, tra cui l'abbacchio allevato nei pascoli del territorio, preparato in gustose ricette. In programma, oltre alla degustazione, si svolgono vari spettacoli ed eventi musicali.
3^ e 4^ domenica

novembre

Festa di San Salvatore
Per l'occasione anche la Sagra del vinello dove i visitatori possono assaggiare il vino novello e le caldarroste.
.  2^ domenica

Roiate Maps Google

Roma

Roma Camper Feste

febbraio

La Candelora
Benedizione di candele presso la Chiesa di S. Maria dell' Orto in Trastevere e consegna delle stesse ai pescatori, marinai, equipaggi di battelli  fluviali ed agli sportivi dei circoli nautici del Tevere.
.  1^ decade (giorno 2 ~)

marzo

Le Frittelle
Nel quartiere Trionfale si festeggia il Santo con numerose bancarelle di frittellari .
.  giorno 19

aprile

Natale di Roma
Fondata il 21 aprile dell'anno 753 a.C. (poco importa se sia vero oppure soltanto una leggenda) in questo giorno la citta' vive da secoli un momento magico sia in ragione delle numerose manifestazioni che si organizzano e sia perche' effettivamente antichissima tanto che gli  appellativi si sprecano: Città Eterna, Caput Mundi, Unica, ecc. Le varie celebrazioni per la nascita dell'urbe si svolgono sotto il segno della tradizione con bande, corone di fiori e fuochi artificiali. Le bande sono quelle dei Vigili Urbani, dei Carabinieri, dell'Esercito e della Finanza che, per i loro concerti, si suddividono nell'ordine i luoghi più suggestivi della citta' eterna: Piazza del Popolo, Piazza Navona, Pincio e Piazza del Campidoglio; le corone sono quelle che le autorita' comunali depongono al Milite Ignoto sull'Altare della Patria ed alle Fosse Ardeatine a ricordo del sacrificio dei suoi figli; i fuochi artificiali vengono effettuati dal Giardino degli Aranci all'Aventino (una panoramica terrazza sulla citta') oppure da Ponte Sublicio e dal greto del Tevere.
giorno 21

giugno

SS. Pietro e Paolo
giorno 29

luglio

La Festa de noantri
Grande festa nel rione di Trastevere, con bancarelle, rappresentazioni teatrali dialettali romane per le vie del rione e spettacoli di arte varia.
.  3^  domenica (giorno 16 ~)

agosto

Festa della Madonna della neve
Si ricorda la nevicata vista in sogno da Papa Liberio, e da un patrizio romano di nome Giovanni  nel III sec. D.C., sul Colle Esquilino ad indicare il luogo dove erigere una chiesa dedicata alla Madonna, oggi la Basilica di S. Maria Maggiore. Ancora oggi si celebra la ricorrenza con una annuale nevicata di petali di fiori.
1^ decade (giorno 5 ~)

settembre

Oktoberfest
L'annuale manifestazione si svolge in Via Appia Antica 123 su iniziativa dell’Ente nazionale germanico per il turismo e dell’Associazione per l’amicizia Italo-germanica; un appuntamento al Cecilia Metella Bierhaus con musica Bavarese e birra Herrnbrau di Ingolstadt. Informazioni 06.5136743
.  meta' mese

ottobre

Il Sindaco all'Ara Coeli
Nella ricorrenza di San Francesco, Patrono d' Italia, il primo cittadino di Roma dona un calice alla Chiesa dell' Ara Coeli, la prima chiesa francescana di Roma.
.  1^ decade (giorno 4 ~)

dicembre

Festa dell'Immacolata Concezione
Piazza di Spagna
giorno 8

Natale
Nel famoso mercatino natalizio che si tiene a Piazza Navona da oltre 100 anni la protagonista incontrastata e' la befana. Simpatica vecchietta riprodotta in migliaia di esemplari a cavallo della scopa.

ricorrenze

Epifania
Mercatino della Befana dove i bimbi possono scegliere i regali in mostra nelle bancarelle
. Piazza Navona

Venerdì Santo - Pasqua 
La celebrazione della Via Crucis, guidata dal Papa in persona, si svolge lungo il percorso Colosseo - Tempio di Venere.

Urbi et Orbi
Benedizione in piazza S. Pietro
domenica di Pasqua

Mostra delle Azalee
Trinità dei Monti
.  aprile

Concorso Ippico Internazionale
Piazza di Siena
aprile-maggio

Mostra delle Rose
aprile - giugno

Mostre dell'Antiquariato
maggio

Tevere Expo
Mostra mercato internazionale sulle rive del Tevere in zona Castel  S. Angelo.

Mostra dell' Artigianato
settembre

Mercatino delle Pulci
Si svolge la prima domenica di ciascun mese ad Ostia (ed anche la 3^ domenica di dicembre), Via Mar dei Coralli 2, dall'alba al tramonto (gennaio escluso)

Aree naturali
Parchi - Riserve

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Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco - 06.67663301
L'area si estende tra la valle del fiume Tevere e i Monti Cornicolani e presenta una notevole diversita' geologico - strutturale. Poggia per la maggior parte su colline di origine calcarea, ricche di fenomeni carsici, come inghiottitoi, sventatori e doline, tra cui spicca il Pozzo del Merro, dolina di crollo tra le piu' profonde del mondo. La riserva rappresenta l'habitat ideale per molti animali, soprattutto  uccelli e piccoli mammiferi,, Le testimonianze archeologiche sono rappresentate dai resti di alcune ville romane di eta' imperiale nonche' da tratti del basolato stradale dell'antica Via Nomentana.
 


Riserva Naturale Monte Soratte - 06.67663301
Luogo affascinante e misterioso, il Soratte si configuro' sin dall'inizio come luogo di culto. Le leggende che circondano il Soratte sono state alimentate anche dai Meri, ossia gigantesche voragini carsiche che si aprono a cielo aperto nella roccia, a lungo identificate come le porte per il regno degli Inferi. Sui versanti piu' freschi della montagna crescono boschi con dominanza di caducifoglie. Sui versanti piu' esposti, invece, si osserva una boscaglia simile alla macchia mediterranea.


Riserva Naturale Nomentum - 06.67663301
L'area e' caratterizzata da una stretta connessione tra i valori naturalistici e quelli archeologici, in un contesto territoriale purtroppo non ancora totalmente recuperato. L'elemento naturalistico che emerge nel territorio e' l'insieme delle comunita' vegetali, forestali ed erbacee, legate agli ambienti naturali che si sono evoluti lungo il corso del fiume Tevere.


Parco regionale dei Castelli Romani
Escursioni estive vengono promosse dall’ente gestore. Info e prenotazioni 06.9495253 / 255.

Archeobus - Una iniziativa per la visita del parco
Far conoscere le bellezze archeologiche e paesaggistiche muovendosi con il mezzo pubblico. Dalla centralissima Piazza Venezia partono tutti i giorni ogni ora  (dalla 9 alle 17) piccoli pulman panoramici da 16 posti con guida a bordo, che conducono al parco.  Numerose fermate e possibilità di risalire alla corsa successiva, (biglietto giornaliero 7,75 solo corsa) - info 06.46954695. Prenotazione.
Info Roma APT Provincia 06.421381 - www.oltreroma.it  -  www.romaturismo.it

Parco Regionale dell’Appia Antica – Via Appia Antica, 42 – 00179 Roma – 06.5126314 / 5130682
All'interno dei suoi confini sono ricompresi i primi 16 chilometri del tracciato dell'antica via consolare, la regina viarum. Il substrato dei terreni che costituiscono il Parco deriva essenzialmente dall'attivita' del vulcano laziale o dei Colli Albani. Il Parco, pur insinuandosi fino al centro della citta', riesce comunque a conservare al suo interno scorci quasi intatti di campagna romana nonche' residui di macchie e boschi di pendio. A tale patrimonio di natura si sommano importantissime memorie storico archeologiche.
 


Da visitare

I complessi monumentali noti in tutto il mondo che raccontano la storia di Roma. Del periodo repubblicano e imperiale, sono la Porta San Sebastiano e le Mura Aureliane, la Tomba di Geta, il Sepolcro di Priscilla, l'area del Circo e del Palazzo imperiale di Massenzio, il grande mausoleo di Cecilia Metella, la Villa dei Quintili, il grande sepolcro cilindrico, conosciuto come Casal Rotondo.

Le Catacombe
Ai primi secoli del Cristianesimo risalgono le catacombe di San Callisto, di Domitilla, di San Sebastiano e di Protestato.

Le numerose chiese medievali, rinascimentali e barocche, disseminate lungo il percorso tra cui spicca Santa Maria in Palmis, celebre con il nome di Quo vadis.

La Valle della Caffarella
Solcata dal fiume Almone la piu' importante testimonianza dell'antico paesaggio agricolo a ridosso della citta', ma ricca anche di monumenti di ogni epoca , come il Tempio del dio Redicolo, il Ninfeo di Egeria, la chiesa di Sant'Urbano , le torri e le valche medievali.

Il complesso delle Tombe Latine

Il Parco degli Acqedotti

Trasporti
Linea Turistica Archeobus - 06.46954100 / 4710 - www.trambusopen.com
 

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Roma Natura - c/o Villa Mazzanti in Via Gomenizza 81 - 06.35405310 - www.romanatura.roma.it 
Roma Natura e' l'ente a cui e' affidata la gestione del vasto sistema delle Aree Naturali Protette nel Comune di Roma. Il sistema comprende nove riserve naturali, costituite da aree terrestri, fluviali e lacustri, due parchi regionali, due Monumenti Naturali e l'area Marina delle Secche di Tor Paterno.
La ricchezza del territorio e' immensa; possiamo trovare reperti archeologici, monumenti, ville e casali. Anche la fauna e la flora sono degne di nota; si possono ammirare infatti circa 1000 specie vegetali, 5000 specie di insetti e altre 150 specie fra mammiferi, uccelli, anfibi e rettili.

Da visitare

- Il Pratone delle Valli, il comprensorio della Cervelletta e il Ponte Nomentano presso la Riserva Naturale Valle dell'Aniene.
- La Macchia di Capocotta e la Macchia Grande di Trigoria che ospita una delle sughere piu' grandi d'Italia, presso la Riserva Naturale di Decima Malafede.
- La Tenuta della settecentesca Villa York presso la Riserva Naturale Valle dei Casali.
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Le dimore ville storiche come Villa Mazzanti e Villa Mellini, sede del celebre Osservatorio Astronomico, presso la Riserva Naturale di Monte Mario.
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La Valle dell'Infero, un tempo estesa fino alle Mura Vaticane e caratterizzate da fornaci e calcare della Fabbrica di San Pietro, all'interno del Parco Regionale Urbano del Pineto.
- Monumento Naturale di Galeria Antica
, con il suggestivo Borgo di Galeria.
 

Cultura e turismo in camper
Ponte Milvio

Ponte Milvio, anche se non li dimostra, ha piu' di duemila e cinquecento anni e ne ha passate davvero tante. Oggi e' lungo 132 metri e largo 15. La prima struttura, molto probabilmente in legno, sembra risalire al 534 a.C. ed il nome lo si deve a quello della famiglia che lo fece costruire: la gens Mulvia.  I romani lo hanno anche chiamato a lungo Ponte Mollo e non e' chiaro se l'appellativo fosse una volgarizzazione dialettale di Mulvius o se, secondo le leggende popolari, il nomignolo Mollo dipendesse dalla sua instabilita' (molleggiava) o dalle pessime condizioni in cui spesso, durante la sua esistenza, si e' venuto a trovare nonostante i numerosi restauri.
Nel 109 a.C., per volonta' del censore Marco Emilio Scauro, fu ricostruito in blocchi di peperino e travertino, di cui restano i basamenti dei quattro piloni. Nel 1450 papa Nicolo' V  ristrutturo' la torre, gia' esistente ai tempi di Aureliano (fine II secolo), fortificandola.  Nel 1457 papa Clemente III completo' i lavori facendo sparire le parti in legno, abbatte' il Tripizzone, ossia un fortilizio triangolare all'imbocco sud del ponte, e porto' a termine la ricostruzione dell'antica torre di guardia. Il ponte come lo vediamo oggi risale ai primi dell'Ottocento. Pio VIII nel 1805, su disegno di Giuseppe Valadier, sostitui' con archi in muratura i due ponti levatoi in legno, costruiti intorno al VI secolo d.C. per limitare le frequenti invasioni della citta', ed apri' un varco nella torre medievale. Il ponte, fatto in parte saltare da Giuseppe Garibaldi nel 1849 per ostacolare l'avanzata dei Francesi, fu restaurato nel 1850 da Pio IX.
Ponte Milvio e' pedonale dal 1951, cioe' da quando fu costruito il ponte Flaminio. Ma fino a qualche anno fa non era un luogo cosi' frequentato ed animato come adesso. Dieci  anni fa era una piazza silenziosa ed umida con un a paio di ristoranti e, in estate, il banchetto del cocomero. Il chiosco c'era gia', sin dal 1936, sopravvissuto anche all'alluvione del Tevere, ma non era ancora un punto di incontro. Quando poi i titolari si misero a fare gli aperitivi, il chioschetto e' divenuto un punto di riferimento alla moda e di incontro per il tempo libero. Dalle sei del pomeriggio alle due di notte, tutti  i giorni, da aprile ad ottobre. Dopo il chioschetto, sono arrivati anche bar, ristoranti e gelaterie che hanno trasformato la piazza. Adesso all'ora dell'aperitivo abbiamo i giovani professionisti tra i trenta ed i quarant'anni; poi la popolazione cambia, ringiovanisce e diventa piu' chiassosa, colorata. sono i pischelli e gli innamorati coi loro lucchetti.
Ci sono molte altre piazze romane bellissime ma che rimangono deserte ed abbandonate tutta la notte; Ponte Milvio invece e' speciale, anche per chi non ha lucchetti o giubbotti all'ultima moda. Sicuramente uno dei punti migliori  in cui Roma riesce ad affacciarsi ed a vivere il Tevere.

La statua dei segreti
Sul lato di Viale Tiziano ci sono due statue: l'Immacolata del Pigiani (1840) e San Giovanni Nepomuceno del Comacchini (1731). questo Boemo, santificato dopo essere stato annegato nella Moldava su ordine di re Venceslao IV, e' protettore di chi ha a che fare coi fiumi. Si dice che che protegga i segreti: la statua e' accompagnata da un puttino con l'indice della destra sulla bocca quasi per invitare al silenzio.

Mercatino da esperti
Duecento banchetti lungo Via Capoprati fino al Ponte Duca d'Aosta: ogni domenica del mese da un decennio si tiene uno dei mercatini piu'  frequentati in citta', punto di riferimento per tutti gli appassionati di antiquariato di qualita'.  Arrivano espositori professionisti da tutta Italia. Si possono trovare oggetti del '600. Una cinquantina di artisti inoltre espongono le loro opere.

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Ostia, quartiere di Roma

Mare, spiagge,riserve naturali fanno di Ostia l'oasi della capitale
Via del Mare e' la strada che congiunge l'EUR ad Ostia attraversando tutto il XIII Municipio, il quartiere piu' verde di Roma. Costeggia il corso del Tevere e l'area verde di Castel Fusano per approdare alla mitica rotonda, da dove parte il lungomare del borgo marinaro. Prosegue sulla sinistra per i cancelli di Capocotta, accessi al litorale noto per le belle dune, la macchia mediterranea, le spiagge libere. E poi c'e' Ostia Lido, con i suoi interminabili stabilimenti attrezzati, che nelle notti d'estate si trasformano in animate discoteche. I ristoranti della zona offrono tutto l'anno ricette sapienti, frutto di una lunga tradizione legata al mare ed ai suoi frutti.
A poca distanza dalla costa, le vestigia di Ostia Antica ne ricordano il grandioso passato, approdo della capitale dell'impero, granaio di Roma, ritiro prediletto degli antichi romani. In duemila anni di storia e di trasformazioni territoriale e urbanistiche, Ostia conserva il suo fascino e il suo potere di attrazione su chi preferisce vivere vicino al centro pulsante della metropoli. InfoTur 06.82059127.

Ecomuseo del Litorale Romano
Esposizione storica dedicata al litorale romano ed al suo centenario
InfoTur  06.5650609

L'Approdo nascosto: l'Oasi di Porto
Una riserva naturale, a poca distanza dal punto in cui il Tevere si getta nel Tirreno, nasconde un incredibile tesoro storico e naturalistico, gioiello paesaggistico della provincia di Roma. Un immenso parco che si sviluppa intorno ad un lago, importante punto di sosta per gli uccelli migratori acquatici. Lo specchio d'acqua, di perfetta forma esagonale, e' il sito dell'antico Porto di Traiano, fatto costruire intorno al 112 d.C. dalla stesso imperatore. Opera di alta ingegneria, il porto traianeo costituiva l'approdo fondamentale per approvvigionamenti della Roma imperiale. Oggi l'Oasi si puo' visitare grazie alla creazione di un consorzio di tutela, presieduto dalla famiglia Sforza Cesarini, attuali proprietari. La visita e' resa ancora piu' suggestiva dalle carrozze d'epoca, trainate da pariglie di cavalli lipizzani.
Oasi di Porto (Fiumicino), ingresso da Via Portuense 2264, visite ogni giovedi' e domenica dalle ore 10,00 alle ore 16,00. Consorzio Oasi di Porto 06.5880880.

Antiquariato e artigianato in Piazza Anco Marzio e vie limitrofe.
.
 2^ domenica del mese

Meeting a Ostia
Antiquariato e artigianato in Piazza Anco Marzio e adiacenze.
.  4^ domenica del mese

Viaggi e degustazioni in camper

La tellina
Mollusco prelibato, gustoso frutto del mare, e' l'ingrediente ideale per ottimi primi piatti e soute'. Ostia dedica al suo prodotto tipico una nota sagra estiva, in collaborazione con le associazioni locali di pescatori.

La frittura di paranza
Il piatto tipico delle localita' marine e' un misto di piccoli pesci, tra cui triglie, nasellini, soglioline e acciughe, impanati e fritti in abbondante olio caldo.

Roma Maps Google

SOSTA CAMPER

Roviano

Municipio  Piazza della Libertà, 1 - 0774.903143
altitudine m 523
da Roma km 57
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Roviano sorge a sinistra dell'alta Valle dell'Aniene, proprio nel punto in cui il fiume scorre fra i Monti Affiliani e il Monte Sant'Elia (alto 990 m). Di forma concentrica, il nucleo abitativo si sviluppa sul versante sud della zona montuosa, su una piccola piana che si affaccia sulla vallata godendo di una grande visibilità, ragione per la quale risultò sempre strategica per controllare le attività fra Lazio e Abruzzo.

Reperti archeologici (in particolare utensili in ceramica) attestano che la zona era già abitata nell'Età del Bronzo, ma gli studiosi concorderebbero nel ritenere che il paese sia sorto su un precedente sito dove si erano insediati gli Equi. E probabile che il toponimo abbia origine dalla gens Rubria, che possedeva in quell'area un fondo denominato Rubrianum, poi Rubianum.

Nel 967, come stabilito dall'imperatore Ottone I, il Castello e il Monte andarono a far parte dei possedimenti dell'Abbazia di Subiaco, che incamerò anche la contigua Rovianello. L’assegnazione, tuttavia, non avvenne senza conflitti e controversie, poiché l'abate del Monastero di San Cosimato a Vicovaro rivendicò il possesso del Monte di Roviano con la Chiesa di Santa Maria. Nel 983 papa Benederto III cercò di mediare nella controversia, favorendo l'Abbazia sublacense e suscitando però il risentimento dei feudatari del luogo. Tra lotte e rivendicazioni, sappiamo comunque, da un'iscrizione nella Chiesa di Santa Scolastica a Subiaco, che nel 1051 Ruvianum apparteneva ai benedettini. Tornò poi ai feudatari e quindi, nel 1189, nuovamente all'abate di Subiaco grazie all'intervento di Clemente III. Nel 1227 il feudo passò ai Colonna di Riofreddo e successivamente fu diviso tra i vari rami della famiglia e a essi rimase nei secoli successivi benché, per brevi periodi, gli Orsini e i Barberini riuscissero a impossessarsene. Nel 1809, sotto il governo francese, fu realizzato un riordino amministrativo per cui Roviano entrò a far parte del Comune di Anticoli, che faceva parte a sua volta del circondario di Tivoli.

Il Castello, che nel 1909 entrò a far parte delle proprietà dei Brancaccio, e dal 1979 appartiene al Comune, risale a un periodo precedente l'XI secolo, quando era utilizzato come bastione di difesa contro le scorrerie dei saraceni. Nonostante i numerosi rimaneggiamenti architettonici effettuati nel corso del tempo, si può ancora ammirare l'ingresso gotico con lo stemma che lo sovrasta. La Chiesa di San Giovanni Battista, di epoca barocca, conserva le spoglie di san Fortunato martire ed è ufficialmente Santuario dal 1984, per decisione del vescovo di Tivoli. La Porta Scaramuccia, in stile gotico, pare debba il suo nome al conflitto di cui fu teatro nel 1570 fra i Colonna e gli Zambeccari di Arsoli.

L’agricoltura è abbastanza sviluppata sul territorio di Roviano, con una buona produzione di cereali, legumi e patate, anche se la maggior parte della popolazione lavora a Roma nell'industria edilizia. 

luglio

Sagra dei “cuzzi”
La tradizionale pasta è preparata con farina di granoturco, farina di grano duro e grano tenero, senza uova, riccamente condita con un sugo semplice a base di pomodoro e aglio. Gli abitanti degustano il cibo all'aperto con un sottofondo di musiche che si spandono nell'aria, mentre i visitatori si aggirano tra i mercatini di artigianato e utensili tradizionali.
.  1^ domenica

agosto

Festa patronale di San Giovanni decollato
Nell'occasione la Parrocchia offre a tutti gli abitanti, nella piazza del paese, una cena a base di piatti tradizionali, in ricordo delle antiche forme di beneficenza in tempo di carestia (panarde).
.  3^ decade (giorno 29 ~)

Sagra degliu Selvaticu
Si tratta di una frittella fatta con farina e profumata mentuccia, distribuita con altri prodotti tipici locali. La mattina, tradizionale battitura dell'orzo in piazza e nel pomeriggio distribuzione delle frittelle.
.  ultimo fine settimana

Roviano Maps Google

Sacrofano

Comune - Via dello Stadio - 06.9086021 / 9039216 Pro Loco  Piazza del Mercato, l -  06.9086194
altitudine m 260
da Roma km 27
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Centro agricolo di una certa consistenza, Sacrofano sorge sul livello del mare, sulle pendici del Monte Musino, rilievo del gruppo dei Monti Sabarini. Il paese conserva una struttura tipicamente medievale e ha un nucleo abitativo piuttosto allungato, con mura di cinta provviste di torri, mentre lateralmente, lungo la strada che conduce alla Via Cassia e alla Via Flaminia, si è sviluppato l'abitato attuale.

Le origini di Sacrofano risalgono a un' epoca molto antica: ritrovamenti di resti appartenenti a tombe etrusche e del mosaico, custodito presso i Musei Vaticani, a tessere bianche e nere che compongono una scena riferita all’Odissea, hanno indotto gli studiosi a concludere con relativa certezza che il nucleo abitativo originario fosse etrusco.

Sacrofano, non diversamente dalle altre città etrusche cercò di difendersi dagli attacchi di Roma, ma fu presto sovrastata dalla potenza della civiltà romana dalla quale venne presumibilmente assorbita. Nell'Alto Medioevo, nel corso del quale il villaggio originario era collocato in pianura, furono probabilmente le invasioni barbariche a devastare l'antico borgo, costringendo la popolazione a trasferirsi nella parte più alta del territorio per motivi difensivi.

Alcuni studiosi, probabilmente in modo errato, riferiscono il toponimo a sacrum fanum, il recinto sacro all'interno del quale era stato edificato un Tempio in onore della dea etrusca Voltumna. Con maggiore verosimiglianza, il nome del paese, che fu Scrofano fino al 1928, deriverebbe dal cognomen latino Scrofa, cui fu aggiunto il suffisso anus, oppure dal rinvenimento nel territorio di una scrofa (animale inserito nello stemma comunale).

Nel corso dei secoli il feudo passò sotto il dominio di varie famiglie: prima i Savelli, poi i Prefetti di Vico, successivamente i Nardoni, che costituirono nel XIII secolo una vera e propria signoria dispotica; è a questa famiglia che viene fatta risalire la responsabilità di aver distrutto l'antico villaggio di Sacrofano.

Nel 1398, stando ad alcune fonti, Giovanni di Francesco Orsini figurava quale signore del castrum Scrofani: probabilmente la potente famiglia già padrona della Tuscia aveva voluto assicurarsi il controllo anche di questo Castello, che era in una importante posizione strategica per le comunicazioni tra la Via Cassia e la Via Flaminia. Nel 1433 Francesco Orsini cedette i diritti su Sacrofano al cardinale Giordano Orsini e papa Eugenio IV, avendo condonato la tassa sul sale, costrinse i Sacrofanesi a schierarsi con l'esercito pontificio nella campagna sostenuta a Bracciano contro Niccolò Fortebracci.

E’ probabile che i Borgia nel 1503 si fossero impadroniti del feudo in occasione della celebre rappresaglia messa in atto da Cesare Borgia, detto il Valentino, contro la famiglia degli Orsini, che tuttavia recuperò il feudo non appena si indebolì il potere dei Borgia. Nel 1516 Giovanni Giordano Orsini diede alla figlia Francesca, come dote, una parte del territorio. Nel 1662 il feudo passò ai Chigi, che ne mantennero la proprietà fino a tempi recenti.

L’allevamento dei bovini e degli equini, insieme alla produzione di ortaggi, uva da vino e olive, all'estrazione del tufo e al turismo (soprattutto agriturismo e turismo equestre) sono importanti fonti di reddito per il paese, i cui abitanti tuttavia lavorano in gran patte nel terziario della Capitale.

La Chiesa di San Giovanni Battista, edificata all'interno del borgo tra il XII e il XIII secolo, ospita un affresco dell'Assunzione e un soffitto ligneo. Presso il fonte battesimale, si possono osservare gli stemmi degli Orsini, dei Della Rovere e di Sacrofano, tutti risalenti ai primi del XVI secolo, allorché papa Giulio II Della Rovere intervenne per restituire agli Orsini il feudo di Sacrofano. Degni di nota la Chiesa di San Biagio, il Palazzo del Comune e il Santuario della Madonna della Grotta.

febbraio

San Biagio
Festeggiamenti in onore del protettore della gola con la tradizionale unzione della gola dei fedeli nella cattedrale e, per continuare, musica in piazza.
.  1^ domenica

maggio Palio della Stella
.
 3 ^ domenica
giugno Festa di San Biagio e San Gemignano
In onore dei santi patroni sono organizzate, accanto alle cerimonie religiose, manifestazioni folcloristiche di vario genere, fra cui una corsa di cavalli purosangue e spettacolari fuochi d'artificio.
.  4^ domenica
settembre Festa della Madonna della Grotta
Una suggestiva processione muove dal minuscolo Santuario omonimo posto appena fuori dal paese, che conserva l'immagine di una Madonna dipinta su un masso di tufo.
.  1^decade (giorno 8 ~)
ottobre Corsa della rosa e della stella
.
 1^ domenica
dicembre Festa di San Nicola
A tutti i bambini vengono distribuite grandi ciambelle benedette, decorate con un fiocchetto rosso.
.  1^decade (giorno 6 ~)
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Chiesa di San Giovanni Battista - Sec XVI - Il campanile romanico risale al 1100
Chiesa di San Biagio - Settecentesca con opulento soffitto a cassettoni e affreschi di particolare bellezza
Borgo medievale - Molto ben conservato. L’unico paese della provincia che conservi il ricordo di un suggestivo ghetto per gli ebrei con un portale che lo rendeva indipendente dal resto del paese.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Polenta, pappardelle al sugo di lepre, funghi porcini alla brace, abbacchio alla "scottadito".
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Sacrofano Maps Google

Sambuci

Municipio  Via A. Theodoli, 1 - 0774.797006 

altitudine m 434
da Roma km 47

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Il paese è situato tra i Monti Tiburtini e i Ruffì, al fondo della valle attraversata dal torrente Fiumicino. Il nome deriva dalla presenza nel territorio di piante di sambuco, un arbusto con notevoli proprietà medicamentose e utilizzato anche in cucina. L’affermarsi dell'ordine benedettino nella zona di Subiaco diede impulso anche all'insediamento abitativo di Sambuci. Papa Niccolò I nell'864 conferì all'abate Leone di Subiaco anche il Casale che apparteneva al feudo.

Nel 978 il pontefice Benedetto VII corresse i confini delle circoscrizioni ecclesiastiche e Sambuci fu così assoggettato alla giurisdizione di Tivoli. Tale iniziativa del papa suscitò notevoli contrasti, che finirono per determinare il ripristino della situazione antecedente.

Tra il XII e il XIII secolo tutta la Valle dell'Aniene fu oggetto di diverse incursioni, che culminarono con l'arrivo delle truppe di Federico I di Svevia detto Barbarossa.

Corrado d'Antiochia, figlio di Federico d'Antiochia, discendente naturale dell'imperatore Federico II, fu l'unico a scampare alla fine della dinastia sveva e riuscì a conservare alcuni feudi, tra cui anche quello di Sambuci. Nel 1370 un altro discendente di Corrado d'Antiochia devastò il territorio di Tivoli e successivamente, alleandosi con gli Orsini, si schierò dalla parte dell'antipapa Clemente contro Urbano VI. Sconfitto, fu costretto nel 1381 a riconsegnare a Tivoli il territorio di Sambuci, che rientrò in possesso degli Svevi quando fu stipulata la pace.

A partire dal XVI secolo il paese fu dominato da diverse famiglie laziali: prima gli Orsini, poi il vescovo di Sulmona Pompeo Zambeccari, successivamente la famiglia dei marchesi Astalli e infine, nel 1757, il borgo fu ceduto alla famiglia Marefoschi per passare poi ai Piccolomini. Attraverso eredità e matrimoni, il feudo fu quindi incamerato dai Theodoli.

Durante la Seconda guerra mondiale, Sambuci divenne il quartiere generale del maresciallo Kesselring, comandante delle truppe tedesche durante la battaglia di Cassino.

Nel 1960 i Theodoli cedettero le loro proprietà a una società immobiliare, ma nel 1991 il Comune di Sambuci le riacquistò.

Sembra che i pastori e le ragazze di Sambuci, la cui bellezza era divenuta proverbiale, venissero usati da vari artisti come modelli. I ritratti di molti giovani sambuciani, vestiti con il costume tradizionale degli zampognari, sono conservati nell'Accademia del Nudo, fondata a Roma nel XVIII secolo da Benedetto XIV. L’economia locale si fonda su poche attività agricole, praticate quasi esclusivamente per soddisfare le necessità familiari, e su qualche iniziativa industriale nel settore dell'edilizia.

Il Castello Theodoli, a pianta quadrangolare ma molto irregolare, fu danneggiato durante i Secondo conflitto mondiale e sembra che fosse costituito da ben 365 camere. Fu restaurato nel 1933 e subì ulteriori successivi lavori di ristrutturazione soprattutto nella parte dedicata alle sale di rappresentanza, che sono decorate con pregevoli affreschi e hanno travi e soffitti ricoperti di oro zecchino.

Degna di nota è la Chiesa di San Michele Arcangelo, che conserva le tombe dei conti di Antiochia. La Chiesa di San Pietro apostolo comunica con il Castello attraverso una finestra posta sul lato sinistro dell'Altare Maggiore. All'interno si può ammirare un soffitto dipinto su legno, attribuito a Mario de' Fiori.

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie appartiene al periodo (XVII-XVIII secolo) nel quale Sambuci fu dominato dagli Astalli; i suoi sotterranei erano adibiti a cimitero. Il campanile, visibile solo da Via Theodoli, è a pianta quadrangolare.

gennaio

Sagra della bruschetta e dell’olio d’oliva
domenica successiva al 17

giugno

Infiorata del Corpus domini
.

luglio / agosto

Estate sambuciana
Serate all'insegna di musica, spettacoli teatrali, manifestazioni sportive e folcloristiche.

settembre

Maria SS. Bambina
Un signore, coadiuvato da quattro festaioli (nominati dal parroco il giorno di Ferragosto dell'anno precedente) si incarica di organizzare le manifestazioni sacre e profane: il trasporto della Vergine Bambina in casa del signore prima della solenne processione notturna, il ballo della Signoraccia (un enorme pupazzo di carta colorata intorno al quale si balla in piazza prima di incendiario) e i fuochi d'artificio.
.  fine settimana vicino all' 8 settembre

ottobre

Sagra della polenta con salsiccie
Un fine settimana da non perdere per i ghiotti e gli amanti della polenta. La calda pasta gialla verrà servita, in generose porzioni, accompagnata dal sugo delle spuntature di maiale. Artefici saranno i cuochi del paese che prepareranno la Polenta con la farina di mais prodotta nei mulini della zona. La domenica mattina processione in onore di San Celso, patrono del paese, e nel pomeriggio spettacolo musicale. Ma già da sabato sera però saranno aperti gli stand per assaggiare i panini con la porchetta, mentre la Polenta sarà distribuita, a partire dalle 12.30 di domenica mattina, nel parco di Villa Theodoli. 
Siamo nei pressi di Subiaco e la manifestazione viene organizzata dalla Pro Loco che propone anche escursioni guidate del territorio (Comune 0774.797025 - 0774/797006).
.  ultima domenica (info proloco: non si effettua nel 2007)

ricorrenze

Carnevale
Con sfilata di carri allegorici (febbraio)

Infiorata del Corpus Domini
Nelle vie del borgo (maggio – giugno)

Cultura e turismo in camper
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Per le visite al castello Theodoli  (attualmente in restauro)  ed informazioni in genere  il Comune risponde al numero telefonico 0774.797006
.

radar

Sambuci si trova a 60 km da Roma e si raggiunge attraverso la via Tiburtina o percorrendo l'autostrada A24 con uscita ai caselli di Castel Madama o di Vicovaro Mandela.

La storia del paese

     Posto in una depressione della valle dell’Aniene, è legata all’affermarsi dell’ordine benedettino nel Lazio; infatti la prima notizia sul luogo è un documento dell’864 con cui papa Niccolò I conferma il possesso del fundus Sambucula all’abbazia di Subiaco.
     Il territorio è ricordato come castrum solo nel 1052 in un’iscrizione nel chiostro gotico di Santa Scolastica, che riporta i nomi dei luoghi controllati dal monastero e rimase nelle mani dei benedettini fino al 1189.

     L’etimologia della parola nasce dalla presenza, sul colle su cui sorge e sulla pianura sottostante, del sambuco, pianta dalle proprietà mediche e culinarie.

     Dal XIII secolo tutta la zona della valle dell’Aniene fu teatro di scontri tra le popolazioni tiburtine e i de Antiochia, legittimi proprietari che infilzarono un nucleo fortificato e lo mantennero fino al 1541.

     A seguito di un lascito testamentario il feudo pervenne ai Mareri e passò successivamente a varie famiglie nobili: gli Zambeccari (dal 1580), gli Astalli (inizio ‘600), i Compagnoni Marefoschi (seconda metà del ‘700), i Piccolomini (fine 700) e, da ultimo, i Theodoli (1878).

     Il borgo si sviluppa attorno al castello, edificato nella zona più alta del paese tra il XIII e il XVII secolo.

 

Castello Theodoli - Sambuci - Roma - CamperWebIl castello Theodoli conserva intatte, nonostante i rimaneggiamenti, le caratteristiche medievali riconoscibili nel perimetro quadrangolare con quattro torri ad angolo e nella presenza, attorno ad esso, di scuderie e originarie abitazioni degli addetti al feudo.

Il complesso si sviluppa in modo irregolare su vari livelli: al seminterrato vi erano le cucine; al piano terra gli ambienti per il lavoro; al primo piano le stanze private, di rappresentanza e il salone per le feste; al secondo le stanze per gli ospiti, al terzo i servizi. Il collegamento tra i piani avviene attraverso uno scalone centrale, una scala a chiocciola in pietra tra il torrione nord e quello est, e da un’altra scala ad ovest.

     Ne1 1654 fu relegato a Sambuci il cardinale Camillo Astalli, potente segretario di Innocenzo X Pamphilj, caduto in disgrazia presso il papa. Durante il suo soggiorno il cardinale, assieme al fratello Tiberio, si dedicò a opere architettoniche ancora visibili che si inseriscono in un processo di restauro e ampliamento del paese intorno al fulcro medievale. Il borgo fu scenograficamente aperto da un arco in pietra posto in asse con la fontana tripartita che mostra la duplice funzione di elemento d’arredo e luogo di approvvigionamento.

     Al centro il corpo a due vasche circolari unite da una roccia con muschi e felci selvatiche, ai lati due vasconi rettangolari per gli animali. Fu sistemato il corso rettilineo (via Girolamo Theodoli) con due file di case e la chiesa di Santa Croce (del 1662). Alcuni degli edifici che si affacciano sulla via dovevano essere un tempo affrescati, come si evince da resti di affreschi (una Crocifissione e una Madonna con Bambino e santi) conservati (presso i civici 15 e 17) al secondo piano tra le finestre. Vennero ripristinati il convento francescano e la chiesa di Santa Maria delle Grazie.

     Per i notevoli interessi politici che rappresentava, dapprima per conto dei principi Pamphilj e poi per il re di Spagna Filippo IV, Camillo trasformò la residenza di Sambuci in luogo di rappresentanza per incontrare ambasciatori ed esponenti delle principali famiglie nobili un castello fu abbellito e ampliato nell'ala est con loggia a contrafforti e volute barocche che affaccia sul parco.

Castello Theodoli - Sambuci - Roma - CamperWeb    All'interno vi sono interi ambienti ricoperti di affreschi: al piano terra, nel torrione sud, si trova la "Sala della Gerusalemme Liberata" con copertura a volte e scene tratte dal poema di Torquato Tasso. Al primo piano è il "Salone delle Prospettive" con finto colonnato aperto su vedute paesaggistiche, figure mitologiche a mo' di sculture tra le colonne (Vulcano, Ganimede, Giove, Ercole, Mercurio, Nettuno, Apollo) e medaglioni monocromi con le personificazioni della pittura e scultura, posti sopra le porte in legno dipinto. Il soffitto a cassettoni e travi, con rosette a rilievo in nero e oro, è contemporaneo alla decorazione sulle pareti, datata 1645. Nella "Sala da bagno" è presente sul soffitto Mosè e il miracolo dell’acqua, mentre nella "Sala dei Ciclopi" ci sono questi personaggi mostruosi agli angoli del soffitto in atto di sostenere medaglioni con figure monocrome di Apollo, Marte ed Ercole.

Autore degli affreschi di tutte le sale è Giovan Angelo Canini (Roma 1617-66), studioso di antichità classica e allievo del Domenichino, ricordato in quanto "prese poi servitù dal Cardinale Astalli e per mezzo di lui la prese ancora col marchese suo fratello, che 10 condusse a dipingere nel palazzo e chiesa del feudo di Sambuci  (da "Le Vite de' pittori, scultori e architetti moderni" di Leone Pascoli, 1730).

      Di diversa fattura è il soffitto ligneo nel "Salone del Carro del Sole" , sempre al primo piano, collocato nel 1883 e proveniente dal palazzo Theodoli di Roma (distrutto tra il 1881-82). È opera del romano Mario Nuzzi, meglio noto come Mario de'Fiori (Roma 1603-73), specializzato nelle nature morte e in soggetti floreali alla fiamminga. Al centro è rappresentato il Carro del Sole e ai lati le Allegorie del Giorno e della Notte, mentre sopra le finestre sono putti che giocano, realizzati ad affresco.

     La cappella del castello, dedicata all'Arcangelo Michele, presenta volte decorate e altarino con cornice barocca in stucco. Il grande giardino, chiamato comunemente "La Villa" dagli abitanti di Sambuci, fu realizzato nel Settecento quando la fortezza difensiva veniva trasformata in dimora signorile ed è oggi aperto come parco pubblico.

     Si estende per una superficie di 5,5 ettari e comprende un vasto giardino "all’italiana" a terrazze su due livelli con basse aiuole di bosso ad arabesco al cui interno sono i simboli di due famiglie nobili: i tre cerchi degli Astalli e la ruota dei Theodoli. Siepi di alloro più alte delimitano zone di prato un tempo destinate al maneggio. Al centro del giardino è uno slargo con quattro statue in pietra e in fondo al viale è una fontana a grotta, circondata da cipressi e lecci, in cui l’acqua scende a cascatella. Nella zona nord, scendendo due rampe di scale ellittiche, si trova un’altra fontana, detta in dialetto della "vocca storta" (bocca storta), con grotta e vascone.

     Al di là di un recinto in ferro si vede la seconda parte del parco, il giardino "romantico" all’inglese con lecci, querce, abeti, pini e due cedri secolari. Si tratta di una tipologia ottocentesca che rifiuta le forme geometriche definite, ricreando il più possibile una copia perfetta, se non migliorata, della natura senza l’apparente ricorso al "costruito". Il bosco degrada verso la valle in ripido pendio fino a raggiungere il fosso di Costa Pistola e la strada per Mandela. Le due parti (il giardino e il bosco), un tempo collegate, sono oggi separate da una strada.

     Dal 1991 oltre al parco anche il castello è stato acquistato dal Comune che lo sta restaurando con l’intento di destinarlo a usi culturali.

Sambuci Maps Google

San Cesareo

Municipio  Via Giulio Giordani, snc - 06.958981

altitudine m 312
da Roma km 30

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Tra i Comuni di Colonna, Zagarolo, Palestrina e Rocca Priora, lambito dall'Autostrada del Sole, si trova il territorio del Comune di San Cesareo, istituito con una legge regionale il 23 marzo 1990. In precedenza il paese era una frazione di Zagarolo. Originariamente, nell'area di San Cesareo esisteva un'antica e sontuosa Villa di Giulio Cesare. Secondo alcune fonti storiche, fu proprio in questa villa che Cesare avrebbe scritto, circa 16 giorni prima di morire, il suo testamento. Il toponimo, per quanto ricordi il nome di un santo, è con ogni probabilità ascrivibile, piuttosto, proprio al nome di Giulio Cesare. Fino al XIX secolo non vi è alcuna notizia storica che consenta di distinguere le vicende di San Cesareo da quelle di Zagarolo. Nella seconda metà del secolo, diversi contadini provenienti da Capranica (i cosiddetti Capranicotti) si insediarono nel territorio costituendo alcuni piccoli borghi, tra cui proprio San Cesareo. Le prime abitazioni erano capanne di stoppia e ginestre, di forma circolare, edificate lungo i declivi per consentire il deflusso delle acque meteoriche. Nel 1911, durante l'Esposizione universale a Roma, fu organizzata una mostra alla quale parteciparono anche i contadini di San Cesareo, la cui realtà di vita fu definita "preistoria vivente alle porte di Roma”.

Durante il regime fascista, attraverso l'Opera Nazionale Combattenti, furono costruite alcune case per ospitare diversi coloni. Si realizzarono circa 60 edifici, muniti di acqua corrente ed elettricità, e a ciascun contadino fu assegnato un appezzamento di circa 1000 mq.

Gli abitanti tuttavia non accolsero positivamente questa operazione di bonifica, per cui le capanne nel 1928 furono incendiate: la stampa dell'epoca parlò di falò espiatorio e di distruzione edificatrice.

Negli anni Cinquanta San Cesareo registrò un notevole aumento demografico e assunse l'aspetto di una tipica borgata della periferia romana. Nel 1960, con la realizzazione dell'Autostrada Roma-Napoli, il paese subì un'ulteriore urbanizzazione e furono avviate nuove e interessanti iniziative produttive che diedero maggiori opportunità di lavoro agli abitanti.

La Chiesa di San Giuseppe, anche se edificata nel 1928, ha una tipica architettura di stile romanico. In prossimità della Chiesa, utilizzando i numerosi reperti recuperati nell'area in cui presumibilmente era ubicata la Villa di Cesare, è stato realizzato un monumento in onore dei caduti di guerra. 

marzo

Fiera campionaria
Importante manifestazione nel corso della quale la Scuola di Ceramica di Zagarolo espone i suoi lavori e la Scuola di Moda di San Cesareo, presente con un suo atelier, organizza una sfilata.

agosto

Festa patronale di San Cesareo
Dopo la solenne processione (che porta per il paese, oltre alla statua del santo, anche il prezioso reliquiario) vengono organizzati spettacoli di sbandieratori e gruppi folcloristici, nonché spettacolari fuochi d'artificio.
.  3^ decade (giorno 27 ~)

settembre

Sagra dell'uva
Si protrae per circa 4 giorni, arricchita da sfilate e spettacoli di vario genere. Grappoli d'uva vengono offerti ai visitatori in tipici cestini .
.  ultima domenica

San Cesareo Maps Google

San Gregorio da Sassola

Municipio  Largo Luigi Sturzo, 6  -  0774.480014 / 04

altitudine m 420
da Roma km 38

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Il paese sorge su uno sperone tufaceo tra i Monti Tiburtini e il versante occidentale di quelli Prenestini. Il nome deriva da san Gregorio Magno, discendente dalla gens Anicia, che possedeva tutto il territorio. Anteriormente al 1870 il paese era noto come Castel San Gregorio; fu poi aggiunto da Sassola, in riferimento, secondo alcune fonti a Saxula, città degli Equi situata in quel territorio.

Il ritrovamento di resti identificati come appartenenti a due acquedotti romani e di alcuni frammenti di ville romane fanno pensare che questo territorio ospitasse famiglie patrizie che presumibilmente vi si recavano in villeggiatura per la suggestione del paesaggio e la copiosa presenza di acque.

Nel 1249 il Monastero di Subiaco risultava proprietario del castrum Sancti Gregorii. Nel 1392 il paese divenne feudo dei Colonna e, successivamente, degli Orsini. Nel 1567 fu ceduto al cardinale Prospero Publicola Santacroce. Costui migliorò le condizioni di vita dei sangregoriani realizzando due grandi cisterne per la raccolta dell'acqua. Nel 1655 il cardinale Carlo Pio di Savoia, dopo una devastante pestilenza, costruì una nuova borgata ispirandosi a nuovi principi urbanistici e collocandola in una posizione più elevata rispetto al Castello. Il nuovo nucleo fu chiamato, in onore del suo realizzato re, Borgo Pio.

Alla famiglia di Carlo Pio e dei suoi discendenti si sostituirono i duchi di Uceda, divenuti successivamente principi Brancaccio, che realizzarono un notevole ampliamento del Castello nel 1855. Il centro abitato, dominato dal Castello Brancaccio (che conserva, della struttura medievale, il ponte levatoio, finestre crociate al primo piano, i merli di coronamento e una torre) e circondato da possenti mura, è diviso in una parte medievale e in una secentesca, che sono collegate da una strada. Il Castello è proprietà del Comune di San Gregorio e ospita imponenti sale affrescate all'inizio del XVII secolo da pittori di un certo rilievo, tra i quali Taddeo e Federico Zuccari.

La Chiesa di San Gregorio Magno, che risale al XV secolo, è collocata nel borgo medievale, mentre in quello secentesco si trovano la Chiesa della Madonna della Cavata, di epoca rinascimentale, il Convento di Santa Maria Nova e la Chiesa di San Giovanni evangelista, quest'ultimo edificio datato al XV secolo.

Le fonti prevalenti di reddito per gli abitanti provengono dall'agricoltura, in particolare dalla coltivazione di frutta, uva e soprattutto dell'ulivo. L’olio di oliva di San Gregorio, infatti, è uno dei più pregiati della zona e una vera prelibatezza sono le olive in salamoia prodotte nel paese.

gennaio

La Pasquella
La notte della Befana, le ragazze intonano antichi canti religiosi, sfilando per il paese con il varnegliu, un arcaico costume locale - notte del  5.

marzo

Sagra delle sagne co’ j’aiu pistatu
Festa grande in paese per la tradizionale sagra delle fettuccine all’uovo fatte in casa condite con sugo a base di aglio e olio d’oliva di prima spremitura. Tanti piatti di sagne preparati e distribuiti in piazza - penultima domenica di marzo.
Anche una occasione per visitare il Castello Brancaccio, mostre ed artigianato.

maggio

Sagra della bistecca
.
agosto

Madonna della Cavata
Dopo la processione, si svolge la sagra dedicata alle olive in salamoia, prodotto tipico di San Gregorio da Sassola.
.  ultima domenica

settembre Sagra delle olive in salamoia
Una ghiotta occasione per gustare questo prodotto tipico del paese.
.  
1^ domenica

novembre

Sagra della Bruschetta
Si possono degustare presso un apposito stand bruschetta e prodotti tipici stagionali tra i quali la famosa salsa di olive, olive in salamoia e acquistare olio d'oliva di prima spremitura e dolci locali. Di solito viene aperto al pubblico per la visita il restaurato Castello Brancaccio.
.  2^ o 3^ domenica

San Gregorio da Sassola Maps Google

San Polo dei Cavalieri

Municipio  Viale Umberto I, 1  -  0774.416032 Pro Loco   0774.416783
altitudine m 651
da Roma km 43
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Il paese è situato sulle pendici dei Monti Lucretili, di fronte a Castel Madama, sopra la Valle dell'Aniene, appena prima che il fiume si inoltri nella campagna romana. Il nome deriva dal fatto che per lungo tempo il luogo appartenne all'Abbazia di San Paolo. Nell'XI secolo è attestato che si chiamasse castrum Sancti Pauli in Jana, nome che rinvia, con ogni probabilità, anche al culto della dea Diana. Solo dopo il 1700 fu aggiunto dei Cavalieri che, secondo qualche fonte, evocherebbe l'appartenenza del posto ai Templari. Tuttavia, secondo altre ipotesi, il nome del paese va semplicemente ricondotto ai beni che Mario Orsini ereditò nel 1532 dalla madre Giovanna, che apparteneva alla famiglia dei Cavalieri.

Nel 1143 papa Innocenza III non esitò a ricorrere alle armi per impedire che i Tiburtini si impadronissero di San Polo e fece giurare a costoro che avrebbero rispettato le proprietà dell'Abbazia di San Paolo fuori le Mura. Furono gli Orsini a trasformare il piccolo borgo e a incrementarne la suggestività. Essi rafforzarono le mura e costruirono strade, dando inizio ai lavori di edificazione del Castello, che divenne inespugnabile. Gli Orsini erano rivali dei Colonna e dei Savelli e con costoro si contesero lungamente il predominio sul territorio. Nel 1479 Napoleone Orsini elaborò uno Statuto comunale che rappresenta un importante documento relativo all'autonomia municipale che San Polo dei Cavalieri riuscì a guadagnarsi. Alla fine del XV secolo si attenuarono le tensioni tra le diverse famiglie romane grazie alla mediazione esercitata da papa Innocenza VIII. Nel 1558 Paolo Giordano Orsini cedette San Polo al cardinale Piero Donato Cesio Il castello fu completamente restaurato e ospitò molti membri della Curia, che amavano trascorrere a San Polo la loro villeggiatura. Il fondatore dell'Accademia dei Lincei, Federico Cesi, fu tra gli ospiti del Castello.

La terribile peste del 1656 decimò la popolazione di San Polo e nel 1678 il Castello fu ceduto alla famiglia Borghese, che nei secoli successivi lo diede in affitto. Nel 1849 San Polo accolse i volontari di Garibaldi che avevano combattuto contro l'esercito pontificio nella vicina Vicovaro. Alla fine del XIX secolo fu costruito un nuovo acquedotto che migliorò notevolmente le condizioni di vita degli abitanti del paese. Nel IX secolo, ulteriori ampliamenti e trasformazioni urbanistiche sono state realizzate, senza tuttavia compromettere l'originaria fisionomia del borgo.

Oltre al Castello Baronale, sono degne di nota la Chiesa di Santa Lucia, che risale al XV secolo e si trova vicino al Castello; la Chiesa di San Rocco, costruita all'inizio del XVIII secolo; la Chiesa di San Nicola, molto più antica, perché fu edificata da alcuni Crociati reduci da una spedizione in Terra Santa. Al suo interno sono ospitate alcune pitture dell'artista Agrifoglio che risalgono al 1910. Vicino al cimitero si trova la Chiesa di Santa Liberata che nell'abside conserva un affresco risalente al XVI secolo.

L’economia del paese è basata soprattutto sulle attività del terziario, essendo numerosi coloro che si spostano verso la Capitale. Scarsa è l'agricoltura, di qualche interesse il turismo stagionale.

febbraio

La Candelora
Si celebra la tradizionale festa della Presentazione al Tempio di Gesù Bambino, con la benedizione dei ceri, rito che rimanda all'antica festa pagana della luce rinascente, che salutava la fine dell'inverno.
La leggenda dice che quando, in un tempo lontano, si stabilirono nella località due cavalieri francesi la chiamarono St. Paul, che divenne poi San Polo. Ma più verosimilmente la dicitura "dei Cavalieri" si riferirebbe alla appartenenza del Castello ai Cavalieri Templari.  Vicinissima a San Polo sorge Marcellina con l'antico Santuario di Santa Maria in Monte Dominici e nel giorno della Candelora si compie un grande pellegrinaggio da San Polo al Santuario nel quale è conservata una miracolosa immagine della Madonna delle Grazie del XII secolo.
La chiesa risale al 1000 e sorge sui resti di una villa romana. Il suo interno è decorato con affreschi della fine del 1200, con scene dell'Antico e Nuovo Testamento e storie della vita di San Pietro. Gli affreschi sono stati restaurati nel 1977 e, se pur di mano sconosciuta, costituiscono una importante testimonianza della pittura medioevale laziale.
.  1^ decade (giorno 2 ~)

agosto

Festa della Madonna del Buon Consiglio
Prevede numerosi eventi sacri e profani, tra cui i animazione,  gastronomia e fuochi artificiali.
.  3^ domenica

dicembre

Festa patronale di San Nicola di Bari
Viene sorteggiato tra i componenti della Confraternita del Sacro Cuore il privilegio di custodire la statuina del Patrono. Tra i festeggiamenti profani, vi è il ballo della pupazza, un fantoccio di cartapesta al cui interno danza una persona. Il pupazzo viene dato alle fiamme e il gioco consiste nel resistere il più a lungo possibile senza scottarsi. Distribuzione di ciambelle all'anice. Info  0774.416681.
.
 domenica dopo il giorno 6

San Polo dei Cavalieri Maps Google

San Vito Romano

Municipio Borgo Mario Theodoli, 34  -  06.9571006 / 9572166
altitudine m 655
da Roma km 55
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Il paese sorge nella zona orientale dei Monti Prenestini e domina la Valle del Sacco, confinando con i Comuni di Bellegra, Olevano Romano, Genazzano e Capranica Prenestina. Alcune fonti storiche attestano che San Vito, ubicato in un territorio prospiciente la Ciociaria, avrebbe sviluppato una certa prevenzione nei confronti delle terre del Frusinate, prevenzione che si sarebbe poi radicata quando Frosinone divenne capoluogo della Ciociaria. In conseguenza di ciò, infatti, San Vito fu privato della Pretura e di altri uffici circondariali che, in precedenza, ne avevano fatto un piccolo capoluogo.

All'inizio del X secolo a.c. la zona era abitata dagli Equi, i quali contrastarono l'espansionismo di Roma fino al 465 a.c., anno in cui vennero definitivamente debellati. Le terre furono elargite da Roma ai veterani e la zona ebbe poi diverse denominazioni, fino a quella di Vitellia, dal nome della famiglia romana dei Vitelli che la difese dai successivi tentativi di riconquista da parte degli Equi.

Furono i monaci benedettini che trasformarono il borgo in castrum Sancti Viti, dedicandolo a San Vito e nello stesso tempo conservando la radice di Vitellia. Le scorrerie barbariche non risparmiarono ovviamente il paese, e i Longobardi vi si insediarono nel VI secolo. Testimonianza della loro presenza è la località La Corte, dal longobardo Cohortis, termine con il quale quel popolo chiamava i cortili delle case, che erano abitazioni rurali fortificate.

Nel IX secolo San Vito fu devastato dalle scorrerie dei Saraceni che invasero il Lazio nel corso del pontificato di Leone IV e raggiunsero anche il territorio sublacense. La cittadina fu assediata e solo pochi abitanti riuscirono a salvarsi, rifugiandosi sulla rupe, le cui grotte offrivano rifugi sicuri. Con l'aiuto dei monaci benedettini gli scampati edificarono in quel luogo le loro abitazioni che si svilupparono intorno ad una rocca eretta sulla sommità della rupe. In quel luogo sorge l'attuale San Vito Romano.

Il feudo rimase di proprietà dell'Abbazia di Subiaco fino al 1180, anno in cui fu ceduto ai Colonna, che fortificarono ulteriormente il Castello al fine di renderlo inespugnabile. Il centro urbano che si venne formando intorno al Castello risale al XIV secolo. All'interno del Castello si poteva leggere fino a pochi decenni fa la seguente iscrizione “Hic natus est Oddo anno 1365”. Ciò testimonierebbe che Oddone Colonna, poi divenuto papa con il nome di Martino V, nacque nel Castello di San Vito.

Dopo l'elezione di questo papa, in tutta la zona si diffuse la devozione a san Martino, in onore del quale furono erette diverse edicole, una delle quali, la Cona di san Martino, è ancora presente in San Vito. La famiglia Colonna mantenne il possedimento fino al 1565, data in cui, per ragioni economiche, fu costretta a cederlo ai Massimo. Nel 1575 il feudo fu acquistato dai Theodoli ed è al cardinale Mario Theodoli che si deve la realizzazione del nuovo borgo che porta ancora il suo nome e che sorse lungo una strada creata a un livello più alto rispetto alla parte più antica. Lungo questa via si stabilirono i nuovi arrivati al seguito del cardinale e i più abbienti del paese, determinando così tra i due quartieri, ammonte e abballe, una sorta di rivalità di classe. Il Castello fu rimaneggiato da Carlo Theodoli, che lo trasformò in un Palazzo con una caratteristica forma di nave e lo abbellì con affreschi. Il Palazzo è ancora di proprietà privata.

Tra i monumenti più interessanti del paese si segnalano la barocca Chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, la Chiesa di Santa Maria de Arce, che risale al XV secolo, ed è chiamata de Arce per la sua posizione accanto alla Rocca. Solo di recente, grazie all'iniziativa di un sacerdote del paese, Guarino Nini, è stata risistemata e abbellita.

Nella navata centrale si può ammirare un'Assunta attribuibile al Maratta. La Chiesa di San Vito risale al 1725 ed è dedicata al giovanetto romano, patrono del paese, che subì il martirio all'epoca di Diocleziano. Le reliquie del santo sono ospitate presso la Chiesa di San Biagio, che risale all'inizio del XVII secolo.

La Chiesa della Madonna di Compigliano, ubicata in una strada laterale al paese da cui si gode un panorama completo dell'abitato, fu considerata un santuario poiché ospita un'immagine della Vergine che sarebbe apparsa ad un pastorello, muto dalla nascita e miracolato con il dono della parola.

Nel 1655, come segretario del marchese Theodoli, si stabilì a San Vito Matteo Baccelli, la cui famiglia ha lasciato notevoli segni nel paese. Al medico Guido Baccelli, che ebbe il merito di scoprire un efficace antitodo contro la malaria, è intitolata una piazza di San Vito.

L’economia locale è basata essenzialmente sul turismo estivo e sul terziario (con un intenso pendolarismo verso la Capitale) e su una significativa produzione di olio, vino e frutta, soprattutto castagne.

giugno

Festa patronale di San Vito
I festeggiamenti durano due giorni. Si inizia con una solenne e suggestiva processione, in occasione della quale viene allestita una ricca infiorata. Seguono giochi popolari e spettacoli di arte varia.
.  3^ settimana

settembre

Festa dell'uva
Al centro del paese vengono montati dei vigneti grondanti grappoli d'uva, e sono esposti antichi attrezzi usati nelle cantine.
.  3° fine settimana

dicembre

Festa dell'Immacolata Concezione
La singolarità della manifestazione è quella di essere gestita esclusivamente, sia per gli aspetti sacri sia per quelli profani, da uomini, riuniti nella Confraternita dell’Immacolata.
.  giorno 8

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
Fiera di San Biagio
Merci e bestiame
giorno 3 febbraio
San Vito Romano Maps Google

Sant’Angelo Romano

Municipio  Piazza Santa Liberata, 2  -  0774.420002 / 420100
altitudine m 400
da Roma km 33
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Il paese sorge sulla cima di uno dei tre colli che costituiscono i Monti Cornicolani, il Monte Patulo, in una posizione spettacolare che domina tutta la pianura sottostante. Il territorio mostra ancora segni evidenti delle sue origini antiche, come i resti delle mura ciclopiche, anche se ormai esigui, e la Grotta di Caterinella, un dolmen che è stato ritrovato non lontano dal paese. Il centro abitato di Sant'Angelo Romano sorge, secondo le ipotesi più accreditate, sul sito dove si trovava l'antica città sabina di Medullia, che venne successivamente conquistata dai Latini per poi essere sottomessa dai Romani. A questo punto le notizie diventano molto scarse riguardo agli avvenimenti che coinvolsero il paese, e dobbiamo aspettare il Medioevo per riuscire a ritrovare tracce di Sant'Angelo.

Nonostante le poche fonti documentarie, resti archeologici di una grande villa patrizia nel territorio, sopravvissuta probabilmente fino alla caduta dell'Impero, confermano le radici romane del paese.

In epoca medievale, nel periodo in cui tutto il Lazio era infestato da orde barbariche che provenivano dal nord e dai Saraceni che sferravano i loro attacchi dal mare devastando intere città, anche Sant'Angelo fu oggetto di pesanti scorrerie.

Sul Monte Patulo era stata eretta, in data non ben precisata, un'Abbazia che i monaci di San Paolo avevano fortificato con una rocca, in modo da renderla più sicura. Le popolazioni dei tanti luoghi depredati e distrutti trovarono accoglienza e rifugio nell'Abbazia, lì sentendosi finalmente al sicuro. Monte Patulo fu il nome che prese inizialmente questo piccolo centro abitato, che poi, nel corso del X secolo, venne consacrato a San Michele Arcangelo e prese così il nome di Sant'Angelo.

Nel XIII secolo il cardinale napoletano Raimondo Capocci si stabilì a Roma ed acquistò nella campagna circostante diverse proprietà, tra cui Sant'Angelo, che divenne feudo della famiglia fino al 1370, quando passò agli Orsini. La famiglia romana si adoperò per fortificare ancor meglio il paese e renderlo più sicuro con l'ampliamento della fortezza. Fra alterne vicende che li videro ostacolati dal volere di papi e vescovi, gli Orsini riuscirono a mantenere il possesso del feudo fino alla fine del XVI secolo. Fu poi la volta dei Cesi, i quali governarono questo possedimento dal 1594 al 1668 con grande equilibrio, operando dei cambiamenti notevoli che diedero alla vecchia fortezza l'aspetto di un castello da principi, sia pur sempre fortificato, e al paese, notevolmente abbellito, un nuovo impulso vitale.

Federico Cesi visse per quasi due anni a Sant'Angelo, la sua dimora preferita, amato e stimato dai suoi concittadini. Il feudo passò quindi ai Borghese e perse per sempre la vivacità intellettuale e la prosperità che aveva conosciuto con i Cesio All'inizio del XVIII secolo divenne un piccolo Comune dello Stato Pontificio e dopo il 1870 passò al Regno d'Italia.

Il Castello Orsini, costruito all'inizio del XV secolo su una struttura quadrangolare con grandi torri ai lati, è il monumento più importante del paese e appartiene alla famiglia Cornacchia. La Chiesa di Santa Maria e San Biagio fu costruita nel 1748 da Pietro Rongoli e ospita un trittico di Amoniazzo Romano. La Chiesa di Santa Liberata è ispirata alla leggenda della martire spagnola, raffigurata in un dipinto sull' altare maggiore. La Chiesa di San Michele Arcangelo è la più antica del paese, risalente al XII secolo e consacrata da papa Eugenio III.

maggio

Festa dei santi Liberata e Michele Arcangelo
In occasione dei festeggiamenti in onore dei patroni, si organizza anche la Sagra delle cerase, che prevede l'allestimento di carri allegorici agresti in cui spiccano le decorazioni di ciliegie. La banda musicale del paese allieta lo spettacolo.
.  4^ domenica

giugno Festival del Folclore
Il Festival dura tre giorni con partecipazione di gruppi folcloristici internazionali che si esibiscono in sfilate nelle vie e nelle piazze del paese.
.  2^ quindicina
luglio

Sagra dei cellitti
La manifestazione è dedicata alla degustazione di questa pasta, fatta con acqua e farina e condita con un sugo piccante.
.  1^ domenica

agosto

Sagra dello strengozzo
Presso il Palazzo Orsini è possibile degustare questo speciale tipo di pasta locale, che viene servita con fagioli.
.  1^ domenica

settembre Sagra della Pizza Fritta
La pasta è fatta a mano dalle donne del paese. Circa 2000 pizze fritte vengono distribuite a tutti nel tardo pomeriggio.
.  1^ settimana
Sant’Angelo Romano Maps Google

Sant’Oreste

Comune – Piazza Cavalieri Caccia, 12 -  0761.578185 Pro Loco  Piazza  P  Di Piemonte, 7 -  0761.579895

altitudine m 420
da Roma km 47

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Sant'Oreste sorge sulle falde del Monte Soratte ed è un luogo ricchissimo di leggende e di storia. Lo storico latino Servio riferisce che vi si praticava il culto del dio falisco Apollo Soranus e si celebravano riti al Dis Pater. Il nome del paese deriva da Heristo, giovane romano che fu martirizzato sotto Nerone e al quale fu dedicata la Chiesa, con elegante campanile romanico, che sorge nel luogo dove poi, alla fine del XIX secolo, venne costruito il cimitero.

Ma la storia del Soratte è ben più antica: il monte, infatti, fu territorio di confine tra Falisci e Capenati fino a quando il territorio non fu conquistato dai Romani. Doveva essere un arcaico luogo di culto, come testimonia Virgilio nell'Eneide quando cita il Santuario di Apollo Soractis, e la fama di luogo sacro proseguì anche nei secoli del Cristianesimo. Una leggenda medievale, raffigurata molte volte nei cicli pittorici dell'epoca, narra che papa Silvestro I, mentre si trovava in contemplazione sul Monte Soratte, fu raggiunto da una notizia terribile: l'imperatore Costantino era gravemente malato di lebbra. Se fosse morto il difensore della fede, si sarebbero scatenate di nuovo le persecuzioni. Ma come avrebbe fatto Silvestro ad arrivare a Roma in tempo per tentare di aiutare Costantino? Una muta bianca si materializzò accanto a lui, in tre balzi lo portò a Roma, giusto in tempo per guarire l'imperatore che volle essere battezzato da lui e, in suo onore, eresse la Chiesa sul Soratte.

La fondazione di cinque eremi sul Soratte viene generalmente collocata nel VI secolo ad opera dei monaci benedettini. Nonnoso, che fu tra i primi monaci della comunità (prima metà del VI secolo), si mise in luce per i suoi miracoli, narrati da Gregorio Magno.

Nel 746 Carlomanno, figlio di Carlo Martello, si ritirò sul Monte Soratte restaurando e ampliando 1'antico Monastero di San Silvestro, poi trovò un castrum antiquum acquarium e decise di costruirvi un altro Monastero in onore di San Pietro, San Benedetto e Sant'Andrea, noto poi come Abbazia di Sant'Andrea in Flumine. Ai monaci benedettini subentrarono nel 1571 gli eremiti girolamini, a questi nel 1582 i francescani e nel 1592 i cistercensi. Dopo molte altre complesse vicende, nel 1931 gli ultimi possessori furono gli orionini, che si insediarono nel Monastero di Santa Maria delle Grazie, 1'unico dei cinque romitori che abbia resistito alle devastazioni del tempo, e vi rimasero fino agli anni Settanta, per poi cedere il controllo dell'Abbazia alla diocesi di Civita Castellana.

Le prime notizie sul paese di Sant'Oreste sono del 747: si parla di una curtis Sancti Heristi, appartenente all'Abbazia di San Silvestro: un insediamento che non tarderà a trasformarsi nel X-XI secolo in castrum e la cui dipendenza dal Monastero non ne impedirà lo sviluppo urbanistico. Al paese, attraverso una strada che passava sotto la rupe tufacea, era collegato il Castello di Versano, i cui ruderi sono visibili nei boschi e le cui vicende si intrecciarono strettamente con quelle di Sant'Oreste.

Il primo nucleo del paese si era sviluppato nella parte più bassa con delle cascine. In seguito, nel corso di quattro secoli, si formarono due nuclei nella parte più alta. Il primo, nella zona detta San Nicola, ospita le chiese e i palazzi più antichi. Nel XVI secolo venne realizzato un bastione difensivo e costruiti altri palazzi come il Convento delle Monache Agostiniane e il Palazzo Canali (oggi sede del Municipio) attribuito al Vignola. L’interno è affrescato con scene attribuite agli Zuccari. Vi è conservata una famosa croce di bosso, scolpita a mano e datata 1222. Altri monumenti insigni, il Palazzo Abbaziale, il Palazzo Leoni, il Palazzo Galletti e il Palazzo Rosati, tutti quanti dotati di preziosi affreschi; tra le chiese, da visitare sono la Chiesa di San Biagio, la Collegiata di San Lorenzo e la Chiesa di San Nicola.

L’economia del paese si basa sull'agricoltura e l'allevamento e, più recentemente, sul turismo. Tuttavia, la maggior parte della popolazione lavora nel terziario, con un notevole pendolarismo verso Roma. 

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

maggio

Festa della Madonna
Per l'occasione, il paese è addobbato con archi trionfali e fiori, e ha luogo una fiaccolata sul Monte Soratte: centinaia di fascine vengono accese contemporaneamente, in modo che l'intero massiccio appaia in fiamme. Nel contempo in paese si organizzano varie manifestazioni.
4^ domenica

settembre

Festa di San Nonnoso
I festeggiamenti in onore del compatrono comprendono una fiera di merci e di bestiame e la Sagra della vitella.
.  1^ decade (giorni 1, 2, 3 ~)

ottobre

Festa di Sant'Edisto
Nei giorni precedenti e seguenti si svolgono varie manifestazioni, fra cui Buon Onomastico Sant'Oreste, con la degustazione di dolci tipici e di una torta gigante. Inoltre una rievocazione storica della vendemmia ed il Palio delle contrade in costume.
In occasione della festa del Patrono Sant'Edisto, la popolazione fa una scampagnata tra i boschi del Monte Soratte che circondano l'Eremo di Santa Romana.
.  2^ decade (giorno 12 ~)

ottobre/novembre

Sagra delle olive
Con tradizionale bruschetta

ricorrenze

Carnevale
Sagra della Castagnola

dicembre

Il Tempo delle Olive
Si svolgono manifestazioni e incontri sui temi relativi alla lavorazione delle olive e dei derivati.
.  2° fine settimana

Mercatino di Natale
Oggetti di antiquariato, modernariato, pezzi artigianali e altro insieme a una bella mostra di presepi napoletani. Inoltre nel pomeriggio c'è un'offerta di fragrante bruschetta condita con l'olio locale da parte degli olivicoltori della zona. Ma anche vino, castagne e dolci "co 'e nocchie".
.  2°  fine settimana

Aree naturali
Parchi - Riserve

Riserva Naturale Monte Soratte - Tutta l'area è caratterizzata da esempi di erosione sotterranea dell'acqua denominati "Meri". Alcune di queste grotte sono profonde oltre 60 metri.  Tel. Biblioteca Comunale 0761578185 - Comunità Montana 0761579895
Cultura e turismo in camper
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Palazzo Canali  (XVI secolo) - Attribuito al Vignola con affreschi d'epoca. Visitabile con prenotazione nei giorni festivi - tel. 0761578185
Chiesa di San Lorenzo Martire - Riedificata nel 1566 su disegno del Vignola, con campanile del '400 ben conservato
Chiesetta di Santa Maria Hospitalis - All'interno bellissimi affreschi e rilievi di origine carolingia

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

Maccheroni "Tonni e A Scifa", Pollo Ruspante e Olive
.

Sant’Oreste Maps Google

SOSTA CAMPER

Santa Marinella

Municipio  Via Aurelia, 455 - 0766.538551
altitudine m 7
da Roma km 61
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Sulla Via Aurelia, a 10 chilometri da Civitavecchia, troviamo Santa Marinella, antichissimo approdo etrusco situato nei pressi di Pyrgi, porto della città di Caere (oggi la frazione di Santa Severa), divenuto in seguito uno scalo cartaginese. Per questo i Romani la chiamarono Statio ad Punicum e tale nome non cambiò durante tutto l'Impero.

Le antiche rovine di Pyrgi sono state portate alla luce nel 1956 dall'etruscologo Massimo Pallottino e l'area archeologica dove si estendeva costituisce oggi una visita di grande interesse.

Attratti dalla salubrità del clima e dall'amenità dei luoghi, i Romani nel 264 a. C. fondarono Castrum Novum nella zona dell'attuale Capo Linaro, e trasformarono Punicum in una cittadina di svago e di riposo, con ville, giardini e terme.

Il crollo dell'Impero comportò l'abbandono del centro abitato e del litorale, che fu a lungo infestato da incursioni di pirati e barbareschi.

Occorre attendere l'anno Mille per avere notizie di un piccolo villaggio, fondato sembra dai monaci basiliani, nel quale fu edificata anche una chiesetta dedicata alla martire santa Marina, dalla quale deriva l'attuale nome di Santa Marinella.

Come molte località d'Italia e del Lazio, anche Santa Marinella passò nei secoli attraverso differenti domini: per citarne alcuni, dall'Ospedale di Santo Spirito in Sassia ai Barberini, per poi tornare all'Ospedale e infine ai principi Odescalchi.

Non cessando il pericolo dei Saraceni, il pontefice Pio V diede ordine che tutto il litorale venisse dotato di torri di avvistamento destinate ad avvisare le squadre cristiane dell'arrivo dei pirati, ed una delle più belle e meglio conservate è proprio quella di Santa Marinella. Nel 1838, nei pressi del Castello, tra i resti di un'antica villa romana, è stata ritrovata una statua del Meleagro, ora al Museo di Berlino.

Il Castello è ancora oggi di proprietà degli Odescalchi, che hanno anche il merito di aver dato impulso al vecchio villaggio di pescatori trasformandolo, negli anni Trenta, in una ridente cittadina balneare. La bellezza del luogo, come al tempo dei Romani, si accompagna ad un clima particolarmente mite, che consente un'attiva floricoltura e che ha ben meritato alla cittadina il nome di Riviera dei fiori del Lazio. Da ricordare anche che Guglielmo Marconi scelse proprio Santa Marinella per compiere alcuni tra i più importanti suoi esperimenti. Utilizzava soprattutto la Torre Chiarucca, che purtroppo, però, è andata distrutta durante la Seconda guerra mondiale.

Oggi Santa Marinella, con i suoi 22 chilometri di spiaggia ed il suo porticciolo, recentemente ampliato, non è solo una ridente cittadina balneare, ma anche uno dei più notevoli siti archeologici del Lazio, che dal 1974, grazie all'interessamento dell'Università di Roma, si è rivelato fonte di scoperte straordinarie. L’area archeologica, che merita una visita, ospita anche un piccolo Antiquarium che conserva alcuni reperti venuti alla luce nella zona.

Il Castello di Santa Severa, che è forse il monumento più notevole del territorio compreso nel Comune di Santa Marinella, fu costruito intorno all'anno Mille dai Barberini come un vero e proprio fortilizio. Il nome del paesino che sorse nelle vicinanze del Castello deriva dalla giovane cristiana Severa che in quel luogo subi’ il martirio.

L’attività agricola della zona offre un'ottima produzione di carciofi, fave e fiori, soprattutto il garofano. La maggior parte degli abitanti di Santa Marinella trova occupazione nell'industria turistica e della pesca. 

marzo

Festa patronale di San Giuseppe
Prevede tra l'altro concerti e spettacoli teatrali.
.  giorno 19

giugno      luglio
fine         inizio

Palio dell'Auto pedale
I nove rioni si sfidano in una gara di corsa su macchinine ecologiche a pedale. La settimana precedente gli stessi rioni organizzano una sfilata di carri allegorici.

agosto

Festa del Mare
Insieme alle celebrazioni religiose per l'Assunzione, si tengono varie manifestazioni, tra le quali soprattutto la suggestiva processione notturna di barche sul mare.
.  giorno 15

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
Mercatino al Porto Odescalchi
.  ogni fine settimana del mese

Il Bagatto
Antiquariato, collezionismo, oggettistica.
.  4^ domenica del mese

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Riserva Naturale Macchiatonda - Castello di Santa Severa, Via Aurelia 455 - 0766.571097
La riserva di estende sul litorale a sud di Santa Marinella e deve il suo nome ad un boschetto di olmo ed alloro, residuo delle antiche foreste planiziarie costiere. Si tratta di una zona umida con acquitrini, stagni di acqua dolce e salmastra, prati salati e coltivi. In alcuni tratti e' possibile ancora intravedere le ultime tracce della storia geologica del territorio. Gli strati cretosi di origine fluvio lacustre, ricchi di sostanza organica, denunciano infatti l'esistenza di un antico stagno costiero un tempo protetto da un sistema di dune di cui si e' persa ogni traccia nel mare. Le acque degli stagni ospitano numerosissime specie di uccelli migratori e, durante i passi, non mancano le oche selvatiche, simbolo della Riserva. In estate, quando gli acquitrini sono asciutti, nidificano occhini, calandre e calandrelle.

Da vedere

- L'antico centro culturale e portuale di Pyrgi.
-
Il Museo civico ospitato nel Borgo del Castello di Santa Severa.
-
La duna di sabbie nere.
- La Piscina: si tratta di una piccola depressione circolare trasformata, grazie ad un costante rifornimento idrico, in uno stagno perenne nel quale, tra le tife, le mestolacce ed altre piante igrofile, si riproducono la raganella, il tritone punteggiato, molti insetti acquatici e forse la testuggine palustre.

Dal 1° gennaio al 31 dicembre
Centro Studi Marittimi - Sul mare degli antichi - Escursioni di un giorno in barca a vela lungo l’antica costa dell’Etruria tra Cerveteri e Tarquinia. Tutti i giorni su prenotazione con partenze dal Porto di Civitavecchia.
Introduzione all’Archeologia subacquea - Campi didattici e di ricerca archeologica subacquea a bordo del veliero del Centro Studi Marittimi. Corso teorico e pratico di una settimana con soggiorno a bordo della Goletta “L’Antonio II”. Inf. e prenotazione Lunedì/venerdì 9.00 - 13.00 Tel. 340.1604401 - www.museosantasevera.org

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Santa Severa

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Castello di Pyrgi - Santa Severa - Roma - CamperWebil Castello di Pyrgi - Foto Associazione Campeggiatori Valtiberina

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Il Bagatto
Si svolge la prima domenica del mese - Antiquariato, artigianato e baratto in Via Olimpo.
Info 338.9657690.

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Saracinesco

altitudine m 908
da Roma km 55
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Saracinesco sorge su un massiccio contrafforte della catena dei Monti Ruffi, ai piedi del quale confluiscono i fiumi Licenza e Aniene. A differenza di tanti centri abitati del Lazio, che risalgono all'epoca romana o addirittura preromana, Saracinesco ha un'origine relativamente più recente, in quanto le prime notizie risalgono al X secolo. La medesima toponomastica del luogo indica infatti che esso fu fondato da una piccola colonia di Saraceni che, a partire dall’ 876, devastavano quei territori. Dopo la sconfitta nella battaglia di San Cosimato del 916, un manipolo di sopravvissuti si insediò nel luogo dove ora sorge Saracinesco, dando origine al primo nucleo dell'abitato.

A qualche anno più tardi (1005) è datato il primo documento ufficiale che riguarda il paese, un privilegio con cui papa Giovanni XVIII assegnava ai monaci benedettini di Subiaco il Monte in integro qui vocatur Saeracinesco.

I monaci sublacensi, poiché la posizione del centro abitato domina diverse vie di comunicazione, vi costruirono successivamente un castrum, probabilmente sulle rovine di un più antico centro fortificato.

Sarebbe lungo e difficile seguire tutte le signorie a cui Saracinesco appartenne nel corso dei secoli. Dai benedettini il feudo passò a Riccardo Conti, fratello di papa Innocenzo III, e poi fu portato in dote da Margherita Conti a Federico di Antiochia, figlio naturale dell'imperatore Federico II. Nel 1268 Corradino di Svevia, chiamato in Italia dai Ghibellini, passò per Saracinesco per salutare Beatrice Lancia, sposa di suo cugino Corrado d'Antiochia. Lo sfortunato giovane (con il quale si estinse la casata degli Hohenstaufen di Svevia), sconfitto qualche mese dopo a Tagliacozzo, venne fatto decapitare da Carlo d'Angiò sulla Piazza del Mercato di Napoli.

Come i suoi abitanti, così anche il paese ha mantenuto un certo fascino antico, che però è privo di testimonianze monumentali, sebbene per qualche tempo Saracinesco sia stato luogo di segregazione di due illustri personaggi della famiglia Orsini: Napoleone e Matteo.

Servito da una strada a tornanti, l'antico borgo gode di una vista meravigliosa, che nelle giornate limpide arriva a Roma ed al mare.

D'estate le poche centinaia di residenti diventano migliaia e il paese risorge a nuova vitalità con eventi che ne ricordano la storia e ne esaltano la locale e gustosa tradizione culinaria.

agosto

Corteo storico medioevale
Il paese, posto a quasi mille metri di altitudine, fa parte dei centri che gravitano lungo la Valle dell'Aniene e ha mantenuto intatta la sua struttura medioevale, tanto che giungere nel suo centro significa fare un passo indietro nel tempo, tra le ombre dei discendenti di Corrado d'Antiochia. Un tempo fu uno dei "castra" più importanti tenuto dall'Abbazia di Subiaco, poi passò alla famiglia Conti e quindi agli Antiochia che, nel 1268, ospitarono appunto Corradino di Svevia di dantesca memoria. Ogni anno si svolge una sfilata in costume per rievocare il passaggio di Corradino di Svevia a Saracinesco.
.  meta' mese

Festa di San Michele Arcangelo
In onore del patrono hanno luogo diverse manifestazioni sacre e profane, tra cui una solenne processione.
.  ultima domenica

settembre

Sagra della polenta
Costituisce una ghiotta occasione per i buongustai di gustare questo piatto tipico della tradizione contadina accompagnato con un sugo di salsicce e spuntature di maiale.
.  ultima domenica

Cultura e turismo in camper
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I caratteri somatici di parte degli abitanti di Saracinesco, come ad esempio la carnagione olivastra ed i capelli corvini, non sono affatto di origine locale.
Del resto, le origini estranee alla popolazione autoctona del Lazio sono testimoniate (oltre che dallo stesso toponimo) anche da alcuni cognomi tipici dei Saracinescani, che sono di chiara derivazione orientale, come Morgante, Margotta e Almansor.
Proprio per la loro bellezza esotica, di impronta zingaresca, le donne di Saracinesco furono più volte ritratte da diversi pittori italiani e stranieri mentre vendevano i loro prodotti, soprattutto fiori, in Piazza di Spagna e fecero da modelle a opere che sono esposte nei principali musei europei.

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Segni

Municipio
Infotel 06.972621 - 06.97262235 
altitudine m 668
da Roma km 58
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A metà costa dei Monti Lepini, su uno spettacolare contrafforte che guarda la Valle del Sacco, sorge Segni, i cui primi insediamenti risalgono tra la fine dell'Età del Bronzo e l'inizio di quella del Ferro, a un'età più antica quindi della stessa Roma.

Dionigi d'Alicarnasso e Tito Livio menzionano la città volsca di Signia come luogo di sosta di Tarquinio il Superbo e del suo esercito nel 513 a. C. Era circondata da una cinta di mura ciclopiche (risalenti probabilmente ai Volsci, che ancora nel VI secolo a.c. occupavano il territorio) sulle quali si aprivano diverse porte: la Porta oggi detta Saracena ha poco da invidiare, per maestosità, a quella dei leoni di Micene.

La tradizione fa derivare il nome Segni dalle insegne (signa) che i primi coloni romani dell'epoca di Tarquinio piantarono nel suo territorio. Nel 338 a.c. Signia fu incorporata nello Stato romano come civitas foederata e al tempo della Guerra sociale (90-88 a.c.), per la sua fedeltà a Roma, fu tra le prime città italiche a conseguire la condizione di municipium.

Per la sua posizione inespugnabile il paese si salvò dalle terribili invasioni barbariche e nel 495 era già sede vescovile; Segni diede anche i natali, nel 657, a San Vitaliano papa.

Passata successivamente sotto il diretto dominio del Papato, ospitò spesso i pontefici: Eugenio IlI, nel XII secolo, vi fece edificare una residenza estiva per i papi.

Il paese divenne poi feudo della famiglia dei Conti di Segni (chiamati poi Conti tout court), molto devoti alla Chiesa di Roma.

Giovanni Conti, in particolare, governò talmente bene che nel 1353 il Comune gli donò la Torre e il terreno adiacente. Il Palazzo, costruito come difesa della città e poi come abitazione a partire dalla prima metà del secolo XV, fu ingrandito dai discendenti della famiglia Conti.

La devozione alla Chiesa di Roma da parte dei Conti costò a Segni un prezzo terribile: nel 1557, infatti, il paese fu espugnato dai soldati spagnoli al comando di Marcantonio Colonna e del barone Feltz, fedeli all'imperatore. Segni fu incendiata e la sua popolazione decimata. L’anno successivo il paese ebbe il record di nascite: erano i figli degli stupri, ma segnarono anche l'inizio della rinascita segnina con l'innesto di sangue straniero in un paese da secoli chiuso ad influssi forestieri.

La ricostruzione di Segni iniziò immediatamente per opera dei conti Sforza, famiglia nata dall'unione dell'unica figlia di Giovanni Battista Conti, Fulvia, con Mario Sforza. Questi, però, era più poeta che amministratore: i debiti che accumulò resero necessaria la vendita di gran parte del vasto patrimonio. L’ultimo proprietario del Castello, il vescovo di Segni Biagio Sibilia, nel 1887 lo affidò alle suore di santa Giovanna Antida perché vi educassero la gioventù femminile. Era intanto nato il Regno d'Italia e Segni era diventato Comune.

Da visitare l'acropoli, sul cui antico Tempio, dedicato forse alle tre divinità italiche di Giove, Giunone e Minerva, fu poi eretta la Chiesa di San Pietro apostolo, dotata di notevoli affreschi, ma rimaneggiata nel XVIII e nel XIX secolo. Stupenda è anche la Cattedrale di Santa Maria Assunta, che presenta una facciata ridisegnata dal Valadier, mentre il campanile è ancora quello romanico. Il Palazzo dei Conti di Segni conserva integralmente la sua struttura originale, che ingloba mura poligonali, mura repubblicane e cunicoli segreti. Il Palazzo, infatti, non era concepito soltanto come semplice edificio residenziale, ma come vera e propria fortezza.

Un tempo terra di pastori e porcari, oggi Segni pratica maggiormente l'agricoltura e ha un buon ricavo dal turismo.

luglio

Festa patronale di San Bruno
Per le strade del paese si tiene un'imponente e suggestiva processione.
.  2^ decade (giorno 18 ~)

agosto

Giostra del maialetto
Questa antichissima manifestazione folcloristica risale forse ai tempi in cui il maiale (o meglio, il cinghiale) era un animale sacro del luogo. Dopo un corteo storico, un maialino viene lasciato libero con un campanello intorno al collo, mentre i giostratori, bendati e dotati anch'essi di campanelli, cercano di colpirlo con una ramazza.
.  1^ quindicina

ottobre

Sagra del Marrone Segnino
Un fine settimana per celebrare la raccolta annuale delle castagne con una intensa serie di manifestazioni storiche, gastronomiche, musicali e culturali. Nell’antica cittadina d’arte alle porte della capitale, ricca di storia, tradizione e cultura, è di scena la sagra dei marroni dove assaggiare il marrone nelle diverse ricette e scoprire la gastronomia tipica locale.. Il tutto si svolge in uno scenario di grande suggestione, tra imponenti mura ciclopiche, palazzi storici, monumenti religiosi e borghi medioevali; inoltre un nutrito carnet di appuntamenti attende i visitatori.
.  4^ settimana di ottobre

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
Fiera di merci varie
Annuale evento in occasione della festa di S. Vitaliano papa. Info 06.9766701.
.  giorno 27 gennaio
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SOSTA CAMPER

Subiaco

Municipio  Piazza S. Andrea, 1  -  0774.824001

altitudine m 408
da Roma km 73

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Collocato in una suggestiva posizione sopra un colle, alla destra del fiume Aniene e ai piedi del Monte Calvo, Subiaco conserva l'aspetto tipico di un borgo medievale, con strade molto strette e case munite di scale esterne e bei portali.

In epoca preromana tutta la Valle dell'Aniene era abitata dagli Equi, contro i quali i Latini scesero in guerra, sconfiggendoli nel 299 a.c. I nuovi arrivati diedero vita alla tribus Aniensis (tribù dell'Aniene). Una testimonianza di quell'insediamento è la scoperta del sarcofago dell'aniense Lucio Menio, avvenuta nel 1843. La ricchezza di acque del territorio attirò l'attenzione di Roma che a partire dal 272 a.c. costruì ben quattro acquedotti: l'Anio Vetus, l'Aqua Marcia, l'Aqua Clodia e l'Anio Novus, con i quali la zona rifornì generosamente l'Urbe.

Nel 54 d.C. Nerone decise di costruire in zona un'imponente villa. Fece sbarrare la valle in tre punti, creando altrettanti piccoli laghi, i Simbruina stagna, sulle sponde dei quali eresse la sua residenza, composta da più edifici che si specchiavano nelle acque (da ricordare che il celebre Efebo, rinvenuto nel 1883 e oggi custodito presso il Museo Nazionale Romano, proviene proprio dalla villa neroniana). Sembra che gli schiavi che lavoravano la villa avessero costituito un villaggio sub lacum, da cui originerebbe il nome Subiaco.

Abbandonata da Nerone a seguito di un evento che considerò di malaugurio (un fulmine si abbatté sulla sua tavola mentre banchettava con gli ospiti), gli edifici della villa, mal custoditi, caddero presto in rovina, e secoli più tardi un'inondazione cancellò anche i laghetti. Il corpo centrale della villa sorgeva probabilmente in località Pianello, dove, sfruttando proprio le costruzioni imperiali abbandonate, si insediarono i primi abitanti della zona.

Il 10 agosto 369 fu consacrato il primo edificio di culto cristiano di Subiaco, la Chiesa di San Lorenzo: è a questa data che si fa risalire la nascita ufficiale di Subiaco.

Nel IV secolo d.C. Subiaco era già un borgo di una certa consistenza, ma fu verso la fine del V secolo che un giovane di Norcia, destinato a divenire uno dei maggiori santi cristiani, Benedetto, determinò le sorti future della cittadina. Fu infatti proprio nei pressi di Subiaco, in una grotta del Monte Taleo, che si ritirò in eremitaggio Benedetto, fuggito da Roma, dove stava completando i suoi studi, perché nauseato dalle condizioni di disfatta morale in cui si trovava la città.

Furono anni di vita ascetica e di preghiera, cui seguì un periodo dedicato alla formazione dei numerosi discepoli che nel frattempo erano accorsi intorno a lui. Ad essi Benedetto dettò le regole fondamentali da seguire nella vita monastica. Furono costruiti tredici piccoli Cenobi la cui conduzione egli affidò ai suoi discepoli. Nel IX secolo le incursioni saracene distrussero tutti i Monasteri tranne quello che si chiamava San Silvestro: l'attuale Santa Scolastica (dal nome della sorella di Benedetto, a cui in seguito venne dedicato).

Nel 937 la cessione da parte di papa Leone VII del nucleo abitato di Subiaco e delle terre vicine a questo Monastero, segna l'inizio di un ampio potere degli abati sul territorio. Nei due secoli successivi, grazie all'appoggio di diversi pontefici e all'energica azione di due abati, il francese Umberto e Giovanni V Crescenzi, ampi possedimenti vennero ceduti al controllo dell'Abbazia, che acquistò un potere politico senza eguali ad est di Roma, soprattutto quando l'abate fu investito anche dei poteri spirituali sulle popolazioni controllate dal Monastero. Nell'XI secolo l'abate Giovanni costruì in cima all'abitato di Subiaco il Castello feudale, la cui costruzione coincise con il consolidamento della potenza del convento, garantendo nel contempo la sicurezza dei monaci.

Nel XIII secolo, ad opera degli abati Enrico e Bartolomeo, intorno alla grotta chiamata Sacro Speco cominciò a sorgere una grande costruzione, che presto divenne meta di santi e asceti. In seguito alla visita di Francesco d'Assisi, che ricevette in dono dall'abate un vecchio romitorio, tutta la vallata prese l'appellativo di valle santa.

Successivamente, devastanti inondazioni dell'Aniene, due terribili terremoti, la pestilenza, lo scisma del monaco Pelagio, che causò l'intervento della Chiesa di Roma, determinarono la fine dello splendore dell'Abbazia. I monaci furono privati del diritto di eleggersi il proprio abate e nel 1456 papa Callisto III affidò la conduzione del monastero a un personaggio completamente estraneo alla vita dell'Abbazia. Il primo abate commendatario (dal latino commendare: affidare), fu Giovanni Torquemada, che si dedicò immediatamente a una riforma morale della vita del Monastero. Inoltre, grande studioso, chiamò nel 1464 a Subiaco due stampatori tedeschi, formatisi alla scuola di Gutenberg, perché impiantassero nel Monastero di Santa Scolastica il primo torchio per la stampa in Italia.

Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI, fu il secondo abate commendatario, e trasformò in fortezza la rocca. Poi il titolo toccò a Giovanni Colonna, che trasmise il privilegio ai suoi discendenti. Nel 1608 la commenda passò ai Borghese e quindi ai Barberini, che la tennero per 105 anni. L’ultimo commendatario fu Giovanni Battista Spinola che la ebbe nel 1738. Questi fu l'ultimo commendatario munito della doppia giurisdizione, baronale e spirituale.

Verso la metà del XVIII secolo, tra i monaci benedettini e Subiaco sorsero contrasti per questioni economiche, che provocarono nel 1752 una rivolta popolare contro il Monastero. Benedetro XIV fu costretto a emanare una bolla con cui sottraeva agli abati commendatari il potere temporale lasciando loro solo quello spirituale. Subiaco e il suo territorio furono sottoposti direttamente al potere pontificio e le proprietà dell'Abbazia furono incamerate fra i beni della Chiesa, che la governò attraverso le Congregazioni della Sacra Consulta e del Buon Governo. Cessava così il dominio feudale dei monaci su un territorio che comprendeva Agosta, Canterano, Rocca Canterano, Jenne, Cervara, Marano, Cerreto, Civitella San- Paolo, Roiate e altri centri minori.

Alla fine del XVIII secolo il timore dell'arrivo dei rivoluzionari francesi fu all'origine, sul piano psicologico, di una vera e propria ondata di miracoli mariani. A Subiaco la Madonna della Pietà, da poco trasportata nella Cattedrale di Sant'Andrea, fu vista aprire, serrare e muovete i suoi santissimi occhi, ma i miracoli non fermarono i francesi e anche Subiaco, nel febbraio 1798, entrò a far parte della Repubblica Romana.

Dopo il 1870 entrò a far parte del Regno d'Italia. La Seconda guerra mondiale bombardò pesantemente Subiaco, danneggiando in modo grave i monasteri. La fine del conflitto lasciò la cittadina con il 76% delle abitazioni private inservibili e privata di un incredibile numero di cittadini, morti tra le macerie. Nel giro di pochi anni, per iniziativa sia pubblica sia privata, Subiaco fu ricostruita e ampliata. Oltre al flusso mai interrotto di turisti verso i suggestivi luoghi della spiritualità benedettina, si è andata affermando anche come centro di villeggiatura, estiva e invernale, grazie agli impianti sciistici del Monte Livata.

E impossibile descrivere nel poco spazio che rimane tutte le bellezze storico-architettoniche che Subiaco offre al visitatore. E una cittadina che politicamente e spiritualmente ha inciso profondamente nella storia della provincia di Roma, e non solo: il 24 ottobre 1964 papa Paolo VI ha proclamato san Benedetto patrono d'Europa.

Nel solco della sua Regola sono sorti infatti, in tutta Europa, centri di preghiera e luoghi di ospitalità per poveri e pellegrini. Entrando in Subiaco e visitando i suoi Monasteri non si può non avvertire il messaggio che questo grande personaggio ha lasciato a tutta la cristianità.

marzo

San Benedetto Patrono
Nel pomeriggio processione con la statua del Santo, fiaccolata, banda musicale e spettacolo pirotecnico. Si prosegue l'indomani con il trasporto della statua al Sacro Speco. Nel contempo il paese viene "occupato" da una fiera di merci varie.
.
 giorno 21

maggio

Raduno internazionale di Canoa
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ricorrenze

Venerdi'  Santo
Processione del Cristo Morto

Fiaccolata di Santo Stefano
Tradizionale fiaccolata il 26 dicembre sul fiume Aniene con partenza da Ponte Sant’Antonio e arrivo a quello di San Francesco organizzata dal Club Canoisti di Subiaco; l’iniziativa si inserisce in una serie di appuntamenti che prevedono cene medievali, mostre mercato, iniziative culturali e offerte gastronomiche. Info  0774.822013.

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Per San Lorenzo grande fiera di merci e bestiame in Via Cavour.
agosto
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

- I ruderi della Villa Nerone, il convento di San Francesco (1327) e il complesso dei Monasteri Benedettini (San Benedetto - Santa Scolastica).

Subiaco Maps Google

SOSTA CAMPER

Tivoli

Municipio  Piazza del Governo, 1  -  0774.319051
altitudine m 235
da Roma km 32
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La cittadina sorge sulle pendici settentrionali dei Monti Tiburtini, a sinistra dell'Aniene, nel punto dove il fiume, con una serie di cascate, salta un dislivello piuttosto ripido e scorre giù nella campagna romana. Situata in una posizione così alta e strategica, Tivoli domina tutta la parte orientale della pianura del Lazio.

L’abitato antico, che conserva ancora parte delle mura originarie, si sviluppa nella parte più alta della città, intorno alle grandi Ville d'Este e Gregoriana, mentre la parte più recente e moderna si è andata formando nel territorio a valle. Reperti archeologici di una certa consistenza, e fra questi la Grotta Polesini, attestano la presenza di insediamenti umani nel territorio a partire dal Paleolitico superiore e per tutta l'Età del Bronzo. Una necropoli emersa sull'altipiano, e databile tra l'inizio del IX e la fine del VII secolo a.c., insieme ad alcuni resti di capanne, sembrerebbero far individuare nell'Età del Ferro la fase più antica del territorio tiburtino, quella che precedette gli insediamenti urbani.

Leggendarie sono le origini di Tivoli, dal latino Tibur, che deriva dalla voce sabina teiba o teba“. La città, che inizialmente non faceva parte della Lega Latina, vi aderì verso la fine del VI secolo e fu battuta, insieme alle altre città confederate, nella battaglia del Lago Regillo (496 a.c.). Sciolta la Lega Latina per volere di Roma, anche i Tiburtini entrarono a far parte del foedus Cassianum, la nuova alleanza dominata dall'Urbe, e ottennero la cittadinanza romana.

Anche in seguito furono numerosi e violenti gli scontri tra Roma e Tibur, che si conclusero tra il 340 e il 338 a.c. con l'egemonia di Roma sull'intero Lazio.

La cittadina perse la propria indipendenza, ma conservò una certa autonomia. Infatti nel 311 a.c., secondo alcune fonti storiche, i censori impedirono la partecipazione ai banchetti sacri nel Tempio di Giove ai tibicines romani, i flautisti che accompagnavano i sacrifici, i funerali e le nozze. I flautisti di fronte al diniego dei censori di ammetterli al banchetto decisero di organizzare una vera e propria serrata e di ritirarsi a Tivoli. I senatori cercarono di intervenire sugli abitanti di Tivoli perché persuadessero i tibicines a riprendere le loro attività e i Tiburtini ricorsero a un astuto stratagemma: fecero ubriacare i flautisti e li ricondussero a Roma. Da quel momento Tibur conseguì un grande prestigio davanti ai Romani. A Tivoli e nei dintorni furono edificate numerose ville da illustri cittadini romani, tra cui Sallustio, Catullo, Properzio, Cesare, Antonio, Bruto. La città era un famoso luogo di villeggiatura e Adriano nel II secolo vi edificò la sua bellissima Villa, di cui si possono ammirare ancora oggi i magnifici testi.

Dopo la caduta dell'Impero Romano, e sotto il dominio di Teodorico e degli Ostrogoti, gli abitanti di Tivoli si adattarono a vivere con gli invasori, ma nel 535, durante la Guerra greco-gotica, la città fu saccheggiata e gli abitanti vennero massacrati. Successivamente i Bizantini fecero di Tivoli un Ducato e i papi la eressero a centro amministrativo dei territori sabinense e carseolano di San Pietro. Minacciata dai Longobardi di Astolfo, la città fu assoggettata dall'imperatore Ottone III; nel 1142 Innocenzo II la assediò per oltre un mese, senza riuscire a conquistarla.

Nel 1153 un accordo con Federico Barbarossa fu positivo per Tivoli e produsse una serie di lavori di abbellimento e fortificazione. Tra tentativi di emanciparsi da Roma e lotte strenue per resistere al potere pontificio, le spinte autonomistiche tiburtine proseguirono finché papa Adriano VI sottrasse Tivoli alla giurisdizione del Senato romano. Nel 1550 Giulio III nominò governatore di Tivoli Ippolito II d'Este, figlio di Alfonso I e Lucrezia Borgia.

Con l'amministrazione napoleonica, all'inizio del XIX secolo, Tivoli divenne capoluogo di tutto il territorio comprendente 52 Comuni. Dal 1831 fu sede di un governo distrettuale. Durante le vicende della Repubblica Romana del 1849, Garibaldi sostò per ben due volte nella città: la prima per organizzare la spedizione a Palestrina e a Velletri al fine di bloccare l'esercito borbonico che minacciava la Repubblica, la seconda, dopo la caduta della Repubblica Romana, quando cominciò la memorabile fuga che lo condusse fino in Romagna. Nel 1870 Tivoli aderì al Regno d'Italia con un plebiscito. Per tutto il corso del XX secolo la città ha registrato un aumento demografico costante, che ha determinato un'espansione edilizia così estesa da causare una profonda trasformazione del suo assetto urbanistico.

Tra le numerose Chiese di Tivoli, sono da ricordare specialmente San Silvestro, del XII secolo, la Basilica della Carità (XI-XII secolo), Santa Maria Maggiore, con portale goticheggiante di Angelo di Tivoli e campanile del 1602 e, soprattutto, la Cattedrale di San Lorenzo, il cui primo nucleo risale al VI secolo - con un bel campanile romanico del XII secolo, ristrutturato nel 1635 - che conserva all'interno il gruppo scultoreo della Deposizione, degli inizi del XIII secolo. Il maggior monumento del XV secolo è la Rocca Pia, innalzata da Pio II. Affreschi di un seguace di Antoniazzo Romano si possono ammirare nella Chiesa di San Giovanni evangelista.

Fra le molte dimore del Rinascimento, notevole è il Palazzo Croce, del 1583 circa, con ninfeo, rivestimenti a stucchi e mosaico. La Villa d'Este, celebre per il magnifico giardino animato di bellissime fontane, fu costruita per il cardinale Ippolito II d'Este nella seconda metà del XVI secolo da Pirro Logorio. La Villa Gregoriana, in gran parte ottocentesca, è uno splendido parco naturale con cascate, grotte e dirupi.

Fuori della città vi sono resti di ville romane e di tombe. Villa Adriana, lo straordinario complesso archeologico fatto edificare da Adriano tra il 117 e il 138, situata a sud-ovest della città, costituisce insieme a Villa d'Este uno dei siti più visitati al mondo: entrambe sono state inserite dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio dell'Umanità. Si ricorda anche il cosiddetto “Tempio della Tosse”, tomba romana trasformata in chiesa, con affreschi datati al X secolo.

Nella pianura compresa nel Comune di Tivoli vengono intensamente sfruttate le cave di travertino,·attorno alle quali sono sorti due importanti nuclei urbani, Villa Adriana e Bagni di Tivoli. Importanti gli stabilimenti termali di Bagni di Tivoli che, con le testimonianze storico artistiche della città, alimentano un considerevole flusso di visitatori.

ricorrenze Carnevale Tiburtino
Una domenica di carnevale per la Festa delle Castagnole e spettacolare sfilata di carri allegorici, con inizio alle 14,00. La sfilata viene anticipata a Villa Adriana il sabato precedente alle 15,30.
luglio Festival del Jazz
E' una riuscita manifestazione di notevole rilievo nella quale jazz, etnica e musica colta si affiancano con ottimi risultati tanto da richiamare un largo pubblico ma anche critica specializzata.
.  1^ settimana
agosto Processione dell'Inchinata
E' la suggestiva celebrazione dell'incontro tra Gesù e la Madonna al momento in cui si era diffusa la notizia dell'imminente morte di Maria. I Tiburtini organizzano due cortei, che partono da chiese diverse, uno ostentando l'immagine della Vergine e l'altro quella di Gesù, entrambe raffigurate su due tavole molto preziose.
Le processioni percorrono il paese e si incontrano in Piazza Santa Maria Maggiore, dove dopo l'inchino i due simulacri vengono portati nella Chiesa antistante e lì, come vuole la tradizione, trascorrono la notte amorevolmente vicini, per rientrare, il giorno dopo, nelle rispettive chiese di provenienza - giorni 14, 15.
settembre Sagra dell'uva pizzutella
.
 ultima domenica di settembre o prima domenica di ottobre.
ottobre Odori, sapori e prodotti tipici della Valle dell'Aniene
Nell'ambito dell'annuale festa in onore della Madonna del Santuario di Quintiliolo, iniziata ai primi di settembre, il gruppo Butteri di Tivoli organizza una degustazione dei prodotti tipici, olii artigianali, vini tiburtini e bruschette, in Piazza del Plebiscito.
.  1^ decade
Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato
Mercatino dell'antiquariato
Tratta di oggettistica e mobili e si svolge presso il centro storico la terza domenica del mese - circa 50 espositori - info 0736.256956.

Fiera di San Giuseppe
Si svolge ininterrottamente dal XVI secolo con merci varie e prodotti artigianali.
.  19 marzo

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Ville a porte aperte
Una fama che non conosce declino per Villa Adriana e Villa d'Este, glorie monumentali della citta' di Tivoli, che continuano ad attrarre ed affascinare milioni di turisti, italiani e stranieri. A conferma di questo successo, Villa d'Este, splendido esempio di giardino all'italiana di fattura cinquecentesca che, con i suoi viali, le sue scalinate e le sue meravigliose fontane, animate da spettacolari giochi d'acqua, e' stato eletto il Parco piu' Bello d'Europa 2007 (06.39967701).

Le Terme
Gli antichi romani, grandi esperti di relax e rimedi naturali, le elessero a luogo privilegiato di salute e vigore. Le Terme di Roma sorgono sull'antico sito delle antiche sorgenti della Acque Albule, conosciute sin dall'antichita' per le loro proprieta' curative e rigeneranti. Il moderno stabilimento, in stile belle epoque, immerso in un grande parco con cinque piscine, ospita i romani contemporanei nell'area esterna fino alla fine di ottobre. Il percorso benessere, attrezzato nella struttura interna, e' invece aperto tutto l'anno (0774.35471).

Riserva Naturale Monte Catillo - 06.43562126
L'area protetta ricade ai margini della campagna romana e va a lambire i primi rilievi appenninici costituiti dai Monti Tiburtini e Lucretili. Il territorio e' delimitato da contrafforti rocciosi anche molto aspri cui si affiancano, nella parte interna, colli e piccole vallate di origine carsica. Collegati alle rocce calcaree sono i fenomeni di erosione, ben rappresentati da ottimi esempi di campi solcati, grotte e doline. La riserva presenta inoltre tracce di antichi insediamenti pastorali, vestigia archeologiche di epoca romana (ville, acquedotti) e medievale (torri).
 

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggi e degustazioni in camper

Le vie del gusto
Uva Pizzutello: uva bianca da tavola, nota per l'alta qualita', chiamata anche uva corna per gli acini dall'inconfondibile forma allungata.
Olio d'oliva Dop Terre Tiburtine: olio extra vergine di oliva dal colore giallo oro con sfumature verdi e dal caratteristico sapore fruttato con un pizzico di piccante e di amarognolo.
Olio d'oliva Doc della Sabina: rinomato prodotto locale; la varieta' di olio tradizionalmente piu' coltivato in Sabina e' Carboncella, seguito da Leccino, Frantoio e Olivastro.
Pinciarelle: pasta fresca fatta a mano con acqua e farina, condita con pomodoro fresco e pecorino.

Tivoli Maps Google

SOSTA CAMPER

Tolfa

Municipio  Piazza V. Veneto, 12  - 0766.939001

altitudine m 484
da Roma km 68

Viaggiare e visitare in camper

Sul fianco occidentale degli omonimi Monti, non distante da Civitavecchia e dal mare, sorge Tolfa. Il luogo era abitato fin dal Neolitico e dal periodo previllanoviano e villanoviano. Più tardi vi giunsero gli Etruschi provenienti da Cerveteri, che lasciarono molteplici necropoli e si dedicarono allo sfruttamento delle miniere di ferro, alluminio, zinco e piombo.

Si discute ancora sull'origine del nome, che alcuni fanno risalire alla radice etrusca tol-tul legata al significato di “sollevare”, da cui deriva anche il latino tollere (quindi Tolfa significherebbe “la elevata”), altri al suffisso longobardo uff, presente in parecchi nomi di quel popolo, come Atenolfo o Agilulfo. La questione permane, anche perché il toponimo Tolfa è testimoniato soltanto a partire dal Medioevo. Entrata a far parte del territorio romano, la zona si ricoprì di fattorie e ville rustiche, che prosperarono sino alla fine dell'Impero, quando intervennero prima lo spopolamento e poi le incursioni saracene.

Lo storico Annio da Viterbo, vissuto fra il XV ed il XVI secolo, racconta che l'antico centro romano sul Monte della Tolfaccia, in direzione della costa, distrutto dai Barbareschi, risorse ad opera degli abitanti di Tolfa, che gli diedero il nome di Tolfa Nuova, mentre l'altro paese, sulla Tolfa, per distinguersi aggiunse al proprio nome l'aggettivo Vecchia. I due villaggi - Tolfa Nuova sul Monte della Tolfaccia e Tolfa Vecchia sulla Tolfa - convissero per alcuni secoli, fino a quando, nel 1461, la scoperta sui Monti della Tolfa dell'allume provocò il decollo economico di Tolfa Vecchia (da allora chiamata semplicemente Tolfa) e la scomparsa di Tolfa Nuova. L’allume infatti era usato per molteplici produzioni industriali: la tintura dei tessuti, la fabbricazione della carta e della cera, la lavorazione della lana.

Il primo documento che attesta l'esistenza di Tolfa Vecchia risale solo al 1201. Per molto tempo il paese fu un feudo dei Frangipane, che vi costruirono una rocca oggi in rovina. La scoperta dei giacimenti di allume comportò una furiosa guerra con i pontefici romani, che si concluse con la vendita, nel 1469, del paese e del monte al Papa per 17.300 ducati. Questi concesse lo sfruttamento delle miniere ad Agostino Chigi nel 1517.

Nel 1799 Tolfa subì uno spietato saccheggio da parte dei Francesi per essersi ribellata contro la Repubblica Romana: 145 abitanti furono fucilati. In occasione del plebiscito indetto per l'annessione al Regno d'Italia, tutti i 466 abitanti del paese votarono a favore.

Esauritosi l'allume, Tolfa tornò ad essere un centro essenzialmente agricolo. Poiché lo sfruttamento di questo minerale comportò un ampio sviluppo urbanistico, molti monumenti di Tolfa, ad eccezione della Rocca, risalgono al XVI secolo e ai successivi.

Attualmente, Tolfa è una zona di grande interesse turistico, per i reperti archeologici che conserva e per la bellezza del paesaggio, caratterizzato da una vegetazione lussureggiante e dai tipici bovini e cavalli maremmani che vi dimorano allo stato brado.

Fra i tanti edifici importanti del paese si notano subito, per la loro intatta imponenza, le mura merlate della Rocca dei Frangipane, dalla quale si gode uno dei più vasti panorami della regione a destra del Tevere. L’ex Convento dei Cappuccini, di proprietà comunale, risale al XVI secolo e presenta un elegante chiostro. L’antica Collegiata di Sant'Egidio, che ha subito rimaneggiamenti nel corso dei secoli, conserva al suo interno preziosi dipinti. La Chiesa della Madonna della Sughera espone una pregiata macchina d'altare creata per ospitare l'immagine sacra della Vergine col Bambino trovata, secondo la leggenda, sopra un albero di sughero da due cacciatori il giorno di Ognissanti del 1501. Nella necropoli etrusca che si trova nella vicina località Pian della Conserva si possono ammirare le tombe situate ai lati di una strada scavata nel tufo.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

Butteri e Sant'Antonio Abate
Un fine settimana di festeggiamenti per i butteri. Nella giornata di sabato avviene la benedizione di piccoli animali portati dai bambini, segue processione. La domenica mattina si svolge la tradizionale corsa di cavalli cavalcati da butteri e, nel pomeriggio si replica con una corsa dei somari e vari giochi popolari. Info 0766.93901.
.  3^ fine settimana

luglio

Festa del Tartufo
E' una delle manifestazioni organizzate nel periodo estivo e consente di gustare i famosi tartufi del territorio e di assaggiare gli altri prodotti tipici negli stand appositamente allestiti per le vie del paese.
.  1^ o 2^ domenica

agosto

Torneo dei Butteri
Tolfa si trova nelle ultime propaggini della Maremma Laziale e ha acquisito usi e costumi del mondo maremmano. Il torneo si svolge nell'arco di una decina di giorni durante i quali hanno luogo varie manifestazioni, con esibizioni e gare di butteri provenienti da varie regioni. Soprattutto coinvolgenti le sfide nella gara di cattura del vitello e la “merca", la marcatura degli animali. L'emozionante finale del Torneo si svolge il giorno di Ferragosto.
.  2^ settimana

settembre

Festa di Sant'Egidio
La festa inizia gli ultimi giorni di agosto. Probabilmente si tratta di una sovrapposizione di un rito cristiano ad una festa di ringraziamento di origine pagana. Si svolge infatti quando il lavoro dei campi è terminato e ci si è assicurati cibo per l'inverno. Si alternano funzioni religiose con manifestazioni come un torneo di butteri, che si sfidano catturando vitelli maremmani, ed una emozionante corsa di cavalli. Di solito viene allestito anche un mercato per le vie del paese con prodotti artigianali locali quali manufatti in cuoio, in vimini ecc.
. giorno 1

Festa della Madonna della Rocca
Sabato a sera, musica e giochi nel rione La Rocca. Domenica mattina dopo la Messa, rinfresco al Santuario della Madonna della Rocca. Nel pomeriggio giochi popolari, palo della cuccagna, corsa dei somari e tombolata.
.  ultimo fine settimana

dicembre

Questua di Natale.
Nella notte tra il 22 ed il 23 canterini e suonatori girano di casa in casa proponendo nenie natalizie. Raccolgono offerte in dolci e denaro che vengono devolute ai poveri e ad iniziative di volontariato. In questi giorni nelle case e nelle trattorie locali si gustano i tradizionali "maccheroni dolci", particolari fettuccine condite con frutta secca, zucchero e cannella.
.  giorni  22 e 23

ricorrenze

Venerdi'  Santo
Una pesante bara drappeggiata di nero, dove è disteso il simulacro del Cristo Morto, viene trasportata da facchini, seguiti da membri delle Confraternite che portano sulle spalle enormi croci, da soldati romani a cavallo e da penitenti incappucciati. Nel silenzio più assoluto la processione sfila partendo dalla Chiesa di Sant'Egidio per arrivare alla Chiesa del Crocifisso.

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Tra fiumi di zolfo e un bosco di betulle si concentrano numerose pozze di acqua calda e un piccolo geyser. Questo il singolarissimo ambiente della Caldara, una delle ultime manifestazioni del vulcanisimo tolfetano quasi alle porte dell’omonimo paese.
Parco Regionale dell’Appia Antica

Tolfa Maps Google

Torrita Tiberina

Comune - Largo XVI Marzo 1978, 9   -  0765.301116
Pro Loco - Via Della Libertà, 24 –  076530018

altitudine m 174
da Roma km 52

Viaggiare e visitare in camper

Torrita Tiberina è situata su un colle alla destra della Valle del Tevere, nel punto in cui il fiume si avviluppa in un'ansa che prende la forma di un vero e proprio fiasco, dando luogo a un lago, meta di numerosi uccelli migratori. Il territorio circostante è diventato dal 1976 Riserva Naturale con il nome Tevere-Farfa; tale Riserva rientra in parte anche nel Comune di Nazzano.

L’origine di Torrita e il suo primo insediamento abitativo risalgono all'epoca tardo-repubblicana. Il toponimo deriva con ogni probabilità dalle torri che erano state innalzate intorno al Castello. Tuttavia sono stati rinvenuti anche resti riferiti all'età imperiale romana e alcuni ruderi sono stati identificati come appartenenti alla Villa di Nerone. Alcune testimonianze riferiscono di un fundus Turritolae che sarebbe stato elargito da Carlomanno all'Abbazia di Sant'Andrea in Flumine nell'VIII secolo.

Papa Onorio IV Savelli, nel 1285, evidenziò nel suo testamento che il territorio era di proprietà dei monaci benedettini e che egli, in forza della sua autorità, lo destinava al fratello Pandolfo e al nipote Luca.

Furono proprio i Savelli a incrementare le difese murarie del Castello.

La famiglia Savelli vendette poi il feudo di Torrita agli Orsini, i quali vi esercitarono la loro autorità sino alla fine del XVI secolo.

Valerio Orsini alienò il feudo a un nobile proveniente da Recanati, Tommaso Melchiorri, i cui discendenti mantennero il potere per circa tre secoli. All'inizio del XIX secolo il feudo fu ceduto alla principessa Cristina di Sassonia Massimo che dopo poco lo vendette al marchese Emanuele De Gregorio. Questi, a sua volta, realizzò sia i restauri del Castello sia le strade del Porto Vecchio.

Verso la metà del XIX secolo tutto il territorio divenne proprietà dei Torlonia e successivamente si registrò la suddivisione del Palazzo Baronale in appartamenti che furono venduti a privati. Una parte di Palazzo Savelli, fino agli ultimi anni Sessanta, fu trasformata in un calzaturificio per iniziativa della famiglia di artigiani Ricciardi. Il Comune di Torrita ristrutturò tutto il Palazzo Savelli dopo averlo acquistato intorno al 1980 e oggi l'edificio è sede di numerose attività culturali, congressuali e musicali. Il Palazzo mostra ancora uno dei suoi imponenti torrioni e domina il centro storico, formato da edifici medievali e rinascimentali.

Gli abitanti sono per la stragrande maggioranza impegnati nel terziario ed è quindi intenso il pendolarismo verso Roma.

Tra i monumenti degni di nota, va ricordata la Chiesa dell'Assunta, denominata anche Santa Maria del Monte. Al suo interno essa ospita un pregevole dipinto del XIII secolo che rappresenta il Martirio di San Sebastiano e una campana del XVI secolo, donata da Carlo Borromeo.

La Chiesa di San Tommaso apostolo, che era parte integrante del Castello e aveva originariamente una facciata in stile romanico, fu successivamente trasformata in una fortezza.

gennaio

Pasquella
Antica consuetudine che si svolge nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio con gruppi di giovani e bambini che, intonando vecchie nenie popolari, chiedono regalie e doni.

agosto

Festa di San Rocco
Festeggiamenti in onore del Santo Patrono.
.  giorni 15, 16

settembre

Fiera del Ponte
Fiera di merci e bestiame.
.  2^ domenica

Festa dell'Olmo
Legata ad un'antica tradizione rurale del territorio, memoria forse reale dei più anziani abitanti del paese, questa festa si svolge in una località fuori dell'abitato, dove prima esisteva un grande olmo. Sotto di esso, al riparo delle orecchie indiscrete dei loro padroni, si riunivano i contadini del luogo per discutere come risolvere i vari problemi che li accomunavano, e sul come presentare uniti le eventuali rivendicazioni da portare avanti nei confronti dei proprietari terrieri.
Oggi, in quel luogo che vide il triste e spesso vano sfogo di tanti concittadini, una piccola orchestra invita al ballo (ovviamente liscio), e nelle pause si possono gustare succulente salsicce, cotte al momento sulla brace.
.  3^ domenica

dicembre

Festa di San Tommaso
Festeggiamenti in onore del Santo Patrono: con sagra paesana e spettacoli musicali.
3^ decade (giorno 21 ~)
Aree naturali
Parchi - Riserve
Riserva Naturalistico Ambientale - Riserva Naturale "Tevere Farfa" - luogo di richiamo internazionale gestita dai comuni di Nazzano e Torrita Tiberina – tel. 0765332533
Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Castello Baronale - Di epoca medioevale (1200) domina l'antico borgo formato da casette medioevali e rinascimentali
Ruderi di villa rustica di età tardo-repubblicana
Chiesa di San Tommaso - Edificata nel XII sec. Notevoli le tele ad olio di scuola Umbra (Pinturicchio) XVI sec. - Interessanti anche l'affresco del 1565 e il Tabernacolo in marmo bianco del sec. XV.
Chiesa dell'Assunta - Posta nell'antico borgo Regina Margherita. Conserva un affresco risalente al XIII sec.

Piatti e prodotti tipici
per il camperista
Viaggiare e degustare in camper

"I falloni" (calzoni ripieni di verdure), i "frascarelli", fettuccine con asparagi.
.

Torrita Tiberina Maps Google

Trevignano Romano

Municipio  Piazza Vittorio Emanuele, 1  -  06.99912001 Info
Bandiera Arancione
altitudine m 173
da Roma km 44
Viaggiare e visitare in camper

Trevignano sorge sulla riva settentrionale del Lago di Bracciano, in corrispondenza del più piccolo dei due crateri vulcanici che costituiscono lo specchio d'acqua. Il paese si estende sul sito di un centro etrusco-romano, forse l'antica Sabatia da cui derivò il nome originario del lago (Sabatinus), ma le sue origini risalgono all'epoca preistorica e protostorica, come testimoniano recenti ritrovamenti nel territorio lacustre, in località Montecchio.

Il nome porrebbe forse risalire alla gens Trebania - da cui Trebonianum - che forse in quei luoghi possedeva delle terre, ma mancano documenti che lo arrestino con sicurezza. L’imperatore Traiano fece edificare nel territorio un grande acquedotto, l'Aqua Traiana, per dissetare nelle zone di Trastevere una Roma sempre assetata, e per alimentare le nuove Terme costruite sul Colle Oppio. I notevoli resti dell'Acquedotto - veduta caratteristica e diffusa nella campagna romana - sono ancora ben visibili.

Caduto sotto il dominio dei potenti Prefetti di Vico, Trevignano fu reclamato e conquistato da papa Innocenzo III, che per difendere il suo territorio dalla prepotenza delle nobili famiglie romane fece costruire una serie di castra nei suoi possedimenti. Forse Trevignano fu uno di essi, in quanto la Rocca risalirebbe al XIII secolo e solo a partire da quell'epoca nei documenti si fa menzione di castra Trevingiani. Tuttavia, malgrado tante cautele, i Prefetti di Vico riuscirono a impossessarsi del Castello di Trevignano e ne rimasero proprietari quasi ininterrottamente fino alla seconda metà del XIV secolo, epoca in cui il feudo passò agli Orsini.

Quando il papa trasferì la sua sede in Avignone, i Francesi giunsero a spadroneggiare fino a Trevignano che alla fine, non sopportando più le loro angherie, si dichiarò indipendente, innalzando un vessillo rosso con scritto Libertas sulla torre del Castello, ormai liberato con l'aiuto di Francesco di Vico, prefetto di Roma. Questi volle approfittare dell'occasione per riaffermare il proprio dominio sul territorio, che mantenne fino al 1387, data in cui fu ucciso durante un'insurrezione del popolo viterbese.

Dopo altre vicissitudini, nel 1396 Trevignano fu messo all'asta e assegnato alla vedova di Giovanni Orsini. Dopo un nuovo e breve passaggio nelle mani dei di Vico, il paese godette di un periodo di tranquillirà sotto Giordano Orsini, a partire dal 1433, ma nel 1496 dovette sostenere un nuovo assedio, da parte dell'esercito papale guidato dal cardinale Rodrigo Borgia, il quale fu talmente violento da distruggere le mura e il Castello. Ma i Borgia durarono poco perché gli Orsini tornarono all'attacco, questa volta con successo, per poi di nuovo perdere e poi riottenere il feudo, finché nel 1525 ordinarono lo smantellamento del Castello ormai fatiscente. Trevignano perse la sua importanza, ma in cambio ottenne l'agognata tranquillità.

Al termine della Prima guerra mondiale vennero assegnati i primi appezzamenti di terreno sottratti agli allora proprietari, i principi del Drago. Trevignano fu fortunatamente risparmiato dal secondo conflitto mondiale ed evitò così la distruzione del borgo medievale, con le sue viuzze, le sue scalette ed i graziosi cortili.

Molto bella è la Chiesa di Maria Assunta, che conserva un affresco cinquecentesco di scuola raffaellita. Notevoli sono pure la Torre dell'Orologio e la Chiesa di Santa Caterina, nonché le severe rovine della Rocca.

Data la sua collocazione sulle rive di un lago ancora pescoso, Trevignano è famoso per i suoi piatti di pesce: in primo luogo i coregoni e! lucci, che costituiscono un forte richiamo per il turismo gastronomico.

maggio

Festa patronale di San Bernardino da Siena
In questa occasione si ricorda una pesca miracolosa avvenuta nel XVI secolo per intercessione del Santo. In stand allestiti in Piazza del Molo si tiene la Sagra del pesce marinato, con la tradizionale distribuzione del pesce, accompagnata da giochi, balli e da uno spettacolo pirotecnico.
.  2^ decade (giorno 20 ~)

agosto Festa della Madonna dell’Assunta
Sin dal 1953 sullo specchio notturno del lago ha luogo una suggestiva cerimonia che vede portata in processione, su una barca, l'immagine della Madonna. Seguono le imbarcazioni dei pescatori, addobbate per l'occasione con lampioni di carta colorate. Un fantastico spettacolo pirotecnico conclude la magica serata.
.  giorno 15
Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Tutto per tutti
Antiquariato e modernariato nel centro storico
1^ domenica del mese

Mercatino di Trevignano
Esclusivamente dedicato al baratto ed in programma nel centro storico, dalle ore 9 alle 13 (Piazza del Molo) - escluso agosto.  Info 368.3231576 / 075.843646.
.  2^ domenica del mese

Fiera dell’Artigianato e dell’alimentazione Naturale
1^ e 3^ domenica del mese (passeggiata in riva al lago per l'intera giornata - escluso agosto e dicembre) - Info 06.99919979.

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Museo Civico (presso il Palazzo Comunale 06.9991201)
Una raccolta archeologica di suppellettili provenienti dalle necropoli etrusche dei dintorni.

Trevignano Romano Maps Google

SOSTA CAMPER

Vallepietra

Municipio  Piazza Italia, 1  - 0774.899031

altitudine m 826
da Roma km 99

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Piccolo paese nel cuore del Parco Narurale Regionale dei Monti Simbruini, Vallepierra deve forse il suo nome a una lapide, posta nel lago artificiale creato dall'imperatore Nerone perché vi si specchiasse la sua Villa, proprio nel punto dove aveva inizio l'acquedotto da lui voluto. Nei documenti sublacensi è infatti attestata la presenza, fra Tivoli e Subiaco, di un territorio, appartenente al Monastero, chiamato Petra Imperatoris. In seguito la denominazione della lapide imperiale si trasferì alla valle, che si chiamò Vallis Petrarum, da cui Vallepetra.

Il luogo però non era abitato, e per trovare notizie di un insediamento dobbiamo attendere il VI secolo, al tempo della guerra tra i Goti e i Bizantini voluta da Giustiniano, allorché alcune popolazioni della campagna romana si rifugiarono sui monti per sfuggire ai massacri. Il toponimo appare per la prima volta in un documento con il quale Niccolò II, soppressa la diocesi di Trevi, assegna Vallepietra, con Filettino e Jenne, alla Cattedrale di Anagni. Soltanto nel 1227, ricostituita la diocesi di Trevi, Gregorio IX ricondusse Vallepietra sotto di essa.

Nel 1257 il territorio divenne un feudo di Rinaldo da Jenne, nipote del papa allora regnante, Alessandro IV. Ma ogni cambio di pontefice faceva avanzare nuove rivendicazioni, alle quali i feudatari spesso si ribellavano. Nel XIII secolo Urbano IV dovette sostenere delle guerre per riacquistare il controllo di Vallepietra (e di Filettino e Trevi) e i de Jenne dovettero a loro volta aspettare che il papa morisse per rientrare in possesso del loro feudo. Lo mantennero fino al 1297, quando dovettero inchinarsi di fronte alla potente famiglia Caetani, cui apparteneva il nuovo papa Bonifacio VIII.

Quando nel 1583 l'ultimo dei Caetani feudatari si dette al banditismo e per questo fu decapitato, la diocesi di Anagni si fece avanti rivendicando il possesso del feudo, ma la Sacra Rota diede atto del diritto al titolo che avanzava l'altro ramo Caetani. Il nuovo signore divenne così Orazio Caetani, il quale acquistò dagli altri eredi Caetani, a saldo dei debiti accumulati, anche l'altra metà del feudo.

Quando il Caetani morì, senza eredi maschi, Vallepietra toccò in eredità al nipote della moglie, Tiberio Astalli. Ma furono i Piccolomini, che acquistarono Vallepierra alla fine del XVIII secolo, a subire le agitazioni legate alla Repubblica Romana, cui gli abitanti del paese volevano aderire.

La storia dei signori di Vallepietra è ancora molto lunga: talvolta il feudo veniva alienato per debiti contratti; talvolta al contrario veniva acquistato per crediti vantati, fino a quando, nel 1870, divenne finalmente Comune italiano.

L’economia del luogo è sempre stata piuttosto povera: si coltivano il granoturco, il foraggio, patate e fagioli, mentre sono abbastanza sviluppati la pastorizia e l'allevamento brado del bestiame. Nel complesso poche sono le risorse agricole del territorio, e ciò spiega il modesto numero degli abitanti di Vallepierra, un tempo soliti migrare verso luoghi più ricchi, ed oggi verso centri industriali, come Genzano, Nettuno, Aprilia e Pomezia.

Il paese è un borgo rustico che conserva solo alcune tracce della sua lunga storia: il Castello, la Parrocchiale e l'immancabile Torre dei Caetani, che essi edificarono qui e altrove per rendere più potenti i loro domini.

Di notevole rilevanza, dal punto di vista sia artistico sia religioso, è il millenario Santuario della Santissima Trinità, diviso in una parte superiore, che ospita il Santuario vero e proprio, e in una inferiore, a volta, dove si trova la Cappella del Crocifisso. Degli affreschi che lo ornavano restano solo due gruppi di figure.

luglio

Pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità sul Monte Autore.
La sera precedente arrivano da ogni parte del centro Italia i pellegrini per la processione che inizia intorno alle 19. Molti poi trascorrono la notte all'addiaccio nei pressi del Santuario. La domenica mattina si replica con il medesimo protocollo l'edizione dell'ottava domenica dopo Pasqua, ma in tono minore e senza il canto delle Zitelle.
.  giorno 26

novembre

Sagra del fagiolo e dello scacchiato
Info Comune 0774.899031
.  2^ domenica

ricorrenze

L' 8^ domenica dopo Pasqua e il 1^ maggio si tengono due solenni pellegrinaggi al Santuario.

Pellegrinaggio alla SS. Trinità sul Monte Autore - Monti Simbruini
Circa le origini del Santuario della Ss. Trinità sono state tramandate due leggende. La prima narra di un contadino i cui due buoi erano precipitati in un anfratto. Disceso nella grotta per vedere in quale stato si trovassero i suoi animali, l'uomo li ritrovò in adorazione davanti ad un'immagine della Trinità. La seconda parla invece di due Ravennati che, rifugiatisi sui Monti Simbruini, ricevettero, nel luogo dove sorge il Santuario, la visita degli apostoli Pietro e Giovanni ed ebbero una visione della Trinità. E probabile invece che il luogo sacro sia stato fondato dai monaci benedettini sulle rovine di un tempietto pagano.

Vallepietra Maps Google

Vallinfreda

Municipio  Piazza del Mercato, 6  - 0774.925088

altitudine m 847
da Roma km 70

Viaggiare e visitare in camper

Vallinfreda è posta su un poggio piuttosto elevato, il Monte Croce, dal quale domina le pianure del Carseolano e del Cavaliere e le valli del sublacense, lambite dal fiume Turano.

Nessuna notizia ci è giunta sul toponimo, che si fa derivare - forse semplificando - da Vallis Frigida per i suoi rigori invernali. Comunque sia il luogo era strategicamente notevole come posto di guardia sulla valle e di difesa, sia per i Marsi sia per gli Equi. Da sentinella avanzata, Vallinfreda cominciò a diventare un centro agricolo ai tempi di San Benedetto fra il 480 e il 546, ma fu presto vittima delle incursioni barbariche dei Goti e dei Longobardi, cui si aggiunsero più tardi i Saraceni e gli Ungari.

I Longobardi rimasero a Vallinfreda più a lungo degli altri popoli e dovettero esservi scacciati dal futuro imperatore Carlo Magno in occasione della sua Campagna d'Italia del 764. Successivamente il figlio di Carlo, Pipino, vi sostò a lungo con il suo esercito, che dispose in alcune grotte che ancor oggi portano il nome di Grotte di Pipino.

In seguito, anche per Vallinfreda cominciò la consueta alternanza al potere di signori e abati, il tutto aggravato, nel XVI secolo, dalla presenza militare di Aragonesi e Spagnoli. Nel XVIII secolo, a differenza di altri centri abitati, Vallinfreda accettò di buon grado la presenza dei Francesi che occupavano il Lazio, almeno fino a quando questi non proclamarono la Repubblica Romana, provocando così la ribellione della popolazione.

I suoi diversi dominatori, interessati a sfruttarne la posizione strategica, non si curarono di dotare Vallinfreda di monumenti di particolare rilievo, se si eccettuano la Parrocchiale di San Michele Arcangelo, che è del XVI secolo ma fu rimaneggiata nel XVIII, e l'Oratorio del Santissimo Crocifisso, un autentico gioiello architettonico, entrambi adorni di pregevoli affreschi.

Anche l'agricoltura è sempre stata piuttosto povera: i pochi prodotti locali, come il farro, il grano, i fagioli e l'uva, erano di solito esportati nei mercati romani, e la popolazione per secoli conobbe un regolare esodo, che è divenuto massiccio nella seconda metà del XX secolo verso Roma, Tivoli, Guidonia e i quartieri industriali lungo la Via Tiburtina, riducendo oggi i residenti a meno di 300, per lo più impiegati e pensionati. Si è conservato qualche allevamento di bovini e suini, e non è del tutto scomparsa la pastorizia.

gennaio

Sagra della polenta
Appuntamento nella piazza principale del paese, dove la polenta verrà servita nella tipica scifetta di legno, ben condita da sugo e spuntature e con contorno di salsicce alla brace e vino. Il tutto accompagnato da musica e canti in piazza.  Info 0774.925088.
.  
ultima domenica

agosto

Passeggiata gastronomica
In ognuno dei rioni si prepara un piatto tipico vallinfredano: gli intervenuti possono così passeggiare negli angoli più nascosti del paese e contemporaneamente degustare cibi caratteristici.
.  1° sabato

Sagra del fagiolo
Con i pregiatissimi fagioli locali si prepara una fagiolata con le cotiche, condita con l'ottimo olio extravergine d'oliva della zona.
.  settimana dopo Ferragosto

ottobre

Sagra delle sagne
Per le vie del piccolo borgo a nord di Roma divengono protagoniste le sagne,
fettuccine fatte amano, tagliate larghe, confezionate con uova, acqua e farina e condite con aglio, pomodoro e odori vari. Una gradita atmosfera di festa con attrazioni varie e, soprattutto, tanti piatti di sagne al sugo servite insieme a salsicce, pane e vino locale ad un prezzo popolare. A decorrere dalle ore 12 inizia la distribuzione delle scifette (che rimangono omaggio).
.  ultima domenica

Vallinfreda Maps Google

Valmontone

Municipio - Via Nazionale, 5/7  -  06.959901 - 9598412

altitudine m 303
da Roma km 42

Viaggiare e visitare in camper

Il paese è situato su un dosso, nell'alta Valle del Sacco. Il toponimo, che appare all'inizio del XII secolo, indica una valle sovrastata da un monte ed evoca la posizione del Castello rispetto alla Valle del Sacco.

Le sue origini non sono state ancora determinate con assoluta certezza.

Sembra tuttavia che sia stata definitivamente accantonata dagli studiosi la suggestiva ipotesi che collegava Valmontone all'antica Labicum. Stando ad alcune iscrizioni del III secolo a.c., Valmontone sorse per l'esigenza di Roma di proteggersi dagli Equi, utilizzando appunto questo territorio per la sua eccellente posizione strategica sulla Via Casilina.

Nelle fasi originarie del Cristianesimo esisteva a Valmontone una stazione di posta, chiamata ad Bivium, vicino alla quale furono realizzate, fra la fine del IV secolo e l'inizio del V secolo, alcune catacombe.

È in un documento del 1139 che appare per la prima volta il nome di Valmontone, che comunque già dall'VIII secolo era entrata a far parte dei domini della Chiesa di Roma. Durante il Medioevo il territorio appartenne ai canonici lateranensi e successivamente papa Adriano IV lo affidò a Gregorio di Valmontone. Nel 1254 Corradino di Svevia conferì allo stemma dei feudatari di Valmontone l'aquila a scacchi in campo rosso che divenne, all'inizio dell'Ottocento, l'emblema del Comune di Valmontone. Dopo secoli di alterne vicende, dove spesso prevalse il potere della Santa Sede, nel 1528 la cittadina subì l'invasione delle truppe imperiali di Carlo V. Dal 1575, con la morte di Giovanni Battista Conti, il feudo passò a Federico Sforza.

Nel 1634 gli Sforza lo cedettero a Taddeo Barberini, alla morte del quale il possedimento andò a Camillo Pamphilj. Costui cercò di realizzare un'autentica città ideale, la città pamphilia’, che doveva accogliere i migliori artisti dell'epoca. Camillo Pamphilj non si limitò ad abbellire il suo magnifico Palazzo, ma realizzò un'importante opera di captazione delle acque per migliorare la situazione igienico-sanitaria del paese.

Dopo essersi imparentati con i Doria, i Pamphilj rimasero signori di Valmontone fino a tutto il XVIII secolo, quando i Francesi occuparono lo Stato Pontificio. Dopo la morte di Napoleone, Pio VII riprese possesso del territorio. I Doria Pamphilj rinunciarono ai diritti feudali e Valmontone divenne libera municipalità. Fu Gregorio XVI, nel 1843, che conferì al Comune il titolo di città, in occasione di una sua visita alla Collegiata.

A seguito dei sacrifici (il nucleo medievale e gran parte del centro abitato furono distrutti dai bombardamenti) e delle tante vittime che si registrarono nell'ultimo conflitto mondiale a Valmontone a causa della sua vicinanza con il fronte di Montecassino, nel 1968 il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat conferì alla città la medaglia d'argento al valore civile.

Il Palazzo Doria Pamphilj custodisce importanti opere dei migliori artisti del XVII secolo, tra cui Mattia Preti, Pier Francesco Mola e Giambattista Tassi, che intorno al 1650 affrescarono le stanze del Palazzo, oggetto recentemente di un importante restauro che ne ha riportato alla luce l'antico splendore. La Collegiata dell'Assunta, edificata accanto al Palazzo Doria, è uno dei monumenti più pregevoli, con la sua facciata concava a colonne fiancheggiata da due campanili.

All'interno vi sono opere del Gramiccia, una Crocifissione di Giacinto Brandi, un San Francesco d'Assisi di Andrea Pozzo e una Natività di Jacopo Bassano.

L’economia, data la fertilità del territorio, si basa su un'abbondante produzione di cereali e ortaggi e sulla coltivazione della vite. Il paese rimane uno dei pochi centri a prevalente vocazione agricola, anche se negli ultimi anni le attività commerciali si sono molto sviluppate, facilitate dall'uscita dell'Autostrada Roma-Napoli. Molti abitanti sono impegnati nei poli industriali di Colleferro e Anagni o nel terziario romano.

maggio

Fiera di Pentecoste
La tradizionale Fiera di merci si svolge contemporaneamente a spettacoli di vario genere.
ultima domenica

giugno

Sagra della lumaca
Nelle strade del quartiere San Giovanni si snoda una solenne processione, alla quale si affiancano manifestazioni di arte varia e l'allestimento di stand gastronomici.
.  3^ decade (giorno 24 ~)

settembre

Festa di San Luigi Gonzaga
In onore del santo patrono si svolge una suggestiva processione, oltre a una fiera, a mostre e a manifestazioni di vario genere.
ultima domenica

ricorrenze

Pasqua – Feste e Riti
Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo:  una tradizione risalente ai primi anni del  '900. Alla narrazione e rappresentazione della vita di Gesù e della sua Passione vi partecipa tutto il paese con oltre trecento personaggi in costume d'epoca. Le scenografie ricostruiscono i villaggi della Galilea e le citta’ occupate dai Romani e la rappresentazione dura oltre due ore (si ripete per tre giornate).  Info 06.95990216..

Presepe vivente
Manifestazione con circa cinquanta figuranti in costume, nel prato adiacente il convento di Sant'Angelo. Dal 26 dicembre al 6 gennaio. Info 06.9598092.

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Un mondo di carta
L
'unico mercato mensile specializzato in materiale cartaceo si svolge a Valmontone,  nelle sale e nell'androne di palazzo Doria Pamphili. Un sabato ed una domenica per comprare, vendere e scambiare qualsiasi manufatto creato con la carta. E cosi,  accanto ai pacchi di carta da macero,  si possono trovare rari manoscritti, cartoline d'epoca,  manifesti,  francobolli,  libri,  fumetti e  figurine Panini.  Un invito a svuotare la soffitta e tentate la fortuna.  Per informazioni  06.9066050.

Mercatino dell'antiquariato
Si svolge nel centro storico il terzo fine settimana del mese e vi partecipano circa 100 espositori - info 06.9590661.

Un poco di tutto
Mercato dell'usato ma anche di vecchie cose dimenticate. Inoltre artigianato, modellismo ed antiquariato. Si svolge nel centro storico la quarta domenica del mese - info 06.9590661.

Valmontone Maps Google

Velletri

Municipio  Piazza del Comune, 1  -  06.961581
IAT Velletri Piazza Garibaldi à 06.9630896

altitudine m 332
da Roma km 38

Viaggiare e visitare in camper

Situata sul versante meridionale dei Colli Albani, su uno sperone proiettato verso la Pianura Pontina, adagiata alle falde del Monte Artemisio, sorge Velletri. La sua origine risale all'Età del Ferro, come testimoniano le tombe a incinerazione e a inumazione rinvenute nell'area, peraltro molto simili a quelle che sono state ritrovate sui Colli Albani.

Incerta è l'origine etnica dei primi abitanti del luogo. Se si dà credito all'ipotesi che il toponimo derivi da una radice etrusca vel (altura) mentre secondo alcuni studiosi lo connettono al vosco Ve!ester, allora non si può negare un periodo di predominio di quel popolo sul territorio. Tra la fine del VI e l'inizio del V secolo a.c., i Volsci, stanziati nel territorio appenninico, discesero verso il mare e occuparono Velletri, Anzio, Terracina, Fondi e Formia. La storia della Velletri volsca è segnata da continui contrasti con la nascente potenza romana. La prima battaglia risalirebbe al tempo di Anco Marzio, che uscì vincitore dallo scontro. Nel 494 a.c. la città cercò la riscossa, ma fu di nuovo battuta e divenne colonia con il nome di Velitrae. In seguito affrontò Roma almeno altre cinque volte, ma nel 338 a.c., definitivamente sconfitta, fu punita divenendo civitas sine suffragio. Tuttavia, nonostante l'egemonia romana, per tutto il IV e il III secolo a.c. Velitrae conservò l'uso della lingua volsca, come testimonia una lamina in bronzo rinvenuta nel 1784 su cui sono incise quattro righe di testo in lingua e grafia volsca, nonché il nome volsco della città.

Sotto i Romani, Velitrae conobbe un periodo di pace e di sviluppo e con il tempo riconquistò una certa autonomia politica: in cambio del sostegno dato a Roma prima contro Pirro e poi contro i Cartaginesi, la città fu trasformata in municipium. Secondo alcune fonti, la gens Octavia, da cui proveniva Augusto, era di Velletri. In età imperiale, la cittadina divenne un luogo di villeggiatura molto frequentato.

Nel 410 d.C., in coincidenza con le invasioni dei Goti di Alarico, Velletri iniziò la sua parabola discendente. Il forte radicamento della religione cristiana tra i suoi abitanti (dovuto al fatto che fosse stato proprio l'apostolo Pietro, all'origine della cristianità, a predicare nel territorio, seguito poi dal suo collaboratore san Clemente) secondo alcune fonti, scongiurò il rischio che la città si lasciasse travolgere dall'incursione barbarica. San Clemente, che divenne papa alla fine del I secolo, non solo è considerato originario di Velletri, ma forse fu anche il primo vescovo della Chiesa locale.

Nonostante le innumerevoli invasioni e devastazioni, Velletri si conservò sempre fedele all'Impero e fu ricompensata da Giustiniano con il conferimento della libertà imperiale, che la esonerava dalla giurisdizione del prefetto di Roma. Papa Gregorio II, nel 730, aggiunse a questo privilegio anche quello della libertà pontificia, per cui lo stemma del Comune di Velletri, ancora oggi, si fregia dell'iscrizione: Est mihi libertas papali et imperialis. Per contenere le devastanti incursioni saracene, i pontefici a più riprese fortificarono la città con torri di avvistamento in tutto il territorio e con mura di cinta più possenti. Nell'XI secolo furono costruite le principali Chiese, tra cui San Clemente, San Salvatore, Santa Lucia, San Martino, San Michele Arcangelo e San Lorenzo.

Tra il XII e il XIV secolo Velletri godette quasi ininterrottamente di privilegi, autonomia e protezione da parte della Santa Sede. Con la cattività avignonese dei papi (1305-1377), la città si trovò più esposta e meno protetta. Il 13 novembre 1312 in Campidoglio fu stipulato un trattato che metteva fine, almeno in parte, all'autonomia del Comune. Negli anni successivi ebbe inizio una lunga guerra contro Roma e, nel 1374, Velletri riacquistò la propria autonomia. Nel 1406 la città appoggiò papa Innocenzo VII contro le iniziative espansionistiche di Ladislao, re di Napoli, che riuscì a conquistare Roma nel 1408 e a sottomettere Velletri, che solo nel 1482, grazie all’aiuto delle truppe pontificie, riguadagnò la propria libertà.

Dopo il Sacco di Roma dei Lanzichenecchi (1527), i Veliterni si ribellarono al governo dei Priori che si era instaurato e si profilò il pericolo di un'invasione da parte dell'esercito guidato dai Colonna, feudatari di numerosi territori circostanti; fiduciari di Carlo V, da tempo aspiravano a diventare signori di Velletri, ragione per cui i Priori si rivolsero a Prospero Colonna al fine di scongiurare una ribellione locale. Nel 1536, con la pace di Barcellona, la Chiesa ristabilì la propria autorità nel territorio. Qualche anno dopo il vescovo Giandomenico De Cupis, tutore di Velletri, cercò di impadronirsi del potere e nel 1539 ci fu una nuova ribellione popolare, ma in questo caso i Priori si schierarono con gli insorti. In seguito il vescovo De Cupis fece occupare la città dall' esercito pontificio e fece processare tutti i responsabili del tumulto popolare, diventando così signore incontrastato.

Durante la seconda metà del XVI secolo e per tutto il XVII, Velletri registrò un lungo periodo di pace. Nel XVIII secolo, tuttavia, la città soffrì le conseguenze delle Guerre di successione europee. Il 10 e 1'11 agosto 1744 ebbe luogo lo scontro più importante e le truppe di Carlo III di Borbone, con l'aiuto dei Veliterni, respinsero gli Austriaci, ma si contarono circa 5000 caduti. Alla fine del XVIII secolo, Velletri fu al centro di diversi episodi rivoluzionari. Napoleone trasformò la città in capoluogo della Provincia Marittima tra il 1809 e il 1814. Nel 1832 Velletri fu confermata capoluogo di tale Provincia da Gregorio XVI.

Nel 1870, dopo l'annessione al Regno d'Italia, fu nominato primo sindaco Giuseppe Filippi. Nel 1927, infine, con l'istituzione della nuova provincia di Latina, Velletri fu privata del rango di capoluogo.

La Torre del Trivio, eretta nel 1353 al centro della città, è il monumento più significativo di Velletri. Innalzata in concomitanza con la Chiesa di Santa Maria del Trivio, fu restaurata su progetto di Carlo Maderno nel 1622. Il Palazzo Comunale fu realizzato da Giacomo della Porta su progetto del Vignola nel 1572. L’Oratorio di Santa Maria del Sangue risale al XVI secolo e fu disegnato forse dal Bramante. Degne di nota sono inoltre la Chiesa di San Lorenzo, la Chiesa della Santissima Concezione, la Chiesa di Sant'Antonio abate e la Chiesa dei Santi Apostoli Pietro e Bartolomeo. La Basilica cattedrale di San Clemente fu eretta nel IV secolo. Ospita all'interno la Madonna delle Grazie, che è la patrona della città. Nel Museo Civico di Velletri sono custoditi numerosi reperti.

La viticoltura e l'olivocoltura sono le voci più importanti dell'agricoltura veliterna. Tra le attività produttive vanno menzionate quelle tessili, alimentari, delle materie plastiche e meccaniche.

gennaio

Pasquella
Discesa della Befana su una scopa, sotto una nevicata artificiale.
giorno 5 e 6

Festa di Sant'Antonio Abate
Corteo in costume
e Corsa dell'Anello, una prova di abilita' a cavallo.
La festa ha origine dalla ricorrenza religiosa contadina di Sant'Antonio Abate ed è organizzata dalla locale Università dei Carrettieri. E' un gioco equestre, dove ogni cavaliere, munito di un pugnale di legno, si lancia al galoppo per infilare un anello sospeso a 2,25 m da terra.
Info 06.9622118.
.  2^ e 3^ domenica

marzo

Festa delle Camelie
La camelia, che ha una vasta diffusione nell'Estremo Oriente asiatico, ha trovato un suo habitat ideale nei terreni del velletrano. Qui non c'è casale o villa o edificio di campagna che non vanti le sue piante di camelie che in alcuni casi sono veri e propri alberi. Da qualche anno Velletri celebra questa sua speciale fioritura con varie iniziative: una mostra per la produzione dei vivaisti locali con le più belle qualità di camelie dalle tinte delicate, dal bianco al rosa con qualche rosso acceso; una mostra mercato di fiori e di artigianato locale; spettacoli musicali, convegni e conferenze e la possibilità di visitare, con un servizio gratuito di trasporto, almeno cinque casali che posseggono le piante di camelie più rappresentative.
.  3^ fine settimana

aprile

Raduno della citta' di Velletri
Organizzato dal Club Camperisti  Colori da vivere  e'  un'ottima occasione per conoscere la cittadina e per gustare le specialita' del luogo come le "Carciofole alla Matticella".

maggio

Processione dei ceri
Il suggestivo corteo, composto da centinaia di donne in abito nero, si svolge in onore della Madonna delle Grazie. Le signore del paese aprono la processione portando dei grandi ceri in mano e precedendo sessanta uomini che procedono con la pesantissima macchina, in bronzo e argento, della Madonna sulle spalle. Al termine della processione spettacoli musicali e fuochi di artificio.
.  primo fine settimana

Palio dei Comuni Volsci
Oltre che per assistere alla manifestazione e' una ghiotta occasione per degustare un piatto tradizionale veliternese ( i carciofi alla matticella ) assistendo a vari spettacoli folcloristici. In concomitanza si organizza la Fiera dell’Artigianato Locale e dell’Antiquariato.  Info 06.961581.
.  1^ domenica

ottobre

Festa dell'uva e del vino
La festa dura una decina di giorni e s'inserisce nella tradizione dei castelli romani di festeggiare la vendemmia e la spremitura. Tra sabato e domenica cortei storici, il concorso per il miglior vino rosso, la gara delle Quintana tra le contrade, il Palio delle botti ma, soprattutto, tanto vino a disposizione. Inoltre la pigiatura dell'uva all'aperto, spettacoli musicali e l'apertura di tanti stand enogastronomici .
.  2^ domecica

dicembre

Presepe artistico
Esposizione di un eccezionale presepe artistico di stile popolare realizzato con tecniche e metodi artigianali. Esposto dal 24 dicembre al 21 gennaio con orario.

ricorrenze

Carnevale Veliterno
Si dà inizio alla festa più lunga dell'anno con la lettura del bando da parte del Gran Ciambellano che invita la popolazione a dimenticare i problemi di tutti i giorni e a divertirsi come si vuole. La domenica e il martedì grasso, sfilata di carri allegorici caratterizzati da una feroce satira di personaggi e fatti del nostro tempo. Durante i giorni di festa si svolgono gare di ballo (saltarello) con esibizioni di gruppi bandistici. Di recente è stata ripristinata la Corsa dell'Anello. La festa si conclude con la cremazione del pupazzo che raffigura Re Carnevale, il che rinvia alla dinamica del capro espiatorio: tutto il peggio della comunità veliterna viene scaricato su un simbolo che viene bruciato a significare purificazione totale. Info AAST Velletri   06.9630896

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Grande Fiera annuale di merci e bestiame in concomitanza ai festeggiamenti in onore del patrono San Clemente.
. giorno 23 novembre

Antiquariato, artigianato e collezionismo.
Centro Commerciale Pick-Up, Via Appia.
.  4^ domenica del mese

Cultura e turismo in camper
Viaggiare e visitare in camper

Parco Regionale dei Castelli Romani
Via Cesare Battisti, 5 – 00040 Rocca di Papa (RM) – 06.94.95253
Il Parco si estende sui colli Albani, antichi resti di un edificio vulcanico noto come Vulcano Laziale. Il suolo fertile, unitamente ad un clima alquanto umido, diede origine a grandi foreste di faggio che fino al XVIII sec. ammantavano gran parte del rilievo. A testimonianza di questo rivestimento, oggi in gran parte sostituito da consorzi boschivi misti, rimangono elementi vegetali come l'agrifoglio, il tiglio, il nocciolo.

Da visitare in camper

Il chiostro della Cattedrale di Velletri dove ha sede il Museo Diocesiano. Questo spazio espositivo raccoglie opere d'arte di inestimabile valore tra cui la Croce Veliterna, reliquario dell'XI - XII secolo in oro filigranato e smalti; opere di Gentile da Fabriano, Bicci di Lorenzo e Antoniazzo Romano.

Degustare in camper

Il vino di Velletri
Vino doc, bianco e rosso, prodotto nelle zone di Velletri, Lariano e in parte a Cisterna di Latina.

Velletri Maps Google

SOSTA CAMPER

Vicovaro

Municipio - Largo C. Battisti, 1 – 06.498002 – 498297
Vicovaro 0774.499112
altitudine m 308
da Roma km 44
Viaggiare e visitare in camper

Vicovaro sorge a destra del fiume Aniene, accanto al Parco Naturale dei Monti Lucretili. Il suo nucleo originario risale all'epoca degli Equi, come è testimoniato dai resti della doppia cerchia di mura. I Latini la chiamavano Varia, e fin dai tempi più antichi presidiava la Via Valeria. Gli Equi non l'abbandonarono mai, neanche dopo essere stati sconfitti dai Romani. In età imperiale, Varia continuò a mantenere una sua autonomia e fu inclusa nel distretto laziale, che inglobava gli Ernici, i Volsci, gli Ausoni e i Rutuli. Sottomessa da Furio Camillo, Varia divenne un villaggio sperduto nel vasto territorio appartenente alla Roma Repubblicana.

Nel 589 ricomparve con il nome di Vicus Varius durante le incursioni dei Longobardi. Alla fine dell'Alto Medioevo, papa Giovanni X contrastò le incursioni saracene e restituì una certa tranquillità a tutto il territorio.

Nel 1190 papa Celesti no III regalò Vicovaro agli Orsini, che con una serie di opere pubbliche concorsero a dare al paese il periodo di maggiore benessere e splendore. Lo splendido Palazzo Baronale da loro realizzato ospitò uomini illustri, tra cui, verso la fine del XV secolo, papa Pio II Piccolomini. Presso il Palazzo, nel 1493, si incontrarono papa Alessandro VI Borgia e il re di Napoli Alfonso II, decisi a contrastare le mire espansionistiche di Carlo VIII re di Francia. Fra alterne vicende gli Orsini, dopo il pontificato di Paolo IV, riacquistarono il Castello e ne mantennero il possesso fino alla fine del XVII secolo, quando esso fu venduto ai conti Bolognetti di Bologna.

Costoro, tuttavia, non legarono mai con la popolazione locale e, quando il casato si estinse, il Comune incamerò molti dei loro beni.

Degne di nota sono la Chiesa di Santa Maria e la Chiesa di San Sabino, quest'ultima edificata sui resti di un'antica casa romana. La Chiesa di San Salvatore possiede una piccola cappella goticheggiante e un arco aragonese in tufo peperino. La Parrocchiale di San Pietro, opera dell'architetto Girolamo Theodoli, fu costruita nel 1755 in stile barocco per volere dei Bolognetti ed è munita di due campanili di disegno borrominiano. La Chiesa di San Giacomo, edificata a metà del XV secolo da Domenico di Capodistria e da Giovanni Dalmata, è forse uno degli ultimi esempi di arte dalmato-istriana in Italia.

L’economia del paese è basata sulle industrie che si sono andate sviluppando in tutto il territorio, garantendo numerosi posti di lavoro agli abitanti.

Festival internazionale del folclore (2^ settimana di luglio)

La dicitura completa è “Festival internazionale del folclore, della cultura e delle tradizioni nel mondo”. Numerosi artisti si esibiscono in canti, danze e sfilate, naturalmente fra stand che offrono tipici prodotti locali.

gennaio Pasquella
Nella notte tra il 5 e il 6 gennaio in alcune località si festeggia con la Pasquella, antica consuetudine che vede in giro, per le strade dei paesi, gruppi di giovani e di bambini intonanti vecchie nenie popolari e tirandosi dietro un asino per ottenere regalie e doni.

Il Rinfresco
Si festeggia S. Antonio Abate. Nel pomeriggio del 16 si svolge una processione e, al termine,  una famiglia del paese -  a turno - ospita la statua del Santo ed offre un rinfresco ai presenti.

giugno

Sagra della pagnotta vicovarese
La manifestazione offre la possibilità di degustare in piazza il tipico pane locale, noto in tutto il mondo per la sua particolare fragranza oltre a vari prodotti tipici locali. In programma mercatini, giochi e cena in piazza).
.  3^ decade (giorno 29 ~)

agosto

Festa della Madonna
In concomitanza ai festeggiamenti per la Madonna si svolge la Fiera del Perdono.
.  1^ settimana

Maria SS. Avvocata Nostra
Si onora la santa con celebrazioni religiose ed anche mostre di pittura di artisti locali nella Sala Consiliare del Comune. A sera musica in piazza in Piazza San Pietro.
.  fine mese

settembre Processione per Antiche Stradine
La 1^ domenica di settembre, in processione solenne, l’immagine di Maria SS. Avvocata Nostra viene trasferita alla chiesa di S. Pietro attraverso le stradine del paese vecchio, per l’occasione addobbate con drappi preziosi, tappeti, fiori. La settimana successiva analoga processione trasporta il simulacro della Madonna attraverso la parte nuova del paese. In pratica si proseguono i festeggiamenti iniziati il 15 agosto.

Sagra della Pagnotta
Si festeggia il saporito e fragrante pane di Vicovaro con distribuzione delle pagnotte e tanta musica in piazza.
.  3^ domenica

dicembre Festa dell'Immacolata
Dalle 3 del mattino, veglia per la festa della Madonna di Loreto. Una processione accompagna il simulacro della Madonna attraverso il paese, dalla Chiesa del Salvatore a quella di San Pietro con grande fiaccolata notturna. Si attende l'alba per la celebrazione della Messa attorno a grandi fuochi accesi in piazza tra danze, canti e rinfreschi a base di ciambelle e dolci locali; non mancano piccoli fuochi artificiali .
.  giorno 8

Presepe artistico di San Cosimato
Al bivio per Mandela, circa km 4 dal paese, sorge il Romitorio di San Cosimato che vale una sosta per la magnifica posizione, prospiciente il corso dell'Aniene. Dal piazzale, per una piccola porta a destra, si scende lungo un sentiero fino alle grotte che nel Medioevo furono abitate da santi eremiti. Nel periodo natalizio i padri francescani del convento allestiscono qui un suggestivo presepe.

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Il tempietto di S. Giacomo Maggiore

Vicovaro Maps Google

 

Vivaro Romano

Municipio - Via Mastro Lavinio, 5 - 0774.923002

altitudine m 756
da Roma km 73
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Vivaro sorge sulle propaggini rocciose del Monte Croce, sul Colle Gennaro. Il suo territorio ha un'altitudine che varia dai 569 metri del piano ai 1081 del Monte Croce.

La cittadina fu inizialmente abitata dagli Equi, fieri e bellicosi nemici di Roma. Essi sfruttarono le sue sorgenti (in particolare la Fonte di San Benederro, che si trova appena fuori dell' abitato attuale) per rifornire di acqua la città di Carseoli (Carsoli); poi, quando furono scacciati dai Latini, che nel 229 a.c. vi fondarono una colonia, questi sfruttarono le fonti per l'allevamento del bestiame, chiamando la zona Vivarum cioè vivaio. Anche il Colle Gennaro arresta l'antica origine latina del suo nome, poiché vi sono stati ritrovati i resti di un Tempio dedicato a Giano (Janus).

Non sono giunte notizie storiche sull'abitato nei primi secoli dell'era cristiana, ma tra il VI e l'VIII secolo Vivaro fu compresa nel Ducato longobardo di Spolero e tra il IX e l'XI secolo, come molti altri centri della zona, fu incastellata. La prima citazione del paese è contenuta nel Regesro farfense e risale al 1010-1012. Nel 1084 Trasmondo, conte longobardo di Sabina, donò il suo possedimento all'Abbazia di Farfa.

Alla fine del XIII secolo il paese fu coinvolto nella contesa tra i Colonna e Bonifacio VIII e nel 1298, dopo la vittoria della fazione filopapale, subì una pesante ritorsione (tra l'altro furono distrutte le Chiese di San Tommaso e di Santa Maria) e poi venne dato in feudo agli Orsini, che avevano parteggiato per il Papa. Questi fortificarono il luogo con un Castello e una Rocca.

Dopo molti passaggi di proprietà, nel 1609 il Castello fu acquistato da Giovanni Battista Borghese, fratello di papa Paolo V. Quest'ultimo costituì Vivaro in Principato e lo assegnò a un suo nipote. Nel 1656 una terribile epidemia di peste sterminò la popolazione.

Nel corso degli avvenimenti legati alla Repubblica Romana, un piccolo gruppo di Vivaresi, capeggiati dal fabbro ferraio Lavinio Ferruzzi, tenne testa per due mesi alle truppe francesi; costretto infine a cedere, il paese perse il Castello e la Rocca degli Orsini, che vennero distrutti.

Nel XIX secolo, dopo la Restaurazione, Vivaro passò stabilmente al Regno della Chiesa, e fu uno dei pochi paesi laziali in cui la vita politica fu agitata da un partito di annessionisti o piemontesi, molti dei quali finirono in carcere per esserne liberati nel 1870. Nei primi anni del XX secolo il paese subì una certa ristrutturazione urbanistica, con l'edificazione soprattutto della Parrocchiale di San Biagio. Molto più antiche sono invece la Chiesa della Madonna Illuminata, che risale al XIII secolo, e la Cappella di Sant'Antonio da Padova.

Oggi Vivaro si presenta come un centro abitato soltanto da una popolazione anziana pertinacemente ancorata alle magre risorse locali: l'allevamento di cavalli allo stato brado e la coltivazione di frumento, orzo, legumi ed ortaggi. 

febbraio

Festa di San Biagio
Il paese si anima per l"esposizione e canto delle reliquie del santo patrono.
.  1^ decade (giorno 3 ~)

ricorrenze

Pasquetta (lunedì dell'Angelo)
In un'allegra atmosfera campestre l'effigie della Illuminata viene portata in processione dal paese al Santuario. Dopo il rito, ha luogo gli cuculacchiu, una ricca colazione da consumarsi, secondo la tradizione, accoccolati sulle ginocchia.

luglio

Gare di paracadutismo
Primo pomeriggio in localita' Pratoni del Vivaro.
.  3^ decade

agosto

Festa della Madonna illuminata
I festeggiamenti iniziano la sera del 4 agosto con una processione notturna fino al Santuario di S. Maria, che dista circa 3 chilometri dal paese, per prelevare l’immagine della Madonna che dovra’ presenziare - il giorno successivo - ad una Processione per le vie del paese dove viene trasportata dalle Confraternite di SS. Sacramento e della Madonna nei loro tradizionali vestiti bianco ed azzurro. Il giorno successivo la sacra immagine del duecento viene riportata al Santuario ed i festeggiamenti continuano con  il  “gliu cuculacchiu”:  praticamente una merenda in campagna consumata, per tradizione, accoccolati sulle ginocchia.
1^ decade (giorno 4, 5, ~)

Giochi popolari in piazza
Non solo giochi ma anche del freschissimo cocomero.
.  2^ decade

novembre

Sagra del fagiolo regina
Si allestiscono stand gastronomici per degustare gli ottimi legumi locali affogati nel brodetto con le cotiche di maiale.
.  1^ decade

Castagnata Novembrina
Per tutto il pomeriggio si distribuiscono castagne arrosto da gustare con dell’ottimo vino novello locale. Inoltre musica e balli in piazza al suono delle fisarmoniche.
1° sabato

Vivaro Romano Maps Google

Zagarolo

Municipio  Piazza Guglielmo Marconi  3 - 06.957691 / 95769113 / 95769226

Pro Loco Via Tre Cannelle - 06.95200048 - 368.7551298

altitudine m 305
da Roma km 34

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Zagarolo si estende sulle pendici meridionali dei Monti Prenestini, arroccata su un banco tufaceo di forma allungata e fiancheggiata da due torrenti. Gli insediamenti umani sul territorio sono molto antiche, come attestano i reperti archeologici raccolti nel Palazzo Rospigliosi. Di epoca romana è il Tondo, un piccolo anfiteatro su una collina in località Colle del Pero, che forse costituiva l'arena annessa alla caserma dei gladiatori della vicina Praeneste.

Diverse sono le ipotesi circa le origini di Zagarolo. Secondo alcuni sarebbe stata fondata dai superstiti di Gabii dopo che questa era stata distrutta da Tarquinio il Superbo. Per altri andrebbe identificata con uno dei nove piccoli villaggi fortificati posti intorno a Praeneste a scopi difensivi, o ancora sarebbe sorta sulle rovine di un villaggio degli Equi chiamato Balae. Il toponimo sembra derivare da Sagariolum, cioè la manifattura in cui si tesseva il sagum, antico mantello militare romano.

Intorno al Mille sul territorio fu costruito un Castello, appartenuto prima ai conti di Tuscolo e poi ai Colonna e distrutto nel 1100 dalle truppe pontificie al tempo delle lotte per le investiture. Nel 1243 il paese dette i natali al beato Egidio Colonna, più noto come Egidio Romano; nel 1277 e negli anni successivi ospitò più volte la beata Margherita Colonna, che vi si recava per adorare l'immagine della Madonna delle Grazie, e nel 1295 ospitò con grande magnificenza Bonifacio VIII che, appena eletto, vi passò con tutto il suo seguito recandosi ad Anagni. Lo stesso papa tuttavia, poco più tardi, distrusse completamente Zagarolo durante il conflitto con i Colonna.

Anche i secoli successivi sono caratterizzati da assedi, incendi e devastazioni provocati dai pontefici nella loro contesa contro i Colonna.

L’ultimo portò alla distruzione del paese nel 1527, per volontà di Clemente VII. L’abitato fu ricostruito da Marzio Colonna ed ospitò anche il Caravaggio, che qui dipinse I discepoli di Emmatus e una Madonna andata perduta. Purtroppo però Marzio spese tutto il suo patrimonio e Zagarolo, dopo la sua morte, passò a diverse altre famiglie nobiliari, fino al 1870.

Un pesante bombardamento apportò molti danni al paese nel 1944.

Due sono gli accessi monumentali al centro abitato: Porta San Martino e Porta Rospigliosi. Solenni sono la facciata della Chiesa della Santissima Annunziata e della Collegiata di San Lorenzo, che è il patrono del paese. Imponente è pure la mole della Parrocchiale di San Pietro apostolo e ammirevole è il Palazzo Rospigliosi, che ospita il Museo cittadino.

L’economia, essenzialmente agricola, si basa sulla produzione di un eccellente vino.

gennaio

Festa di Sant'Antonio abate
È caratterizzata da una sfilata delle macchine agricole inghirlandate che si raccolgono davanti alla chiesa, per la benedizione.
.  giorno 17

giugno

Sant’Antonio da Padova
Oltre alla tradizionale processione in onore al santo, per le vie del paese si svolge anche la Sagra del Tordo Matto, tipico piatto zagarolese, con annessa gara culinaria. Per informazioni 06.9576921.
.  giorno 13
luglio Estate a Palazzo Rospigliosi
L'Assessorato alla Cultura del Comune organizza un intero mese di manifestazioni (film, concerti, spettacoli teatrali, ecc); per notizie di approfondimento sui programmi 06.95769217.
.  intero mese
agosto San Lorenzo Patrono
Le vie del paese sono animate da manifestazioni sacre e profane. Tra queste ultime, spettacoli di arte varia e giochi popolari, lotterie, tombolata, spettacoli musicali e ballo in piazza. Inoltre viene allestito un mercatino pomeridiano "L’antico nel Borgo".  Infotur 06.9576662.
.  giorni 10 ÷ 15
ottobre Sagra dell'Uva e dei Vini Tipici
Un fine settimana di festeggiamenti con addobbi realizzati con tralci di uva - mostre di pittura e di artigianato a Palazzo Rospigliosi oltre ad esibizioni di danza e di musica - degustazione di vini, uva e castagne - gare di dolci. La domenica, sfilata in costume storico, tradizionale Vendemmiata, spettacoli di arte varia e gare sportive - Infotur 9575662 - 06.957691.
.  
1^ domenica

Mercatini - Fiere
Mostre - Antiquariato

Le Fiere di Aprile
Mostra mercato di artigianato artistico, di prodotti gastronomici ed altro.
ultima settimana

Le Fiere di Maggio
Una mostra - mercato sull’artigianato locale viene allestita a Palazzo Rospigliosi. Una ghiotta occasione per degustare i prodotti e le pietanze della tipiche della cucina locale: prima settimana di maggio.

Zagarolo Maps Google

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Si raccomanda vivamente di controllare sempre ed a priori il regolare svolgimento delle manifestazioni in quanto date e programmi riportati sono da intendersi puramente indicativi e soggetti a variare negli anni (anticipo, posticipo, annullamento, ecc. ). A tale "regola" non sfuggono i mercatini (mensili e settimanali) che possono sospendere l'attivita' durante i mesi estivi; CamperWeb non si assume responsabilita' per eventuali errori od omissioni.

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